- Consiglio di Stato 2025- la questione riguarda un contenzioso legale in cui un ricorrente ha sollevato il caso di una pronuncia del Consiglio di Stato
- Consiglio di Stato 2025- la situazione riguarda una posizione adottata dal Consiglio di Stato, che si rifà a una sentenza della Cassazione
- Tar 2025- la pronuncia si riferisce alla configurabilità del mobbing nell'ambito di un contenzioso relativo alla Polizia Penitenziaria
- Tar 2025- il Tribunale affronta un caso in cui le condotte contestate riguardano l'omissione di alcune attività di controllo da parte di membri della Guardia di Finanza
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- Consiglio di Stato 2025- Con due motivi di gravame, che per la loro stretta connessione possono essere esaminati assieme, gli appellanti lamentano l’erroneità della sentenza di primo grado
- Tar 2025-“ L’art. 9, D.P.R. n. 737/81 dispone: “L'appartenente ai ruoli dell'Amministrazione della pubblica sicurezza, colto da ordine o mandato di cattura o che si trovi, comunque, in stato di carcerazione preventiva,
- Cassazione 2025- La sentenza riguarda la questione dell’utilizzo di prove sequestrate in un contesto di perquisizione, anche se il sequestro stesso non viene convalidato dal giudice.
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lunedì 3 febbraio 2025
Tar 2025- la pronuncia si riferisce alla configurabilità del mobbing nell'ambito di un contenzioso relativo alla Polizia Penitenziaria, e offre una descrizione dettagliata degli elementi che devono essere valutati affinché si possa riconoscere una situazione di mobbing. Secondo quanto indicato, i punti chiave per configurare il mobbing sono: 1. Molteplicità dei comportamenti persecutori: Non basta un singolo episodio, ma è necessaria una serie di comportamenti, anche se leciti in sé, che siano sistematici, ripetuti e mirati a vessare il lavoratore. Il comportamento deve essere caratterizzato da un’intenzionalità persecutoria e protrarsi nel tempo. 2. L'evento lesivo della salute o della personalità del dipendente: È fondamentale che la condotta persecutoria abbia avuto un impatto negativo tangibile sulla salute fisica o psichica del lavoratore, o comunque sulla sua integrità psicologica e sociale. 3. Nesso eziologico: Deve essere dimostrato che esiste un collegamento diretto tra la condotta persecutoria e il danno subito dal lavoratore, sia esso fisico o psicologico. In altre parole, deve essere provato che le azioni del datore di lavoro o del superiore gerarchico abbiano effettivamente causato il pregiudizio alla salute o alla dignità del dipendente. 4. Prova dell'intento persecutorio: Occorre dimostrare che le azioni siano state compiute con l'intenzione di nuocere al lavoratore, cioè che ci fosse una volontà di persecuzione e non semplicemente una negligenza o un comportamento non intenzionale. Il riferimento al T.A.R. F.V.G., n. 152/2023 indica che il Tribunale Amministrativo Regionale ha trattato un caso in cui questi principi sono stati applicati per riconoscere il mobbing, sottolineando l'importanza di valutare attentamente la molteplicità e la sistematicità degli atti persecutori, il danno subito dal lavoratore e l'intenzione del datore di lavoro o dei superiori.
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