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domenica 22 aprile 2018

ANSA/ Stato-mafia: Di Matteo accusa Csm e Anm, lasciati soli


DOMENICA 22 APRILE 2018 19.30.45

>>>ANSA/ Stato-mafia: Di Matteo accusa Csm e Anm, lasciati soli

ZCZC3354/SXA XCI52646_SXA_QBXB R POL S0A QBXB >>>ANSA/ Stato-mafia: Di Matteo accusa Csm e Anm, lasciati soli (Aggiorna e sostituisce servizio delle ore 18.40 circa) (di Lara Sirignano) (ANSA) - PALERMO, 23 APR - Parla di "silenzio assordante", di chi avrebbe dovuto difendere il pool e non l'ha fatto, l'Associazione Nazionale Magistrati e il Consiglio Superiore della Magistratura, rimasti inerti mentre lui e i suoi venivano attaccati. Non rinuncia alla polemica Nino Di Matteo, memoria storica del pool che ha istruito il processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Ma la risposta risentita del sindacato delle toghe, tramite il presidente Francesco Minisci che ha respinto l'accusa, non si e' fatta attendere. Dopo la sentenza che ha inflitto pene pesantissime a ex vertici del Ros come Mario Mori e all'ex senatore Marcello Dell'Utri, condannati a 12 anni e accusati di aver rafforzato Cosa nostra scegliendo la via del dialogo coi clan durante le stragi del '92 e del '93, Nino Di Matteo si toglie qualche sassolino dalla scarpa. E sceglie la trasmissione "1/2ora in piu'" di Lucia Annunziata per ricordare chi, a suo dire, negli anni delle polemiche non difese la Procura. "Quello che mi ha fatto piu' male e' che rispetto alle accuse di usare strumentalmente il lavoro abbiamo avvertito un silenzio assordante e chi speravamo ci dovesse difendere e' stato zitto. A partire dall' Anm e il Csm", dice. "L'Associazione Nazionale Magistrati ha sempre difeso dagli attacchi l'autonomia e l'indipendenza dei magistrati: lo ha fatto - ha replicato Minisci - a favore dei colleghi di Palermo e continuera' sempre a difendere tutti i magistrati attaccati, pur non entrando mai nel merito delle vicende giudiziarie". Di Matteo rilancia l'importanza del verdetto e la tesi dell'accusa: mentre esplodevano le bombe mafiose pezzi delle istituzioni scendevano a patti con i clan. "Gli ufficiali dei carabinieri sono stati condannati per avere svolto un ruolo di mediazione delle richieste della mafia nel '92 quindi rispetto ai governi della Repubblica presieduti da Amato e Ciampi, mentre Dell'Utri e' stato condannato per avere svolto il medesimo ruolo nel periodo successivo a quando Berlusconi e' diventato premier. E' un fatto oggettivo", spiega. "E' ovvio che noi abbiamo agito verso soggetti che ritenevamo coinvolti sulla base di un quadro probatorio solido, ma non pensiamo che i carabinieri abbiano agito da soli. Non abbiamo avuto prove concrete per agire contro livelli piu' alti ma pensiamo che i carabinieri siano stati mandati e incoraggiati da altri", dice. Chi furono i mandanti della trattativa, almeno prima del '93, e' ancora oscuro. "Servirebbe un pentito di Stato che facesse chiarezza piena", auspica Di Matteo. Di certo, per il pm "la sentenza e' precisa e ritiene che Dell'Utri abbia fatto da cinghia di trasmissione nella minaccia mafiosa al governo anche nel periodo successivo all'avvento alla Presidenza del Consiglio di Berlusconi. In questo c'e' un elemento di novita'. C'era una sentenza definitiva che condannava Dell'Utri per il suo ruolo di tramite tra la mafia e Berlusconi fino al '92. Ora questo verdetto sposta in avanti il ruolo di tramite esercitato da Dell'Utri tra 'Cosa nostra' e Berlusconi". Parole che indispettiscono il legale di Dell'Utri, l'avvocato Giuseppe Di Peri: "con la sentenza che ha condannato Dell'Utri per il periodo precedente al 1992 ne e' stata pronunciata anche una di assoluzione piena per i fatti successivi a quell'anno che riguardavano tutta la stagione politica e i rapporti tra Dell'Utri, la mafia, Berlusconi e Forza Italia. Rapporti che sono stati assolutamente esclusi". Una nota dei legali di Mori, parla di "sentenza ingiusta e incoerente". Parla anche l'ex ministro dc Nicola Mancino. "Mai saputo di una trattativa. Mi rifiutai di trattare ai tempi del sequestro Moro, figuriamoci se avrei tollerato di farlo con la mafia". Per l'ex guardasigilli Claudio Martelli, "come al solito ci stiamo aggirando tra le macerie della Prima Repubblica, un esercizio sportivo che dura da 25 anni". (ANSA). SR/NM 22-APR-18 19:30 NNNN 

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