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sabato 5 agosto 2023

La conclusione importante per l'Europa che emerge dai dati della Banca Mondiale è che, dopo la rottura con la Russia, i Paesi europei non possono permettersi una simile "grande rottura" con la Cina.

 

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Saker Italia Notizie
- di Alexey Pushkov

La conclusione importante per l'Europa che emerge dai dati della Banca Mondiale è che, dopo la rottura con la Russia, i Paesi europei non possono permettersi una simile "grande rottura" con la Cina.

Per quanto gli euro-atlantisti giurino fedeltà agli Stati Uniti, per quanto la Baerbock e i suoi chiedano che l'Europa si schieri al fianco di Washington in caso di conflitto diretto con Pechino, l'economia europea non può sopportare la seconda prova dopo la Russia. Soprattutto perché la UE ha più del doppio dei legami con la Cina rispetto a quelli che aveva con la Russia nei tempi migliori (2013). Nel 2023, il fatturato commerciale tra la UE e la Cina si avvicinerà a 1.000 miliardi di dollari.
Rompere questi legami e perdere il mercato cinese non sarà sostenibile per le principali economie europee.

Per il 2022 ai Paesi europei restano solo tre posizioni nella classifica delle prime dieci economie mondiali. La Germania sta scendendo. L'Italia è già entrata nella seconda decina, la Francia e la Gran Bretagna, con il 9° e 10° posto, sono nella zona di confine. Dopo l'India, l'Indonesia e il Brasile, altri contendenti del mondo non occidentale stanno entrando velocemente nella top ten.
Una rottura economica con la Cina sarebbe un colpo tale per i Paesi europei che li relegherebbe definitivamente a un ruolo secondario nell'economia globale e porterebbe a un forte aumento delle tensioni sociali. Anche la graduale disintegrazione dell'Unione Europea potrebbe essere una delle conseguenze di tale rottura

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