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lunedì 22 gennaio 2024

Le stragi e il loro uso. (a cura di Enrico Corti)

 Le stragi e il loro uso.     

 

I media italiani, cartacei o televisivi, quando devono scrivere o parlare dei rigurgiti attuali del neofascismo attaccano i servizi partendo sistematicamente dal 1975 o dal 1978, quando vennero complessivamente uccisi tre neofascisti del Fronte della Gioventù, (un quarto fu ucciso dalla polizia); cioè di fatti accaduti quasi 48 e 45 anni fa.

L’assedio alla Cgil nazionale del 2021 provatamente fascista (da Giorgia Meloni falsamente definita senza matrice politica) e la recente parata paramilitare di Acca Larenzia a Roma, sono state principalmente descritte come goliardiche manifestazioni.

Incidentalmente, nella mitologia romana Acca Larenzia è la moglie del pastore soccorritore di Romolo e Remo; prostituta e “lupa mamma“ che allattò i due gemelli; simbolicamente, i militanti del Fronte della Gioventù non potevano scegliere luogo migliore per immolarsi come figli della meretrice primaria immagine del mercanteggiare; ideologico, economico e politico.

         Come scrive la “Banca Dati Anpi/Insmli, dall’armistizio dell’8 settembre 1943 ad oggi in Italia gli episodi di violenza nazifasciste sono state 5.429, con 23.371 vittime civili; ma questa statistica è probabilmente sconosciuta ai media italiani; o comunque da nessuno di questi pubblicata.

         Sicilia Portella delle Ginestre; Milano Piazza Fontana; Brescia Piazza della Loggia; Bologna stazione FS; Appennini Trenoitalia; Ustica; sono questi solo gli episodi più eclatanti che gli italiani di coscienza non dimenticano.

         Secondo la Fondazione Carlo Perini, le vittime per estremismo di sinistra furono 180, ma non furono indistinte stragi di civili, bensì mirate su categorie tra cui 47 politici; 110 operatori dell’ordine pubblico; 11 magistrati; pertanto i comuni civili furono solo 12; in tema di stragi, il confronto destra-sinistra è quindi improponibile.

Anche su ciò i media di massima fanno scena muta, sorda o cieca; lo stesso cliché del 1924, ora modernamente ammorbidito dall’andazzo dello sviluppo socio-politico-economico strutturalmente punitivo verso i lavoratori e i non capienti per i quali si inventano nuove penalità legislative, mentre in nome della libertà si legittimano gli abusi e le corruttele.

         In questo regime “capo-democratico“; farla finita dipende solo dal votare; dal come e dal cosa si vota.

         Enrico Corti

         22 gennaio 2024 

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