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giovedì 17 marzo 2011

Origini della tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e della tutela assicurativa. Di Rolando Dubini.

Le origini: dalla tutela della salute alla tutela assicurativa
Il problema della tutela dei lavoratori dagli infortuni e dalle malattie professionali cominciò a porsi all’attenzione dei politici italiani solo nella seconda metà dell’800 con l’intensificarsi del processo di industrializzazione del nostro Paese. Il passaggio di crescenti masse di lavoratori dall’agricoltura all’industria, soprattutto nei settori della metalmeccanica, della chimica e del tessile, nonché il lavoro nelle cave, nelle miniere e nell'edilizia, dove le condizioni di lavoro risultavano carenti sia dal punto di vista igienico che di sicurezza, portò infatti un aggravamento dei fenomeni infortunistici e l’insorgere di patologie legate alle lavorazioni nelle quali gli operai, non di rado fanciulli, venivano impiegati. La sempre più forte domanda di tutela da parte dei lavoratori, anche attraverso le nascenti organizzazioni sindacali, spinse quindi il legislatore ad avviare l’adozione di provvedimenti per la tutela della sicurezza sul lavoro.
 
Già con il R.D. 29 dicembre 1869 venne istituita una “Commissione Consultiva del Lavoro e della previdenza sociale” per definire i contenuti di quella che sarebbe stata la prima legge in materia di assicurazione degli infortuni sul lavoro: la Legge 17 marzo 1898, n. 80.
 
La prima legge diretta alla protezione dei fanciulli in opifici, miniere e cave è dell’11 febbraio 1886 [Legge 11.02.1886 - n. 3657 sul lavoro dei fanciulli, regolamentava il lavoro dei fanciulli negli opifici, cave e miniere] e introduceva, all'interno della regolamentazione ivi prevista, l'embrione di "un principio chiave nell'attuale assetto normativo, la massima sicurezza possibile" (Guariniello) laddove imponeva all'imprenditore l'obbligo di prendere e mantenere tutti i provvedimenti necessari per la maggiore sicurezza della vita o della salute. L'argomento di questa legge evidenzia come lo sfruttamento capitalistico del lavoro minorile fosse un argomento di tale rilievo da richiedere un intervento legislativo di contrasto e freno all'utilizzo incontrollato e dannoso dei bambini nelle miniere, nelle cave e nelle fabbriche.
 
Con la legge 12 marzo 1898 n. 30 venne istituita l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni (poi modificata dal Testo Unico del 31 gennaio 1904), con il conseguente esonero della responsabilità civile del datore di lavoro, ovvero dell'obbligo di risarcire i danni, che era invece di competenza dell'ente assicuratore. L'attenzione era tutta indirizzata a riparare le conseguenze, ad intervenire sui danni derivanti dall'infortunio.
 
Una concezione che ancora vedeva l'infortunio come tragica fatalità, e non invece come precisa conseguenza di una cattiva organizzazione del lavoro imposta da imprenditori la cui ricerca del massimo profitto prescindeva dal rispetto del bene più prezioso, che è la vita di chi lavora.
La convinzione diffusa era dunque quella che considerava il rischio come ineluttabile, legato al lavoro stesso e perciò ineliminabile, una sorta di fatalismo produttivo.
 
Oggi, dopo una lunga evoluzione storica, sociale e giuridica, che è anche e sopratutto il risultato di molte lotte e della crescita politica e culturale del movimento operaio, le leggi puntano piuttosto ad eliminare ogni rischio o quantomeno a controllare e ridurre al minimo il rischio residuo, e quindi a definire il lavoro come luogo dove i lavoratori possano evolversi e autorealizzarsi professionalmente e umanamente (ergonomia del lavoro e benessere del lavoratore diventano ora misure generali di sicurezza previste dall'art. 3 del celebre Decreto. Legislativo n. 626/94, ora art. 15 del D.Lgs. n. 81/2008), e non viverlo più come una condanna biblica. Se deve essere una catena “dorata”, che almeno sia la più leggera possibile!
 
Ma il primo intervento generalizzato di tutela della salute dei lavoratori, la prima "barriera legale" si ebbe con la delega contenuta nella Legge 17 marzo 1898 n. 80 (Prevenzione degli infortuni nelle imprese e nelle industrie, modificata con Legge 29 giugno 1903 n. 213, con successiva emanazione del testo unico coordinato con il Regio Decreto 31 gennaio 1904 n. 51), che sancì l’obbligo assicurativo per gli infortuni degli operai sul lavoro nelle industrie – anche se solo per alcune lavorazioni e con libera scelta da parte del datore di lavoro della compagnia o cassa assicurativa - e ad essa seguirono poi agli inizi del ‘900 ulteriori provvedimenti legislativi volti ad estendere la tutela sociale al lavoro agricolo, nonché al lavoro femminile e a quello dei minori. e successivamente si ebbero alcuni altri decreti.
 
In questa legge era previsto per il settore industriale e per i titolari delle imprese l'obbligo di assicurare i lavoratori contro gli infortuni e di applicare le misure di sicurezza prescritte dai regolamenti tecnici di prevenzione.
Tale regolamento per la prevenzione escludeva però le piccole aziende, i lavori nelle cave e miniere e le industrie di esplosivi, che non erano tutelati dalla legge (e questa tradizione di ricercare zone franche, dove le regole comuni di tutela non valgono, continua ancora oggi, anche nel D. Lgs. n. 81/08, dove l'applicazione delle regole di sicurezza viene esclusa o “poco inclusa” nella pubblica amministrazione, nelle scuole, ecc.).
 
E tuttavia, "fin d'allora, si manifestò un'ulteriore singolarità del modello italiano, la diffusa disapplicazione della legge, nei fatti l'impunità per il datore di lavoro" (Guariniello). Impunità tutt'ora garantita dalla voluta inefficienza e insufficienza qualitativa e quantitativa degli organi di vigilanza sull'intero territorio nazionale
I principali decreti in materia di prevenzione infortuni furono i seguenti:
- Regio Decreto 18 giugno 1899 n. 230, Approvazione del regolamento per la prevenzione degli infortuni nelle imprese e nelle industrie alle quali si applica la legge 17 maggio 1898 n. 80 (limitato alle industrie con un certo numero limite di addetti, che prevedevano sanzioni per i datori di lavoro inadempienti);
- Regio Decreto 18 giugno 1899 n. 231, Regolamento per la prevenzione degli infortuni nelle miniere e nelle cave;
- Regio Decreto 18 giugno 1899 n. 233, Regolamento per la prevenzione degli infortuni nelle industrie che trattano materie esplodenti;
- Regio Decreto 27 maggio 1900 n. 205, Regolamento per la prevenzione degli infortuni nelle imprese di costruzione.
 
La prima legge sul lavoro dei fanciulli nelle fabbriche e nelle miniere venne approvata nel 1886, ma ben presto si rivelò inadeguata. Nel 1893 il ministro Pietro Lacava, in base ai risultati di un'inchiesta sul lavoro minorile, presentò un disegno di legge che avrebbe dovuto migliorare ed ampliare la disciplina vigente in materia. Solo nel 1902, nel quadro della legislazione sociale promossa dal Governo Zanardelli-Giolitti e su sollecitazione del gruppo parlamentare socialista, il Ministro di Agricoltura, industria e commercio, Guido Baccelli, portò in approvazione dopo alcuni miglioramenti, un progetto elaborato dal predecessore Paolo Carcano [cfr. Legge 19 giugno 1902, n. 242. Sul lavoro delle donne e dei fanciulli e Legge 26 giugno 1913, n. 886. Requisiti di istruzione dei fanciulli per l'ammissione al lavoro negli stabilimenti industriali].
 
L’assicurazione contro gli infortuni del lavoro industriale fu la prima fra le assicurazioni sociali obbligatorie istituite in Italia.
Inizialmente disciplinata dalla legge 17 marzo 1898, n. 80 e dal T.U. 31 gennaio 1904, per il solo settore industriale, vide l’estensione della protezione assicurativa alle malattie professionali, sempre limitatamente al settore industriale, con la legge 17 marzo 1929, entrata in vigore solo nel 1935.
 
Il settore industriale fu il battistrada delle forme di tutela, e anche sotto il regime fascista, esigenze oggettive si imponevano in modo tale da costringere il regime ad adottare misure di tutela.
 
Il Testo Unico 31 gennaio 1904 n. 51 (con il relativo regolamento di attuazione approvato con R.D. 13 marzo 1904 n. 141) raggruppò e riordinò la normativa in materia di infortuni sul lavoro ed estese la tutela ad alcune lavorazioni agricole. Sempre in relazione al lavoro agricolo intervenne poi il D.L. Luogotenenziale 23 agosto 1917 n. 1450.
 
L’assicurazione contro gli infortuni dei lavoratori agricoli e forestali fu istituita con il D.Lg.Lgt. 23 agosto 1917, n. 1450 (provvedimenti per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro in agricoltura), che, insieme al Regolamento approvato con D.Lg. Lgt. 21 novembre 1918, n. 1889, disciplinò per decenni, in modo poco efficace, questa forma assicurativa.
 
Non bastò la fine della guerra, e la sconfitta del fascismo, per avere una tutela decente di quello che era all'epoca il settore produttivo che occupava il maggior numero di addetti: soltanto con la legge 21 marzo 1958, n. 313 e con il D.P.R. 28 aprile 1959, n. 471 fu disciplinata la tutela assicurativa delle malattie professionali in modo adeguato e generalizzato anche nell’agricoltura.
 
Dopo la Grande Guerra, la legislazione relativa alla protezione sociale venne comunque ulteriormente sviluppata e venne introdotta per la prima volta l’assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali.
Con il Regio Decreto Legge 15 maggio 1919 n. 530 vengono emanate le “norme per la compilazione del regolamento generale e di quelli speciali circa l'igiene del lavoro" e penalità per la contravvenzione ai regolamenti. Una legge programmatica e scarsamente puntuale nell'imporre obblighi prevenzionistici dettagliati e pregnanti.
Con il R.D.L. 5 dicembre 1926 n. 2051, venne vietato alle compagnie private di stipulare polizze assicurative contro gli infortuni sul lavoro.
 
Solo nel 1927 sarà emanata una legge relativa all'igiene nel lavoro: è con il Regio Decreto Legge 14 aprile 1927 n. 530 che si ha l'Approvazione del regolamento generale per l'igiene del lavoro, ma il quadro complessivo della legislazione allora vigente e della sua concreta applicazione rimase comunque decisamente scarno e privo di efficacia concreta.
Come ha notato Guariniello, di fatto l'impunità del datore di lavoro, se non era assoluta, poco ci mancava.
 
Con il R.D. 13 maggio 1929 n. 928, entrato in vigore il 1° gennaio 1934, venne estesa la tutela dei lavoratori assicurati contro gli infortuni sul lavoro anche alle malattie professionali nell’industria. In particolare, vennero individuate sei malattie per le quali, in virtù della correlazione delle stesse a determinate lavorazioni, valeva la presunzione legale di origine professionale; era cioè sufficiente l’esistenza della malattia e l’insorgenza della stessa in un lavoratore addetto a determinate lavorazioni perché al lavoratore venisse riconosciuta la tutela, senza necessità alcuna per il medesimo di fornire la prova della diretta dipendenza della malattia dalla attività professionale svolta
Il R.D. 23 marzo 1933 n. 264 aveva affidato la tutela assicurativa degli infortuni sul lavoro in esclusiva ad un Ente pubblico: l’odierno INAIL.
 
A breve distanza dall’entrata in vigore del R.D. 928/29, venne adottato il R.D. 17 agosto 1935 n. 1765, “Disposizioni per l’assicurazione obbligatoria degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali”, che attuò l’unificazione delle disposizioni relative all’assicurazione contro gli infortuni e contro le malattie professionali. Anche questa legge prevedeva la tutela per le originarie sei malattie, ma in più aggiungeva nella relativa tabella anche l’indicazione delle manifestazioni morbose di esse coperte dalla tutela assicurativa
Il R.D. 1765/35 prevedeva altresì l’obbligo di denuncia per ogni medico delle malattie indicate in un apposito elenco da approvarsi con decreto ministeriale (art. 68).
 
Il codice penale del 1930 (Codice Rocco, che in gran parte è ancora in vigore oggi) introdusse per la prima volta in Italia la sanzionabilità dell'inosservanza degli obblighi di prevenzione (artt. 437 e 451, tutt'ora vigenti), ma si trattò, e si tratta, di norme severe di facciata, in quanto quasi mai applicate durante il fascismo, e pochissimo applicate anche oggi, sebbene debba segnalarsi una parziale tendenza inversa, una maggiore attenzione a questi due preziosi articoli.
 
Nello stesso periodo l'OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) adottò delle "raccomandazioni" per la prevenzione degli infortuni, che nel nostro Paese rimarranno inascoltate, a causa di quel regime totalitario di massa che prosciugò democrazia, idealità, e cultura infliggendo danni gravissimi alla società italiana, trascinandola in una guerra catastrofica a fianco della Germania nazista.
 
Solo nel 1942, con l'emanazione del nuovo Codice Civile sarà introdotta una norma importantissima: l'articolo 2087, ma tale preziosa disposizione prevenzionistica è restata scritta, negli anni, solo sulla carta, e se ancora oggi è un punto di riferimento estremamente importante dal punto di vista dei principi, di fatto in mancanza di una organizzazione aziendale obbligatoria per la prevenzione degli infortuni e le malattie professionali (come è accaduto in Italia fino all'approvazione del decreto legislativo n. 626 del 1994) non ha mai potuto costituire il principio ispiratore di una effettiva generalizzazione delle migliori misure di sicurezza tecnica e organizzativa e procedurale, non ha mai avuto, quindi, una effettiva efficacia per ridurre morti sul lavoro e malattie professionali.
 
Con la Legge 12 aprile 1943 n. 455 venne introdotta l’assicurazione obbligatoria contro la silicosi e l’asbestosi.
 
Sarà finalmente la Carta costituzionale nel 1948, nata grazie all'impegno eroico degli uomini e delle donne che lottarono per la libertà di un intero popolo, durante la Resistenza, per dare a tutti una repubblica democratica fondata sul lavoro (art. 1 Costituzione) a definire i principi per una completa e compiuta tutela del lavoro.
 
A metà degli anni cinquanta si imporrà definitivamente la necessità sempre più fortemente avvertita di una moderna ed efficace normazione della sicurezza ed igiene del lavoro.
 
Successivamente, la Legge 15 novembre 1952 n. 1967 aumentò il numero delle lavorazioni morbigene nell’industria portandole da 6 a 40, estese il termine entro il quale la malattia doveva manifestarsi o insorgere dopo l’abbandono della lavorazione (c.d. periodo massimo di indennizzabilità) ed eliminò l’elencazione tassativa delle manifestazioni morbose coperte dalla tutela assicurativa prevista dal R.D. 17 agosto 1935 n. 1765.
Detta legge era basata sul principio del “rischio professionale”, per il quale, tenuto conto del carattere ineluttabile dell’infortunio sul lavoro, si poneva il risarcimento del danno derivante da quest’ultimo a carico dell’imprenditore, ossia di colui che, in definitiva, traeva vantaggio dall’esercizio dell’industria. Si trattava di una vera e propria assicurazione, ancorché obbligatoria, per la responsabilità civile del datore di lavoro, in virtù della quale il lavoratore infortunato non doveva più provare, per avere diritto alle prestazioni, che l’infortunio fosse derivato da colpa del datore di lavoro.
 
Con la legge 12 febbraio 1955 n. 51 il Governo riceveva la delega per emanare le nuove norme per la prevenzione degli infortuni e l'igiene del lavoro.
Le principali furono il D.p.r. 27 aprile 1955, e i decreti 19 marzo 1956 n. 303, sull'igiene del lavoro, e il decreto 7 gennaio 1956, sulla sicurezza nelle costruzioni.
 
Dunque nel corso degli anni '50 sono stati emanati, numerosi decreti prevenzionistici, che hanno definito i doveri generali dei datori di lavoro, dei dirigenti, dei preposti e dei lavoratori (doveri originari, iure proprio, che prescindono da formali incarichi aziendali) e hanno dettato numerose regole e disposizioni generali di protezione che affiancano al dovere di rendere edotti i lavoratori dei rischi cui sono esposti numerose altre disposizioni riguardanti i luoghi di lavoro, le attrezzature, la sicurezza elettrica, i mezzi di protezione affinché siano idonei ed adeguati durante lo svolgimento dell'attività lavorativa. Tutte tutt'ora vigenti in quanto recepite all'interno del Testo Unico di sicurezza del lavoro oggi vigente: il D.Lgs. n. 81/2008.
 
La legislazione di prevenzione e sicurezza sul lavoro nasce dunque nel periodo tra il 1955 e il 1965, e ha due pilastri storici nel D.P.R. n. 547/55 sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro e nel D.P.R. 303/56 sull'igiene del lavoro.
Essa, in tutta evidenza, trae le sue fondamenta dalla Costituzione, che è tra le più avanzate d'Europa, che con l'articolo 32 pone al primo posto tra i diritti e i valori tutelati la salute, intesa come diritto individuale ed interesse della collettività. E con l’articolo 41 che pur riconoscendo come valore assoluto la libertà imprenditoriale, la subordina al rispetto della sicurezza, della dignità e della libertà umane.
Ma mentre questi decreti ponevano obblighi precisi a carico dei datori di lavoro, la giurisprudenza non riconosceva ancora, negli anni cinquanta, l'esistenza di un correlativo diritto soggettivo del lavoratore alla sicurezza. Ed inoltre l'applicazione dell'articolo 2087 del codice civile e dei decreti prevenzionistici citati avveniva solo ex-post, a seguito di infortunio o malattia professionale, mancando l'obbligo a carico del datore di lavoro di organizzare all'interno dell'azienda uno specifico sistema di gestione dell'attività di prevenzione e protezione (come invece avverrà a seguito dell'emanazione del D. Lgs. n. 626/94 e oggi col D.Lgs. n. 81/2008).
 
Successivamente abbiamo avuto diversi passaggi di sviluppo della legislazione di tutela dei lavoratori:
- dalla metà degli anni '60 ai primi anni '70 vi è stata una crescita di interesse per la tutela dell'integrità fisica, psicologica e morale dei lavoratori, con momenti interessanti di maggior elaborazione e nuove acquisizioni sul piano contrattuale e legislativo, dal D.P.R. n. 1124 del 1965 che ha rappresentato il culmine di un processo che ha progressivamente esteso le attività soggette alla tutela assicurativa includendovi anche le malattie professionali fino all'art. 9 dello Statuto dei lavoratori, la Legge n. 300/1970;
- la spinta ad un'espansione della tutela della sicurezza e salute dei lavoratori, nonostante la riforma sanitaria (attuata con la legge 23 dicembre 1978, n. 833 ha posto le basi per ulteriori miglioramenti dei livelli di sicurezza individuando un nuovo metodo di intervento basato su una nuova visione prevenzionistica della tutela della salute dei cittadini negli ambienti di lavoro. La legge di riforma sanitaria, inoltre, conteneva una delega al Governo per l'emanazione di un testo unico delle norme di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, volto a riordinare il già complesso quadro normativo. La delega, tuttavia, non é stata esercitata in tempo utile, nonostante le proroghe concesse e, negli anni successivi, ulteriori disposizioni, emanate soprattutto in attuazione delle sempre più numerose direttive comunitarie in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro, si sono sovrapposte alle precedenti), è rimasta poi bloccata fino alla fine degli anni ottanta, grazie anche alla ricomparsa di nuove forme monetizzazione del rischio e al prevalere nei sindacati di un'impostazione che conferiva priorità assoluta ed esclusiva ai temi dell'occupazione e delle retribuzioni, con esclusione di altri importantissimi aspetti della condizione lavorativa; in tale contesto la tutela della salute del lavoro è dunque rimasta affidata all'azione anticipatrice di un buon numero di pretori sensibili, perché, come scriveva in quegli anni uno dei principali protagonisti di questo movimento giudiziario di tutela della salute dei lavoratori, "finchè la pubblica amministrazione non percorrerà la strada degli interventi coordinati e razionali, resterà salutare la verifica affidata al magistrato; e utile, anche se non da mitizzare, il suo ruolo di garante delle norme che tutelano l'uomo e l'ambiente" (Raffaele Guariniello);
- gli anni ’90 sono caratterizzati dal lento e ritardato ma infine inevitabile recepimento di molte importanti direttive comunitarie, e dalla inadeguata applicazione e generalizzazione delle strategie di organizzazione e gestione della sicurezza in esse previste, dovuta anche alla drammatica carenza di organici e di capacità accertativa degli organi di vigilanza in materia di salute e sicurezza dei lavoratori (a cominciare dai servizi ispettivi di Asl, direzione del lavoro, vigili del fuoco, ispettori Inail), alla impreparazione culturale e sottovalutazione del tema di una magistratura oramai silente dopo la fortunata epoca dei “pretori d'assalto” e non di rado dominata da una illegittima “pulsione all'archiviazione o all'assoluzione perché il fatto non sussiste” nei procedimenti penali in materia di infortuni del lavoro e malattie del lavoro, e alla sottovalutazione estrema da parte delle organizzazioni sindacali dell'importanza della tutela preventiva delle condizioni di lavoro, dimenticando così una battaglia decisiva per una nuova cultura del lavoro dignitoso e dei diritti inviolabili delle lavoratrici e dei lavoratori.
 
Le principali norme legislative in materia di igiene e sicurezza del lavoro, nell'ambito delle quali si colloca la nuova normativa stabilita dal Testo Unico di sicurezza e salute dei lavoratori - D. Lgs. n. 81/2008, sono:
a) gli articoli 1, 2, 3, 32, 35 e 41 della Costituzione;
b) l'art. 2087 del Codice Civile;
g) gli articoli 40, 43, 437, 451, 589 e 590 del Codice Penale.
 
Va poi ricordata la legge fondamentale in materia di assicurazione degli infortuni sul lavoro: il Testo unico delle disposizioni per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali contenuto nel D.P.R. 30 giugno 1965, n. 1124 e successive modifiche ed integrazioni. La quasi totalità dei lavoratori per i quali la legge prevede l'obbligo della tutela è assicurata presso l'INAIL (Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) la quale riceve le denuncie di infortunio e di malattia professionale, e può disporre di molteplici informazioni per ciascun infortunato o tecnopatico.
 
Rolando Dubini, avvocato in Milano

 

I.N.P.S. (Istituto nazionale della previdenza sociale) Circ. 15-3-2011 n. 50 Nuove modalità di presentazione delle domande online attraverso PIN dispositivo. Emanata dall'Istituto nazionale della previdenza sociale, Direzione centrale organizzazione, Direzione centrale sistemi informativi e telecomunicazioni, Direzione centrale entrate, Direzione centrale pensioni, Direzione centrale prestazioni a sostegno del reddito.

Circ. 15 marzo 2011, n. 50 (1).

Nuove modalità di presentazione delle domande online attraverso PIN dispositivo.

(1) Emanata dall'Istituto nazionale della previdenza sociale, Direzione centrale organizzazione, Direzione centrale sistemi informativi e telecomunicazioni, Direzione centrale entrate, Direzione centrale pensioni, Direzione centrale prestazioni a sostegno del reddito.



 

Ai


Dirigenti centrali e periferici
 

Ai


Direttori delle Agenzie
 

Ai


Coordinatori generali, centrali e periferici dei Rami professionali
 

Al


Coordinatore generale medico legale e dirigenti medici

e, p.c.:


Al


Presidente
 

Al


Presidente e ai componenti del Consiglio di indirizzo e vigilanza
 

Al


Presidente e ai componenti del collegio dei sindaci
 

Al


Magistrato della Corte dei Conti delegato all’esercizio del controllo
 

Ai


Presidenti dei comitati amministratori di fondi, gestioni e casse
 

Al


Presidente della commissione centrale per l’accertamento e la riscossione dei contributi agricoli unificati
 

Ai


Presidenti dei comitati regionali
 

Ai


Presidenti dei comitati provinciali




1. Premessa

La determinazione presidenziale n. 75 del 31 luglio 2010 ha previsto, a partire dal 1° gennaio 2011, l'utilizzo esclusivo del canale telematico per la presentazione delle istanze di servizio riportate nella relazione allegata alla stessa determinazione.

Il D.Lgs. 30 dicembre 2010, n. 235 nel riformare il CAD (Codice dell'Amministrazione Digitale), ha stabilito all'art. 4 che "la presentazione di istanze, dichiarazioni, dati e lo scambio di informazioni e documenti, anche a fini statistici, tra le imprese e le amministrazioni pubbliche avviene esclusivamente utilizzando le tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Con le medesime modalità le amministrazioni pubbliche adottano e comunicano atti e provvedimenti amministrativi nei confronti delle imprese".

Infine il D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla L. 30 luglio 2010, n. 122, recante "Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica", contenente misure per contrastare la crisi, per il rilancio e il sostegno all'economia, ha previsto, all'art. 38, comma 5, “l'estensione e il potenziamento dei servizi telematici dell'amministrazione finanziaria e degli enti previdenziali, per la presentazione di denunce, istanze, atti, versamenti mediante l'utilizzo esclusivo dei sistemi telematici ovvero della posta elettronica certificata”.

L'Istituto, quindi, atteso che è ora possibile efficientare i processi produttivi interni, anche attraverso la riduzione dei carichi di lavoro nelle fasi di acquisizione delle domande di servizio e in quelle della relativa istruttoria, può attuare un'azione di completa telematizzazione di tutte le istanze di servizio liberando risorse per attività a maggior valore aggiunto.



2. Istituzione PIN dispositivo

Allo scopo di garantire maggiore sicurezza sull'autenticità delle richieste e sull'identità del richiedente è stato introdotto un ulteriore livello di sicurezza del PIN attraverso la creazione di un profilo cosiddetto "dispositivo" da utilizzare per alcuni servizi telematici rivolti ai cittadini.

Tale tipo di PIN si differenzia da quello "online" il cui rilascio avviene senza che l'utente si sia recato in sede per il riconoscimento "de visu" o abbia inviato copia del proprio documento di riconoscimento.

Ai PIN già rilasciati dalle Sedi attraverso riconoscimento "de visu" del titolare o a seguito di richiesta sottoscritta dall'interessato corredata da copia di un documento di riconoscimento è stato attribuito valore di PIN "dispositivo".

Le istanze inviate in modalità telematica potranno essere trasmesse e protocollate sia con PIN dispositivo che con PIN non dispositivo. La trattazione delle istanze inviate con PIN non dispositivo non potrà essere completata fino a quando il PIN non assumerà caratteristiche "dispositive". Pertanto, ai cittadini che invieranno telematicamente una istanza con PIN non dispositivo, sarà segnalata la necessità, in fase di conferma dell'acquisizione, di richiedere l'attivazione di un PIN "dispositivo", affinché la richiesta di servizio possa essere completata.



3. Modalità operative per la richiesta

La procedura di richiesta del PIN "dispositivo", disponibile online sul sito istituzionale www.inps.it, consentirà la stampa del modulo precompilato. L'utente potrà accedere alla procedura:

- al termine dell'invio telematico di un istanza in corrispondenza dell'avviso e invito a richiedere il PIN dispositivo;

- dalla home page del sito istituzionale www.inps.it seguendo il percorso "Richiedi il tuo PIN online" -> "Converti PIN".

L'utente, stampato e sottoscritto il modulo di richiesta precompilato, potrà trasmetterlo scegliendo una delle seguenti modalità:

1. inviare copia digitalizzata attraverso l'apposita funzione di invio documentazione della procedura online di richiesta allegando copia digitalizzata del documento di identità;

2. inviare al fax 800 803 164 il modulo sottoscritto, allegando copia del documento di riconoscimento;

3. presentare ad una sede territoriale dell'INPS.

Le richieste di cui ai punti 1 e 2 saranno processate dagli operatori del contact-center.



4. Attività delle sedi

Le richieste presentate in sede dovranno essere acquisite attraverso la nuova funzionalità "Attivazione PIN dispositivo" della procedura intranet di rilascio dei PIN disponibile al seguente percorso http://intranet.inps.it -> Servizi -> Gestione e assistenza servizi internet -> Assegnazione PIN per utenti internet.

Dopo aver verificato l'identità del richiedente:

- l'operatore di sede inserirà nella procedura il codice fiscale dell'utente;

- la procedura visualizzerà i dati anagrafici dell'utente e gli estremi del documento di riconoscimento; l'operatore dovrà verificare gli estremi del documento di riconoscimento e procedere alla loro rettifica qualora diversi dal documento esibito dall'utente.

La procedura notificherà via e-mail all'utente l'esito dell'operazione.

Nel caso in cui la documentazione allegata alle richieste di attivazione di PIN dispositivo inviate al contact-center mediante fax-server o invio online risulti incompleta o illeggibile non sarà possibile procedere all'attivazione del PIN "dispositivo". In questi casi l'operatore del contact-center dovrà annullare la richiesta di PIN dispositivo notificando via e-mail all'utente il motivo dell'annullamento.

Le pratiche sospese in attesa di attivazione del PIN "dispositivo" saranno automaticamente sbloccate al momento della trasformazione del PIN.


Il Direttore generale

Nori



D.Lgs. 30 dicembre 2010, n. 235, art. 4
D.L. 31 maggio 2010, n. 78, art. 38

Yara, l’accusa di due agenti "Indagini coordinate male" Investigatori nel mirino. Il sindaco di Brembate, Diego Locatelli: "Trovate l’assassino"

...Una dura accusa. Non scalfisce il procuratore aggiunto di Bergamo Massimo Meroni: «Siamo in un Paese libero. Ognuno può fare le critiche che vuole». Piena adesione da Giovanni Barba, segretario generale per la Lombardia del sindacato di polizia Silp-Cgil: «Condivido pienamente la posizione dei due colleghi. Non discuto che ogni forza di polizia dia il massimo in termini di impegno. Manca una volontà di coordinamento. Quel coordinamento che non c’è stato nella prima fase della vicenda di Yara....

L'omaggio di Google per il 150° Anniversario dell'Italia

resoconto stenografico della question time di mercoledì 16 marzo 2011. Il Ministro Maroni risponde alle domande di Deodato Scanderebech, deputato Udc, riguardo le promesse del Premier di recuperare in pochi giorni i fondi necessari per il comparto delle forze dell’ordine





Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Misure a favore delle forze di polizia, anche a seguito di recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri - n. 3-01524)
PRESIDENTE. L'onorevole Scanderebech ha facoltà di illustrare l'interrogazione Galletti n. 3-01524, concernente misure a favore delle forze di polizia, anche a seguito di recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.
DEODATO SCANDEREBECH. Signor Presidente, signor Ministro, lunedì scorso, ad Arcore, vi è stata una manifestazione da parte delle forze dell'ordine in difesa dei diritti acquisiti e riconosciuti dalla Costituzione. Era presente anche un gruppo dei vigili del fuoco. Naturalmente è da anni che i sindacati della polizia manifestano per quello che tutti sappiamo: mancanza di risorse e, soprattutto, i tagli selvaggi alle forze dell'ordine.
Berlusconi è uscito, li ha tranquillizzanti e ha promesso, mi dica poi lei cosa ha promesso. Immaginavo che carnevale fosse finito, perché siamo nel periodo della Quaresima, ma non vorrei fosse una carnevalata quello che ha fatto Berlusconi perché, diversamente, ognuno si deve assumere le rispettive responsabilità.
Signor Ministro, chiedo: se lei è informato, quali sono le cifre che vengono messe a disposizione e soprattutto se risponde a verità quello che ha promesso il Presidente Silvio Berlusconi.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.
ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, la questione posta dai colleghi interroganti è di straordinaria importanza e viene giustamente rivendicata dagli operatori delle forze dei polizia, delle Forze armate e dei vigili fuoco. Al centro del problema vi è l'esigenza di dare la necessaria valorizzazione economica a comparti che hanno acquisito, nel corso degli anni, una forte dignità dal punto di vista dello stato giuridico, non sempre accompagnata dal dovuto riconoscimento economico. Pag. 130
Su questa realtà è venuta poi a incidere in maniera significativa la manovra finanziaria estiva dello scorso anno, che, pur prevedendo una specifica clausola di salvaguardia per alcuni aspetti del trattamento economico, non è risultata sufficiente a corrispondere alle aspettative degli operatori. La sicurezza dei cittadini è una priorità dell'agenda di questo Governo: alle forze di polizia, alle Forze armate e ai vigili del fuoco, che si stanno spendendo con straordinari risultati anche nelle emergenze, non possiamo non riconoscere un migliore trattamento economico.
Su questo fronte mi sono impegnato più volte negli incontri con le organizzazioni sindacali, perché la specificità del comparto sicurezza, che ha già dovuto subire una penalizzazione per il mancato riordino delle carriere, vedesse un concreto riconoscimento. A sostegno di questi comparti sono state prese già delle misure concrete, adottate dal Governo con la manovra finanziaria dello scorso anno, in cui è stato previsto uno stanziamento di 80 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012 per le forze di polizia, le Forze armate e i vigili del fuoco.
Pochi giorni fa, con il Ministro La Russa, ho disposto l'invio alla Presidenza del Consiglio di un provvedimento di urgenza - da portare al prossimo Consiglio dei ministri - che prevede nuove misure urgenti per la specificità del personale del forze di polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Questo provvedimento, che, ripeto, porterò all'attenzione del prossimo Consiglio dei ministri, prevede uno stanziamento di ulteriori 79 milioni di euro - oltre quelli già stanziati, di cui ho parlato - per l'anno 2011, destinati al finanziamento di misure perequative come il riconoscimento di un assegno una tantum e di alcune indennità peculiari del comparto sicurezza e difesa, che sono state congelate per effetto della manovra estiva.
Si aggiungono poi a questi altri 35 milioni di euro, che vanno ad incrementare di 80 milioni di euro il fondo citato prima, che è insufficiente a compensare tutto il personale del comparto sicurezza e difesa.
PRESIDENTE. La prego di concludere, ministro.
ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Prima del prossimo Consiglio dei ministri, si terrà a palazzo Chigi un Pag. 131incontro con le organizzazioni sindacali del comparto sicurezza voluto dal Presidente del Consiglio, per dare il via libera a questo provvedimento. I contenuti di questo provvedimento sono quelli che il Presente del Consiglio ha anticipato lunedì ai rappresentati delle forze dell'ordine che sono andati a fargli visita ad Arcore.
PRESIDENTE. L'onorevole Scanderebech ha facoltà di replicare.
DEODATO SCANDEREBECH. Signor Presidente, signor Ministro, sono un po' perplesso dalle cifre e dalla risposta che lei ci ha comunicato quest'oggi, perché non ha detto da dove prenderà queste risorse, e questo mi preoccupa molto.
Pag. 132
Infatti, è di questi giorni - proprio di ieri - la notizia che persino il vostro sottosegretario Giovanardi minaccia le dimissioni perché lei, insieme agli altri ministri qui presenti e al suo Presidente Silvio Berlusconi, ha ridotto il Fondo per le famiglie di qualcosa come il 90 per cento negli ultimi tre anni. Ha ridotto di 2 miliardi e mezzo le risorse per le forze dell'ordine e lei è figlio di un partito, signor Ministro, che ha fatto la fortuna comunicando e promettendo ai cittadini del nord, ma anche a quelli del sud e a tutta l'Italia, che avrebbero avuto più sicurezza e più ordine pubblico.
Mi chiedo: che cosa è stato fatto ad oggi da questo Governo? Sono state assunte tre fondamentali iniziative in difesa della sicurezza e dell'ordine pubblico. La prima è quella della prostituzione. Vedo il Ministro Carfagna: avete pubblicizzato lo slogan meno lucciole per le strade, mentre oggi ci sono più lucciole che lampioni. Avete pubblicizzato e presentato così tanto le ronde. Si tratta della seconda iniziativa che avete portato avanti e che, per fortuna, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima.
ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Ma non è vero!
DEODATO SCANDEREBECH. Quindi, per fortuna non avete ancora ulteriormente penalizzato la dignità delle forze dell'ordine. L'ultimo provvedimento vero è quello di tagliare 2 miliardi e mezzo di risorse alle forze dell'ordine. Questa è una situazione gravissima.
Il Paese è allo sbando (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La disoccupazione cresce, la povertà aumenta. Per fortuna esistono due cardini fondamentali della nostra società che sono la famiglia e le istituzioni nelle quali ci sono le forze dell'ordine.
PRESIDENTE. Onorevole Scanderebech, a prego di concludere.
DEODATO SCANDEREBECH. Lei, nel più breve tempo possibile, insieme a tutti i suoi colleghi e al suo Presidente dia delle risposte concrete nei prossimi giorni così come sono state Pag. 133promesse risposte alle forze dell'ordine. Se non siete in grado di fare questo, andate a casa nel bene e nell'interesse dei cittadini italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!



Buon compleanno Italia! Tanti auguri per il tuo 150° Anniversario

Dicono di noi "Di seguito le agenzie battute oggi dopo l’intervento alla Camera del Ministro dell’Interno Maroni ad un question time."

Di seguito le agenzie battute oggi dopo l’intervento alla Camera del Ministro dell’Interno Maroni ad un question time.

Le agenzie non riportano tutto l’intervento del ministro che ha esordito ammettendo le penalizzazioni già subite del comparto difesa/sicurezza facendo un preciso cenno anche al riordino delle carriere ed ai soldi già sottratti (790 milioni di euro).

In questo contesto ho pensato che i soldi promessi, il Governo li avrebbe trovati da altri capitoli senza toccare l’accantonamento dei 119 milioni previsto proprio per il riordino delle carriere.

Pare che siano rimasti solamente Siap, Silp-Cgil, Coisp, Anfp, Uil Penitenziari, Fp-Cgil, Uil-Pa e Confsal a battersi per il riordino delle carriere che è una battaglia per la dignità degli operatori di tutta la Pubblica Sicurezza.

Una battaglia politica che, a mio parere non è di destra o di sinistra. Una battaglia che, a mio parere, deve essere combattuta anche contro i nostri vertici istituzionali.

SAP e SIULP non sembra vogliano prendere posizione su questo. Il COCER CC ha chiesto addirittura al Presidente del Consiglio di prendere i soldi proprio da quello specifico accantonamento. (senza sentire la propria base).

Io rimango convinto che la dignità non ha prezzo e che continuando a cedere difronte a situazioni di emergenza “artatamente creata” non rapresentiamo veramente “la base”.
I sindacati e le rappresentanze militari sono bravi a convincere che è stata fatta la cosa giusta. Scusatemi ma non credo che sia la cosa giusta e mi sembrava giusto DIRLO.
Michele Fornicola




SICUREZZA: PD, MARONI CHIARISCA SE 79 MLN SONO NUOVE RISORSE
(V. SICUREZZA: MARONI, A PROSSIMO CDM 79 MLN ... DELLE 15,27)

(ANSA) - ROMA, 16 MAR - ''Maroni chiarisca se i 79 milioni annunciati oggi per le forze dell'ordine sono nuovi finanziamenti o se si tratta sempre della stessa partita di giro. Non vorremmo, infatti, che i milioni promessi fossero, in realta', sottratti al fondo per il riordino delle carriere, perche' in questo caso si tratterebbe, non solo della sottrazione di fondi stanziati per un diritto gia' acquisito dalle forze dell'ordine, ma metterebbe anche a rischio la realizzazione di tale riordino nei prossimi anni''. Lo afferma in una nota Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del Pd.
(ANSA).

PDA
16-MAR-11 17:42 NNNN

 

 

Sicurezza: sindacati PS; bene Maroni, ma garanzie

SICUREZZA: SINDACATI PS; BENE MARONI, MA GARANZIE

(ANSA) - ROMA, 16 MAR - ''Apprezzamento per l'impegno anche del ministro Maroni, sugli ulteriori 79 milioni di euro per la specificita' del comparto sicurezza, ma sono necessarie anche garanzie affinche' il finanziamento del riordino delle carriere per i prossimi anni non venga messo in discussione''. Lo affermano, in un comunicato congiunto, i sindacati di polizia, corpo forestali e vigili del fuoco Siap,
Silp-Cgil, Coisp, Anfp, Uil Penitenziari, Fp-Cgil, Uil-Pa e Confsal.

''Apprezziamo - fanno sapere i sindacati - la tempestivita' di questo impegno che segue di due giorni quello analogo assunto pubblicamente dal presidente del Consiglio, quando ha scelto di interloquire personalmente con i rappresentati sindacali che manifestavano lunedi' scorso davanti alla sua residenza di Arcore''. Tuttavia, sottolineano, ''ricordiamo che sono necessarie anche garanzie esplicite sul finanziamento del riordino della carriere. Nella malaugurata ipotesi di atteggiamenti dilatori da parte del governo - aggiungono - proseguiremo nella nostra mobilitazione a difesa dei sacrosanti diritti degli operatori, convinti che in un paese democratico i lavoratori ottengono risultati quando si mobilitano e non quando restano a casa''.(ANSA).


NE/SCN
16-MAR-11 19:31 NNNN

 

Sicurezza/Maroni: in prossimo cdm altri 79 mln euro per comparto sicurezza Risorse per specificità che si aggiungono a quelle già stanziate

SICUREZZA: MARONI, A PROSSIMO CDM 79 MLN PER PS-FORZE ARMATE (2)

(ANSA) - ROMA, 16 MAR - Al centro del problema, ha spiegato
Maroni, ''c'e' l'esigenza di dare la necessaria valorizzazione economica a comparti che hanno acquisito negli anni una forte dignita' dal punto di vista giuridico, non sempre accompagnata dal dovuto riconoscimento economico. Su questa realta' – ha aggiunto - e' arrivata poi a incidere in maniera significativa la manovra finanziaria estiva dello scorso anno che, pur prevedendo una clausola speciale di salvaguardia per alcuni aspetti del trattamento economico, non e' risultata sufficiente a corrispondere alle aspettative degli operatori''.

''La sicurezza dei cittadini - ha proseguito il ministro – e una priorita' dell'agenda del Governo. A polizia, forze armate e vigili del fuoco che si stanno spendendo con straordinari risultati anche nelle emergenze, non possiamo non riconoscere un migliore trattamento economico. Su questo fronte - ha
sottolineato - mi sono impegnato piu' volte negli incontri con i sindacati, perche' la specificita' del comparto sicurezza vedesse un concreto riconoscimento''.

''A sostegno del comparto - ha ricordato - sono state gia' prese misure concrete con la manovra finanziaria dello scorso anno, in cui e' stato previsto uno stanziamento di 80 milioni di euro per gli anni 2011 e 2012. Pochi giorni fa, con il ministro della Difesa La russa ho disposto l'invio alla presidenza del Consiglio di un provvedimento d'urgenza che prevede nuove misure da portare nel prossimo Consiglio dei ministri: ci sara' uno stanziamento di ulteriori 79 milioni per il 2011 destinati al
finanziamento di misure perequative''. I contenuti del provvedimento, ha concluso, ''sono quelli che il premier ha anticipato lunedi' scorso ai rappresentanti delle forze dell'ordine che sono andati a fargli visita ad Arcore''.
(ANSA).


NE
16-MAR-11 16:01 NNNN
SICUREZZA: MARONI, A PROSSIMO CDM 79 MLN PER PS-FORZE ARMATE (2)

(ANSA) - ROMA, 16 MAR - Al centro del problema, ha spiegato
Maroni, ''c'e' l'esigenza di dare la necessaria valorizzazione economica a comparti che hanno acquisito negli anni una forte
dignita' dal punto di vista giuridico, non sempre accompagnata dal dovuto riconoscimento economico.

Su questa realta' – ha aggiunto - e' arrivata poi a incidere in maniera significativa
la manovra finanziaria estiva dello scorso anno che, pur prevedendo una clausola speciale di salvaguardia per alcuni aspetti del trattamento economico, non e' risultata sufficiente
a corrispondere alle aspettative degli operatori''.

''La sicurezza dei cittadini - ha proseguito il ministro – e una priorita' dell'agenda del Governo. A polizia, forze armate e vigili del fuoco che si stanno spendendo con straordinari risultati anche nelle emergenze, non possiamo non riconoscere un migliore trattamento economico. Su questo fronte – ha sottolineato - mi sono impegnato piu' volte negli incontri con i sindacati, perche' la specificita' del comparto sicurezza vedesse un concreto riconoscimento''.

''A sostegno del comparto - ha ricordato - sono state gia' prese misure concrete con la manovra finanziaria dello scorso anno, in cui e' stato previsto uno stanziamento di 80 milioni di
euro per gli anni 2011 e 2012. Pochi giorni fa, con il ministro della Difesa La russa ho disposto l'invio alla presidenza del Consiglio di un provvedimento d'urgenza che prevede nuove misure
da portare nel prossimo Co0nsiglio dei ministri: ci sara' uno stanziamento di ulteriori 79 milioni per il 2011 destinati al finanziamento di misure perequative''. I contenuti del provvedimento, ha concluso, ''sono quelli che il premier ha anticipato lunedi' scorso ai rappresentanti delle forze dell'ordine che sono andati a fargli visita ad Arcore''. (ANSA).


NE
16-MAR-11 16:01 NNNN
SICUREZZA/MARONI: IN PROSSIMO CDM ALTRI 79 MLN EURO PER COMPARTO
Risorse per specificità che si aggiungono a quelle già stanziate

Roma, 16 mar. (TMNews) - Le rivendicazioni economiche dei sindacati di polizia, vigili del fuoco e dei rappresentanti delle forze armate 'sono giuste' e nel prossimo Consiglio dei ministri ci sarà quindi un provvedimento d'urgenza - predisposto con il ministro della Difesa - per la specificità del personale delle forze di polizia, delle forze di armate e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, che stanzierà ulteriori 79 milioni di euro per il comparto sicurezza. Lo ha annunciato il ministro dell'Interno,
Roberto
Maroni, nel corso del question time alla Camera.

Prima del prossimo consiglio dei ministri si terrà un incontro a Palazzo Chigi con i sindacati del settore voluto dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi.

Nes

161545 mar 11

SICUREZZA: MARONI, A PROSSIMO CDM 79 MLN PER PS-FORZE ARMATE

(ANSA) - ROMA, 16 MAR - 'Sono ''giuste'' le rivendicazioni economiche dei sindacati di polizia, vigili del fuoco e dei rappresentanti delle forze armate: nel prossimo Consiglio dei ministri ci sara' quindi un provvedimento che stanziera' 79 milioni di euro al comparto. La riunione sara' preceduta da un incontro a Palazzo Chigi con i sindacati del settore voluta dal premier Silvio Berlusconi. Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto
Maroni, nel corso del question time alla Camera.
(ANSA).

NE
16-MAR-11 15:26 NNNN

SICUREZZA: MARONI, AL PROSSIMO CDM 79 MLN PER FORZE POLIZIA =
(AGI) - Roma, 16 mar. - Il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha preparato "un provvedimento d'urgenza da portare al prossimo Consiglio dei ministri per uno stanziamento di ulteriori 79 milioni di euro" destinato a polizia, vigili del fuoco e rappresentanti delle forze armate. Lo ha annunciato Maroni al
question time dopo aver sottolineato che "sono giuste le rivendicazioni dei sindacati" del settore. Prima del Cdm, ha continuato
Maroni, si terra' a Palazzo Chigi un incontro con le associazioni sindacali del comparto sicurezza voluto dal residente del Consiglio. (AGI)
Gav
161614 MAR 11

NNNN
SICUREZZA: MARONI, A PROSSIMO CDM 79 MLN PER PS-FORZE ARMATE

(ANSA) - ROMA, 16 MAR - 'Sono ''giuste'' le rivendicazioni economiche dei sindacati di polizia, vigili del fuoco e dei rappresentanti delle forze armate: nel prossimo Consiglio dei ministri ci sara' quindi un provvedimento che stanziera' 79 milioni di euro al comparto. La riunione sara' preceduta da un incontro a Palazzo Chigi con i sindacati del settore voluta dal premier Silvio Berlusconi. Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto
Maroni, nel corso del question time alla Camera.
(ANSA).
NE
16-MAR-11 15:26 NNNN

SICUREZZA: MARONI, A PROSSIMO CDM 79 MLN PER PS-FORZE ARMATE (2)
(ANSA) - ROMA, 16 MAR - Al centro del problema, ha spiegato Maroni, ''c'e' l'esigenza di dare la necessaria valorizzazione economica a comparti che hanno acquisito negli anni una forte dignita' dal punto di vista giuridico, non sempre accompagnata dal dovuto riconoscimento economico. Su questa realta' – ha aggiunto - e' arrivata poi a incidere in maniera significativa la manovra finanziaria estiva dello scorso anno che, pur prevedendo una clausola speciale di salvaguardia per alcuni aspetti del trattamento economico, non e' risultata sufficiente a corrispondere alle aspettative degli operatori''.
''La sicurezza dei cittadini - ha proseguito il ministro – e una priorita' dell'agenda del Governo. A polizia, forze armate e vigili del fuoco che si stanno spendendo con straordinari risultati anche nelle emergenze, non possiamo non riconoscere un migliore trattamento economico. Su questo fronte - ha
sottolineato - mi sono impegnato piu' volte negli incontri con i sindacati, perche' la specificita' del comparto sicurezza vedesse un concreto riconoscimento''.
''A sostegno del comparto - ha ricordato - sono state gia' prese misure concrete con la manovra finanziaria dello scorso anno, in cui e' stato previsto uno stanziamento di 80 milioni di euro per gli anni 2011 e 2012. Pochi giorni fa, con il ministro della Difesa La russa ho disposto l'invio alla presidenza del
Consiglio di un provvedimento d'urgenza che prevede nuove misure da portare nel prossimo Co0nsiglio dei ministri: ci sara' uno stanziamento di ulteriori 79 milioni per il 2011 destinati al finanziamento di misure perequative''.
I contenuti del provvedimento, ha concluso, ''sono quelli che il premier ha anticipato lunedi' scorso ai rappresentanti delle forze dell'ordine che sono andati a fargli visita ad Arcore''. (ANSA).


NE
SICUREZZA/ SCANDEREBECH (UDC): A MARONI: NIENTE DI NUOVO
Una carnevalata le rassicurazioni del premier alla polizia

Roma, 16 mar. (TMNews) - "Nulla di nuovo dopo le dichiarazioni di Berlusconi che aveva promesso di recuperare in pochi giorni i fondi necessari per il comparto delle forze dell`ordine. Le parole del Premier non si possono considerare neanche una carnevalata perch siamo gi in quaresima. Il ministro
Maroni
non solo non d risposte concrete ma umilia ulteriormente un settore che con dignità e responsabilità garantisce la sicurezza nel nostro Paese". Lo ha detto Deodato Scanderebech, deputato Udc, nel corso del question time alla Camera.


"Il governo - ha aggiunto il centrista - ha tagliato in questi ultimi 3 anni ben due miliardi e mezzo di euro alle forze dell`ordine, ed il Presidente del Consiglio continua a lanciare slogan fantasiosi e privi di attinenza con la realt. I numeri parlano chiaro: c` una media giornaliera di oltre 7 mila delitti e 440 persone che varcano la soglia del carcere; Ogni ora hanno luogo quasi 300 reati. Le repliche del ministro non sono sufficienti e non rispondo alle preoccupazioni crescenti delle
forze dell`ordine, considerata l`ondata immigratoria dovuta alla crisi dei paesi dal nord Africa. Bisogna garantire la sicurezza non a parole ma con i fatti".


Red/Luc

161631 mar 11

mercoledì 16 marzo 2011

Sicurezza: sindacati PS; bene Maroni, ma garanzie

SICUREZZA: SINDACATI PS; BENE MARONI, MA GARANZIE

(ANSA) - ROMA, 16 MAR - ''Apprezzamento per l'impegno anche
del ministro Maroni, sugli ulteriori 79 milioni di euro per la
specificita' del comparto sicurezza, ma sono necessarie anche
garanzie affinche' il finanziamento del riordino delle carriere
per i prossimi anni non venga messo in discussione''. Lo
affermano, in un comunicato congiunto, i sindacati di polizia,
corpo forestali e vigili del fuoco Siap, Silp-Cgil, Coisp, Anfp,
Uil Penitenziari, Fp-Cgil, Uil-Pa e Confsal.
''Apprezziamo - fanno sapere i sindacati - la tempestivita'
di questo impegno che segue di due giorni quello analogo assunto
pubblicamente dal presidente del Consiglio, quando ha scelto di
interloquire personalmente con i rappresentati sindacali che
manifestavano lunedi' scorso davanti alla sua residenza di
Arcore''. Tuttavia, sottolineano, ''ricordiamo che sono
necessarie anche garanzie esplicite sul finanziamento del
riordino della carriere. Nella malaugurata ipotesi di
atteggiamenti dilatori da parte del governo - aggiungono -
proseguiremo nella nostra mobilitazione a difesa dei sacrosanti
diritti degli operatori, convinti che in un paese democratico i
lavoratori ottengono risultati quando si mobilitano e non quando
restano a casa''.(ANSA).

NE/SCN
16-MAR-11 19:31 NNNN

Comportamento antisindacale e poteri ispettivi dr. G. Anastasio (pubblicato sul n. 11/11 della Rivista "La Circolare di Lavoro e Previdenza") (link diretto al sito dell'autore)

"Il futuro della previdenza complementare" ( a cura A. Finocchiaro)

1
BUSINESS INTERNATIONAL TAVOLA ROTONDA “ASSICURAZIONI E AUTHORITIES” “Il futuro della previdenza complementare” Intervento di Antonio Finocchiaro Presidente della COVIP Roma, 17 febbraio 2011
2
Ringrazio gli organizzatori dell’incontro per la decisione di dedicare una tavola rotonda alla previdenza complementare. 1. L’enunciato del tema ed il suo riferimento al futuro mi richiamano una frase brillante e apparentemente surreale di Paul Valery, a volte riprodotta sui muri delle nostre città: ”il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta”. Paradossalmente questa frase illustra in modo esemplare la situazione della nostra previdenza: negli anni ’60 e ’70 le prospettive delle riforme pensionistiche andavano nella direzione del “dare” a una ”platea sempre più ampia” di percipienti; prospettavano la riduzione dei tempi necessari a maturare la rendita pensionistica (ricordate le “pensioni baby?), determinando aree di privilegio (ricordate le “clausole d’oro”?); un welfare quasi sempre a carico del bilancio pubblico, con trasferimento degli oneri alle generazioni successive. Negli ultimi due decenni ci si è trovati nella spiacevole necessità di contrastare una spesa pensionistica che andava crescendo a ritmi insostenibili, di “ridurre”, “ritardare”, “togliere”, chiedendo sacrifici e pagando le conseguenze di errori e di difetti del passato. Parlare del futuro significa chiedersi:
3
quali sono state le ragioni che, ovunque, hanno consigliato interventi e modifiche strutturali ai sistemi pensionistici? continuano esse a produrre effetti? qual è la situazione pensionistica dei Paesi a noi più vicini? come si pone il sistema pensionistico italiano nei confronti di questi ultimi? quali possibilità di armonizzazione esistono? quali sono stati gli effetti della più recente crisi sui sistemi pensionistici dei diversi Paesi, incluso il nostro? qual è stata la reazione agli impatti di tale crisi? qual è la reale condizione del sistema pensionistico pubblico in Italia? come incidono su di esso le misure varate dal Governo negli ultimi anni in tema di condizioni e tempi per il conseguimento della pensione obbligatoria e sul suo ammontare?
Risposte argomentate si possono trovare in due recenti documenti cui faccio rinvio:
o il capitolo 1° della relazione della COVIP per l’anno 2009, dedicato a “crisi finanziaria e fondi pensione”;
o il recente Libro Verde della Commissione europea intitolato “Verso sistemi pensionistici adeguati, sostenibili e sicuri in Europa” dal quale è ipotizzabile scaturiscano direttive e/o normative in materia pensionistica capaci di dare
4
un contenuto, concreto e armonizzato a livello europeo, ai quattro concetti (trasparenza, adeguatezza, sostenibilità, sicurezza) che dovrebbero caratterizzare un qualsiasi sistema pensionistico1.
2. Come si presenta, oggi, il sistema pensionistico complementare italiano? Pur in presenza di un aumento della percezione di quanto sia sempre più debole la copertura del primo pilastro previdenziale, permane una condizione di crescita molto limitata, con un tasso di adesione non paragonabile a quello di altri Paesi. Qualcuno ha parlato di un mezzo fallimento. A mio parere, un giudizio troppo severo; è peraltro rilevabile che il sistema integrativo non costituisce ancora – come si ipotizzava alcuni anni or sono – un pilastro del welfare. A fronte di 23 milioni di possibili aderenti fra lavoratori dipendenti privati, pubblici e autonomi, gli iscritti alle forme di previdenza complementare assommavano, a fine dicembre scorso, a poco più di 5,3 milioni (5,4 punti percentuali in più rispetto a dicembre 2009): il 23 per cento del teorico, rispetto a una media europea ben più alta con punte ancora maggiori nei Paesi Bassi e in Svezia.
1 Per trasparenza va intesa la possibilità che gli interessati ricevano tutte le informazioni utili per una scelta ragionata in materia pensionistica; per adeguatezza va intesa la possibilità di mantenere, al termine dell’impegno lavorativo, uno standard di vita simile a quello goduto prima della pensione; la sostenibilità fa riferimento alla possibilità di garantire pensioni adeguate senza compromettere il bilancio sul quale pesa l’onere del sistema pensionistico; la sicurezza è da intendere come tendenziale garanzia al mantenimento nel tempo del valore reale della pensione.
5
I fondi pensioni negoziali registravano, sempre a fine dicembre, un calo di 1,4 punti nelle adesioni, compensato dalla crescita dei fondi pensioni aperti (3,4) e, soprattutto, da quella dei Piani Individuali Pensionistici (PIP) cosiddetti “nuovi” (29,8). Crisi economica, riduzione dell’occupazione, mancanza di ricambio generazionale, scarsa informazione, impostazioni rigide di taluni aspetti della normativa primaria, limitata attenzione delle istituzioni e delle parti sociali impegnate da una diversa agenda delle priorità, sono le ragioni di ordine diverso che contribuiscono a spiegare la situazione attuale; una situazione in cui i lavoratori del settore pubblico continuano a essere sostanzialmente assenti. Di maggiore consistenza (12,3 per cento) l’incremento delle risorse destinate alle prestazioni complementari: a dicembre u.s. ammontavano a 82 miliardi di euro, poco meno della metà dei quali appannaggio dei fondi pensioni cosiddetti “vecchi” o “preesistenti”. I rendimenti conseguiti nell’anno 2010 risultano pari a 3,0 punti percentuali per i fondi negoziali, 4,2 per quelli aperti e 5,1 per i Piani Individuali Pensionistici nuovi: sono stati frenati, in particolare nella seconda metà dell’anno, dall’andamento dei titoli di Stato italiani ed europei. Le prime due forme pensionistiche hanno, peraltro, recuperato le perdite del 2008 con un riallineamento post-crisi abbastanza soddisfacente; i Piani Individuali Pensionistici sono vicini a farlo. Ricordo che la rivalutazione del TFR è stata nell’anno del 2,6 per cento.
6
In sintesi, non emerge ancora in misura sostanziale l’auspicato orientamento a riversare nei canali previdenziali una consistente quota del risparmio delle famiglie. 3. Come si prospetta il futuro pensionistico pubblico? Le proiezioni in materia della Ragioneria generale dello Stato indicano, per il 2050, cifre lorde per le pensioni di vecchiaia notevolmente inferiori all’importo dell’ultima retribuzione. A partire dal prossimo decennio andranno in pensione i primi lavoratori cui si applicherà in toto il meccanismo contributivo. Per loro la pensione potrebbe attestarsi su un livello pari o inferiore alla metà dell’ultimo stipendio. Un ammontare destinato probabilmente a ridursi, soprattutto per le generazioni più giovani, anche a causa della frammentarietà dei percorsi lavorativi e contributivi. Nell’odierno mercato del lavoro è al tramonto la possibilità di usufruire di una pensione di anzianità.
Non va escluso, inoltre, che l’allungamento della vita media, la contrazione della natalità e la riduzione della popolazione in età lavorativa rendano necessari ulteriori ritocchi per mantenere in equilibrio i conti del sistema previdenziale pubblico2.
2 Il nostro sistema pensionistico già risente della caduta di 6,4 punti percentuali del prodotto interno lordo, registrata nel biennio 2008-2009; essa si riflette negativamente sulla rivalutazione dei versamenti contributivi da trasformare in rendita: una rivalutazione effettuata annualmente in base alla variazione media del prodotto nel precedente quinquennio. Un PIL in recessione riduce la media quinquennale perché il valore negativo si ripercuote per i cinque anni successivi.
7
Alla ipotizzata sovrastima dei risultati che potranno scaturire dalle vigenti regole pensionistiche – incluse quelle varate lo scorso anno, che incidono su più fronti anche se la loro applicazione sarà graduale – si aggiunge poi la resistenza psicologica di molti lavoratori, in particolare giovani, ad aderire a forme di risparmio pensionistico, pur favorevoli sotto l’aspetto fiscale (peraltro migliorabile); una resistenza accentuata da aspettative in tema di pensioni pubbliche molto spesso irrealistiche3.
Pur tenendo conto della preoccupante condizione occupazionale che da qualche anno caratterizza il nostro Paese, ai lavoratori di oggi e a quelli di domani va detta, con franchezza, la verità anche amara sul loro futuro pensionistico. Bisogna squarciare il velo di reticenza, se non di silenzio, steso da troppo tempo. Occorre evitare il rischio che intere generazioni, cullandosi in false prospettive, si trovino poi a vivere una quarta età disagevole. Un rischio non teorico stando anche ai risultati di una recente ricerca del gruppo assicurativo Aviva che ha quantificato in 97,6 miliardi di euro annui il gap pensionistico del nostro Paese fra il 2011 e il 20504.
Va inoltre rilevato che se è vero che i più recenti interventi pensionistici consentono un più stretto collegamento tra prestazioni e contributi è anche vero che le prestazioni a regime potrebbero eccedere i contributi a causa di tre fattori: a) lo sfasamento temporale nella revisione dei coefficienti che si aggiunge al tempo (usualmente di qualche anno) necessario per l’elaborazione da parte dell’ISTAT delle tavole di mortalità; b) l’utilizzo di tavole di mortalità costruite per individui contemporanei di età differenti e non per generazioni; c) il riconoscimento, ai fini della rivalutazione dei contributi versati, della crescita del prodotto interno che, oltre all’aumento dei salari in termini reali, ingloba anche quello dell’occupazione. 3 La stima della rendita obbligatoria percepibile al termine della vita lavorativa costituisce una condizione indispensabile perché i lavoratori possano effettuare scelte calcolate in tema di pensione complementare. Naturalmente non vanno sottovalutate le difficoltà e i rischi di tali stime di cui l’INPS è perfettamente cosciente quando sostiene che è impossibile prefigurare le prestazioni previdenziali a trenta/quaranta anni dal momento del godimento, poiché le attese macroeconomiche che influenzano i coefficienti di trasformazione non sono prevedibili ma anche perché l’aspettativa di vita è in costante crescita e quindi introduce un’altra variabile non marginale. 4 Per gap pensionistico si intende la differenza tra l’importo che i lavoratori, destinati ad andare in pensione nel periodo indicato, dovrebbero risparmiare per mantenere uno stile di vita adeguato dopo il pensionamento (calcolato dall’OCSE nel 70 per cento dell’ultimo salario) e il reddito che possono oggi aspettarsi di percepire una volta in pensione.
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4. È questo il contesto, delineato in modo necessariamente sintetico, che ha spinto e spinge la COVIP a rifiutare il sostanziale immobilismo degli ultimi anni e a chiedere di rilanciare la previdenza complementare; qui mi limito a richiamare gli aspetti di maggior rilievo indicati più volte. Innanzitutto sono necessarie tre pre-condizioni, sinergiche tra loro: a) bisogna tornare (qualcuno dice iniziare) a crescere, di più e meglio, soprattutto in termini di servizi. Lo ha ricordato di recente anche il Presidente Napolitano invitando tutti a fare la propria parte. L’Italia è cresciuta in termini di PIL molto poco negli ultimi tre lustri – un tasso medio annuo inferiore di oltre un terzo rispetto a quello dell’Unione economica e monetaria- con un’accentuazione negativa nell’ultimo decennio. Per la crescita economica sono indispensabili riforme sistemiche più volte annunciate e ormai improrogabili: l’ulteriore snellimento dell’Amministrazione Pubblica e delle sue procedure, la diffusione della cultura d’impresa, maggiori liberalizzazioni, una più equa e più semplice normativa fiscale, il rilancio della ricerca, la realizzazione di infrastrutture indispensabili, rigore nei conti pubblici e nel controllo della spesa. Eventualmente iniziando da quelle riforme senza costi o a costi contenuti. Dalla ripresa è lecito attendersi più elevati livelli di produttività e di competitività che consentirebbero di agganciare quella in atto in altri Paesi e, con essa, la crescita.
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Una crescita atta a contrastare la riduzione del tenore di vita, rendere sostenibile il debito pubblico, dare alle giovani generazioni prospettive certe e a quelle meno giovani sicurezza e dignità nell’età matura; b) bisogna superare le debolezze del mercato del lavoro (dualismo, occupazione irregolare, mancata stabilizzazione dei rapporti di lavoro precario, bassa mobilità sociale) accentuate dalla crisi degli ultimi anni. Sarà probabilmente necessaria una seconda generazione di interventi volti a semplificare il corpus regolamentare stratificatosi negli anni e a porre rimedio alle debolezze del mercato del lavoro; quest’ultimo, risanato dalle attuali imperfezioni, potrebbe assicurare maggiore occupazione con più stabilità, avviando a soluzione anche l’asimmetria che talora si registra fra i profili professionali richiesti dal mercato (domanda), specie nei settori in espansione, e quelli posseduti dai giovani in cerca di occupazione ovvero da coloro che hanno perso il lavoro (offerta); è possibile che nei prossimi anni la domanda si concentrerà su figure di più alto livello e verso mansioni più qualificate;
c) è indispensabile un rilevante impegno per far crescere la cultura previdenziale dei cittadini e garantire visibilità e credibilità al sistema pensionistico integrativo. Ancor oggi, a distanza di tre quinquenni dai primi provvedimenti in materia, la situazione si caratterizza per carenza di informazioni appropriate. Ne conseguono
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ritardi nel comprendere la necessità e il valore della previdenza complementare; difficoltà ad adottare comportamenti adeguati alle reali prospettive pensionistiche; indugio nelle “non scelte”, con conseguente rinvio dell’assunzione di decisioni responsabili5. È, questa, una partita da giocare con il coinvolgimento di parti sociali, istituzioni, fondi ed evitando, nei limiti del possibile, iniziative parziali, non coordinate e prive di verifica dei risultati. 5. Nelle valutazioni della COVIP, a queste pre-condizioni dovrebbe aggiungersi, anche alla luce degli effetti della recente crisi economica, la rivisitazione dell’attuale sistema normativo al fine di promuoverne ulteriormente la semplificazione, l’organicità, la chiarezza. Non si tratta di sconvolgere quanto sin qui realizzato. Il nostro sistema complementare a contribuzione definita si caratterizza per costi relativamente bassi, rendite proporzionali agli accantonamenti effettuati dai singoli, nessun onere per le generazioni future, limitata esposizione a investimenti rischiosi (e/o a titoli tossici).Sono punti di forza la cui valenza potrebbe venire accentuata da una sapiente manutenzione evolutiva.
5 In tema di informazione/trasparenza la COVIP ha di recente messo a disposizione sul proprio sito i dati su costi e rendimenti delle forme di previdenza complementare. Ciò consente un esame puntuale dell’efficienza economica e finanziaria delle diverse forme complementari nonché confronti corretti fra i risultati conseguiti dai diversi comparti previdenziali paragonabili fra loro per grado di rischio.
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Senza entrare nei dettagli tecnici, mi limito a ricordare che è necessario operare in più direzioni: una maggiore flessibilità del sistema, il miglioramento e la razionalizzazione delle agevolazioni fiscali da allineare a quelle degli altri Paesi, una più ampia possibilità di investimenti ad alto rendimento per le forme previdenziali contenendo entro limiti accettabili l’esposizione al rischio, una più efficiente, rigorosa e trasparente governance, un incremento della tutela per gli aderenti, la riduzione dei costi amministrativi, maggiori incentivi per la diffusione delle prestazioni in forma di rendita. Tutto questo per evitare, come ricordato dal Ministro Sacconi, che si inneschi un meccanismo di fuga dalla previdenza complementare dovuto a sfiducia nei fondi da parte dei giovani. Andrebbe ulteriormente semplificato anche l’apparato regolatorio: un ecceso di dettagli normativi può rappresentare un ostacolo alla competitività e alla concorrenza fra forme pensionistiche. Per evitare un’azione disorganica potrebbe risultare opportuna la creazione di un modello previsionale capace, una volta individuati gli elementi da migliorare, di misurare l’impatto di eventuali interventi integrativi e/o correttivi.
Sul piano organizzativo, una progressiva riduzione del numero dei fondi (in particolare di quelli preesistenti e aperti), da realizzare attraverso fusioni e concentrazioni, nonché l’aumento delle intense consortili finalizzate a conseguire
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economie di scala rappresenterebbero utili contributi allo sviluppo e alla maggiore efficienza della previdenza complementare. Quanto ai fondi negoziali, andrebbe valutata la possibilità di creare un fondo intercategoriale capace di raccogliere le adesioni di lavoratori che operano nell’ambito di categorie numericamente limitate e di quelli autonomi. Qualche esempio esiste già. Per migliorare il rapporto con gli aderenti, in essere e potenziali, andrebbero individuate soluzioni idonee a tal fine.
Resta aperto il problema dei fondi complementari per il pubblico impiego; è un ritardo che danneggia in particolare i lavoratori più giovani per i quali si prospetta una pensione di molto inferiore a quella di cui vengono a fruire quanti lasciano il lavoro oggi6.Se si vuole far decollare la previdenza complementare nel settore pubblico è necessario muoversi con decisione per aprire un varco nel muro delle limitazioni esistenti.
6. Gli interventi fin qui richiamati rientrano, in larga misura, nella disponibilità delle parti sociali e delle istituzioni; per taluni aspetti appartengono al potere decisionale dei fondi. L’andamento economico degli ultimi tre anni non ha consentito di dare loro la necessaria priorità; la crisi economica ha ulteriormente compromesso le prospettive
6 Le condizioni che incidono sulla possibilità di adesione alle forme pensionistiche complementari previste dal dlgs 252/2005 sono state più volte evidenziate: applicazione della disciplina di cui al dlgs n. 124/1993, in linea generale meno favorevole rispetto a quelle ordinariamente previste per le altre categorie di lavoratori, mancato avvio della maggior parte dei fondi negoziali istituiti dalla contrattazione collettiva e destinati ai lavoratori dei vari comparti contrattualizzati, necessità per talune generazioni di dipendenti di trasformare il TFS in TFR in caso di adesione con un calcolo di convenienza non sempre agevole, trasferimento solo virtuale del TFR nei fondi, difformità delle condizioni fiscali rispetto a quelle previste per gli aderenti del settore privato.
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pensionistiche. Credo sia giunto il momento di attivarsi per indirizzare una quota maggiore del risparmio delle famiglie verso forme di accumulazione con finalità previdenziale. Un recente volume di uno scrittore francese titola: “La crisi, e poi?”. Qual è il nostro “poi”?. Una ripresa dell’attenzione, del dialogo sul tema pensioni, può servire a sensibilizzare le parti più direttamente interessate; lo sviluppo del sistema pensionistico complementare andrebbe rimesso al centro della contrattazione senza ulteriori rinvii. Lo sviluppo della localizzazione territoriale dei fondi pensione – che si caratterizza in positivo quanto a partecipazione, continuità contributiva, costi e oneri gestionali – può fornire un utile contributo in questa direzione. La stessa attenzione che, in sede europea, viene attribuita alle politiche pensionistiche, come emerge dal citato Libro Verde della Commissione europea. * * * 7. Ritengo ora doveroso soffermarmi sul ruolo che le imprese di assicurazione possono avere nello sviluppo della previdenza complementare.
A fine dicembre 2009 le Assicurazioni gestivano circa 5,2 miliardi di euro, pari al 27 per cento dei fondi accantonati nelle forme pensionistiche negoziali; una quota in crescita per effetto dell’importanza assunta dalle linee garantite: una tipologia di
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investimento per la quale le compagnie godono di un vantaggio comparato rispetto ad altri soggetti gestori (36 dei 40 mandati in essere sono assegnati a imprese di assicurazione). Per quanto riguarda i fondi aperti, facevano capo a imprese di assicurazione 55 fondi su un totale di 76, con una quota del 48,1 per cento degli aderenti a tale forma e del 45,4 per cento delle risorse gestite (per un importo pari a 2,8 miliardi di euro). I Piani Individuali Pensionistici costituiscono la forma previdenziale sulla quale le compagnie concentrano la maggiore presenza sul mercato. Fra Piani “nuovi” e “vecchi” le imprese assicurative gestivano direttamente, sempre alla fine del 2009, le posizioni pensionistiche complementari di 1,5 milioni di lavoratori dipendenti e autonomi che avevano affidato loro oltre 9 miliardi di euro. Va infine ricordato il ruolo delle Assicurazioni nel settore dei fondi preesistenti, quali istitutrici di 79 forme pensionistiche per i propri dipendenti nonché gestrici di forme pensionistiche di tipo assicurativo basate su polizze collettive, soprattutto di ramo primo: complessivamente, circa 14 miliardi di euro (pari al 36 per cento delle risorse facenti capo ai fondi preesistenti) erano gestiti secondo questa modalità. A questi vanno aggiunti 2 miliardi di euro relativi alle gestioni di ramo sesto e ad altre polizze aventi natura finanziaria.
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In sintesi, oltre un terzo degli attuali aderenti a forme complementari fa capo a imprese assicuratrici; vanno aggiunti gli iscritti ai fondi pensione negoziali e preesistenti che usufruiscono di servizi di gestione offerti dalle assicurazioni. Quanto al totale dei montanti accantonati nell’insieme dei fondi pensione, il 45 per cento è gestito dalle Assicurazioni (circa 33 miliardi di euro). Tralascio, per esigenze di tempo, il problema della realizzazione di un articolato e concorrenziale mercato delle rendite vitalizie che diventerà sempre più urgente al crescere della domanda. Siffatta condizione complessiva impone alle imprese assicuratrici notevoli responsabilità. L’investimento previdenziale non è paragonabile a un qualunque investimento finanziario. Il suo obiettivo non è la massimizzazione dei rendimenti immediati ma la graduale costruzione di una rendita per gli aderenti: un obiettivo tanto più rilevante quanto maggiore è il rischio di longevità; un obiettivo che può essere raggiunto se esiste un rapporto equilibrato fra ottimizzazione dei rendimenti di lungo periodo e contenimento del rischio, da un lato, e uno stile di gestione trasparente da parte degli operatori, dall’altro.
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8. È per questo che la COVIP sollecita le imprese assicuratrici a tenere conto della funzione sociale dei fondi pensione e a intervenire, anche in termini di costi. Con riferimento ai Piani Individuali Pensionistici, quest’ultimi, anche se si sono leggermente ridotti nel tempo, rimangono mediamente più elevati rispetto ai livelli delle altre forme previdenziali. A parità di condizioni, un punto percentuale in più rispetto al costo medio può comportare, al termine della vita lavorativa, riduzioni nella rendita dell’ordine del 10-15 per cento; salvo che il maggior onere a carico degli aderenti determini rendimenti e prestazioni tali da giustificarlo. I dati fin qui disponibili non sembrano attestare che questo sia il caso. Indubbiamente i risultati vanno valutati nel medio-lungo periodo; bisogna anche tener conto che una sostanziale riduzione dei costi incontra un vincolo nell’esistenza di reti di vendita da remunerare.
In proposito non sottovaluto l’importanza del rapporto fiduciario che si stabilisce fra promotore e possibile aderente: un rapporto che deve essere ben solido se si pensa che l’aderente non usufruisce, nella sottoscrizione di Piani Individuali Pensionistici, del contributo del datore di lavoro. Esso deve inoltre caratterizzarsi per assoluta trasparenza e imparzialità, pena il rischio di possibili contestazioni. Sta alle compagnie porre in essere le condizioni organizzative per evitare tale rischio.
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L’esperienza di altri paesi, ad esempio in termini di informazione comparativa, può soccorrere. La COVIP può impegnarsi a valutare la coerenza delle soluzioni individuate con le disposizioni normative, intervenire sulla normativa secondaria, suggerire, all’occorrenza, l’approvazione di ulteriori provvedimenti nelle sedi competenti. 9. Concludo con una semplice riflessione. Nel nostro Paese esiste ancora un’ampia platea di possibili aderenti, soggetti a forte rischio di scopertura previdenziale; in particolare fra i lavoratori autonomi, i professionisti, gli addetti alle piccole e medie imprese. Una platea che, in un quadro di leale concorrenza fra le forme pensionistiche ed evitando politiche commerciali unfair, vede nelle imprese assicurative, in tutti Voi, protagonisti di assoluto rilievo. La COVIP guarda con interesse e fiducia alle Vostre scelte.
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Min.Lavoro: il testo coordinato sulle direttive per Ascensori e Montacarichi Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato il testo coordinato del Decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 214 - Regolamento recante modifiche al Decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1999, n. 162, per la parziale attuazione della Direttiva 2006/42/CE relativa alle macchine e che modifica la Direttiva 95/16/CE relativa agli ascensori.

Consulenti del Lavoro: circolare sulla festività del 17 marzo 2011 La Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro ha pubblicato la circolare n. 3/2011 relativa all'ambito di applicazione della festività del 17 marzo 2011.






(Scheda) nucleare: esposizione radiazioni, ecco rischi salute

(SCHEDA) NUCLEARE: ESPOSIZIONE RADIAZIONI, ECCO RISCHI SALUTE =
(AGI) - Roma, 16 mar. - Nausea, perdita dei capelli, emorragie,
e poi, a lungo termine, tumori alla tiroide e leucemie, la
morte. Sono i possibili effetti, dai piu' blandi ai piu' gravi,
dell'esposizione alle radiazioni. L'unita' di misura e' il
sievert, che e' un valore notevole, tanto che in genere si usa
il suo sottomultiplo millisievert (mSv). Per dare un'idea della
scala di valori, ciascuno di noi ogni anno assorbe, per via
della radioattivita' naturale, in media 2,4 millisievert. Una
radiografia ordinaria comporta per il paziente un assorbimento
di 1 millisievert, una Tac oscilla tra i 3 e i 4 mSvt, una Pet
o una scintigrafia dai 10 ai 20 mSv. In radioterapia,
ovviamente, le dosi salgono molto, in base al tumore che si
intende distruggere, e possono superare i 40 mSv. I radiologi
hanno come punto fermo la soglia di 6 mSv tollerabili senza
conseguenze da un organismo sano. In Giappone, nei pressi della
centrale di Fukushima, si e' raggiunta la quota di 400 mSv in
un'ora di esposizione. Quali sono i possibili danni? Secondo le
tabelle dell'Oms, se si viene esposti a un sievert (1.000
mSv)nell'arco di un'ora si incorre in alterazioni temporanee
dell'emoglobina; quando si sale a 2-5 sievert si hanno perdita
dei capelli, nausea, emorragie. Con 4 sievert assorbiti in una
settimana si ha la morte nel 50% dei casi, con 6 e' morte certa
e immediata. Questo solo nel breve periodo. Nel lungo, come si
e' visto con drammatica precisione negli anni successivi a
Chernobyl, anche dopo 20 e piu' anni, si rischiano tumori
(soprattutto tiroidei), linfomi e leucemie. Le aree del corpo
considerate piu' radio-sensibili sono quelle le cui cellule si
moltiplicano molto rapidamente: la pelle, il midollo osseo e le
ghiandole sessuali. Mentre reni, fegato, muscoli e sistema
nervoso sono ritenuti radio resistenti, poiche' le cellule che
compongono questi tessuti si riproducono con minore facilita'.
I rischi piu' immediati, dunque, sono rappresentati da
infiammazioni che coinvolgono la pelle e la bocca, da emorragie
sottocutanee e perdita di capelli. Il tasso di mortalita' e'
particolarmente elevato nell'arco di 45 giorni dal momento in
cui si viene a contatto con le radiazioni. Contro la
contaminazione, le uniche misure con una qualche efficacia sono
il chiudersi in casa evitando il piu' possibile il contatto con
l'aria esterna e l'assunzione di iodio, finalizzata a colpire
le cellule ormai compromesse evitando che la contaminazione si
diffonda nell'organismo. Fondamentale anche l'igiene personale,
soprattutto il lavarsi accuratamente le mani. Nei casi piu'
gravi, i piani di intervento di tutti i paesi del mondo
prevedono l'evacuazione nel raggio di almeno 5 chilometri dal
luogo dell'incidente nucleare. (AGI)
Pgi
161451 MAR 11

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Salute: portare a spasso il cane salutare quanto palestra

SALUTE: PORTARE A SPASSO IL CANE SALUTARE QUANTO PALESTRA

(ANSA) - ROMA, 16 MAR - Invece dei personal trainer che vanno
tanto di moda e' meglio prendersi un barboncino o un pastore
tedesco, almeno secondo gli esperti dell'universita' del
Michigan. Il migliore amico dell'uomo, infatti, e' l'unico in
grado di fargli fare un po' di esercizio fisico, e funziona
meglio di un tapis roulant.
Lo studio, pubblicato dalla rivista Journal of Physical
Activity and Health, ha studiato 5900 persone, tra cui 2170
possessori di un cane, investigando sulle abitudini riguardo
all'esercizio fisico. Il risultato e' stato che meta' di coloro
che hanno un cane lo portano a spasso tutti i giorni, e il 60%
di questi svolge un esercizio fisico che puo' essere considerato
da 'moderato' a 'vigoroso'. Solo un terzo di chi non ha un
quattrozampe, invece faceva un esercizio fisico paragonabile:
"Non solo i possessori di cani fanno piu' esercizio - spiega
Rebecca Johnson, uno degli autori - ma hanno anche una maggiore
probabilita' di partecipare ad altre attivita' salutari, come lo
sport e il giardinaggio'.
Il segreto, spiega l'esperta, che e' anche il possessore di
due labrador, potrebbe essere nella motivazione: "Portare a
spasso il cane costituisce un esercizio che altrimenti non si
farebbe mai - spiega - alle 10 di sera l'animale vuole la sua
passeggiata, e non ti lascia finche' non l'hai accontentato".
(ANSA).

Y91
16-MAR-11 15:09 NNNN

Sit-in dela polizia ad Arcore. Berlusconi incontra i manifestanti e promette

SICUREZZA: ACCORDO PS-INTESA SANPAOLO PER PREVENZIONE ATTACCHI INFORMATICI

SICUREZZA: ACCORDO PS-INTESA SANPAOLO PER PREVENZIONE ATTACCHI INFORMATICI =
MANGANELLI E PASSERA SIGLANO CONVENZIONE

Roma, 16 mar. (Adnkronos) - Rafforzare i sistemi di controllo di
quel territorio 'virtuale' che e' internet e che proprio come avviene
per le strade reali, e' diventato un 'luogo' dove i cittadini spendono
gran parte della loro vita e dove, come piu' volte sottolineato dal
Capo della Polizia Prefetto Antonio Manganelli, e' necessario
garantire alti standard di sicurezza attraverso una presenza capillare
e attenta della Polizia di Stato: e' lo scopo della convenzione
sottoscritta oggi dallo stesso Manganelli e dal Consigliere delegato e
Ceo di Intesa Sanpaolo Spa, Corrado Passera, presso il Dipartimento
della Pubblica Sicurezza

La convenzione ha come obiettivo l'adozione condivisa di
procedure di intervento e di scambio di informazioni utili alla
prevenzione e la repressione degli attacchi informatici, di matrice
terroristica e criminale, diretti ai sistemi informativi critici ed ai
servizi di home banking e moneta elettronica del sistema bancario.

L'accordo, che ha valore triennale, rafforza il gia' proficuo
rapporto di collaborazione tra Intesa Sanpaolo e la Polizia contro la
criminalita' informatica e viene stipulato in attuazione del decreto
del Ministro dell'Interno del 9 gennaio del 2008, che ha individuato
le infrastrutture critiche informatizzate di interesse nazionale,
ovvero i sistemi ed i servizi informatici o telematici, gestiti da
enti pubblici o societa' private, che governano i settori nevralgici
per il funzionamento del Paese. (segue)

(Sin/Ct/Adnkronos)
16-MAR-11 13:25

NNNNSICUREZZA:ACCORDO PS-INTESA SAN PAOLO CONTRO ATTACCHI WEB

(ANSA) - ROMA, 16 MAR - La Polizia Postale e delle
Comunicazioni insieme a Intesa Sanpaolo hanno sottoscritto un
piano di interventi per la prevenzione ed il contrasto degli
attacchi informatici diretti alle infrastrutture tecnologiche ed
ai servizi di home banking e moneta elettronica.
L'accordo, siglato dal Capo della Polizia, Prefetto Antonio
Manganelli, e dal Consigliere delegato e CEO di Intesa Sanpaolo
S.p.A. Corrado Passera, ha come obiettivo l'adozione condivisa
di procedure di intervento e di scambio di informazioni utili
alla prevenzione e la repressione degli attacchi informatici, di
matrice terroristica e criminale, diretti ai sistemi informativi
critici ed ai servizi di home banking e moneta elettronica del
sistema bancario.
L'accordo, che ha valore triennale - come sottolinea il
Dipartimento - rafforza il gi… proficuo rapporto di
collaborazione tra Intesa Sanpaolo e la Polizia contro la
criminalit… informatica e viene stipulato in attuazione del
decreto del Ministro dell'Interno del 9 gennaio del 2008, che ha
individuato le infrastrutture critiche informatizzate di
interesse nazionale, cioe' i sistemi ed i servizi informatici o
telematici, gestiti da enti pubblici o societ… private, che
governano i settori nevralgici per il funzionamento del Paese.
Prosegue, in questo senso, il rafforzamento dei sistemi di
controllo di quel 'territorio virtuale' che Š internet e che,
proprio come avviene per le strade reali, Š diventato 'un luogo'
dove i cittadini spendono gran parte della loro vita e dove,
come pi— volte ha sottolineato il Prefetto Manganelli, Š
necessario garantire alti standard di sicurezza attraverso una
presenza capillare e attenta della Polizia di Stato.
La convenzione segue, in ordine di tempo, gli accordi
sottoscritti da ENAV S.p.A., TERNA S.p.A., Automobile Club
d'Italia (ACI), Telecom Italia S.p.A., Vodafone Omnitel N.V.,
Ferrovie dello Stato S.p.A., RAI - Radio Televisione Italiana
S.p.A., Commissione Nazionale per le Societ… e la Borsa
(CONSOB), Agenzia Nazionale Stampa Associata (ANSA) S.coop.,
Azienda Trasporti Milanesi (ATM) S.p.A., Banca d'Italia e
SIA-SSB S.p.A.
Quella con Intesa San Paolo prevede, in particolare, la
realizzazione di adeguati canali di collaborazione per la
condivisione e l'analisi di segnalazioni, dati e informazioni
sulle minacce e gli attacchi diretti a servizi o a sistemi
informativi delle infrastrutture critiche nazionali, ai fini
dell'identificazione della loro origine tecnica e della gestione
delle conseguenti situazioni di emergenza. Dall'altra, accresce
la collaborazione organica e mirata per la prevenzione ed il
contrasto di crimini informatici che riguardano servizi e
sistemi di internet banking e monetica del Gruppo Intesa
Sanpaolo. (ANSA).

AU
16-MAR-11 13:26 NNNN
SICUREZZA: ACCORDO PS-INTESA SANPAOLO PER PREVENZIONE ATTACCHI INFORMATICI (2) =

(Adnkronos) - Alla firma della convenzione erano presenti: per
il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Santi Giuffre', Direttore
Centrale per la Polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e
per i Reparti Speciali della Polizia di Stato, Domenico Vulpiani,
Consigliere del Dipartimento della Pubblica Sicurezza per la sicurezza
informatica e la protezione delle Infrastrutture Critiche ed Antonio
Apruzzese, Direttore del Servizio Polizia Postale delle Comunicazioni;
per Intesa Sanpaolo, Salvatore Poloni, Responsabile della Direzione
Organizzazione e Sicurezza, l'ing. Sabino Illuzzi, Responsabile del
Servizio Governo Sicurezza e Continuita' Operativa, Matteo Fabiani,
Responsabile del Servizio Rapporti con i Media.

La convenzione prevede la realizzazione di adeguati canali di
collaborazione per la condivisione e l'analisi di segnalazioni, dati e
informazioni afferenti alle minacce ed agli attacchi diretti a servizi
o a sistemi informativi delle infrastrutture critiche nazionali, ai
fini dell'identificazione della loro origine tecnica e della gestione
delle conseguenti situazioni di emergenza. L'accordo accresce poi la
collaborazione organica e mirata per la prevenzione ed il contrasto di
crimini informatici che riguardano servizi e sistemi di internet
banking e monetica del Gruppo Intesa Sanpaolo.

In base all'intesa sottoscritta oggi, le strutture di
prevenzione delle frodi e degli attacchi infrastrutturali ed
informatici di Intesa Sanpaolo e il Cnaipic (Centro Nazionale
Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture
Critiche presso il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni)
danno vita ad un progetto di contrasto avanzato dei crimini e degli
illeciti informatici ai danni delle banche e della loro clientela. Con
la stipula della convenzione con Intesa Sanpaolo viene ulteriormente
rafforzato il ruolo centrale della Polizia di Stato, ed in particolare
della Polizia Postale e delle Comunicazioni, nelle tematiche di
protezione delle infrastrutture critiche telematiche del settore
finanziario.

(Sin/Ct/Adnkronos)
16-MAR-11 13:29

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UNITA' D'ITALIA: CAGLIARI, STAND ESPOSITIVO DELLA POLIZIA AL BASTIONE DI SAINT REMY

UNITA' D'ITALIA: CAGLIARI, STAND ESPOSITIVO DELLA POLIZIA AL BASTIONE DI SAINT REMY =

Cagliari, 16 mar. - (Adnkronos) - La Polizia, nell'ambito della
celebrazione del 150° Anniversario dell'Unita' d'Italia, allestira'
questo pomeriggio a Cagliari uno stand dimostrativo, che sara' aperto
dalle 18 alle 24, nella Passeggiata Coperta del Bastione Saint Remy.
Nello stand, accanto ad attrezzature specialistiche attuali della
Polizia Stradale, della Polizia Postale e delle Comunicazioni e della
Polizia Scientifica, saranno esposte testimonianze di una collezione
privata del passato dell'Amministrazione della Pubblica Sicurezza.
Oltre la proiezione di filmati inerenti la Polizia, saranno
distribuiti ai bambini ''dolci ricordi tricolori'' mentre, personale
in uniforme, sara' a disposizione per fornire informazioni e gadget
ricordo a genitori ed amici.

(Coe/Ct/Adnkronos)
16-MAR-11 09:56

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