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domenica 11 giugno 2023

A che punto è la nuova cortina di ferro in Europa

 

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Intelligence for the People
A che punto è la nuova cortina di ferro in Europa

Il mio nuovo articolo su #IntelligenceForThePeople
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Il conflitto in Ucraina non sembra andare secondo i calcoli occidentali, ma i vertici di Stati Uniti, NATO e UE stanno pianificando un futuro ordine europeo che va al di là della guerra in corso.

Dal GLOBSEC Forum di Bratislava, al vertice della Comunità Politica Europea (EPC) in Moldova, alla visita del segretario di Stato USA Antony Blinken a Helsinki, si moltiplicano gli sforzi destinati a convergere nel vertice NATO di Vilnius, in Lituania, l’11 e il 12 luglio.

Il semplice elenco di queste località fa capire come il baricentro politico del continente si sia spostato verso Est, di pari passo con il rinnovato impulso che i vertici di NATO e UE intendono dare al processo di allargamento sia dell’Alleanza che dell’Unione.

A dettare la linea generale sono stati Blinken da Helsinki e von der Leyen da Bratislava: nessun cessate il fuoco fino a quando l’Ucraina non avrà riconquistato almeno parte dei territori perduti, e fermo sostegno a Kiev “per tutto il tempo necessario”.

Sia gli ambienti più belligeranti all’interno dell’establishment americano, che diversi paesi dell’Est, stanno inoltre moltiplicando le pressioni affinché Kiev venga ammessa a pieno titolo nei ranghi dell’Alleanza al vertice NATO di Vilnius.

Sebbene questa prospettiva rimanga al momento abbastanza remota, molti membri NATO stanno spingendo affinché a Kiev vengano offerte solide garanzie di sicurezza in caso di una rinnovata “aggressione russa”.

Un accordo di sicurezza con l’Ucraina sul modello israeliano garantirebbe a Kiev trasferimenti di armi e di tecnologia avanzata, rendendo l’Ucraina un paese integrato a tutti gli effetti con la NATO.

Una simile misura rischia però di essere una ricetta per un conflitto perpetuo con la Russia. Non va dimenticato, infatti, che fu la progressiva integrazione de facto (anche se non de jure) dell’Ucraina nelle strutture militari NATO a provocare il conflitto attuale.

In generale, più si spingerà in direzione di un’adesione formale o reale di Kiev all’Alleanza, più Mosca sarà portata ad escludere ogni soluzione negoziata del conflitto in favore di una soluzione militare che rischia di vedere allungarsi la lista dei propri obiettivi.

Vi è poi il processo di adesione dell’Ucraina all’UE che presenta problemi propri. non vi è grande appetito nell’Unione per l’adesione di un paese tuttora in guerra. Ma più in generale vi è il problema di come finanziare la nuova fase di allargamento dell’UE.

Ad oggi solo 5 membri UE sono contributori netti al bilancio dell’Unione. Una situazione evidentemente non più sostenibile, che apre l’interrogativo se i paesi dell’Europa centrale e orientale saranno disposti a pagare il conto di un ulteriore allargamento.

Non bisogna poi trascurare il caso di paesi come Serbia, Ungheria, Georgia (e forse la Slovacchia a partire dalle elezioni parlamentari del settembre 2023), i quali mal digeriscono le attuali politiche di allargamento di UE e NATO in chiave antirussa.

Tutto considerato, il fronte europeo ostile a Mosca presenta faglie e punti di fragilità. Costringere paesi come Moldova, Georgia, Ungheria e Serbia a schierarsi apertamente nello scontro fra Russia e Occidente, lungi dal compattare il fronte occidentale, e rafforzare la nuova cortina di ferro che si vuole disegnare in Europa, rischia di fomentare ulteriori tensioni e di aprire nuovi pericolosi focolai di conflitto destabilizzando ulteriormente il continente.

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