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sabato 24 agosto 2024

La cultura, la politica e il giornalismo da supermercato. (A cura di Enrico Corti)

 

da Enrico Corti.

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Corti - Pirola

10:44 (7 ore fa)
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La cultura, la politica e il giornalismo da supermercato.

         Ai giornalisti televisivi moderni cultori delle “americanate“ è bene ricordare che la cultura quale contrapposizione alla “barbaria“ è nata circa 500 mila anni fa nel Paleolitico; in Cina lungo i fiumi Azzurro e Giallo; successivamente, circa 3.000 anni prima di Cristo in Mesopotamia è nata la cultura Sumera che ideò la scrittura cuneiforme e la lavorazione dei metalli; nel V° secolo A.C. in Grecia la cultura è stata affinata dal necessario cosciente collante tra i popoli; da qui le filosofia; la  scienze e la politica; nel 1789 la rivoluzione francese ammodernò la cultura fondandola sulla solidarietà, distruggendo il feudalismo privilegiato.  

         Poi dopo il 1492 e la scoperta dell’America fatta da Cristoforo Colombo, arrivarono nell’America del Nord i colonizzatori europei; quelli che sfuggivano dai loro paesi perché ricercati come fuorileggi; banditi; evasori; ladri; ecc.; pertanto non certamente portatori di cultura Europea ma di una solo ideologia; quella del fare ancora soldi in libertà contro la l’onestà degli altri; usando come argomento persuasivo la Colt; dando così seguito al genocidio degli indigeni americani compiuto dai colonizzatori figliastri della cultura europea  che complessiva causò la morte tra i 55 e i 100 milioni di nativi.

         Da qui nasce il Far West; l’America del Nord incolta; l’americanismo fatto di slogan pragmatici; della democrazia fondata non sulle idee e sui liberi pensieri; ma sulla quantità di dollari che si dispone. Puntualmente, è quanto sta accadendo in questa campagna elettorale, dove i candidati alla presidenza si stanno combattendo al suono di migliaia di milioni di dollari; accompagnati vuoti slogan scevri da riflessioni funzionali al gregge stupidamente acclamante. Difficilmente la politica è caduta così in basso.

         Il tutto in nome della Patria America e delle Libertà; “valori“ negati dagli Usa dal 1945 in poi agli altri Paesi con 53 interventi o invasioni armate riguardanti 33 Nazioni; 1945/1950 Corea; 1946/1988 Cina; 1946 Filippine; 1947 Italia; 1949/1967 Grecia; 1952 Egitto; 1954 Guatemala; 1957/1965/1997 Indonesia; 1967/1958 Libano; 1961/1988 Cuba; 1960/1964; Congo; 1961/1965 Santo Domingo; 1965 Perù;1961/1968 Vietnam; 1969 Cambogia; 1971 Bolivia; 1973 Cile; 1973 Laos; 1979/1989/1998  Afghanistan; 1980/1992 El Salvadori; 1980/1989 Polonia; 1982 Libano; 1982/1989 Nicaragua; 1983  Grenada; 1983  Hawaii; 1986 Libia; 1987 Iran; 1988 Portorico; 1989 Panama; 1991/2003 Iraq; 1991 Haiti; 1991 Kuwait; 1992/2007 Somalia; 1994 Bosnia; 1955 Laos;  1998 Sudan; 2000 Jugoslavia; 2004 Pakistan; 2006 Palestina; 2011 Libia; 2013/2022 Ucraina; 2015 Venezuela; 2018 Niger.

I dati sono stati storicamente documentati dall’ONU e dal giornalista USA David Swanson; dimostrando pure quanto è ingannevole il ricorrere al tema Patria perché fomentatore di conflitti internazionali contrari alla pace.

In nome della libertà, Jeff Bezos, Elon Musk, Mark Zuckerberg e Bill Gates messi assieme denunciano un patrimonio di 659 miliardi di dollari; Secondo il Bureau of labor statistics, un milione di lavoratori Usa ha un salario orario di 7,25 dollari l'ora.

            Nella sanità Usa le persone con un reddito basso sono costrette a scegliere piani assicurativi dalla minima copertura, cosicché generalmente pagano di tasca propria gli alti costi sanitari richiesti dalla sanità privata; in nessun’altra nazione sviluppata al mondo il debito medico è una minaccia così presente come negli Stati Uniti.

Nelle loro “euro-americanate“ anti-culturali, quasi tutti i giornalisti televisivi italiani ci deliziano sulla “neo-libertà“, sul “patriottismo“ e sugli slogan di Donald Trump o di Kamala Harris; ovviamente e democraticamente più per la seconda.

Enrico Corti

24 agosto 2024

 

 

 

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