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domenica 5 novembre 2017

UN ANNO DI TRUMP = Mosca ora si prepara al peggio =


 UN ANNO DI TRUMP = Mosca ora si prepara al peggio =

(AGI) - Mosca, 5 nov. - A un anno dall'elezione alla Casa Bianca di
Donald Trump - che aveva fatto del riavvicinamento a Mosca uno dei
cavalli di battaglia della sua campagna elettorale - la politica
statunitense verso la Russia rimane nel limbo, condizionata da quello
che presto potrebbe diventare il processo Russiagate, vale a dire le
presunte interferenze del Cremlino nelle presidenziali Usa del 2016.
A Mosca - dove si nutrivano speranze che l'arrivo di The Donald
avrebbe portato, se non la revoca delle sanzioni per la crisi
ucraina, almeno un miglioramento delle relazioni - ormai l'unica
aspettativa sembra quella di limitare il piu' possibile i danni,
mentre ormai tra guerre di ambasciate, sanzioni, ritorsioni, attacchi
hacker, misure punitive contri i rispettivi media e maxi
esercitazioni militari in molti non esitano a parlare di nuova Guerra
Fredda.
Anche se la Duma aveva accolto l'elezione del candidato
repubblicano con un applauso che fece il giro del mondo, "non si puo'
parlare di delusione" russa nei confronti di Trump, "perche' le
aspettative nei suo confronti sono state sempre piuttosto limitate",
dice all'Agi Dmitri Suslov, esperto di relazioni russo-americane al
Valdai Club, il think tank di politica estera piu' vicino al
Cremlino.(AGI)
Ruy
051101 NOV 17
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 UN ANNO DI TRUMP = Mosca ora si prepara al peggio (2) =

(AGI) - Mosca, 5 nov. - I fattori che raffreddavano l'entusiasmo
gia' un anno fa, erano diversi: "Prima di tutto, la sua tendenza
all'unilateralismo e all'uso delle armi per difendere il diritto
internazionale; la Russia, poi, sapeva che Trump non avrebbe potuto
cambiare velocemente la politica estera degli Usa, dove gioca un
ruolo significativo lo Stato profondo, l'establishment, che ne
avrebbe ostacolato le priorita' in politica estera, tra cui prima di
tutto l'idea dell'avvicinamento alla Russia". Se di delusione
vogliamo parlare, secondo Suslov e' sicuramente quella di Mosca "per
i passi suicidi, compiuti dall'establishment americano con lo scopo
di screditare" il nuovo presidente e che hanno trasformato la Russia
"nello strumento della lotta politica interna americana, il mezzo con
cui dal 2016 l'e'lite cerca di indebolire il capo di Stato e
mostrarlo come illegittimo". In questa situazione, non e' possibile
sperare in un miglioramento dei rapporti.
Lo sa bene Vladimir Putin, che si e' sempre astenuto da critiche
personali all'omologo Usa, mentre non ha risparmiato strali al
Congresso.(AGI)
Ruy (Segue)
051102 NOV 17
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 UN ANNO DI TRUMP = Medioriente, ad Ankara c'e' un amico in meno (3) =
(AGI) - Istanbul, 5 nov. - Il terrore di Ankara riguarda
l'espansione curda verso ovest, la costituzione di un "corridoio" del
terrore lungo il proprio confine sud, attraverso il quale il Pkk,
gemello curdo-turco del Pyd-Ypg con cui Ankara e' in guerra dal 1984,
possa espandere il proprio fronte di minaccia verso la Turchia.
Quando le truppe curde hanno liberato Raqqa ed enormi immagini di
Abdullah Ocalan, fondatore del Pkk, hanno invaso la citta'
conquistata, la condanna di Erdogan e' stata senza appello: "Questo
era il vero fine degli Usa", colpevoli di aver dato il via libera
all'espansione curda in territori che curdi non sono.
La reazione non si e' limitata alle parole. L'esercito turco sta
infatti gradualmente accerchiando la provincia di Afrin, enclave
curdo siriana isolata dal resto del territorio sotto il controllo
Ypg, un territorio dove gli americani non sono presenti, la cui
sottrazone al Pyd Erdogan ha dichiarato essere "in agenda".(AGI)
Tuy (Segue)
051102 NOV 17
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 UN ANNO DI TRUMP = Medioriente, ad Ankara c'e' un amico in meno (4) =
(AGI) - Istanbul, 5 nov. - Le cose non sono andate meglio per
quanto riguarda la richiesta di estradizione di Fetullah Gulen, un
tema su cui Trump non si e' mai espresso direttamente, dando
l'impressione di non essersene neanche interessato, al punto da far
sorgere il sospetto che si tratti di una strategia per lasciare
l''imam e finanziere nel suo ritiro dorato in Pennsylvania.
L'esatto contrario di quanto avviene in Turchia, dove la questione e'
dibattuta a cadenza giornaliera e il ministro della Giustizia turco
Abdullah Gul non faccia altro che ripetere le parole gia' pronunciate
dal suo recente predecessore, Bekir Bozdag, ovvero che "tutte le
prove sono state inviate a Washington" e che la procedura per
l'estradizione "e' stata portata a termine con successo".
A sentire Erdogan sembra che l'estradizione possa avvenire da un
giorno all'altro. Se Trump tratta l'argomento l'impressione e' che
non se ne sia mai interessato piu' di tanto.
A rischiare di far precipitare i rapporti tra i due hanno poi
contribuito due episodi. Durante la visita del presidente turco negli
Usa lo scorso maggio, con un faccia a faccia di appena 22 minuti, gli
uomini della scorta del presidente si sono resi protagonisti di una
rissa con dei manifestanti nello spazio antistante l'ambasciata
turca.(AGI)
Tuy (Segue)
051102 NOV 17
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 UN ANNO DI TRUMP = Medioriente, ad Ankara c'e' un amico in meno (6) =
(AGI) - Istanbul, 5 nov. - Sintomatico l'atteggiamento di Erdogan,
che non ha mai tirato in causa Trump, attaccando invece Bass
ripetutamente, accusandolo di aver rovinato i rapporti tra due Paesi
alleati.
Una delegazione e' arrivata dagli Usa lo scorso 16 ottobre per
gettare acqua sul fuoco. Tuttavia l'indagine va avanti e la
detenzione dell'impiegato del consolato continua.
I rapporti tra i due Paesi sono tuttavia avviati verso la
distensione in ossequio all'importanza reciproca, sopratutto per gli
sviluppi in Siria, rispetto ai quali Turchia e Usa sono ora
imprenscindibili l'una per l'altra.
Il rapporto tra Erdogan e Trump infatti, e' sempre rimasto sullo
sfondo delle polemiche che hanno riguardato i due Paesi. Per il
presidente turco rompere con Trump significherebbe rinunciare a
Gulen, ma sopratutto rischiare di trovarsi uno stato curdo lungo il
proprio confine sud.
Due sconfitte che Erdogan non puo' permettersi in occasione delle
"fondamentali" elezioni del 2019, consapevole delle conseguenze
catastrofiche che da queste deriverebbero.
Allo stesso modo Trump non puo' rinunciare all'alleanza con la
Turchia in medio oriente ora.
L'evoluzione dei rapporti tra i due seguira' gli sviluppi della
situazione lungo il confine tra Siria e Turchia.
Tutto tranquillo in apparenza, ma si naviga a vista, sopratutto ora
che Raqqa e' caduta ed Erdogan aspetta di vedere come e da chi sara'
gestito il territorio sottratto allo stato islamico. Per Ankara
infatti, tra l'Isis e il Pyd-Ypg non vi e' alcuna differenza. (AGI)
Tuy
051102 NOV 17
NNNN    
    

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