https://x.com/SavinoBalzano/status/1959160764608008478?t=uIg09_LEoyRQAk2NnOKcGw&s=1
A volte la realtà supera ogni più cupa previsione. Proprio ieri, dalle colonne del Fatto Quotidiano, denunciavo il nostro sistema mediatico: servo, vile, supino, sdraiato.
Facevo l’esempio di #Draghi: gli basta commentare il meteo o raccontare cosa ha mangiato a cena la sera prima, e subito si scatena il coro degli zelanti leccasuole. Non sono passate nemmeno 24 ore, letteralmente: #MarioDraghi interviene a #Rimini con un discorso pieno di buchi, e loro perdono il controllo. Escono pezzi su pezzi, a decine, scritti probabilmente dall’intelligenza artificiale, che lo celebrano come lo statista più statista di tutti, quello capace di dare una scossa all’Unione Europea.
Eppure, basterebbe unire i puntini da 1 a 2 per mettere in crisi i ragionamenti di Draghi. Che, in effetti, di ragionato hanno ben poco. Critica duramente l’#UE per essere stata marginale nelle vicende tra #Russia e #Ucraina.
E allora, sarebbe bastato domandargli: «mi perdoni, Presidente, ma lei ci sta raccontando di essere un osservatore passivo di quanto accade a #Bruxelles? È curioso, dal momento che, allo scadere del mandato precedente di #VonDerLeyen, in molti la vedevano come suo possibile successore. Non solo: la stessa Von der Leyen le ha affidato la redazione di importanti rapporti sul rilancio del progetto eurounitario e le ha garantito massima visibilità e risonanza mediatica. Insomma, osservandola, lei esprime proprio il profilo tipico del tizio che sta nella stanza dei bottoni». Oppure, a voler essere un po’ più caustici (per i nostri livelli), si poteva osservare: «Presidente, scusi tanto: lei lamenta la marginalità dell’Unione, ma noi abbiamo fatto proprio tutto quello che voleva lei. Abbiamo sanzionato, anche quando osservatori avvertiti notavano che le sanzioni si sarebbero ripercosse soprattutto su di noi. Abbiamo sostenuto militarmente #Kiev, anche quando si sottolineava che la vittoria sul terreno era impossibile e che si rischiava di scatenare un conflitto mondiale. Era lei a sostenere che stavamo vincendo e che il sistema sanzionatorio fosse assolutamente sostenibile. Poi siamo andati a gambe all’aria: insomma, un po’ di autocritica?».
E invece no: si legge dell’affondo di Draghi, della sveglia di Draghi, del monito di Draghi.
Non è mica la prima volta che succede.
Pochissimi mesi fa, in audizione al Senato, lamentava che le politiche di austerità eurounitarie avevano fiaccato la domanda interna per garantire competitività nel mercato internazionale. Insomma, ha ammesso che l’Unione ci ha impoveriti affinché i nostri beni fossero più competitivi in un sistema economico orientato all’export, sul modello mercantilistico tedesco.
E allora: «ma scusi, Presidente, chi ha sostenuto per anni quel tipo di strategia? Chi ha messo in ginocchio la #Grecia dai vertici della Banca Centrale Europea? Chi ha scritto il programma di governo, nel 2011, destinato all’esecutivo italiano? Vorrei ricordarle che proprio #Monti, a seguito di quella lettera costata la carriera politica a #Berlusconi, vantava in una famosissima intervista alla CNN di aver distrutto la domanda interna. Insomma, lei critica se stesso!».
E invece no, tutti ad applaudire, senza alcuna dignità.
Le cose sono due: o Draghi soffre di doppia personalità e non si rende conto di ciò che dice; oppure, puntualmente, sconfessa se stesso, senza assumersi uno straccio di responsabilità, grazie alla complicità di un sistema mediatico disonesto e appecoronato.
Il problema, lo ripeto, riguarda la nostra democrazia: senza un’informazione minimamente decente, saremo in balìa della peggiore propaganda. Ed è proprio ciò che abbiamo sotto gli occhi, ogni santo giorno.
A volte la realtà supera ogni più cupa previsione. Proprio ieri, dalle colonne del Fatto Quotidiano, denunciavo il nostro sistema mediatico: servo, vile, supino, sdraiato.
Facevo l’esempio di #Draghi: gli basta commentare il meteo o raccontare cosa ha mangiato a cena la sera prima, e subito si scatena il coro degli zelanti leccasuole. Non sono passate nemmeno 24 ore, letteralmente: #MarioDraghi interviene a #Rimini con un discorso pieno di buchi, e loro perdono il controllo. Escono pezzi su pezzi, a decine, scritti probabilmente dall’intelligenza artificiale, che lo celebrano come lo statista più statista di tutti, quello capace di dare una scossa all’Unione Europea.
Eppure, basterebbe unire i puntini da 1 a 2 per mettere in crisi i ragionamenti di Draghi. Che, in effetti, di ragionato hanno ben poco. Critica duramente l’#UE per essere stata marginale nelle vicende tra #Russia e #Ucraina.
E allora, sarebbe bastato domandargli: «mi perdoni, Presidente, ma lei ci sta raccontando di essere un osservatore passivo di quanto accade a #Bruxelles? È curioso, dal momento che, allo scadere del mandato precedente di #VonDerLeyen, in molti la vedevano come suo possibile successore. Non solo: la stessa Von der Leyen le ha affidato la redazione di importanti rapporti sul rilancio del progetto eurounitario e le ha garantito massima visibilità e risonanza mediatica. Insomma, osservandola, lei esprime proprio il profilo tipico del tizio che sta nella stanza dei bottoni». Oppure, a voler essere un po’ più caustici (per i nostri livelli), si poteva osservare: «Presidente, scusi tanto: lei lamenta la marginalità dell’Unione, ma noi abbiamo fatto proprio tutto quello che voleva lei. Abbiamo sanzionato, anche quando osservatori avvertiti notavano che le sanzioni si sarebbero ripercosse soprattutto su di noi. Abbiamo sostenuto militarmente #Kiev, anche quando si sottolineava che la vittoria sul terreno era impossibile e che si rischiava di scatenare un conflitto mondiale. Era lei a sostenere che stavamo vincendo e che il sistema sanzionatorio fosse assolutamente sostenibile. Poi siamo andati a gambe all’aria: insomma, un po’ di autocritica?».
E invece no: si legge dell’affondo di Draghi, della sveglia di Draghi, del monito di Draghi.
Non è mica la prima volta che succede.
Pochissimi mesi fa, in audizione al Senato, lamentava che le politiche di austerità eurounitarie avevano fiaccato la domanda interna per garantire competitività nel mercato internazionale. Insomma, ha ammesso che l’Unione ci ha impoveriti affinché i nostri beni fossero più competitivi in un sistema economico orientato all’export, sul modello mercantilistico tedesco.
E allora: «ma scusi, Presidente, chi ha sostenuto per anni quel tipo di strategia? Chi ha messo in ginocchio la #Grecia dai vertici della Banca Centrale Europea? Chi ha scritto il programma di governo, nel 2011, destinato all’esecutivo italiano? Vorrei ricordarle che proprio #Monti, a seguito di quella lettera costata la carriera politica a #Berlusconi, vantava in una famosissima intervista alla CNN di aver distrutto la domanda interna. Insomma, lei critica se stesso!».
E invece no, tutti ad applaudire, senza alcuna dignità.
Le cose sono due: o Draghi soffre di doppia personalità e non si rende conto di ciò che dice; oppure, puntualmente, sconfessa se stesso, senza assumersi uno straccio di responsabilità, grazie alla complicità di un sistema mediatico disonesto e appecoronato.
Il problema, lo ripeto, riguarda la nostra democrazia: senza un’informazione minimamente decente, saremo in balìa della peggiore propaganda. Ed è proprio ciò che abbiamo sotto gli occhi, ogni santo giorno.
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A volte la realtà supera ogni più cupa previsione. Proprio ieri, dalle colonne del Fatto Quotidiano, denunciavo il nostro sistema mediatico: servo, vile, supino, sdraiato...
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