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martedì 19 dicembre 2023

GIMBE: tra pochi fondi e sprechi, Ssn in precario stato salute

 MARTEDÌ 19 DICEMBRE 2023 10.00.41


GIMBE: tra pochi fondi e sprechi, Ssn in precario stato salute

GIMBE: tra pochi fondi e sprechi, Ssn in precario stato salute GIMBE: tra pochi fondi e sprechi, Ssn in precario stato salute "Carenza personale, diseguaglianze, inefficienze, privato che avanza" Roma, 19 dic. (askanews) - E' una "festa di compleanno amara" quella del Servizio Sanitario Nazionale, che quest'anno compie 45 anni, "tra sotto-finanziamento, carenza di personale, diseguaglianze, migrazione sanitaria, sprechi e inefficienze, privato che avanza. E con la mannaia dell'autonomia differenziata che pende sul 'festeggiato'". Così la Fondazione GIMBE, che oggi ha pubblicato la monografia "Il Servizio Sanitario Nazionale compie 45 anni. Lunga vita al Servizio Sanitario Nazionale!" che propone una "terapia appropriata per il precario 'stato di salute' del SSN, affetto da numerose 'patologie'". SOTTO-FINANZIAMENTO - "Per sedare le strumentalizzazioni politiche degli ultimi mesi - spiega il presidente della Fondazione GIMBE Nino Cartabellotta - è bene ribadire che negli ultimi 15 anni tutti i Governi, di ogni colore, hanno tagliato risorse o non finanziato adeguatamente il SSN sino a portare il nostro Paese ad essere in Europa 'primo tra i paesi poveri' in termini di spesa sanitaria pubblica pro-capite". Infatti, nel 2022 siamo davanti solo ai paesi dell'Europa meridionale (Spagna, Portogallo, Grecia) e quelli dell'Europa dell'Est, eccetto la Repubblica Ceca. Con un gap rispetto alla media dei paesi europei che dal 2010 è progressivamente aumentato, arrivando nel 2022 a $ 873 (pari a ? 801), che, tenendo conto di una popolazione residente ISTAT al 1° gennaio 2023, per l'anno 2022 corrisponde ad un gap di ? 47,3 miliardi. Nell'intero periodo 2010-2022 il gap cumulativo arriva alla cifra monstre di $ 363 miliardi, ovvero circa 333 miliardi di euro. "Una progressiva sottrazione di risorse - continua Cartabellotta - che ha portato all'inesorabile indebolimento del SSN nelle sue componenti strutturale, tecnologica, organizzativa e, soprattutto, professionale". CARENZA DI PERSONALE - "A pagare le spese del progressivo definanziamento - spiega Cartabellotta - è stato infatti soprattutto il personale sanitario. La persistenza del tetto di spesa riferito al lontano 2004 ha prima ridotto la quantità di medici e soprattutto di infermieri, poi li ha progressivamente demotivati tanto che oggi si moltiplicano pensionamenti anticipati, licenziamenti volontari, fughe verso il privato o all'estero. Il capitale umano che crede nel SSN oggi è costretto ad alzare la voce con ripetuti scioperi, per chiedere disperatamente di rilanciare le politiche del personale sanitario. Anche perché si sta facendo largo la scarsa attitudine dei giovani a intraprendere professioni (es. infermiere) e specialità (es. medico d'urgenza) poco attrattive, che a fronte di una bassa remunerazione presentano limitate prospettive di carriera, condizioni di lavoro inaccettabili, o addirittura rischio di aggressioni: uno scenario che, in assenza di decisi interventi da parte della politica, finirà per legittimare cooperative di servizi e gettonisti". DISEGUAGLIANZE REGIONALI - A fronte di un SSN nato 45 anni fa sotto il segno dell'uguaglianza e dell'equità, commenta il Presidente "ci ritroviamo oggi con 21 servizi sanitari regionali profondamente diseguali, con una vera e propria 'frattura strutturale' tra Nord e Sud, con i residenti nella maggior parte delle Regioni meridionali a cui non sono garantiti nemmeno i livelli essenziali di assistenza". Il monitoraggio 2021 dei LEA da parte del Ministero della salute documenta infatti che delle 14 Regioni adempienti solo 3 sono del Sud (Abruzzo, Puglia e Basilicata), tutte a fondo classifica. "E su questa frattura - chiosa il Presidente - pende la mannaia dell'autonomia differenziata, che senza definire e finanziare i Livelli Essenziali delle Prestazioni, non potrà che amplificare le diseguaglianze, legittimando normativamente il divario Nord-Sud e violando il principio di uguaglianza nel diritto alla tutela della salute e assestando il colpo di grazia al SSN". (Segue) Sav 20231219T100024Z
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GIMBE: tra pochi fondi e sprechi, Ssn in precario stato salute -2-

GIMBE: tra pochi fondi e sprechi, Ssn in precario stato salute -2- GIMBE: tra pochi fondi e sprechi, Ssn in precario stato salute -2- Roma, 19 dic. (askanews) - MIGRAZIONE SANITARIA - E proprio la "frattura strutturale" Nord-Sud, spiega il Presidente "è la causa del triste fenomeno della mobilità sanitaria che nei dati definitivi del 2021 vale ? 4,24 miliardi: risorse che scorrono prevalentemente dalle Regioni meridionali verso 3 regioni settentrionali dove si concentra il 93,3% dei saldi attivi. Proprio le stesse Regioni (Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto) che hanno già sottoscritto i pre-accordi per le maggiori autonomie". Nel 2021, infatti, le Regioni con saldo positivo superiore a ? 100 milioni sono tutte al Nord: Emilia-Romagna (? 442 milioni), Lombardia (? 271 milioni) e Veneto (? 228 milioni); e quelle con saldo negativo maggiore di ? 100 milioni tutte al Centro-Sud: Abruzzo (-? 108 milioni), Puglia (-? 131 milioni), Lazio (-? 140 milioni), Sicilia (-? 177 milioni), Campania (-? 221 milioni), Calabria (-? 252 milioni). SPRECHI E INEFFICIENZE - "L'erogazione dell'assistenza sanitaria - spiega il Presidente - oggi risulta molto frammentata, troppo medico-centrica, dicotomizzata tra ospedale e territorio e scarsamente integrata con quella socio-sanitaria, generando sprechi e inefficienze, ridotta qualità dei servizi e disagi per i pazienti". Sicuramente ci sono margini di recupero su vari ambiti: eccesso di prestazioni da medicina difensiva, frodi, acquisti a costi eccessivi, complessità amministrative, inadeguato coordinamento dell'assistenza, in particolare tra setting ospedalieri e territoriali. Ma scondo il GIMBE per recuperare gli sprechi servono la visione di un nuovo SSN e coraggiose riforme sulle modalità di finanziamento, riparto delle risorse, programmazione, organizzazione e integrazione dei servizi sanitari e socio-sanitari. "Ovvero - chiosa Cartabellotta - sprechi e inefficienze sono parte integrante del sistema e pur attuando misure per la loro riduzione non avremo comunque risorse monetizzabili a breve termine". ESPANSIONE DEL PRIVATO ACCREDITATO - Secondo quanto riportato dall'Annuario statistico del SSN 2021 del Ministero della salute, il numero di strutture sanitarie private accreditate rappresentano quasi la metà di quelle che erogano l'assistenza ospedaliera (48,6%) e il 60,4% di quelle per la specialistica ambulatoriale. Sono invece prevalentemente gestite dal privato le strutture destinate all'assistenza residenziale (84%) e semiresidenziale (71,3%) e quelle riabilitative (78,2%). "Pur nella consapevolezza della qualità di numerose strutture private accreditate e della differente "densità" nelle varie Regioni - commenta Cartabellotta - è evidente che per soddisfare i bisogni di salute della popolazione diminuiscono le tutele pubbliche e aumenta l'offerta privata. Che dovrebbe essere invece una libera scelta e non una necessità obbligata dall'indebolimento del pubblico". Sav 20231219T100031Z

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