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domenica 21 dicembre 2025

Vi propongo la traduzione integrale di un post pubblicato dal premier ungherese Viktor Orbán. Mi pare che la questione della guerra in Europa non sia una questione di destra o sinistra, ma di chi vota i crediti di guerra e chi no, di chi vorrebbe addirittura passare a rubare asset sovrani stranieri e chi no. Buona lettura!
----- Per la prima volta nella storia dell'Unione europea, 24 Stati membri hanno concesso congiuntamente un prestito di guerra a un Paese esterno all'Unione.
Non si tratta di un dettaglio tecnico, ma di un cambiamento qualitativo. La logica di un prestito è chiara: chi presta denaro vuole che venga restituito. In questo caso, però, il rimborso non è legato alla crescita economica o alla stabilizzazione, ma alla vittoria militare.
Affinché questo denaro possa mai essere recuperato, la Russia dovrebbe essere sconfitta. Questa non è la logica della pace, ma la logica della guerra. Un prestito di guerra rende inevitabilmente i suoi finanziatori interessati alla continuazione e all'escalation del conflitto, perché la sconfitta significherebbe anche una perdita finanziaria. Da questo momento in poi non stiamo più parlando semplicemente di decisioni politiche o morali, ma di vincoli finanziari duri che spingono l'Europa in una sola direzione: verso la guerra.
La logica di guerra di Bruxelles, dunque, si sta intensificando. Non rallenta, non si attenua, ma viene istituzionalizzata. Il rischio oggi è maggiore che mai, perché la prosecuzione della guerra è ormai legata a un interesse finanziario.
L'Ungheria sceglie deliberatamente di non imboccare questa strada pericolosa. Non partecipiamo a iniziative che rendono i partecipanti interessati a prolungare la guerra. Non cerchiamo una corsia preferenziale verso la guerra, ma un'uscita verso la pace. Questo non è isolazionismo, ma sobrietà strategica. È nell'interesse dell'Ungheria e, nel lungo periodo, anche nell'interesse dell'Europa.

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