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mercoledì 23 agosto 2023

SANITA': MEDICO LASCIA PRONTO SOCCORSO, 'RITMI INSOSTENIBILI, PEGGIO CHE CON COVID'

Il governo  e il parlamento sono impegnati a trovare denaro per inviare armi  all'Ucraina e per i loro vitalizi per la sanità pubblica via altri soldi aiutando così la sanità privata
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MERCOLEDÌ 23 AGOSTO 2023 14.29.04

**SANITA': MEDICO LASCIA PRONTO SOCCORSO, 'RITMI INSOSTENIBILI, PEGGIO CHE CON COVID'** =

ADN0486 7 CRO 0 ADN CRO NAZ **SANITA': MEDICO LASCIA PRONTO SOCCORSO, 'RITMI INSOSTENIBILI, PEGGIO CHE CON COVID'** = 'Basta ospedale sarò dottore di famiglia, per 3 anni 900 euro al mese, 3 volte meno di oggi' Roma, 23 ago. (Adnkronos Salute) - "Il lavoro in Pronto soccorso, in sé, è bellissimo. Ci sono arrivato per caso, in pieno Covid, ma poi mi sono innamorato. Ora però è diventato incompatibile con una qualità della vita minimamente accettabile, tra turni massacranti, continue sostituzioni dei colleghi, visto che siamo sempre meno". Marcello Di Paolo, 35 anni, da tre anni medico del Dipartimento di emergenza-urgenza di un grande ospedale romano, il San Giovanni Addolorata, racconta all'Adnkronos Salute, nella sua ultima settimana di lavoro nella struttura romana dalla quale si è dimesso, la sua scelta di lasciare il Pronto soccorso e diventare medico di famiglia, anche se questo significherà meno soldi e un 'passo' indietro in ospedale, dove farà tirocinio - previsto nel percorso di formazione e ingresso alla medicina di famiglia - in reparti dove ha lavorato per anni. "Passerò da uno stipendio medio di 3mila euro al mese ad una borsa di studio di 900 euro" necessaria per fare il medico di famiglia. "E, nonostante la mia specializzazione in medicina Interna, gli anni in Pronto soccorso e un curriculum con formazione all'estero, dovrò tornare in medicina Interna e Pronto soccorso. Ma sono convinto della mia scelta. I ritmi sono diventati insostenibili. La necessità di sostituire colleghi che si ammalano o hanno altre necessità è continua perché bisogna garantire assistenza sulle 24 ore e il personale è sempre di meno. Non c'è nessuna possibilità, quindi, di programmare nessun aspetto della propria vita al di fuori dell'ospedale. E anche le ferie vengono programmate in anticipo di mesi, senza nemmeno la possibilità di scegliere il periodo o di fermarsi un giorno quando si è esausti". A questo si aggiungono le difficoltà che la situazione comporta nei rapporti con il paziente. "Ogni giorno siamo vittime di violenze verbali e fisiche. Anch'io ho sperimentato aggressioni fisiche, e questo senza tutele. Si percepisce l'assenza totale di sostegno pratico. Solo recentemente nella nostra struttura è stato aperto un posto di polizia fisso". I pazienti che, "comprensibilmente, vivono il disagio delle attese, sfogano su di noi la loro rabbia e sofferenza, l'autorevolezza della figura del medico non esiste più. Noi possiamo essere empatici, comprendere, ma non possiamo risolvere un problema che non dipende da noi e pagarne il prezzo". Una situazione che, "paradossalmente è peggiore adesso rispetto a quella dell'emergenza pandemica, quando sicuramente il lavoro era intenso, totalizzante, spaventoso. Ma c'era anche attenzione a noi medici, una prospettiva, l'idea che, una volta finita la battaglia contro il virus qualcosa sarebbe cambiato. Sembrava che tutti avessero capito l'importanza della sanità". (segue) (Ram/Adnkronos Salute) ISSN 2465 - 1222 23-AGO-23 14:29 NNNN 

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