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sabato 16 dicembre 2023

La verità; tra storia e modernità. ( a cura di Enrico Corti)

 


La verità; tra storia e modernità.

1921, vengono fondati i Fasci di Combattimento nel silenzio quasi totale della stampa di allora; quasi come ora, dove la quasi totalità dei giornalisti non cita mai il “fascismo“, sostituendolo con la “destra“.

1940, Mussolini dichiarò “spezzeremo le reni alla Grecia finendo lui con le ossa rotte nel 1943; dopo l’Armistizio firmato in quell’anno e sino alla Liberazione del 1945, i nazi-fascisti hanno organizzato 6.000 atti di violenza con l’uccisione di 25.000 persone inermi; Negli anni 1947,1 969,1972, 1974,1980, 1984, i fascisti italiani continuarono la loro opera “ideale“ causando 9 stragi contro i civili, determinando la morte di circa 150 perone e il ferimento di migliaia; ancora nel 2018 viene ritrovato in Lombardia un arsenale con simboli nazi-fascisti.

1952, viene approvata la Legge che proibisce il fascismo; ma da allora solo tre movimenti neofascisti sono stati messi fuorilegge e i suoi fondatori non sono mai stati condannati, tutto ciò perché la Costituzione nega la ricostituzione di un  partito fascista avente gli obiettivi antidemocratici che furono del partito fascista originario. Ciò che ancora manca è una chiara sentenza che vieti l’inneggiamento a Mussolini e al fascismo, o il manifestare con divise e bandiere fasciste, come succede di norma a Predappio; addirittura ci si può anche definirsi neofascisti a patto che si dimostri di non avere nostalgie per il passato. Sono queste contradditorie e putride norme che consentono ai neo-fascisti di circolare liberamente con le bombe in tasca causando morti civili.

 2008 durante la manifestazione politica Atreju, organizzata dai giovani di destra, Il leader di Alleanza nazionale Gianfranco Fini disse che la destra doveva avere valori antifascisti propri; ma fu fischiato dai militanti; l’allora Ministra della Gioventù Giorgia Meloni come risposta a Fini pubblicò immediatamente una lettera che proclamava: “Basta con questa storia del fascismo e dell’antifascismo; i militanti di destra nati a ridosso degli anni ottanta e novanta non possono essere intrappolati in uno spazio angusto di quasi cento anni or sono” .Quindi non sorprende che da Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni abbia ignorato il centenario della marcia su Roma; negando ogni legame con quella storia dicendo: “non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici”; (altra furbizia per non nominare il termine fascismo).

2018, il Presidente del Senato Ignazio La Russa in una intervista a domicilio esibisce in casa sua una statua di Mussolini; assieme ad una collezione di memorabili ricordi fascisti. Ai ai primi accenni della pandemia del 2020, per difendersi dal contagio La Russa propone ai camerati di sostituire la stretta di mano con il saluto romano dal braccio destro alzato e la mano tesa.

2023, La Russa sostiene di essere fedele alla Costituzione in quanto nella stessa non è citata la parola antifascismo ma solo i valori della resistenza; oltre che paraculo; è intellettualmente e eticamente disonesto in quanto usa la forma civile unitaria della Costituzione per negare la sostanza di fascismo e antifascismo.   

2023, ad Aosta il sottosegretario alla Giustizia Andrea Del Mastro ripete Mussolini con la frase “spezzeremo le reni alle correnti della Magistratura”; in Provincia di Pordenone e in occasione della proiezione del film ‘Comandante‘, una decina di persone si presentano in sala pubblica indossando la divisa Nazista. L’iniziativa è stata patrocinata dal Comune con Sindaco Fratelli d’Italia.

2023, dopo aver maltrattato un inserviente reo di essere un lavoratore; alla Scala di Milano La Russa discute con chi ha gridato W l’Italia antifascista;

C’è ne sarebbe abbastanza per comprendere che siamo nell’anticamera di un nuovo regime fascista; ma in generale anche i giornalisti (condizionati come sono dal libro paga) non riescono a scrivere la parola fascismo; sostituendolo con “destra“.

Stiamo ricascando nel clima 1921, ma c’è una diversità che i dipendenti dei media liberal non comprendono; chiamare Giorgia Meloni fascista per lei non è un’offesa; ma un onore; per essere pienamente soddisfatta nel suo ego spera che finalmente la buona novella venga pubblicata dai giornali “democratici“; non è lei che deve metterci la faccia ma altri;

Quindi, giornalisti sensibili accontentala; nel segno della modernità chiamatela neo-fascista e lei ne sarà felice; per contro gli antifascisti verrebbero forse rispettati di più e magari reagiranno per tentare d’uscire dall’anticamera in cui sono stati cacciati; in fondo si tratta solo di chiamare le cose con il loro vero nome; non destra; ma fascismo.

Enrico Corti - 15 dicembre 2013

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