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lunedì 15 gennaio 2024

L’Ucraina e la democrazia (a cura di Enrico Corti)

 

L’Ucraina e la democrazia

Sul tema “l’informazione per il consenso ad uso delle guerre“, il reporter giornalista internazionale Giorgio Bianchi che ha operato nel Burkina Faso, in India, , nel Myanmar, in Nepal,  in altri paesi europei e in Ucraina dove è tutt’ora presente,; ha pubblicamente reso noto il suo pensiero sul come “proporre un punto di vista diverso da quello dai messaggi di norma veicolati dai mezzi d’informazione“.

Per meglio comprendere la riflessione attuale, ritengo necessario un breve excursus storico sulla vicenda; la città di Kiev ha otto secoli di vita, maggiormente vissuti come territorio russo (Rus’) e oggetto di conflitto tra i vari monarca territoriali che rivaleggiavano per la conquista del potere dell’intero Stato russo; poiché soltanto l’occupazione di Kiev, per la sua ubicazione,  poteva portare al conseguimento del potere supremo nello Stato. Dal 1240 sino all’inizio del 1900 Kiev visse nella decadenza e l’Ucraina come Stato non è mai esista;, solo quattro anni dopo la rivoluzione socialista sovietica e per volontà di Lenin nel 1921l’Ucraina è diventata Stato socialista.

A conferma dell’indole reazionaria degli ucraini ereditata dalla sua stessa storia,  gli studiosi storici ci ricordano che nel 1941 gli ucraini accolsero l’occupazione di Hitlee del suo esercito con svastiche e a braccia alzate nel saluto  nazista; molti di loro si allearono con i nazisti, 50.000 ucraini si arruolarono volontariamente nelle SS affiancando i 12.000 tedeschi già in forza; i nazisti ucraini furono i più spietati aguzzini degli ebrei.

Dopo la sconfitta nazifascista del 1945, molti filo nazisti ucraini si nascosero nelle foreste dando origine alla creazione delle bande Azov; tutt’ora operanti. Sotto la regia della CIA (come avvenne in Cile nel 1973 e in altre parti del pianeta), nel 2014 Petro Poroshenko organizzò un colpo di Stato in Ucraina per sostituire l’alleato dei russi Viktor Yanukovych democraticamente eletto; a sua volta sostituito, sempre con regia CIA, dal comico Volodymyr Zelensky.

Nello stesso 2014, l’83% degli elettori di due regioni del Donbass ha partecipato al Referendum chiedendo più autonomia dal Governo centrale ucraino; il 92% ha risposto si; ma su iniziativa governativa sono intervenute nel Donbass le già citate bande Azov assassinando 15.000 civili di etnia russa, compresi 500 bambini; causando così l’intervento russo in loro difesa.

 Come diceva il filosofo greco Eschilo, “La prima vittima della guerra è sempre la verità“. Infatti Il conflitto Ucraine/Russia nasce nel 2014 e non nel 2020; come pedantemente pubblica la stampa occidentale par addossare all’intervento russo nel Donbass la responsabilità per l’inizio del conflitto.

Lo conferma lo stesso Giorgio Bianchi testimoniando che il 14 marzo 2014 si trovava a Kramators nel Donbass e su casa sua è scoppiato un razzo balistico lanciato dagli ucraini che ha ammazzato 23 persone e ne ha ferite 35; lui è rimasto vivo perché fuori casa.

Successivamente, undici partiti ucraini “accusati da Zelensky di giustificare l’aggressione russa“ sono stati sospesi per tutto il tempo in cui in Ucraina sarà in vigore la legge marziale; cioè per sempre. I pochi giornalisti indipendenti vengono incarcerati se non addirittura uccisi da prigionieri; come è stato il caso dell’americano Gonzales Lira e dell’italiano Andrea Rocchelli;

Giorgi Bianchi deve rimanere nel Donbass perché gli viene proibito d’entrare in Ucraina in quanto definito criminale. E’ pertanto evidente che nello “Stato democratico“ verso cui si mandano aiuti e armi; è in corso una pulizia etnica.

          Nella trappola c’è cascata anche la segretaria del PD Elly Schlein, prodiga di parole e meno di azioni, che in TV ha difeso l’invio di aiuti e armi italiani all’Ucraina in nome della democrazia occidentale; nella quale l’oriunda elvetica yankee annovera evidentemente anche le bande naziste Azov; in gran parte utilizzatrici delle armi raccattate da Zelensky.

          Anche volendo soprassedere alla speculare ignoranza storica dimostrata dell’interessata, pur rimanendo nel solo alveo della misera politica alla moda  si nota che la signora non ha nemmeno compreso che, per cacciare Giorgia Meloni dal Governo, il primo obbiettivo dev’essere quello di riportare alle urne il 56% degli operai che nel 2022 non hanno votato; non l’ho hanno fatto non per causa dell’oligarca Putin; ma innanzitutto come conseguenza delle saggezze dialettiche moderate di chi ha messo in crisi la rappresentatività dei lavoratori e dei ceti meno abbienti.

“Saggezze“ delle quali la nuova segretaria del PD non dimostra di volersene disfarne; ai lavoratori e ai ceti meno abbienti astensionisti la risposta.

Enrico Corti

15 gennaio 2024

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