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sabato 28 maggio 2011

ZIMBABWE: SERGENTE POLIZIA USA GABINETTO MUGABE, IN CARCERE

ZIMBABWE: SERGENTE POLIZIA USA GABINETTO MUGABE, IN CARCERE
DICE RADIO LOCALE, 'NON RIUSCIVA PIU' A TRATTENERSI'
(ANSA) - ROMA, 28 MAG - Quando le urgenze fisiologiche
diventano indilazionabili, pur di ritrovare la liberta' a volte
non ci possono fermare barriere ne' remore, ne' - e' il caso di
dirlo - si guarda in faccia a nessuno. E cosi' si puo' incorrere
in un brutto guaio, com'e' accaduto ad Alois Mabhunu, sergente
della polizia dello Zimbabwe che, in servizio di vigilanza ad
una fiera campionaria nella citta' di Bulawayo, non riusciva
piu' a trattenersi. Alla disperata ricerca di un bagno, ha osato
''violare'' il gabinetto riservato al presidente-padrone Robert
Mugabe. Un oltraggio che allo sfortunato sergente e' costato
gia' l'arresto e forse costera' un anno di carcere.
La vicenda e' raccontata dalla radio locale Vop con il titolo
''Mai usare il gabinetto riservato al presidente!'' e riportata
oggi dal sito del quotidiano britannico Guardian. ''A causa
dell'improrogabile richiamo della natura, Mabhunu, e' corso
verso i gabinetti riservati a Mugabe...ed e' stato bloccato
dagli agenti posti di guardia'', racconta radio Vop. ''Ma non
potendo resistere all'intensa pressione, il sottufficiale e'
riuscito a farsi largo per trovare sollievo. E' stato arrestato
il 7 maggio dopo che sull'episodio e' stato fatto un rapporto
agli uomini della sicurezza di Mugabe''.
Ora Mabhunu si trova detenuto in una caserma di Bulawayo. La
sua avvocatessa ha impostato la strategia difensiva sul fatto
che non esista una legge specifica che proclami determinate
latrine come ''riservate al presidente'' e che nel caso
specifico si trattava di un gabinetto pubblico. Ma il poliziotto
rischia di scontare un anno di carcere per invasione della
privacy della quale Mugabe, a quanto sembra, e' estremamente
geloso. (ANSA).

GV
28-MAG-11 16:33 NNNN

SPARISCE HASHISH DA CASERMA CC NEL BOLOGNESE,INDAGATO MARESCIALLO

SPARISCE HASHISH DA CASERMA CC NEL BOLOGNESE,INDAGATO MARESCIALLO =
(AGI) - Bologna, 28 mag. - Un maresciallo dei carabinieri e'
indagato a seguito della sparizione di un chilo di hashish
dall'ufficio corpi di reato della caserma dei carabinieri di
San Giovanni in Persiceto, nel bolognese. Sulla vicenda dopo
un'informativa inviata alla Procura dal comando provinciale
dell'Arma e' stata aperta un'inchiesta. Per il sottoufficiale
che e' stato trasferito ad un altro comando si ipotizza il
reato di peculato. Le indagini sono state delegate al comando
provinciale che ha avviato anche un'indagine interna. Il
maresciallo ricopriva un ruolo nelle procedure di custodia del
deposito della droga sequestrata durante un'operazione di
polizia giudiziaria del 2009 condotta dalla compagnia di San
Giovanni in Persiceto. Durante le periodiche ispezioni dei
militari e' emerso che mancava da quella partita di sostanza
stupefacente un chilogrammo di hashish. Non essendoci traccia
del verbale di distruzione sono state avviate le indagini per
chiarire eventuali responsabilita' riferite a quell'ammanco di
hashish. Oltre al provvedimento di trasferimento nei confronti
del maresciallo, sono tuttora al vaglio disciplinare i
comportamenti di eventuali altri militari preposti alla
vigilanza sui reperti e sul rispetto delle relative procedure.
Il procuratore aggiunto di Bologna e portavoce della Procura
Valter Giovannini riferendosi a questa vicenda ha detto:
"L'Arma riscuote la nostra totale fiducia avendo fin
dall'inizio agito con prontezza e lealta' assoluta". (AGI)
Ari
281653 MAG 11

NNNN

POLIZIA: MORTO ISPETTORE SERRA,UN MITO CONTRO "ANONIMA SEQUESTRI"


POLIZIA: MORTO ISPETTORE SERRA,UN MITO CONTRO "ANONIMA SEQUESTRI" =
(AGI) - Cagliari, 28 mag. - E' morto stamane in ospedale a
Cagliari Antonio Serra, "mitico" ispettore capo della polizia,
diventato celebre per la caccia ai latitanti nel Nuorese. Nato
a Thiesi, in provincia di Sassari, settantacinque anni fa,
comando' la squadriglia catturandi della squadra mobile di
Nuoro. Era in pensione dal primo febbraio del 1994. L'ispettore
Serra, durante la sua lunga carriera si e' distino per aver
portato a termine numerose operazioni nelel campagne della
Barbagia che consentirono la cattura di alcuni tra i maggiori
esponenti dell'anonima sequestri sarda con la liberazione di
diverse vittime di rapimenti. Grazie alla sua profonda
conoscenza del territorio e delle dinamiche criminali
barbaricine, riusci' a catturare i piu' pericolosi latitanti
sardi. Per queste operazioni e' stato insignito della medaglia
di bronzo al valor civile e di numerose altre onorificenze.
(AGI)
Sol
281254 MAG 11

NNNN

Contro i tagli alla sicurezza manifestazione del Silp Cgil, martedi a Savona

Martedì 31 maggio 2011 a partire dalle ore 10,00 si svolgerà la manifestazione organizzata dal SILP per la CGIL nelle vie antistanti la Questura di Savona , contro i tagli alla sicurezza e per la tutela della specificità della professione

Ciotti (Silp Cgil): "In VIII municipio, per ogni 2000 cittadini c’è un solo poliziotto" (link diretto al sito dell'autore)

Annarella su referendum, Pisapia, situazione politica italiana ecc.

Dir. 5-4-2011 n. 2011/36/UE DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, e che sostituisce la decisione quadro del Consiglio 2002/629/GAI. Pubblicata nella G.U.U.E. 15 aprile 2011, n. L 101.

Dir. 5 aprile 2011, n. 2011/36/UE   (1) (2).
DIRETTIVA  DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, e  che sostituisce la decisione quadro del Consiglio 2002/629/GAI.

(1) Pubblicata nella G.U.U.E. 15 aprile 2011, n. L 101.
(2)  La presente direttiva è entrata in vigore il 15 aprile 2011.


IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 82, paragrafo 2, e l'articolo 83, paragrafo 1,
vista la proposta della Commissione europea,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (3),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (4),
considerando quanto segue:
(1)  La tratta di esseri umani è un reato grave, spesso commesso nell'ambito  della criminalità organizzata, e costituisce una seria violazione dei diritti fondamentali esplicitamente vietata dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. La prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani sono una priorità dell'Unione e degli Stati membri.
(2) La presente direttiva è parte dell'azione globale contro la tratta di esseri umani, che include azioni che coinvolgono paesi terzi, come dichiarato nel «Libro bianco sulle iniziative per rafforzare la dimensione esterna dell'Unione nelle iniziative contro la tratta di esseri umani: verso un'azione dell'Unione europea a livello mondiale contro la tratta di esseri umani» approvata dal Consiglio il 30  novembre 2009. In tale contesto è opportuno realizzare azioni nei paesi  terzi da cui provengono e vengono trasferite le vittime della tratta per svolgere un'opera di sensibilizzazione, ridurre la vulnerabilità, sostenere e assistere le vittime, lottare contro le cause profonde del fenomeno e aiutare i paesi terzi interessati a sviluppare un'adeguata legislazione per contrastare la tratta.
(3) La presente direttiva riconosce la specificità di genere del fenomeno e che la tratta degli uomini e quella delle donne hanno spesso fini diversi. Per questo motivo, anche le misure di assistenza e sostegno dovrebbero integrare una specificità di genere laddove opportuno. I fattori che spingono le persone a lasciare il proprio paese d'origine (fattori «push») e quelli che le attraggono nei paesi di destinazione (fattori «pull») possono divergere in base ai settori interessati, ad esempio l'industria del sesso o lo sfruttamento del lavoro nel settore edile, agricolo o della servitù domestica.
(4) L'Unione si è impegnata a prevenire e combattere la tratta di esseri umani e a proteggere i diritti delle vittime: a tal fine sono stati adottati la decisione quadro 2002/629/GAI  del Consiglio, del 19 luglio 2002, sulla lotta alla tratta di esseri umani e il piano UE sulle migliori pratiche, le norme e le procedure per  contrastare e prevenire la tratta di esseri umani (5). Inoltre, il programma di Stoccolma - Un'Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini (6),  adottato dal Consiglio europeo, accorda una netta priorità alla lotta contro la tratta di esseri umani. È opportuno prevedere ulteriori misure, quali il sostegno per lo sviluppo di indicatori comuni generali dell'Unione per l'identificazione delle vittime della tratta, mediante lo scambio di migliori prassi tra tutte le parti in causa, in particolare i servizi sociali pubblici e privati.
(5) Le autorità di contrasto degli Stati membri dovrebbero continuare a collaborare per rafforzare la lotta contro la tratta di esseri umani. Sono a tal proposito essenziali una stretta cooperazione transfrontaliera che comprenda lo scambio di informazioni e di migliori prassi nonché un dialogo aperto e costante tra le autorità di polizia, giudiziarie e finanziarie degli Stati membri. Il coordinamento delle indagini e delle azioni penali nei casi di tratta di esseri umani dovrebbe essere agevolato da una cooperazione rafforzata con Europol e Eurojust, l'istituzione di squadre investigative comuni e l'attuazione della decisione quadro 2009/948/GAI del Consiglio, del 30 novembre 2009, sulla prevenzione e la risoluzione dei conflitti relativi all'esercizio della giurisdizione nei procedimenti penali .
(6)  Gli Stati membri dovrebbero incoraggiare le organizzazioni della società civile, comprese le organizzazioni non governative la cui attività è riconosciuta nella lotta contro la tratta di esseri umani, e collaborare strettamente con esse, in particolare per quanto riguarda le  iniziative politiche, le campagne di informazione e sensibilizzazione, i  programmi di ricerca e istruzione e la formazione, nonché la verifica e  la valutazione dell'impatto delle misure di contrasto della tratta.
(7)  La presente direttiva adotta un approccio globale, integrato e incentrato sui diritti umani alla lotta contro la tratta di esseri umani, e nell'attuazione della stessa, è opportuno tener conto della direttiva 2004/81/CE del Consiglio, del 29 aprile 2004, riguardante il titolo di soggiorno da rilasciare ai cittadini di paesi terzi vittime della tratta di esseri  umani o coinvolti in un'azione di favoreggiamento dell'immigrazione illegale che cooperino con le autorità competenti , e della direttiva 2009/52/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 giugno 2009,  che introduce norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare . I principali obiettivi della presente direttiva sono una più rigorosa prevenzione e repressione e la protezione dei diritti delle vittime. La
presente direttiva adotta inoltre una comprensione contestuale delle varie forme della tratta ed è  volta a garantire che ogni forma sia combattuta con le misure più efficaci.
(8) Poiché i minori costituiscono una categoria più vulnerabile rispetto agli adulti e corrono quindi maggiori rischi di divenire vittime della tratta di esseri umani, è necessario che la presente direttiva sia applicata tenendo conto dell'interesse superiore del minore conformemente alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione  europea e alla Convenzione ONU del 1989 sui diritti del fanciullo.
(9)  Il protocollo ONU del 2000 per prevenire, reprimere e punire la tratta di persone, in particolare di donne e bambini, allegato alla Convenzione  delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, e  la Convenzione del Consiglio d'Europa del 2005 sulla lotta contro la tratta di esseri umani rappresentano passi decisivi nel processo di potenziamento della cooperazione internazionale nella lotta contro la tratta di esseri umani. È opportuno rilevare che la Convenzione del Consiglio d'Europa contiene un meccanismo di valutazione, composto dal gruppo di esperti nella lotta contro la tratta di esseri umani (GRETA) e  dal Comitato delle parti. Per evitare la duplicazione di sforzi è opportuno sostenere il coordinamento tra le organizzazioni internazionali con competenze in materia di azioni contro la tratta di esseri umani.
(10) La presente direttiva lascia impregiudicato il principio di non respingimento («non refoulement») conformemente alla Convenzione del 1951 relativa allo stato dei rifugiati (Convenzione di Ginevra), nonché all'articolo 4 e all'articolo 19, paragrafo 2, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.
(11) Per adeguarsi alla recente evoluzione del fenomeno della tratta di esseri umani, la presente direttiva adotta una nozione più ampia rispetto alla decisione quadro 2002/629/GAI di ciò che dovrebbe essere considerato tratta di esseri umani e include pertanto altre forme di sfruttamento. Nel contesto della presente direttiva, l'accattonaggio forzato dovrebbe essere inteso come una forma di lavoro o servizio forzato quali definiti  nella convenzione OIL n. 29 del 1930 concernente il lavoro forzato ed obbligatorio. Pertanto, lo sfruttamento dell'accattonaggio, compreso l'uso per l'accattonaggio di una persona dipendente vittima della tratta, rientra nell'ambito della definizione di tratta di esseri umani solo qualora siano presenti tutti gli elementi del lavoro o servizio forzato. Alla luce della pertinente giurisprudenza, la validità di qualsiasi eventuale consenso a prestare tale
lavoro o servizio dovrebbe essere valutata caso per caso. Tuttavia, nel caso di minori, nessun eventuale consenso dovrebbe essere considerato valido. L'espressione «sfruttamento di attività criminali» dovrebbe essere intesa come lo sfruttamento di una persona affinché commetta, tra l'altro, atti di borseggio, taccheggio, traffico di stupefacenti e altre attività analoghe che sono oggetto di sanzioni e implicano un profitto economico.  Tale definizione contempla anche la tratta di esseri umani perpetrata ai fini del prelievo di organi, pratica che costituisce una grave violazione della dignità umana e dell'integrità fisica, nonché, ad esempio, altri comportamenti quali l'adozione illegale o il matrimonio forzato nella misura in cui soddisfano gli elementi costitutivi della tratta di esseri umani.
(12) I livelli delle pene nella presente direttiva riflettono la preoccupazione crescente negli Stati membri in relazione allo sviluppo del fenomeno della tratta di esseri umani. Per questo motivo la presente direttiva utilizza come base i livelli 3 e 4 delle conclusioni del Consiglio, del 24 e 25 aprile 2002, sull'approccio  da adottare per l'armonizzazione delle pene. Quando il reato è commesso  in determinate circostanze, per esempio se la vittima è particolarmente  vulnerabile, la pena dovrebbe essere più severa. Nel contesto della presente direttiva, fra le persone vulnerabili dovrebbero essere compresi almeno i minori. Altri elementi che si potrebbero prendere in considerazione nel valutare la vulnerabilità della vittima comprendono, ad esempio, il sesso, la gravidanza, lo stato di salute e la disabilità.  Se il reato è particolarmente grave, ad esempio qualora sia stata
messa  in pericolo la vita della vittima, o se il reato è stato perpetrato con  ricorso a violenze gravi, quali la tortura, il consumo forzato di droghe/medicinali, lo stupro o altre gravi forme di violenza psicologica, fisica o sessuale, o ha altrimenti causato un pregiudizio particolarmente grave alla vittima, ciò dovrebbe altrettanto tradursi in  pene più severe. Nella presente direttiva ogni riferimento alla consegna dovrebbe intendersi ai sensi della decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri . La gravità del reato commesso potrebbe essere considerata nell'ambito dell'esecuzione della sentenza.
(13) Nella lotta alla tratta di esseri umani è opportuno avvalersi pienamente degli strumenti in vigore sul sequestro e la confisca dei proventi di reato, ad esempio la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale e relativi protocolli, la Convenzione del Consiglio d'Europa del 1990 sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato, la decisione quadro 2001/500/GAI del Consiglio, del 26 giugno 2001, concernente il riciclaggio di denaro, l'individuazione, il rintracciamento, il congelamento o sequestro e la confisca degli strumenti e dei proventi di reato , e la decisione quadro  2005/212/GAI del Consiglio, del 24 febbraio 2005, relativa alla confisca di beni, strumenti e proventi di reato . È opportuno promuovere  l'uso degli strumenti e proventi sequestrati e confiscati provenienti dai reati di cui alla presente
direttiva per finanziare l'assistenza e la protezione delle vittime, compreso il loro risarcimento e l'applicazione della legislazione transfrontaliera dell'Unione contro le  attività della tratta.
(14) È opportuno tutelare le vittime della  tratta di esseri umani, conformemente ai principi fondamentali degli ordinamenti giuridici degli Stati membri interessati, dall'azione penale  e dalle sanzioni per le attività criminali, quali l'uso di documenti falsi o la commissione di reati previsti dalla legislazione sulla prostituzione o l'immigrazione, che siano state costrette a compiere come conseguenza diretta dell'essere oggetto della tratta. Tale protezione mira a salvaguardare i diritti umani delle vittime, a prevenire un'ulteriore vittimizzazione e ad incoraggiarle a testimoniare  nei procedimenti penali contro gli autori dei reati. Tale protezione non dovrebbe escludere azioni giudiziarie o sanzioni penali per i reati commessi intenzionalmente o nei quali si ravvisa una partecipazione intenzionale.
(15) Per garantire il buon esito delle indagini e dell'azione penale relative ai reati di tratta di esseri umani, l'avvio delle indagini non dovrebbe, in via di principio, essere subordinato alle dichiarazioni o all'accusa formulate dalla vittima. Qualora richiesto dalla natura dell'atto, l'azione penale dovrebbe essere consentita per un congruo periodo di tempo dopo che la vittima ha raggiunto la maggiore età. La durata del congruo periodo di tempo di perseguibilità dovrebbe essere determinata conformemente alle rispettive  legislazioni nazionali. Le autorità di contrasto e le autorità inquirenti dovrebbero essere adeguatamente formate, in particolare per migliorare l'esecuzione internazionale delle norme e la cooperazione giudiziale. Sarebbe opportuno mettere a disposizione dei responsabili dell'indagine e dell'azione penale relative a tali reati gli strumenti investigativi usati
contro la criminalità organizzata e altri reati gravi, tra cui, l'intercettazione di comunicazioni, la sorveglianza discreta, compresa la sorveglianza elettronica, il controllo dei conti bancari o altre indagini finanziarie.
(16) Per garantire un'azione  penale efficace contro i gruppi della criminalità internazionale che hanno il centro delle loro attività in uno Stato membro e che sono dediti alla tratta di esseri umani nei paesi terzi, è opportuno stabilire la giurisdizione sul reato di tratta quando l'autore del reato  ha la cittadinanza di uno Stato membro e il reato è stato commesso al di fuori del territorio di quello Stato membro. Analogamente, si potrebbe stabilire la giurisdizione quando l'autore del reato risiede abitualmente in uno Stato membro, la vittima ha la cittadinanza o risiede abitualmente in uno Stato membro, o il reato è stato commesso a vantaggio di una persona giuridica che ha sede nel territorio di uno Stato membro e il reato è stato commesso al di fuori del territorio di quello Stato membro.
(17) Mentre la direttiva 2004/81/CE prevede il rilascio di un titolo di soggiorno alle vittime della tratta  di esseri umani che siano cittadini di paesi terzi e la direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativa al  diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri , disciplina l'esercizio del diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli  Stati membri, nonché la protezione contro l'allontanamento, la presente  direttiva stabilisce specifiche misure di protezione per tutte le vittime della tratta di esseri umani e non riguarda di conseguenza le condizioni di soggiorno delle vittime della tratta di esseri umani nel territorio degli Stati membri.
(18) È necessario che le vittime della tratta possano esercitare effettivamente i propri diritti. È quindi opportuno che dispongano di assistenza e sostegno prima, durante e  per un congruo periodo di tempo dopo i procedimenti penali. Gli Stati membri dovrebbero fornire le risorse per finanziare l'assistenza, il sostegno e la protezione delle vittime. L'assistenza e il sostegno forniti dovrebbero comprendere almeno una serie minima di misure necessarie per consentire alle vittime di ristabilirsi e di sottrarsi ai  loro trafficanti. Nell'attuazione pratica di tali misure è opportuno tenere conto, in base ad una valutazione individuale effettuata conformemente alle procedure nazionali, delle circostanze, del contesto culturale e delle esigenze della persona interessata. L'assistenza e il sostegno dovrebbero essere forniti ad una persona non appena vi sia ragionevole motivo di ritenere
che essa possa essere stata oggetto di tratta e indipendentemente dalla sua volontà di testimoniare o meno. Qualora la vittima non risieda legalmente nello Stato membro interessato, l'assistenza e il sostegno dovrebbero essere forniti incondizionatamente almeno durante il periodo di riflessione. Se, una volta completato il processo di identificazione o scaduto il periodo di riflessione, la vittima non è ritenuta ammissibile al titolo di soggiorno o non abbia altrimenti residenza legale nello Stato membro interessato, o se la vittima ha lasciato il territorio di detto Stato membro, lo Stato membro interessato non è obbligato a continuare a fornirle assistenza e sostegno sulla base della presente direttiva. Ove necessario, per circostanze quali cure mediche in corso a causa delle gravi conseguenze fisiche o psicologiche del reato, o qualora la sicurezza della vittima sia a rischio per
le dichiarazioni da essa rese nel procedimento penale, l'assistenza e il sostegno dovrebbero proseguire per un congruo periodo di tempo dopo la conclusione del procedimento penale.
(19) La decisione quadro 2001/220/GAI del Consiglio, del 15 marzo 2001, relativa alla posizione della vittima nel procedimento penale stabilisce una serie di diritti delle vittime nei procedimenti penali, fra cui il diritto alla protezione e al risarcimento. Le vittime della tratta di esseri umani dovrebbero poter accedere inoltre rapidamente alla consulenza legale e, secondo il ruolo delle vittime nel pertinente sistema giudiziario, all'assistenza legale,  anche ai fini di una domanda di risarcimento. Le autorità competenti potrebbero inoltre fornire tale consulenza e assistenza legale ai fini di una domanda di risarcimento dallo Stato. Scopo della consulenza legale è consentire alle vittime di essere informate e consigliate sulle  varie possibilità a loro disposizione. La consulenza legale dovrebbe essere fornita da una persona che ha ricevuto una formazione giuridica adeguata senza
essere necessariamente un avvocato. La consulenza legale e, secondo il ruolo delle vittime nel pertinente sistema giudiziario, l'assistenza legale dovrebbero essere fornite a titolo gratuito, almeno quando la vittima non disponga di risorse finanziarie sufficienti, in modo conforme alle procedure interne degli Stati membri. Poiché è improbabile che i minori vittime di tratta, in particolare, dispongano di tali risorse la consulenza legale e l'assistenza legale sarebbero in pratica gratuite per costoro. Inoltre, sulla base di una valutazione individuale dei rischi, effettuata conformemente alle procedure nazionali, le vittime dovrebbero essere protette contro la ritorsione, l'intimidazione e il rischio di essere di nuovo oggetto di tratta.
(20)  Le vittime della tratta di esseri umani che hanno subito le conseguenze  di abusi e trattamenti degradanti solitamente legati al reato di tratta, quali sfruttamento sessuale, abusi sessuali, stupro, pratiche simili alla schiavitù o prelievo di organi, dovrebbero essere protette contro la cosiddetta vittimizzazione secondaria e contro ogni altro trauma durante il procedimento penale. Si dovrebbero evitare ripetizioni  non necessarie delle audizioni nel corso delle indagini e del procedimento penale, ad esempio, nei casi consentiti, attraverso la produzione, quanto prima possibile nel corso del procedimento, della videoregistrazione di tali audizioni. A tal fine, le vittime della tratta di esseri umani dovrebbero beneficiare di un trattamento adeguato, basato sulle loro esigenze individuali, durante le indagini e i  procedimenti penali. La valutazione delle esigenze individuali
dovrebbe  tener conto di elementi quali l'età, di un'eventuale gravidanza, dello stato di salute, di una eventuale disabilità o di altre circostanze personali, nonché delle conseguenze fisiche o psicologiche dell'attività criminale di cui la vittima è stata oggetto. L'eventuale trattamento e le sue modalità di applicazione devono essere decisi, caso per caso, conformemente al diritto nazionale, alle norme sulla discrezionalità, la  prassi o gli orientamenti giudiziari.
(21) Le misure di assistenza e sostegno alle vittime dovrebbero essere fornite su base consensuale e informata. Le vittime dovrebbero pertanto essere al corrente degli aspetti salienti delle suddette misure, che non dovrebbero essere loro imposte. Il rifiuto da parte della vittima delle misure di assistenza o sostegno non dovrebbe comportare l'obbligo per le  autorità competenti dello Stato membro interessato di offrire alla vittima misure alternative.
(22) Oltre alle misure a disposizione di tutte le vittime della tratta di esseri umani, è opportuno che gli Stati membri garantiscano specifiche misure di assistenza, sostegno e protezione per i minori. Tali misure dovrebbero essere applicate tenendo  conto dell'interesse superiore del minore conformemente alla Convenzione delle Nazioni Unite del 1989 sui diritti del fanciullo. Quando l'età di una persona oggetto della tratta di esseri umani è incerta e sussistono motivi per ritenere che sia inferiore ai diciotto anni, si dovrebbe presumere che la persona in questione sia un minore e la stessa dovrebbe ricevere assistenza, sostegno e protezione immediati.  Le misure di assistenza e sostegno per i minori dovrebbero essere intese al recupero fisico e psico-sociale e ad una soluzione duratura per il minore in questione. L'accesso all'istruzione aiuterebbe il minore a reintegrarsi nella
società. Tenuto conto della particolare vulnerabilità dei minori vittime della tratta, si dovrebbero prevedere ulteriori misure di protezione per tutelarli in occasione delle audizioni rese durante le indagini e i procedimenti penali.
(23) È  opportuno dedicare un'attenzione particolare ai minori non accompagnati  vittime della tratta di esseri umani, in quanto la loro situazione di particolare vulnerabilità richiede assistenza e sostegno specifici. Gli Stati membri dovrebbero applicare misure di accoglienza specifiche per le esigenze del minore non accompagnato vittima della tratta di esseri umani, dal momento in cui è identificato fino a quando si perviene a una  soluzione duratura, provvedendo all'applicazione delle salvaguardie procedurali del caso. È opportuno adottare le misure necessarie per provvedere, laddove opportuno, alla nomina di un tutore e/o di un rappresentante ai fini della salvaguardia dell'interesse superiore del minore. È opportuno decidere il più rapidamente possibile del futuro di ciascuna vittima minore non accompagnata, per trovare soluzioni durevoli  basate su valutazioni caso per caso
tenendo conto innanzitutto del suo interesse superiore. Tra le soluzioni durature vi potrebbe essere il rimpatrio e la reintegrazione nel paese d'origine o di rimpatrio, l'integrazione nella società ospitante, il rilascio di uno status di protezione internazionale o di altro tipo in conformità alla legislazione nazionale degli Stati membri.
(24) Se, conformemente alla presente direttiva, occorre nominare il tutore e/o rappresentante di un minore, questi ruoli possono essere svolti dalla stessa persona o da una persona giuridica, da un'istituzione o da un'autorità.
(25)  Gli Stati membri dovrebbero stabilire e/o rafforzare le politiche di prevenzione della tratta di esseri umani, prevedendo anche misure che scoraggino e riducano la domanda, fonte di tutte le forme di sfruttamento, e riducano il rischio di divenire vittime della tratta, attraverso la ricerca, inclusa la ricerca su nuove forme di tratta di esseri umani, l'informazione, la sensibilizzazione e l'istruzione. Nell'ambito di tali iniziative, gli Stati membri dovrebbero adottare una  prospettiva di genere e un approccio fondato sui diritti dei minori. I funzionari suscettibili di entrare in contatto con vittime effettive o potenziali della tratta di esseri umani dovrebbero essere adeguatamente preparati ad individuare tali vittime e ad occuparsene. Tale obbligo di formazione dovrebbe essere promosso per i membri delle categorie seguenti che possono entrare in contatto con le vittime:
operatori di polizia, guardie di frontiera, funzionari dei servizi per l'immigrazione, pubblici ministeri, avvocati, giudici e personale giudiziario, ispettori del lavoro, operatori sociali e dell'infanzia, nonché personale sanitario e consolare, ma potrebbe estendersi a seconda  delle circostanze locali ad altri funzionari pubblici che possono entrare in contatto con vittime della tratta durante il loro lavoro.
(26) La direttiva 2009/52/CE prevede sanzioni penali a carico dei datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi in posizione irregolare e che, pur non essendo stati accusati o condannati per tratta di esseri umani, consapevolmente ricorrono al lavoro o ai servizi di una persona vittima della tratta. Oltre a ciò, gli Stati membri dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di irrogare sanzioni a chi si avvale di qualsiasi servizio da parte di una persona con la consapevolezza che essa è vittima della tratta. Potrebbe essere così perseguita la condotta dei datori di lavoro  di cittadini di paesi terzi in posizione regolare e di cittadini dell'Unione, e quanti ricorrono ai servizi sessuali di qualsiasi persona  vittima della tratta, indipendentemente dalla loro cittadinanza.
(27)  Gli Stati membri dovrebbero istituire, secondo le modalità ritenute opportune conformemente alla loro organizzazione interna e tenendo conto  della necessità di una struttura minima con compiti individuati, sistemi nazionali di monitoraggio, quali ad esempio relatori nazionali o  meccanismi equivalenti, per valutare le tendenze della tratta di esseri  umani, raccogliere statistiche, misurare i risultati delle azioni anti-tratta e presentare relazioni periodiche. Tali relatori nazionali o  meccanismi equivalenti sono già costituiti in una rete informale dell'Unione istituita dalle conclusioni del Consiglio sull'istituzione di una rete europea di relatori nazionali o meccanismi equivalenti sul traffico di esseri umani del 4 giugno 2009. Un coordinatore anti-tratta parteciperebbe ai lavori di tale rete, che offre all'Unione e agli Stati  membri informazioni strategiche obiettive,
affidabili, raffrontabili e aggiornate nell'ambito della tratta di esseri umani e uno scambio di esperienze e migliori prassi nel settore della prevenzione e repressione  della tratta a livello dell'Unione. Il Parlamento europeo dovrebbe avere il diritto di partecipare alle attività comuni dei relatori nazionali o meccanismi equivalenti.
(28) Per valutare i risultati delle azioni anti-tratta, l'Unione dovrebbe continuare a sviluppare il suoi lavoro sulle metodologie e sui metodi di raccolta dei dati per elaborare statistiche raffrontabili.
(29) Alla luce del programma di Stoccolma e al fine di sviluppare una strategia consolidata dell'Unione contro la tratta di esseri umani, intesa a rafforzare ulteriormente l'impegno e gli sforzi dell'Unione e degli Stati membri nella prevenzione e repressione di tale tratta, gli Stati membri dovrebbero agevolare i compiti del coordinatore anti–tratta, tra i quali  possono figurare ad esempio il miglioramento del coordinamento e della coerenza, evitando una duplicazione degli sforzi, tra le istituzioni e le agenzie dell'Unione nonché tra gli Stati membri e gli interlocutori internazionali, il contributo allo sviluppo di politiche e strategie dell'Unione nuove o vigenti rilevanti per la lotta contro la tratta di esseri umani o la comunicazione alle istituzioni dell'Unione.
(30)  La presente direttiva mira a modificare e ad ampliare le disposizioni della decisione quadro 2002/629/GAI. Poiché le modifiche da apportare sono sostanziali per numero e natura, è opportuno che, ai fini della chiarezza, la decisione quadro sia modificata nella sua interezza, in relazione alla partecipazione degli Stati membri nell'adozione della presente direttiva.
(31) Conformemente al punto 34 dell'accordo interistituzionale «Legiferare meglio» (7),  gli Stati membri sono invitati a redigere e rendere pubblici, nell'interesse proprio e dell'Unione, prospetti indicanti, per quanto possibile, la concordanza tra la presente direttiva e i provvedimenti di  attuazione.
(32) Poiché l'obiettivo della presente direttiva, vale a dire la lotta contro la tratta di esseri umani, non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri, ma può, a motivo della portata o degli effetti dell'azione in questione, essere conseguito meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea.  La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato  nello stesso articolo.
(33) La presente direttiva rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi riconosciuti, in particolare, dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, segnatamente la dignità umana, la proibizione della schiavitù, del lavoro forzato e della tratta di esseri umani, la proibizione della tortura e delle pene o  trattamenti inumani o degradanti, i diritti del bambino, il diritto alla libertà e alla sicurezza, la libertà di espressione e d'informazione, la protezione dei dati di carattere personale, il diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale e i principi della legalità e della proporzionalità dei reati e delle pene. In particolare, la presente direttiva è volta a garantire il pieno rispetto  di tali diritti e principi e deve essere attuata di conseguenza.
(34) A norma dell'articolo 3 del protocollo sulla posizione del Regno Unito e dell'Irlanda rispetto allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia allegato al trattato sull'Unione europea e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea,  l'Irlanda ha notificato che desidera partecipare all'adozione e all'applicazione della presente direttiva.
(35) A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo sulla posizione del Regno Unito e dell'Irlanda rispetto allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia allegato al trattato sull'Unione europea e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea,  e fatto salvo l'articolo 4 di tale protocollo, il Regno Unito non partecipa all'adozione della presente direttiva. non è da essa vincolato, né è soggetto alla sua applicazione.
(36) A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo sulla posizione della Danimarca, allegato al trattato sull'Unione europea e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea,  la Danimarca non partecipa all'adozione della presente decisione. non è  da essa vincolata, né è soggetta alla sua applicazione,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:

(3)  Parere del 21 ottobre 2010 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(4)   Posizione del Parlamento europeo del 14 dicembre 2010 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 21 marzo 2011.
(5)  GU C 311 del 9.12.2005, pag. 1.
(6)  GU C 115 del 4.5.2010, pag. 1.
(7)  GU C 321 del 31.12.2003, pag. 1.


Articolo 1  Oggetto
La  presente direttiva stabilisce norme minime relative alla definizione dei reati e delle sanzioni nell'ambito della tratta di esseri umani. Essa introduce altresì disposizioni comuni, tenendo conto della prospettiva di genere, per rafforzare la prevenzione di tale reato e la protezione delle vittime.




Articolo 2  Reati relativi alla tratta di esseri umani
1.  Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché siano punibili i seguenti atti dolosi:
il  reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l'alloggio o l'accoglienza di persone, compreso il passaggio o il trasferimento dell'autorità su queste persone, con la minaccia dell'uso o con l'uso stesso della forza o di altre forme di coercizione, con il rapimento, la  frode, l'inganno, l'abuso di potere o della posizione di vulnerabilità o  con l'offerta o l'accettazione di somme di denaro o di vantaggi per ottenere il consenso di una persona che ha autorità su un'altra, a fini di sfruttamento.

2.   Per posizione di vulnerabilità si intende una situazione in cui la persona in questione non ha altra scelta effettiva ed accettabile se non  cedere all'abuso di cui è vittima.

3.   Lo sfruttamento comprende, come minimo, lo sfruttamento della prostituzione altrui o altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro o  i servizi forzati, compreso l'accattonaggio, la schiavitù o pratiche simili alla schiavitù, la servitù, lo sfruttamento di attività illecite o  il prelievo di organi.

4.   Il consenso della vittima della tratta di esseri umani allo sfruttamento, programmato o effettivo, è irrilevante in presenza di uno dei mezzi indicati al paragrafo 1.

5.   La condotta di cui al paragrafo 1, qualora coinvolga minori, è punita come reato di tratta di esseri umani anche in assenza di uno dei mezzi indicati al paragrafo 1.

6.  Ai fini della presente direttiva per «minore» si intende la persona di età inferiore ai diciotto anni.




Articolo 3  Istigazione, favoreggiamento, concorso e tentativo
Gli  Stati membri adottano le misure necessarie affinché siano punibili l'istigazione, il favoreggiamento e il concorso o il tentativo nella commissione dei reati di cui all'articolo 2.




Articolo 4  Pene
1.  Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché i reati di cui all'articolo 2 siano punibili con la reclusione della durata massima di almeno cinque anni.

2.  Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché i reati di cui all'articolo 2 siano punibili con la reclusione della durata massima di almeno dieci anni, laddove tale reato:
a)   sia stato commesso nei confronti di una vittima particolarmente vulnerabile, compresi, nel contesto della presente direttiva, almeno i minori;
b)  sia stato commesso nel contesto di un'organizzazione criminale ai sensi della decisione quadro 2008/841/GAI del Consiglio, del 24 ottobre 2008, relativa alla lotta contro la criminalità organizzata ;
c)  abbia messo in pericolo la vita della vittima intenzionalmente o per colpa grave; oppure
d)  sia stato commesso ricorrendo a violenze gravi o abbia causato alla vittima un pregiudizio particolarmente grave.
3.  Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché il fatto che un reato di cui all'articolo 2 sia stato commesso da pubblici ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni sia considerato una circostanza aggravante.

4.  Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché i reati di cui all'articolo 3 siano puniti con pene effettive, proporzionate e dissuasive, che possono dar luogo a consegna.




Articolo 5  Responsabilità delle persone giuridiche
1.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché le persone giuridiche possano essere ritenute responsabili dei reati di cui agli articoli 2 e 3 commessi a loro vantaggio da qualsiasi soggetto, che agisca a titolo individuale o in quanto membro di un organismo della persona giuridica, che detenga una posizione dominante in seno alla persona giuridica, basata:
a)  sul potere di rappresentanza di detta persona giuridica;
b)  sul potere di prendere decisioni per conto della persona giuridica; oppure
c)  sull'esercizio del controllo in seno a tale persona giuridica.
2.   Gli Stati membri adottano inoltre le misure necessarie affinché le persone giuridiche possano essere ritenute responsabili qualora la mancata sorveglianza o il mancato controllo da parte di un soggetto tra quelli descritti al paragrafo 1 abbia reso possibile la commissione, a vantaggio della persona giuridica, di uno dei reati di cui agli articoli 2 e 3 da parte di una persona sottoposta all'autorità di tale soggetto.

3.   La responsabilità delle persone giuridiche ai sensi dei paragrafi 1 e 2  non esclude l'avvio di procedimenti penali contro le persone fisiche che abbiano commesso uno dei reati di cui agli articoli 2 e 3, abbiano istigato qualcuno a commetterli o vi abbiano concorso.

4.   Ai sensi della presente direttiva, per «persona giuridica» s'intende qualsiasi ente che abbia personalità giuridica in forza del diritto nazionale applicabile, ad eccezione degli Stati o di altre istituzioni pubbliche nell'esercizio dei poteri pubblici e delle organizzazioni internazionali pubbliche.




Articolo 6  Sanzioni applicabili alle persone giuridiche
Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché alla persona giuridica ritenuta responsabile ai sensi dell'articolo 5,  paragrafi 1 o 2, siano applicate sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive, che comprendano sanzioni pecuniarie penali o non penali e che possano comprendere anche altre sanzioni quali:
a)  l'esclusione dal godimento di benefici o aiuti pubblici;
b)  l'interdizione temporanea o permanente dall'esercizio di un'attività commerciali;
c)  l'assoggettamento a sorveglianza giudiziaria;
d)  provvedimenti giudiziari di scioglimento;
e)  la chiusura temporanea o permanente degli stabilimenti che sono stati usati per commettere il reato.



Articolo 7  Sequestro e confisca
Gli  Stati membri adottano le misure necessarie per assicurare che le loro autorità competenti abbiano la facoltà di sequestrare e confiscare gli strumenti e i proventi derivanti dai reati di cui agli articoli 2 e 3.




Articolo 8  Mancato esercizio dell'azione penale o mancata applicazione di sanzioni penali alle vittime
Gli  Stati membri adottano le misure necessarie, conformemente ai principi fondamentali dei loro ordinamenti giuridici, per conferire alle autorità nazionali competenti il potere di non perseguire né imporre sanzioni penali alle vittime della tratta di esseri umani coinvolte in attività criminali che sono state costrette a compiere come conseguenza diretta di uno degli atti di cui all'articolo 2.




Articolo 9  Indagini e azione penale
1.  Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché le indagini o l'azione penale relative ai reati di cui agli articoli 2 e 3 non siano subordinate alla querela, alla denuncia o all'accusa formulate da una vittima e il procedimento penale possa continuare anche  se la vittima ritratta una propria dichiarazione.

2.  Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché, qualora richiesto dalla natura dell'atto, i reati di cui agli articoli 2 e 3 possano essere perseguiti per un congruo periodo di tempo dopo che la vittima ha raggiunto la maggiore età.

3.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché le persone, le unità o i servizi incaricati delle indagini o dell'azione penale per i reati di cui agli articoli 2 e 3 ricevano la formazione necessaria.

4.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché le persone, le unità o i servizi incaricati delle indagini o dell'azione penale per i reati di cui agli articoli 2 e 3 dispongano di strumenti investigativi efficaci, quali quelli utilizzati contro la criminalità organizzata o altri reati gravi.




Articolo 10  Giurisdizione
1.  Gli Stati membri adottano le misure necessarie a stabilire la propria giurisdizione per i reati di cui agli articoli 2 e 3 nei seguenti casi:
a)  il reato è stato commesso interamente o parzialmente sul suo territorio; oppure
b)  l'autore del reato è un suo cittadino.
2.  Uno Stato membro informa la Commissione qualora decida di stabilire ulteriormente la giurisdizione per i reati di cui agli articoli 2 e 3 commesso al di fuori del suo territorio, tra l'altro quando:
a)   il reato è stato commesso contro uno dei suoi cittadini o contro una persona che risiede abitualmente nel territorio di detto Stato membro;
b)  il reato è stato commesso a vantaggio di una persona giuridica che ha sede nel territorio di detto Stato membro; oppure
c)  l'autore del reato risiede abitualmente nel territorio di detto Stato membro.
3.  Per le azioni penali relative ai reati di cui agli articoli 2 e 3,  commessi al di fuori del territorio dello Stato membro interessato, ciascuno Stato membro adotta, nei casi di cui al paragrafo 1, lettera b), e può adottare, nei casi di cui al paragrafo 2, le misure necessarie  affinché la sua giurisdizione non sia subordinata alle seguenti condizioni:
a)  i fatti costituiscano reato nel luogo in cui sono stati commessi; oppure
b)   il reato sia perseguibile solo su querela da parte della vittima nel luogo in cui è stato commesso, oppure su denuncia dello Stato sul cui territorio il reato è stato commesso.



Articolo 11  Assistenza e sostegno alle vittime della tratta di esseri umani
1.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché le vittime ricevano assistenza e sostegno prima, durante e per un congruo periodo di tempo successivamente alla conclusione del procedimento penale, per permettere loro di esercitare i diritti sanciti dalla decisione quadro 2001/220/GAI del Consiglio e dalla presente direttiva.

2.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché una persona riceva assistenza e sostegno non appena le autorità competenti abbiano un ragionevole motivo di ritenere che nei suoi confronti sia stato compiuto uno dei reati di cui agli articoli 2 e 3.

3.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché l'assistenza e il sostegno alla vittima non siano subordinati alla volontà di quest'ultima di collaborare nelle indagini penali, nel procedimento giudiziario o nel processo, fatte salve la direttiva 2004/81/CE o norme nazionali analoghe.

4.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie per predisporre adeguati  meccanismi di rapida identificazione, di assistenza e di sostegno delle  vittime, in cooperazione con le pertinenti organizzazioni di sostegno.

5.   Le misure di assistenza e sostegno di cui ai paragrafi 1 e 2 sono fornite su base consensuale e informata e prevedono almeno standard di vita in grado di garantire la sussistenza delle vittime, fornendo loro un alloggio adeguato e sicuro e assistenza materiale, nonché le cure mediche necessarie, compresi l' assistenza psicologica, la consulenza e le informazioni e, se necessario, i servizi di traduzione ed interpretariato.

6.   Le informazioni di cui al paragrafo 5 riguardano, se del caso, informazioni sul periodo di riflessione e ristabilimento ai sensi della direttiva 2004/81/CE e informazioni sulla possibilità di concedere protezione internazionale ai sensi della direttiva 2004/83/CE del Consiglio, del 29 aprile 2004, recante norme minime sull'attribuzione, a cittadini di paesi terzi o apolidi, della qualifica  di rifugiato o di persona altrimenti bisognosa di protezione internazionale, nonché norme minime sul contenuto della protezione riconosciuta e della direttiva 2005/85/CE del Consiglio, del 1° dicembre 2005, recante norme minime per le procedure applicate negli Stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di rifugiato o di altri strumenti internazionali o disposizioni nazionali analoghe.

7.   Gli Stati membri tengono conto delle esigenze specifiche delle vittime,  derivanti in particolare dall'eventuale stato di gravidanza, dallo stato di salute, da eventuali disabilità, disturbi mentali o psicologici, o dalla sottoposizione a gravi forme di violenza psicologia, fisica o sessuale.




Articolo 12  Tutela delle vittime della tratta di esseri umani nelle indagini e nei procedimenti penali
1.   Le misure di protezione di cui al presente articolo si applicano in aggiunta ai diritti sanciti nella decisione quadro 2001/220/GAI.

2.   Gli Stati membri provvedono affinché le vittime della tratta di esseri umani abbiano accesso senza indugio alla consulenza legale e, secondo il  ruolo delle vittime nel pertinente sistema giudiziario, all'assistenza legale, anche ai fini di una domanda di risarcimento. La consulenza legale e l'assistenza legale sono gratuite se la vittima non dispone di risorse finanziarie sufficienti.

3.   Gli Stati membri provvedono affinché le vittime di tratta di esseri umani ricevano adeguata protezione sulla base di una valutazione individuale dei rischi, tra l'altro accedendo ai programmi di protezione  delle vittime o ad altre misure analoghe, se necessario e conformemente  al diritto o alle procedure nazionali.

4.   Fermo restando il diritto alla difesa e in base a una valutazione individuale delle autorità competenti sulla situazione personale della vittima, gli Stati membri provvedono affinché le vittime della tratta di  esseri umani beneficino di un trattamento specifico intese a prevenire la vittimizzazione secondaria evitando, per quanto possibile e conformemente al diritto nazionale e alle norme sulla discrezionalità, la prassi o gli orientamenti giudiziari, quanto segue:
a)  le ripetizioni non necessarie delle audizioni nel corso delle indagini e del procedimento penale;
b)   il contatto visivo fra le vittime e gli imputati, anche durante le deposizioni, quali audizioni ed esami incrociati, ricorrendo a mezzi adeguati fra cui l'uso di appropriate tecnologie della comunicazione;
c)  le deposizioni in udienze pubbliche; e
d)  le domande non necessarie sulla vita privata.



Articolo 13  Disposizioni generali sulle misure di assistenza, sostegno e protezione dei minori vittime della tratta di esseri umani
1.   I minori vittime della tratta di esseri umani ricevono assistenza, sostegno e protezione. Nell'applicazione della presente direttiva è innanzitutto considerato l'interesse superiore del minore.

2.   Gli Stati membri provvedono affinché, ove l'età della vittima della tratta di esseri umani risulti incerta e vi sia motivo di ritenere che sia un minore, detta persona sia considerata minore al fine di ottenere accesso immediato all'assistenza, al sostegno e alla protezione a norma degli articoli 14 e 15.




Articolo 14  Assistenza e sostegno alle vittime minorenni
1.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché le azioni specifiche intese a proteggere, ad assistere e sostenere le vittime minorenni della tratta di esseri umani, a breve e lungo termine, nel recupero fisico e psico-sociale, siano intraprese a seguito di una valutazione individuale della particolare situazione di ogni vittima minore di età, tenendo debito conto del parere, delle esigenze e dei timori del minore, nella prospettiva di trovare una soluzione duratura per lo stesso. Gli Stati membri forniscono l'accesso all'istruzione entro un termine ragionevole ai minori vittime e ai figli delle vittime e  offrono loro, conformemente al diritto nazionale, assistenza e sostegno  a norma dell'articolo 11.

2.   Gli Stati membri nominano un tutore o un rappresentante del minore vittima della tratta di esseri umani a partire dal momento in cui il minore stesso è identificato dalle autorità qualora, in virtù del diritto nazionale, un conflitto di interessi tra il minore e i titolari della responsabilità genitoriale impedisca a questi ultimi di assicurare  l'interesse superiore del minore e/o di rappresentare il minore stesso.

3.   Gli Stati membri adottano, ove opportuno e possibile, misure intese a fornire assistenza e sostegno alla famiglia del minore vittima della tratta di esseri umani qualora la famiglia si trovi nel territorio degli  Stati membri. In particolare, ove possibile e opportuno, gli Stati membri applicano alla famiglia in questione l'articolo 4 della decisione  quadro 2001/220/GAI.

4.  Il presente articolo si applica senza pregiudizio dell'articolo 11.




Articolo 15  Tutela dei minori vittime della tratta di esseri umani nelle indagini e nei procedimenti penali
1.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché, nelle indagini  e nei procedimenti penali, secondo il ruolo delle vittime nel pertinente sistema giudiziario, le autorità competenti nominino un rappresentante del minore vittima della tratta di esseri umani qualora, ai sensi della normativa nazionale, i titolari della responsabilità genitoriale non siano autorizzati a rappresentare il minore in ragione di un conflitto di interesse con la vittima.

2.   Gli Stati membri provvedono, secondo il ruolo delle vittime nel pertinente sistema giudiziario, affinché i minori vittime della tratta abbiano accesso senza indugio alla consulenza legale e all'assistenza legale gratuite, anche ai fini di una domanda di risarcimento, a meno che essi dispongano di risorse finanziarie sufficienti.

3.   Fermi restando i diritti della difesa, gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché, nelle indagini e nei procedimenti penali relativi ai reati di cui agli articoli 2 e 3:
a)  le audizioni del minore abbiano luogo senza ritardi ingiustificati dopo la segnalazione dei fatti alle autorità competenti;
b)  le audizioni del minore si svolgano, ove necessario, in locali appositi o adattati allo scopo;
c)  le audizioni del minore siano effettuate, ove necessario, da o mediante operatori formati a tale scopo;
d)  ove possibile e opportuno, il minore sia ascoltato sempre dalle stesse persone;
e)   il numero delle audizioni sia il più limitato possibile e solo se esse siano strettamente necessarie ai fini delle indagini e del procedimento penale;
f)  il minore sia accompagnato da un rappresentante o, se del caso, da un adulto di sua scelta, salvo motivata decisione contraria nei confronti di tale adulto.
4.  Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché, nelle indagini relative ai reati di cui agli articoli 2 e 3,  tutte le audizioni del minore vittima del reato, ovvero del minore testimone dei fatti, possano essere videoregistrate e le videoregistrazioni possano essere utilizzate come prova nel procedimento  penale, conformemente alle disposizioni di diritto interno.

5.  Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché, nei procedimenti penali relativi ai reati di cui agli articoli 2 e 3, possa essere disposto che:
a)  l'udienza si svolga a porte chiuse; e
b)   il minore sia ascoltato in aula senza essere fisicamente presente, in particolare ricorrendo ad appropriate tecnologie di comunicazione.
6.  Il presente articolo si applica senza pregiudizio dell'articolo 12.




Articolo 16  Assistenza, sostegno e protezione ai minori non accompagnati vittime della tratta di esseri umani
1.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché le azioni specifiche intese ad assistere e sostenere i minori vittime della tratta  di esseri umani di cui all'articolo 14, paragrafo 1, tengano debito conto della particolare situazione di ogni minore non accompagnato.

2.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie per trovare una soluzione duratura basata sulla valutazione caso per caso dell'interesse  superiore del minore.

3.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché, ove necessario, sia nominato un tutore del minore non accompagnato vittima della tratta di esseri umani.

4.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché, nelle indagini  e nei procedimenti penali, secondo il ruolo delle vittime nel pertinente sistema giudiziario, le autorità competenti nominino un rappresentante qualora il minore non sia accompagnato o sia separato dalla famiglia.

5.  Il presente articolo si applica senza pregiudizio degli articoli 14 e 15.




Articolo 17  Risarcimento delle vittime
Gli  Stati membri provvedono affinché le vittime della tratta di esseri umani abbiano accesso ai sistemi vigenti di risarcimento delle vittime di reati dolosi violenti.




Articolo 18  Prevenzione
1.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie, ad esempio nel settore dell'istruzione e della formazione, per scoraggiare e ridurre la domanda, fonte di tutte le forme di sfruttamento correlate alla tratta di esseri umani.

2.   Gli Stati membri adottano, anche tramite internet, azioni adeguate quali campagne di informazione e sensibilizzazione e programmi di ricerca e istruzione, ove opportuno in cooperazione con le pertinenti organizzazioni della società civile e altre parti in causa, intese a sensibilizzare e ridurre il rischio che le persone, soprattutto i minori, diventino vittime della tratta di esseri umani.

3.   Gli Stati membri promuovono la formazione regolare dei funzionari che possono entrare in contatto con vittime effettive o potenziali della tratta di esseri umani, compresi gli operatori di polizia impegnati in prima linea sul territorio, affinché siano in grado di individuare le vittime e le potenziali vittime della tratta di esseri umani e di occuparsene.

4.   Per far sì che la prevenzione e il contrasto della tratta di esseri umani diventino più efficaci scoraggiando la domanda, gli Stati membri valutano la possibilità di adottare misure che dispongano che costituisca reato la condotta di chi ricorre consapevolmente ai servizi,  oggetto dello sfruttamento di cui all'articolo 2, prestati da una persona che è vittima di uno dei reati di cui al medesimo articolo.




Articolo 19  Relatori nazionali o meccanismi equivalenti
Gli  Stati membri adottano le misure necessarie per istituire relatori nazionali o meccanismi equivalenti cui sia affidato il compito di valutare le tendenze della tratta di esseri umani, misurare i risultati delle azioni anti-tratta, anche raccogliendo statistiche in stretta collaborazione con le pertinenti organizzazioni della società civile attive nel settore, e di presentare relazioni.




Articolo 20  Coordinamento della strategia dell'Unione al contrasto della tratta di esseri umani
Per  contribuire a una strategia coordinata e consolidata dell'Unione al contrasto della tratta di esseri umani, gli Stati membri facilitano i compiti del coordinatore anti-tratta. In particolare gli Stati membri trasmettono al coordinatore le informazioni di cui all'articolo 19,  in base alle quali il coordinatore contribuisce alla relazione che la Commissione presenta ogni due anni in merito ai progressi compiuti nella  lotta alla tratta di esseri umani.




Articolo 21  Sostituzione della decisione quadro 2002/629/GAI
La  decisione quadro 2002/629/GAI sulla lotta alla tratta di esseri umani è  sostituita in relazione agli Stati membri che partecipano all'adozione della presente direttiva, fatti salvi gli obblighi degli Stati membri relativi ai termini per il recepimento della decisione quadro nel diritto nazionale.

In relazione agli Stati membri che partecipano all'adozione della presente direttiva, i riferimenti alla decisione quadro 2002/629/GAI si intendono fatti alla presente direttiva.




Articolo 22  Recepimento
1.   Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 6 aprile 2013.

2.   Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni che recepiscono nei rispettivi ordinamenti nazionali gli obblighi imposti dalla presente direttiva.

3.   Quando gli Stati membri adottano tali misure, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.




Articolo 23  Relazione
1.   Entro il 6 aprile 2015, la Commissione presenta al Parlamento europeo ed al Consiglio una relazione in cui valuta in che misura gli Stati membri abbiano adottato le misure necessarie per conformarsi alla presente direttiva, compresa una descrizione delle misure adottate ai sensi dell'articolo 18, paragrafo 4, corredata se del caso di proposte legislative.

2.   Entro il 6 aprile 2016, la Commissione presenta una relazione, corredata se del caso di proposte opportune, al Parlamento europeo e al Consiglio, che valuta l'impatto sulla prevenzione della tratta di esseri  umani, della legislazione nazionale vigente che incrimina l'utilizzo di  servizi che costituiscono oggetto dello sfruttamento legato alla tratta.




Articolo 24  Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.




Articolo 25  DestinatariGli Stati membri sono destinatari della presente direttiva conformemente ai trattati.
Fatto a Strasburgo, addì 5 aprile 2011.
Per il Parlamento europeo
Il presidente
J. BUZEK
Per il Consiglio
La presidente
GYORI E.

Reg. (CE) 11-4-2011 n. 350/2011 REGOLAMENTO DELLA COMMISSIONE che modifica il regolamento (CE) n. 1251/2008 per quanto riguarda le prescrizioni relative all'immissione sul mercato di partite di ostriche giapponesi destinate agli Stati membri, o parti degli stessi, che applicano misure nazionali in relazione all'Ostreid herpesvirus 1 μvar (OsHV-1 μvar) approvate a norma della decisione 2010/221/UE(Testo rilevante ai fini del SEE). Pubblicato nella G.U.U.E. 12 aprile 2011, n. L 97.

Reg. (CE) 11 aprile 2011, n. 350/2011   (1) (2).
REGOLAMENTO DELLA COMMISSIONE che modifica il regolamento (CE) n. 1251/2008 per quanto riguarda le prescrizioni relative all'immissione sul mercato  di partite di ostriche giapponesi destinate agli Stati membri, o parti degli stessi, che applicano misure nazionali in relazione all'Ostreid herpesvirus 1 μvar (OsHV-1 μvar) approvate a norma della decisione 2010/221/UE(Testo rilevante ai fini del SEE).

(1) Pubblicato nella G.U.U.E. 12 aprile 2011, n. L 97.
(2)  Il presente regolamento è entrato in vigore il 15 aprile 2011.


LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
vista la direttiva 2006/88/CE del Consiglio, del 24 ottobre 2006, relativa alle condizioni di polizia  sanitaria applicabili alle specie animali di acquacoltura e ai relativi  prodotti, nonché alla prevenzione di talune malattie degli animali acquatici e alle misure di lotta contro tali malattie , in particolare l'articolo 61, paragrafo 3,
considerando quanto segue:
(1) Il regolamento (CE) n. 1251/2008 della Commissione, del 12 dicembre 2008, recante modalità di esecuzione della direttiva 2006/88/CE del Consiglio per quanto riguarda le condizioni e le certificazioni necessarie per l'immissione sul mercato e l'importazione nella Comunità di animali di acquacoltura e relativi prodotti e che stabilisce un elenco di specie vettrici , stabilisce le condizioni di immissione sul mercato, incluse le prescrizioni relative alla certificazione di polizia  sanitaria, per i movimenti di animali di acquacoltura in aree sottoposte a misure nazionali approvate a norma della decisione 2010/221/UE della Commissione, del 15 aprile 2010,  recante approvazione delle misure nazionali volte a limitare l'impatto di alcune malattie degli animali di acquacoltura e degli animali acquatici selvatici, in conformità all'articolo 43 della direttiva 2006/88/CE del Consiglio .
(2)  Dal 2008 è stato registrato un aumento della mortalità delle ostriche giapponesi (Crassostrea gigas) in diverse area dell'Irlanda, della Francia e del Regno Unito. Le indagini epidemiologiche effettuate nel 2009 suggeriscono che un nuovo ceppo dell'Ostreid herpesvirus-1 (OsHV-1), l'OsHV-1 μvar, ha contribuito notevolmente a tale aumento.
(3) Il regolamento (UE) n. 175/2010 della Commissione, del 2 marzo 2010, che attua la direttiva 2006/88/CE del Consiglio per quanto riguarda le misure di lotta all'aumento della mortalità delle ostriche della specie Crassostrea gigas in relazione al rilevamento dell'Ostreid herpesvirus 1 μvar è stato adottato al fine di prevenire l'ulteriore propagazione del virus OsHV-1 μvar. Esso introduce  misure per controllare la propagazione di tale malattia ed è applicabile fino al 30 aprile 2011.
(4) La decisione 2010/221/UE, come modificata dalla decisione 2011/187/UE della Commissione , al fine di prevenire l'introduzione di OsHV-1 μvar in aree sottoposte a programmi di sorveglianza approvati, consente agli Stati membri elencati nel suo allegato III di imporre condizioni di immissione sul mercato sui movimenti di ostriche giapponesi in tali aree. Nell'interesse della chiarezza e della  semplificazione della legislazione dell'Unione occorre stabilire le condizioni di immissione sul mercato nel regolamento (CE) n. 1251/2008.
(5) Al fine di prevenire l'introduzione del virus OsHV-1 μvar negli Stati membri o parti degli stessi elencati nell'allegato III della decisione 2010/221/UE le partite di ostriche giapponesi destinate alle zone di allevamento e di stabulazione, ai centri di spedizione, ai centri di depurazione e a imprese analoghe prima del consumo umano, introdotte in tali Stati membri o parti degli stessi, devono essere originarie di una zona con una qualifica sanitaria equivalente.
(6) Tali partite devono essere accompagnate da un certificato sanitario appropriato che garantisce la conformità alle prescrizioni.
(7) Occorre pertanto modificare in tal senso il regolamento (CE) n. 1251/2008.
(8)  È opportuno prevedere misure transitorie per consentire agli Stati membri e all'industria di prendere le misure necessarie per conformarsi alle nuove prescrizioni stabilite dal presente regolamento.
(9) Al  fine di prevenire l'ulteriore propagazione del virus OsHV-1 μvar, il presente regolamento deve entrare in vigore immediatamente dopo la data di scadenza del regolamento (UE) n. 175/2010.
(10)  Le misure di cui al presente regolamento risultano conformi al parere del comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:



Articolo 1
Il regolamento (CE) n. 1251/2008 è così modificato:
1)  all'articolo 1, lettera b), il punto ii) è sostituito dal seguente:
«ii)  animali di acquacoltura destinati all'allevamento, alle zone di stabulazione, alle peschiere, agli impianti ornamentali aperti o al ripopolamento e ai centri di spedizione, ai centri di depurazione e a imprese analoghe prima del consumo umano, in Stati membri, o parti degli  stessi, che applicano misure nazionali approvate a norma della decisione 2010/221/UE della Commissione (*);
(*) GU L 98 del 20.4.2010, pag. 7.»;
2)  all'articolo 8, paragrafo 1, lettera a), è inserito il seguente punto iii):
«iii) all'allegato III della decisione 2010/221/UE come oggetto di un programma di sorveglianza per una o più malattie di cui alla prima colonna della tabella;»
3)  è inserito il seguente articolo 8 ter:
«Articolo 8 ter
Molluschi  vivi destinati a centri di spedizione, centri di depurazione e imprese analoghe prima del consumo umano in Stati membri e parti degli stessi che applicano misure nazionali approvate a norma della decisione 2010/221/UE
1.  Le partite di molluschi vivi destinati a centri di spedizione, centri di depurazione e imprese analoghe prima del consumo umano devono essere accompagnate da un certificato sanitario conforme al modello di cui alla  parte B dell'allegato II e alle note esplicative nell'allegato V se gli  animali:
a) sono introdotti in Stati membri o parti degli stessi elencati nella seconda e quarta colonna della tabella di cui all'allegato III della decisione 2010/221/UE come oggetto di un programma di sorveglianza per una o più malattie di cui alla prima colonna della tabella;
b)  appartengono alle specie elencate nella parte C dell'allegato II come specie sensibili alle malattie per le quali viene applicato un programma  di sorveglianza a norma della decisione 2010/221/UE, conformemente alla lettera a).
2.  Le partite di animali di cui al paragrafo 1 devono rispettare le prescrizioni di polizia sanitaria contenute nel modello di certificato sanitario e le note esplicative di cui al suddetto paragrafo 1.
3.  Il presente articolo non è applicabile alle partite destinate ai centri  di spedizione, ai centri di depurazione o a imprese analoghe attrezzati  di un sistema di trattamento delle acque reflue convalidato dall'autorità competente, che:
a) rende inattivi i virus con involucro; oppure
b) riduce a un livello accettabile il rischio di trasmissione delle malattie al sistema idrico naturale.»;
4)  l'allegato II è sostituito dal testo dell'allegato del presente regolamento.



Articolo 2
1.   Per un periodo transitorio fino al 15 maggio 2011 le partite di ostriche giapponesi corredate di certificati sanitari rilasciati a norma  della parte A o B dell'allegato II del regolamento (CE) n. 1251/2008 prima delle modifiche introdotte dal presente regolamento e di un certificato sanitario rilasciato a norma dell'allegato II del regolamento (UE) n. 175/2010 possono essere immesse sul mercato a condizione che esse raggiungano il luogo di destinazione finale prima di tale data.

2.   Per un periodo transitorio fino al 1° luglio 2012 le partite di animali  di acquacoltura corredate di certificati sanitari rilasciati a norma della parte A o B dell'allegato II del regolamento (CE) n. 1251/2008 prima delle modifiche introdotte dal presente regolamento possono essere immesse sul mercato purché non siano applicabili gli attestati di  polizia sanitaria relativi all'OsHV-1 μvar di cui alla parte II dei certificati e le partite raggiungano il luogo di destinazione finale prima di tale data.




Articolo 3
Il  presente regolamento entra in vigore il terzo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.

Esso si applica a decorrere dal 1° maggio 2011.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, l'11 aprile 2011.
Per la Commissione
Il presidente
José Manuel BARROSO




Allegato

«Allegato II
PARTE A
Modello  di certificato sanitario per l'immissione sul mercato di animali di acquacoltura destinati all'allevamento, alle zone di stabulazione, alle peschiere, agli impianti ornamentali aperti e al ripopolamento
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PARTE B
Modello  di certificato sanitario per l'immissione sul mercato di animali di acquacoltura o relativi prodotti destinati alla trasformazione, ai centri di spedizione e ai centri di depurazione e a imprese analoghe prima del consumo umano
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PARTE C
Elenco delle specie sensibili a malattie oggetto di misure nazionali approvate a norma della decisione 2010/221/UE

 Malattia Specie sensibili
 Viremia primaverile delle carpe (VPC) Carpa  testa grossa (Aristichthys nobilis), carassio dorato (Carassius auratus), carassio comune (Carassius carassius), carpa erbivora (Ctenopharyngodon idellus), carpa comune e carpa koi (Cyprinus carpio), carpa argentata (Hypophthalmichthys molitrix), siluro (Silurus glanis), tinca (Tinca tinca) e ido (Leuciscus idus)
 Nefrobatteriosi (BKD) Famiglia: Salmonidae
 Necrosi pancreatica infettiva (IPN) Trota  iridea (Oncorhynchus mykiss), salmerino di fontana (Salvelinus fontinalis), salmotrota (Salmo trutta), salmone atlantico (Salmo salar) e  salmone del Pacifico (Oncorhynchus spp.), coregone lavarello (Coregonus  lavaretus)
 Infezione da Gyrodactylus salaris Salmone  atlantico (Salmo salar), trota iridea (Oncorhynchus mykiss), salmerino alpino (Salvelinus alpinus), salmerino di fontana nordamericano (Salvelinus fontinalis), temolo (Thymallus thymallus), salmerino di lago  nordamericano (Salvelinus namaycush) e salmotrota (Salmo trutta).
 Ostreid herpesvirus 1 μvar (OsHV-1 μvar) Ostrica giapponese (Crassostrea gigas)»

Dec. 23-5-2011 n. 2011/298/PESC DECISIONE DEL CONSIGLIO che modifica la decisione 2010/279/PESC relativa alla missione di polizia dell'Unione europea in Afghanistan (EUPOL AFGHANISTAN). Pubblicata nella G.U.U.E. 24 maggio 2011, n. L 136.

Dec. 23 maggio 2011, n. 2011/298/PESC   (1).
DECISIONE DEL CONSIGLIO che modifica la decisione 2010/279/PESC relativa alla missione di polizia dell'Unione europea in Afghanistan (EUPOL AFGHANISTAN).

(1) Pubblicata nella G.U.U.E. 24 maggio 2011, n. L 136.


IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sull'Unione europea, in particolare l'articolo 28 e l'articolo 43, paragrafo 2,
considerando quanto segue:
(1) Il 30 maggio 2007 il Consiglio ha adottato l'azione comune 2007/369/PESC relativa all'istituzione della missione di polizia dell'Unione europea in Afghanistan (EUPOL AFGHANISTAN).
(2) Il 18 maggio 2010 il Consiglio ha adottato la decisione 2010/279/PESC che ha prorogato l'EUPOL AFGHANISTAN fino al 31 maggio 2013.
(3) È opportuno che l'importo di riferimento finanziario di cui alla decisione 2010/279/PESC e destinato a coprire le spese connesse all' EUPOL AFGHANISTAN fino al 31 maggio 2011 copra il periodo fino al 31 luglio 2011.
(4) La decisione 2010/279/PESC dovrebbe essere modificata di conseguenza,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:



Articolo 1
All'articolo 13 della decisione 2010/279/PESC il paragrafo 1 è sostituito dal seguente:
«1.  L'importo di riferimento finanziario destinato a coprire le spese connesse all'EUPOL AFGHANISTAN fino al 31 luglio 2011 è di 54.600.000 EUR.».




Articolo 2La presente decisione entra in vigore il giorno dell'adozione.
Fatto a Bruxelles, addì 23 maggio 2011.
Per il Consiglio
La presidente
C. ASHTON

Corte dei Conti "...Ciò premesso, la Sezione osserva che la necessità di procedere all'aggiornamento dei prezzi d'inventario di taluni beni, ha indotto la Commissione Amministrativa presso la Zona telecomunicazioni Veneto della Polizia di Stato, con sede a Padova, a eseguire d'ufficio le necessarie variazioni amministrativo contabili, che hanno comportato la rideterminazione del valore complessivo delle rimanenze da Euro 19.392352,34 a Euro 19.385.967,61, con una differenza in meno di Euro 6.384,73...."

C. Conti Veneto Sez. giurisdiz., 26-11-2010, n. 826Fatto Diritto P.Q.M.
Svolgimento del processo
Con  relazione n. 2666/2010 del 21/10/2010 il Magistrato Istruttore sul conto giudiziale in epigrafe indicato riguardante attività gestoria a materia della "Zona Telecomunicazioni Veneto" dei Servizi II. TT. e T.L.C. del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, proponeva al Presidente della Sezione, nell'ambito dei propri poteri, di rimettere alla stessa, in sede Collegiale, ogni valutazione sul discarico del contabile attesa l'irregolarità del predetto documento conseguente alle variazioni di valore di taluni beni, al 2004, a fronte del valore risultante dall'inventario e dal conto relativo alla gestione 2003. In specie, dalla documentazione giustificativa allegata al conto indicato in epigrafe risulta che l'agente contabile ......., consegnatario "del Materiale REMA", della Zona TLC Veneto - UTG di Padova - ha redatto il predetto conto riportando nella voce "rimanenze iniziali es. 2004",
la consistenza finale del valore dei materiali della gestione precedente (es. 2003). Tali rimanenze, tuttavia, subivano una riduzione, in termini  di valore, a causa delle variazioni dei prezzi degli inventari di una consistente parte di materiale, che hanno comportato l'aggiornamento degli stessi rispetto a quelli riportati, per l'anno finanziario 2003, dalle relative fatture d'acquisto.
E, invero, in ragione di tale esigenza, il 1 gennaio 2004, la Commissione Amministrativa della P.S. dell'U.T.G. di Padova, in sede di riscontro amministrativo contabile, provvedeva, d'ufficio, a rettificare la dianzi  specificata rimanenza iniziale al 1 gennaio 2004 dal valore complessivo  di Euro 19.392.352,34 al valore di Euro 19.385.967,61 con una differenza in meno di Euro 6.384,73, così rideterminando il valore complessivo dei beni gestiti dall'agente contabile - consegnatario G.N. per l'esercizio finanziario 2004.
Il Magistrato Istruttore, viste le differenti risultanze iniziali del conto, che non corrispondevano alle rimanenze finali dell'esercizio precedente, stante la disposta rettifica ad opera della Commissione Amministrativa, con una sostanziale irregolarità contabile rilevata per la gestione 2004 non attribuibile al contabile, considerato altresì che,  dal riscontro documentale effettuato, il conto in oggetto non presentava prima facie altre irregolarità contabili, in quanto computisticamente esatto, rilevato, tuttavia, che la riscontrata irregolarità rendeva necessario il discarico del contabile a materia attraverso un pronunciamento della Sezione competente, instava per la remissione del conto predetto al giudizio della Sezione, ai sensi degli artt. 29 e 30 del R.D. 1038/1933,  previa fissazione dell'udienza di discussione. Il Presidente della Sezione con proprio decreto, in data
22/10/2010, in calce alla relazione, fissava l'udienza del 17 novembre 2010 per la discussione del  giudizio, ordinando la comunicazione della relazione del Magistrato Istruttore al Procuratore Regionale, con possibilità delle parti di depositare memorie e documenti almeno dieci giorni prima dell'udienza.
Alla  pubblica udienza odierna, il P.M., dott.ssa Mariapaola Daino, in ragione di quanto emergente dagli atti di causa instava per il discarico  del contabile; quest'ultimo ritualmente costituito in giudizio con il deposito del conto, era presente ma non rappresentato.
Esaurita la discussione orale, la causa veniva trattenuta in decisione.Motivi della decisione
In  via preliminare, il Collegio, rileva che correttamente, il Magistrato Istruttore, ha proposto di rimettere alle proprie valutazioni l'esame del conto in epigrafe, giacché pur non rientrando nelle fattispecie di obbligatoria iscrizione a ruolo, previste sia dall'art. 34, del R.D. 13 agosto 1933, n. 1038 (recante il Regolamento di procedura per i giudizi innanzi alla Corte dei Conti), sia dal R.D. 23 maggio 1924, n. 827 (recante il Regolamento per l'amministrazione del patrimonio e per la contabilità generale dello Stato), esso presenta delle irregolarità che ostano al suo discarico mediante la procedura abbreviata del decreto presidenziale.
E, invero, l'art. 34 summenzionato obbliga di iscrivere a ruolo, potendosi su di essi esprimere solo il Collegio e previa relazione del Magistrato Istruttore,  non potendosi da essa prescindere (per motivi anche di economia processuale), i conti non resi dal contabile e compilati d'ufficio, i conti relativi all'ultima gestione, i deconti, compilati nei casi di deficienza accertata dall'amministrazione, i conti complementari, compilati per responsabilità amministrativa dell'agente i cui conti siano già stati decisi, i cc.dd. conti speciali, per i quali non sussiste, in via normale, l'obbligo di resa periodica del conto, i conti  per i quali sia stata riscontrata l'inosservanza delle disposizioni stabilite per la giustificazione dei conti (art. 615 reg. cont. Stato), quelli per i quali siano state rilevate irregolarità in sede di esame da  parte delle ragionerie degli organi competenti
alla revisione (art. 624  reg. cit.), o siano state rilevate mancanze, deteriorazioni o diminuzioni per furto, forza maggiore e naturale deperimento, ancorché sia stato emesso decreto di discarico in sede amministrativa (art. 194 reg. pred.), quelli in cui le osservazioni mosse in sede di esame da parte del magistrato relatore non abbiano portato alla completa regolarizzazione della gestione dell'agente.
Al  di fuori di tali ipotesi, il conto è iscritto a ruolo quando la proposta del relatore e le conclusioni del Procuratore Regionale non concordino, nei casi in cui il Presidente dissenta, nelle ipotesi di proposta di condanna o di provvedimenti interlocutori (artt. 30 e 33 del R.D. n. 1038/1933).
Soggiunge,  la Sezione, che ogni volta nel conto, a materia (come nel caso de quo),  si riscontra una sua irregolarità, concetto questo in cui rientra la non coincidenza (in termini di valore complessivo) tra le rimanenze della gestione precedente (anno 2003) e il carico iniziale della nuova gestione (anno 2004), derivata da una rettifica d'ufficio operata nel corso del 2004, e che mantiene una sua specifica autonomia dal fatto che  il conto concluda in pareggio, la valutazione della correttezza del procedimento di variazione applicato deve operarsi nell'appropriata sede  Collegiale.
In sostanza, atteso che non ogni irregolarità si traduce in uno squilibrio delle risultanze finali del conto, l'esame al Collegio, proposto dal Magistrato Istruttore e deciso dal Presidente, rientra nelle prerogative di quest'ultimo, traducendosi,  per l'Amministrazione e per il contabile, in una maggiore garanzia del proprio operato.
Ciò premesso, la Sezione osserva che la necessità di procedere all'aggiornamento dei prezzi d'inventario di taluni beni, ha indotto la Commissione Amministrativa presso la Zona telecomunicazioni Veneto della Polizia di Stato,  con sede a Padova, a eseguire d'ufficio le necessarie variazioni amministrativo contabili, che hanno comportato la rideterminazione del valore complessivo delle rimanenze da Euro 19.392352,34 a Euro 19.385.967,61, con una differenza in meno di Euro 6.384,73.
All'esito  di tale variazione, il conto si presenta con tutti gli elementi richiesti dall'art. 616 del Reg. di Cont. Generale dello Stato, ossia il  carico (nella versione corretta), lo scarico, i resti da esigere, l'introito, l'esito e la rimanenza; in particolare, si presenta conforme  a legge e alla normativa secondaria di gestione, evidenzia in termini chiari gli aumenti, le diminuzioni e le rimanenze a valore del carico, è  redatto secondo la modulistica regolamentare e risulta formalmente completo in ogni sua parte: appare, quindi, computisticamente esatto, è sottoscritto dal contabile a materia, G.N., verificato e riscontrato regolare dall'Ufficio Centrale di Bilancio presso il Ministero dell'Interno.
In ragione di tanto, la gestione  in discussione, così come evidenziata e documentata nel prodotto conto giudiziale, non affetto da squilibri finanziari, deve essere approvata nelle sue risultanze, con conseguente discarico dell'agente contabile - consegnatario che ha reso il conto medesimo.
Non v'è luogo a pronuncia sulle spese.P.Q.M.
La  Corte dei Conti, Sezione Giurisdizionale regionale per il Veneto, definitivamente pronunciando, approva il conto in epigrafe con rettifica  delle rimanenze come in motivazione e, per l'effetto discarica il contabile N.G.
Nulla per le spese di giudizio
Manda alla Segreteria per gli adempimenti di competenza.
Così deciso in Venezia, il 17 novembre 2010.
Depositata in Segreteria il 26 novembre 2010.

Corte dei Conti"...Con ricorso depositato il 13 maggio 2010 presso la segreteria di questa Sezione giurisdizionale, il sig. ....ha rappresentato di aver prestato servizio presso il Ministero dell'Interno - Polizia di Stato dal 17.1.1984 al 19.5.2000, per complessivi anni 16 mesi 4 e giorni 3, ai quali occorre aggiungere, per il computo della pensione, 1/5 del servizio effettivo prestato (anni 3 mesi 3 giorni 6), previsto dall'art. 3, comma 5, della legge 27 maggio 1997 n. 284, giungendo al periodo convenzionale attribuibile a pensione di anni 19 mesi 7 e giorni 9...."

C. Conti Piemonte Sez. giurisdiz., 05-01-2011, n. 4Fatto Diritto P.Q.M.
Svolgimento del processo
Con  ricorso depositato il 13 maggio 2010 presso la segreteria di questa Sezione giurisdizionale, il sig. ....ha rappresentato di aver prestato servizio presso il Ministero dell'Interno - Polizia di Stato dal 17.1.1984 al 19.5.2000, per complessivi anni 16 mesi 4 e giorni 3, ai quali occorre aggiungere, per il computo della pensione, 1/5 del servizio effettivo prestato (anni 3 mesi 3 giorni 6), previsto dall'art.  3, comma 5, della legge 27 maggio 1997 n. 284, giungendo al periodo convenzionale attribuibile a pensione di anni 19 mesi 7 e giorni 9.
Secondo  il ricorrente, tale periodo convenzionale risulta utile a pensione in base alle normative vigenti al momento del collocamento in congedo in data 19.5.2000.
L'interessato ha poi fatto presente di aver presentato all'INPDAP nuova richiesta di pensione in data 11.9.2009, a seguito della sentenza di questa Corte n. 177/2009 che  aveva respinto un suo precedente ricorso.
L'Istituto previdenziale, tuttavia, con l'impugnato provvedimento in data 8 aprile 2010,  ribadiva che "al 20.5.2000, data di cessazione dal servizio presso il Ministero dell'Interno Questura di Omissis, non sussistevano i requisiti  per il diritto a pensione".
Il ricorrente contesta la statuizione di cui sopra in quanto l'art. 58 del D.P.R. n. 335/82 prevede che le cause di cessazione dal servizio del personale di cui al  suddetto decreto sono quelle previste dal testo unico approvato con D.P.R. 10 gennaio 1957 n. 3 e successive modificazioni, nonché con testo unico approvato con D.P.R. 29 dicembre 1973 n. 1092. I limiti di età per il collocamento a riposo sono quelli previsti dalla tabella "b", introdotta e sostituita con l'art. 2-bis del D.L. 19 dicembre 1984 n. 858 e poi dalla tabella 2 allegata al D.L. 5 ottobre 2000, n. 334. Pertanto  esiste una normativa prevista dalla tabella antecedente al 5.10.2000 che deve essere applicata ai soggetti che vanno in pensione anteriormente a tale data.
Il sig. M. ha poi precisato che, contrariamente a quanto indicato dalla Prefettura di (...), la legge di aumento del periodo di servizio di 1/5 va applicata anche sul servizio prestato per 2 anni e 6 mesi in qualità di agente ausiliario e agente ausiliario trattenuto, come da giurisprudenza costante della Corte di Cassazione Civile.
Il ricorrente ha infine fatto presente di aver presentato domanda di riscatto del periodo di studi universitari (1 settembre 1997 - 27 aprile  2000) per il conseguimento della Laurea in Scienze Politiche della durata legale di anni 4, respinta dall'INPDAP con provvedimento in data 8 aprile 2010 per decorrenza dei termini per la presentazione dell'istanza, come previsto dall'art. 2 del D.Lgs. 30 aprile 1997, n. 184.  In proposito l'interessato lamenta che nulla viene indicato dalla legge  sulla effettiva, costante o pregressa iscrizione per la presentazione della domanda di riscatto, mentre la contemporaneità tra servizio lavorativo e periodo di studi richiesto a riscatto viola il principio di  uguaglianza costituzionalmente garantito.
In conclusione, il ricorrente ha chiesto:
1) dichiararsi il proprio diritto alla corresponsione del trattamento di quiescenza ex art. 40 e 42 del D.P.R. n. 1092/1973, con conseguente condanna al pagamento dei ratei di pensione non corrisposti dal 20.5.2000 oltre accessori di legge;
2) la condanna della Pubblica Amministrazione al risarcimento del danno ai sensi e per gli effetti dell'art. 35 del D.Lgs. n. 80/1998 così come modificato dall'art. 7 della legge n. 205/2000;
3) con vittoria delle spese di giudizio.
Con  deposito in data 18 ottobre 2010 il ricorrente ha insistito per l'accoglimento del ricorso, producendo ulteriore documentazione.
In  data 9 luglio 2010 l'INPDAP ha depositato il fascicolo amministrativo degli atti afferenti il ricorso, costituendosi in giudizio con successiva memoria depositata il 3 novembre 2010.
Nel  predetto atto l'Istituto ha premesso che, con sentenza n. 177/2009, questa Sezione ha già avuto modo di decidere su quanto oggi richiesto dal ricorrente, relativamente all'asserita maturazione del diritto a pensione, nel senso che "...la richiesta dell'interessato appare palesemente infondata (...)".
Secondo l'INPDAP, ci si trova dunque di fronte ad una evidente violazione del divieto di frazionamento della domanda inerente lo stesso rapporto, domanda che deve quindi essere dichiarata improcedibile. In effetti, l'art. 20 del D.L. n. 112/2008, convertito con modificazioni nella legge n. 133/2008, ai commi 7 e 8 stabilisce:
"7.  A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, nei procedimenti relativi a controversie in materia di previdenza e assistenza sociale, a fronte di una pluralità di domande o di azioni esecutive che frazionano un credito relativo al medesimo rapporto, comprensivo delle somme eventualmente dovute per interessi, competenze e  onorari e ogni altro accessorio, la riunificazione è disposta d'ufficio  dal giudice ai sensi dell'art. 151 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, di cui al regio decreto n. 18 dicembre 1941, n. 1368.
8.  In mancanza della riunificazione di cui al comma 7, l'improcedibilità delle domande successive alla prima è dichiarata dal giudice, anche d'ufficio, in ogni stato e grado del procedimento. Analogamente, il giudice dichiara la nullità dei pignoramenti successivi al primo in caso  di proposizione di più azioni esecutive in violazione dell'art. 7".
L'INPDAP  ha poi ribadito che quanto richiesto dal sig. M. viola il principio del  ne bis in idem, essendo già stato oggetto di giudicato. In tale contesto, quanto deciso con la citata sentenza n. 177/2009 copre sia il dedotto che il deducibile.
Per quanto riguarda  l'istanza di riscatto, l'INPDAP ne sostiene la totale infondatezza alla  luce delle due seguenti considerazioni:
1) come riconosciuto dallo stesso ricorrente, il periodo di cui si chiede la valorizzazione risulta già interamente ricoperto da contribuzione ai fini previdenziali. Trattasi, infatti, di periodo per il quale il ricorrente ha prestato attività lavorativa alle dipendenze del Corpo di Polizia di Stato;
2)  l'istanza amministrativa per il riscatto del Diploma di Laurea (presentata il 3 settembre 2009) è stata inoltrata oltre i termini di decadenza all'uopo individuati dalla normativa di riferimento e, comunque, al di là di ogni ragionevole termine atto a garantire la certezza dei rapporti giuridici.
In conclusione, l'INPDAP ha chiesto, in via pregiudiziale, di pronunciare l'inammissibilità del presente ricorso e, nel merito, di rigettarlo stante l'evidente infondatezza delle domande proposte. In estremo subordine, per la denegata e non creduta ipotesi di un favorevole riscontro alle domande di parte ricorrente, l'INPDAP ha chiesto che sulle somme conseguentemente da erogarsi, previa declaratoria della prescrizione quinquennale, sia corrisposta la sola maggior somma tra interessi legali e rivalutazione monetaria a far data dal 1.1.1992, nei termini indicati dall'art. 16, 6° comma, della legge n. 412/91 - autenticamente interpretato dall'art. 45, 6° comma, della legge n. 448/98, oltre che in osservanza alle indicazioni all'uopo fornite dalla sentenza delle Sezioni Riunite di questa Corte n. 10/2002/QM.
All'odierna  udienza il dott. Prato, in rappresentanza dell'INPDAP, ha osservato che  la domanda del ricorrente è già stata oggetto di altro giudizio definito con sentenza n. 177/2009. Ha pertanto insistito per il rigetto e  per la condanna del ricorrente alle spese da liquidarsi in modo equitativo.Motivi della decisione
Relativamente  alla domanda avente ad oggetto la concessione della pensione di anzianità a decorrere dal 20 maggio 2000, il ricorso è inammissibile.
Come  è noto, nel nostro sistema processuale vige il fondamentale principio del ne bis in idem, ossia il divieto per qualsiasi giudice di pronunciarsi sulla materia che ha costituito oggetto di pronuncia passata in giudicato e ciò sia per una esigenza di economia processuale,  sia per evitare un possibile contrasto di giudicati. Pertanto, se risulta che la medesima azione sia stata riproposta allo stesso o ad altro giudice, quest'ultimo, valutata l'effettiva identità, dovrà dare atto dell'eccezione di cosa giudicata.
Nella fattispecie non vi è dubbio che la sentenza di questa Sezione giurisdizionale n. 177 del 31 luglio 2009 (passata in giudicato) si riferisca ad azione identica a quella qui riproposta, sia sul piano soggettivo che su quello oggettivo (petitum e causa pretendi).
Tale  azione non può essere ripresentata in primo grado, atteso che se il ricorrente riteneva censurabile la decisione adottata dal giudice di prime cure (che ha negato la spettanza del diritto a pensione), avrebbe dovuto far valere le sue doglianze con gli ordinari mezzi di impugnazione previsti dal c.p.c., cioè con la proposizione dell'atto di appello.
Alla luce di quanto sopra, la segnalazione effettuata dall'Amministrazione controinteressata circa la sussistenza di una sentenza che ha già definito la questione, costituisce eccezione di giudicato, per cui, sul punto, il ricorso va dichiarato inammissibile perché afferente a causa già decisa.
A conclusione identica si perviene facendo applicazione delle norme di cui all'art. 20, commi 7 e 8 del D.L. n. 112/2008, convertito con modificazioni nella legge n. 133/2008,  che impongono al giudice di dichiarare l'improcedibilità (inammissibilità) delle domande successive alla prima che frazionano un credito relativo al medesimo rapporto.
Per completezza di esposizione si ribadisce che la pretesa del ricorrente è comunque infondata anche sul piano sostanziale, in quanto l'interessato al momento del congedo, non aveva l'anzianità sufficiente ai fini della maturazione del diritto alla pensione.
E, difatti, quand'anche l'aumento del quinto previsto dall'art. 3, comma 5, della legge 27 maggio 1977 n. 284 dovesse essere riconosciuto sull'intero servizio prestato, determinando  una anzianità di convenzionale di anni 19 mesi 7 e giorni 9, ciò non sarebbe sufficiente alla maturazione del diritto a pensione, per la mancanza della necessaria anzianità al momento del congedo.
L'art. 6 del D.Lgs. n. 165 del 1997 ha infatti previsto che il diritto alla pensione di anzianità del personale delle Forze di Polizia si consegue secondo le disposizioni di cui all'art. 1 commi 25, 26, 27 e 29 della legge n. 335 del 1995. Tale statuizione, a norma dell'art. 8 dello stesso D.Lgs., entra in vigore dal 1 gennaio 1998.
L'art. 59 della legge n. 449/1997 che, con effetto dal 1 gennaio 1998, ha introdotto sostanziali modifiche alla legge n. 335 del 1995 di riordino del sistema pensionistico, ha poi previsto che il personale della Polizia di Stato possa accedere ai trattamenti pensionistici anticipati, avendo già acquisito l'anzianità massima contributiva prevista dagli ordinamenti di  appartenenza, al compimento dell'età anagrafica e con l'anzianità individuata dalla lettera b) del comma 12 della legge n. 449/1997, con il quale è stata sostituita la tabella B di cui all'art. 6, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 1997, corrispondenti, per l'anno 2000, a 54 anni di età e 35 di anzianità, oppure 37 anni di anzianità.
Poiché  tali requisiti non erano posseduti dal ricorrente alla data di cessazione del rapporto (20 maggio 2000), è evidente la carenza in capo allo stesso dei requisiti per il collocamento in pensione di anzianità.
Relativamente  alla domanda avente ad oggetto l'istanza di riscatto del periodo di studi universitari (1 settembre 1997 - 27 aprile 2000) della durata legale di anni 4 per il conseguimento della Laurea in Scienze Politiche,  il ricorso è infondato.
Il periodo di studi universitari indicato dall'interessato nell'istanza di riscatto (1 settembre 1997 - 27 aprile 2000) risulta infatti interamente coperto da contribuzione connessa al servizio prestato presso la Polizia di Stato (17 gennaio 1984 - 19 maggio 2000). Tale periodo non può quindi essere valutato (ai fini di pensione) due volte, come sancito dall'art. 2 comma  5°, ultimo periodo, del D.L. 1 ottobre 1982 n. 694, aggiunto dalla legge di conversione 29 novembre 1982, n. 881,  che così dispone: "L'esercizio della facoltà di riscatto resta limitato  ai periodi di studio non contemporanei ai servizi civili e militari, di  ruolo e non di ruolo, considerati utili agli stessi fini per effetto di  disposizioni diverse".
A ciò si deve aggiungere che, ai sensi dell'art. 147 del D.P.R. n. 1092 del 1973 "Il dipendente statale che abbia da far valere servizi o periodi computabili a domanda, con o senza riscatto, può presentare la domanda contestualmente alla dichiarazione di cui all'articolo 145 oppure successivamente, ma almeno due anni prima del raggiungimento del limite di età previsto per la cessazione dal servizio, pena la decadenza.
Qualora  la cessazione dal servizio abbia luogo prima che sia scaduto il termine  di cui al primo comma, la domanda deve essere presentata, a pena di decadenza, entro novanta giorni dalla comunicazione del provvedimento di  cessazione".
Nella fattispecie il ricorrente,  cessato dal servizio con decorrenza 20 maggio 2000, ha presentato domanda di riscatto solamente il 3 settembre 2009 e quindi ben oltre il termine decadenziale previsto dalla sopra richiamata normativa.
Il  ricorso deve quindi essere dichiarato inammissibile con riferimento alla prima domanda e infondato con riferimento alla seconda.
Non  vi è luogo a pronuncia sulle spese, non ravvisandosi gli estremi per la  condanna della parte soccombente ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 96 del c.p.c., come richiesto dall'INPDAP.P.Q.M.
La  Corte dei conti, Sezione Giurisdizionale per la regione Piemonte, in composizione monocratica, definitivamente pronunciando dichiara inammissibile e, in parte, infondato il ricorso in epigrafe presentato dal sig. M.F.
Nulla per le spese.
Si fissa in 60 giorni il termine per il deposito della sentenza.
Così deciso in Torino, il 17 novembre 2010.
Depositata in Segreteria il 5 gennaio 2011.