L'educazione delle masse è stata assunta dalla televisione. E la
televisione è dovunque nelle mani dei privati, cioè del Potere. Dunque
agisce nel loro interesse, e contro l'interesse degli spettatori, cioè
delle masse. Solo che il suo funzionamento è assai più pervasivo, più
potente, più subdolo: l'educazione si realizza manipolando. E la
manipolazione avviene in forme accattivanti, divertenti, solleticanti,
tendenti al massimo ascolto.
Così siamo stati “educati". Dunque
il problema all'ordine del giorno è mettere a fuoco una verità
elementare. È la tv a plasmare gli individui e a definire lo stato
psicologico, intellettuale, morale di un popolo intero. In quanto tale,
essa non dovrebbe essere né al servizio dei pochi, né fuori dal
controllo democratico dei molti. In una società “debole”, cioè con un
livello civile ridotto o elementare, la tv ha effetti più devastanti.
Cento trasmissioni sono devastanti per lo stato intellettuale e morale
di un intero paese. Hanno prodotto lo spettacolo necessario per
stemperare gli obiettivi di trasformazione sociale; per oscurare,
marginalizzare, ridicolizzare la critica al sistema; per produrre il
rumore di fondo sufficiente a impedire l’ascolto di altre voci (…).
Penso
che per fare la televisione bisogna avere la patente. Perché
l'informazione è un diritto e non può essere subordinata al mercato;
perché la cultura è un patrimonio comune; perché l'educazione è un
dovere.
Pier Paolo Pasolini
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