da Enrico Corti
| ven 6 dic, 10:23 (22 ore fa) |
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Dall’auto; alla marcia; alla corsa con pedate nel sedere.
Su iniziativa dell’avvocato Cesara Isotta; degli operatori rimessaggisti fratelli Antonio, Oreste e Vincenzo Fraschini; dei piccoli imprenditori Ludovico Prinetti, Paolo Meda e Riccardo Bencetti; a Milano nel 1900 viene fondata la “Isotta/Fraschini“; nel 1905 produce la prima autovettura con motore di 8 cilindri a V da 200 cavalli; poi prodotto in serie nel 1920; quindi usati anche su aerei.
Il marchio caratteristico per la potenza; richiese per coerenza la costruzione di Cabriolet dalla carrozzeria grandiosa; magnificente; diventò così il simbolo del potere e delle personalità dell’epoca; inclusi i Papi; il suo stile fu il documento identitario italiano che consentì lo sconfinamento dell’industria automobilistica nazionale; ciò sino alla fine del secolo scorso; ora i dipendenti dell’Isotta Fraschini, che si è ridotta a produrre solo cacciamine, nel 120° anniversario dalla nascita e con un fatturato di 34 milioni di euro, c’è il concreto rischio per centinaia di dipendenti di perdere il lavoro per concorrenza tedesca.
Ma è l’intera industria automobilistica italiana in piena crisi; come dice Giorgia Meloni, “stiamo facendo la storia“, in realtà nel suo gergo romanesco made in Garbatella intende dire; “la stiamo disfacendo“.
Nel 1989 la produzione italiana di auto è stata di 2 milioni e 220.774 vetture; risultando la 3° in Europa e la 5° nel mondo; nel 2020 sono state prodotte 777.165 vetture; con un calo rispetto al 1989 di 1.443.609 vetture, pari al 53,47%; perdi più ora il 70% delle auto italiane sono prodotte all’estero; nel 2007 sono state vendute 2 milioni e 700.000 auto italiane; nel 2012 si era scesi a 1 milione e 300.000, con un calo del 52%.
Nell’anno 2006 le 2131 aziende automobilistica italiane occupavano 250.000 lavoratori; ora siamo a 165.676; 86.000 dei quali nel gruppo Stellantis che da anni, nell’indifferenza totale del Governo, porta avanti la “pari storica opera Meloniana“ di vendetta nei confronti dei lavoratori; soprattutto se iscritti alla Cgil.
Per sostenere la Mag. Marelli, lo Stato dà alla FCA 4 miliardi di euro (poi venduta a una azienda giapponese); poi altri 603 miliardi alla stessa FCA; per il COVID, nel 2020 lo Stato dà alla FCA 403 milioni di Euro; più 183 attraverso l’INPS per Cassa Integrazione.
Dentro tale strategia, la Stellantis distribuisce agli azionisti nel 2024 dividendi per 23 miliardi di euro (+ il 56% rispetto all’anno precedente, con Tavares che nel 2023 ha percepito un compenso di 36 milioni e mezzo di euro e una liquidazione per dimissioni la cui entità si vergogna pubblicarla (100 milioni?); accompagnandoli con la minacciata volontà licenziare 13.000 dipendenti.
In tutto ciò; il Governo degli accattoni e delle corruzioni non ha nemmeno l’autorità di convocare “il figlio di papà John Elkann“, il quale, erede del gruppo Fiat, dal 1990 al 2019 ha ricevuto in dono dallo Stato italiano ben 4 miliardi di euro. Nel 2024 le Banche italiane hanno avuti utili netti pari a 22 miliardi e mezzo di euro; + il 64% rispetto all’anno precedente; è per questa esiguità di guadagno che la Meloni non ha tassato gli extra profitti delle Banche.
La “figlia della lupa“, avvocatessa under-dog difensora dei padroni di aziende e banche, così agisce per conto della Società fondata sul moderno sistema monetocratico o demoagonico; quello in vigore che per volontà divina del profitto (la proprietà è sacra) da in mano ai padroni e alla Meloni il bastone di comando; dirigendo storicamente la marcia dal passo misto oca/gambero; l’aumento del PIL preventivato dell’1% per il 2025, è registrato dall’ISTA allo 0,5 %; la metà. A passo di corsa; facciamola scappare il più presto possibile a pedate nel sedere.
Enrico Corti
6 dicembre 2024
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