FACT-CHECKING = Perche' Facebook non censura apologia fascismo =
(AGI) - Roma, 3 apr. - (di Pagella Politica per AGI) -
Intervistata da Radio Radicale in occasione del Fact -checking
Day del 2 aprile scorso, la presidente della Camera Laura
Boldrini ha dichiarato: "Ci sono centinaia di pagine Facebook
che inneggiano al fascismo. Da noi l'apologia di fascismo e' un
reato. Perche' queste pagine, dopo che l'Anpi ha piu' e piu'
volte segnalato i contenuti inaccettabili, non vengono
chiuse?".
Il numero delle pagine inneggianti al fascismo - Quante
sono le pagine in lingua italiana che inneggiano al fascismo?
Secondo una ricerca condotta da Patria Indipendente, il
periodico cartaceo e online edito dall'Anpi, su Facebook ci
sarebbero circa 2.700 pagine riconducibili alla galassia
dell'estrema destra che continua a riconoscersi nei valori del
fascismo. La ricerca si e' poi concretizzata anche in una mappa
interattiva. Alcune di esse sono le pagine legate a movimenti
politici di estrema destra. Questi sono comunque considerati
non contrari alla XII disposizione transitoria della
Costituzione italiana, che vieta la riorganizzazione "sotto
qualsiasi forma" del disciolto partito fascista. Le loro pagine
dunque non inneggiano magari direttamente al fascismo, anche se
puo' succedere che i post pubblicati su tali pagine invece si'.
Uno dei redattori della ricerca di 'Patria Indipendente',
intervistato da 'La Stampa', quantifica comunque in circa 300
le pagine "palesemente apologetiche", cioe' che inneggiano
direttamente ai personaggi, ai valori e ai simboli del
ventennio fascista. (AGI)
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(AGI) - Roma, 3 apr. - L'apologia di fascismo e' un reato? -
Si', in Italia l'apologia di fascismo e' un reato previsto
dalla legge 20 giugno 1952, n. 645 (contenente "Norme di
attuazione della XII disposizione transitoria e finale della
Costituzione"), anche detta Legge Scelba. In particolare,
l'articolo 4 ("Apologia del fascismo") prevede che "chiunque fa
propaganda per la costituzione di una associazione, di un
movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e
perseguente le finalita' indicate nell'articolo 1" rischia una
multa e tra sei mesi e due anni di carcere. L'articolo 1, a sua
volta, stabilisce che "si ha riorganizzazione del disciolto
partito fascista quando una associazione, un movimento o
comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque (...)
rivolge la sua attivita' alla esaltazione di esponenti,
principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie
manifestazioni esteriori di carattere fascista".
Sembra dunque che innumerevoli pagine su Facebook ricadano
nei comportamenti censurati dalla Legge Scelba. Allora perche'
Facebook non interviene? Nel citato articolo de 'La Stampa'
Laura Bononcini, head of policy di Facebook Italia, spiega che
le regole di Facebook sono state pensate per una comunita' di
centinaia di milioni di persone provenienti da Paesi diversi
con regole diverse. L'apologia di fascismo non si pone di per
se' in contrasto con le regole di Facebook. Dunque, dice
Bononcini, "e' consigliabile segnalare quei contenuti alla
Polizia Postale o all'Unar, l'Ufficio Nazionale
Antidiscriminazione Razziale, con cui collaboriamo
proficuamente da tempo. Dopo una loro verifica, Facebook
avviera' la rimozione di tali contenuti e pagine".
Ma perche' Facebook Italia non ha una sua policy specifica
sull'apologia del fascismo? Secondo Giovanni Ziccardi,
professore di informatica giuridica all'Universita' Statale di
Milano, "Bisogna considerare che tutte queste piattaforme
social, come Facebook, sono nate negli Usa e si ispirano alla
tradizione americana sulla liberta' di espressione del
pensiero, diversa dalla nostra, che tende a reprimere solo se
c'e' un pericolo attuale e concreto o in poche altre limitate
eccezioni. La policy che vale anche per l'Italia e' la
traduzione di quella in inglese, pensata per il contesto
americano". (AGI)
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(AGI) - Roma, 3 apr. - Insomma, il punto e' che tra Italia e
Stati Uniti c'e' parecchia differenza nei limiti della liberta'
di espressione, almeno per quanto riguarda le idee politiche.
"Alla base della richiesta che Facebook adotti una posizione
precisa su una questione tipicamente italiana come l'apologia
di fascismo - prosegue Ziccardi - c'e' un'idea "nazionalizzata"
del social network. Facebook ha sempre evitato di declinare le
proprie policy in base ai diversi ordinamenti nazionali, e
farlo sarebbe una decisione delicata per l'azienda. Si
aprirebbe infatti il problema della varieta' degli ordinamenti.
Si pensi ai Paesi dell'est Europa dove sono vietati i simboli
comunisti, o ancora ai divieti di alcuni Stati islamici".
Si potrebbe pensare, dunque, a una scelta politica da parte
di Facebook. La societa' vuole evitare, forse, un piano
inclinato che rischierebbe di comprimere la liberta' di
espressione in alcuni Paesi dove e' arrivato il social network.
"E' una delle possibilita'", commenta Ziccardi. "Puo' anche
darsi che, da un punto di vista legale, vogliano semplicemente
tenere il controllo nel foro americano, anche se ci sono stati
casi di interventi da parte di autorita' straniere. Oppure e'
possibile che per ragioni di immagine si voglia garantire uno
spazio di liberta' agli utenti. Da un punto di vista del
marketing, inserire limitazioni alla liberta' di espressione
rischia infatti di far migrare gli utenti verso altre
piattaforme piu' 'libere'. Come che sia - conclude Ziccardi -
al momento sembra che Facebook sia piuttosto intransigente nel
non voler cedere alle pressioni che stanno arrivando dalle
istituzioni nazionali su questioni di questo genere". (AGI)
Red/Rap
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