MERCOLEDÌ 24 APRILE 2019 19.02.00
Lab. Gran Sasso, misurato processo più raro osservato nell'Universo
Lab. Gran Sasso, misurato processo più raro osservato nell'Universo Esperimento XENON1T. Nature dedica copertina. Infn protagonista
Roma, 24 apr. (askanews) - L'universo ha un'età di oltre 13
miliardi di anni, un tempo talmente lungo che può sfuggire alla
percezione umana. Eppure, questo intervallo di tempo è
estremamente breve se paragonato a quello tipico di alcuni
processi fisici. L'esperimento XENON1T, impegnato nella ricerca
diretta di materia oscura ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso
(LNGS) dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), ha
pubblicato su Nature un nuovo studio che riporta la prima misura
diretta della cosiddetta doppia cattura elettronica (2vECEC)
dell'isotopo xenon-124.
Si tratta del processo di decadimento più raro mai osservato in
modo diretto, la cui vita media è ben mille miliardi di volte
maggiore dell'età dell'universo. Questi nuovi risultati
forniranno informazioni utili non solo per i modelli sulla
struttura nucleare ma anche per altri esperimenti che studiano
processi rari.
"Essere riusciti a osservare in modo diretto un decadimento così
raro, - spiega Elena Aprile, professoressa della Columbia
University, a capo della collaborazione XENON - e in una regione
di energia diversa da quella della ricerca di materia oscura per
la quale è ottimizzato XENON1T, conferma in modo inequivocabile
le grandi potenzialità del nostro rivelatore".
"La grande attenzione dedicata in fase di progetto e costruzione
a ridurre il fondo radioattivo naturale dello strumento -
sottolinea Marco Selvi, responsabile nazionale INFN
dell'esperimento - si rivela nuovamente fondamentale per riuscire
a osservare processi rari, addirittura al di là degli obiettivi
principali per cui è stato progettato il nostro esperimento".
Questi nuovi risultati, infatti, potranno fornire informazioni
sulla struttura dei nuclei, utili anche per gli esperimenti che
cercano altri decadimenti rari, come il "decadimento doppio-beta
senza neutrini". Tale ricerca, in cui l'INFN e i Laboratori
Nazionali del Gran Sasso sono protagonisti a livello mondiale,
può portare a svelare la natura e la massa del neutrino, una
delle particelle più interessanti dell'attuale panorama
sperimentale.
I gruppi INFN, coordinati da Marco Selvi, della sezione INFN di
Bologna, e guidati da Gabriella Sartorelli (Università di
Bologna), Walter Fulgione (INFN-LNGS) e Giancarlo Trinchero
(INFN-Torino), fanno parte del progetto XENON1T fin dal suo
inizio, nel 2009. Sono responsabili del progetto, costruzione e
funzionamento del sistema di veto di muoni, all'interno dello
schermo di acqua, che è cruciale per la riduzione dei fondi
ambientali e di quelli dovuti alla radiazione cosmica residua.
Hanno progettato e realizzato le varie infrastrutture presso i
LNGS, e guidano il gruppo di simulazione Monte Carlo per la
predizione e ottimizzazione delle prestazioni del rivelatore, e
per il calcolo delle varie sorgenti di fondo. Sono anche
coinvolti in diversi aspetti dell'analisi dati che ha portato a
questi risultati di XENON1T. Con l'aggiunta dei gruppi delle
sezioni INFN di Napoli e Ferrara, guidati rispettivamente da
Michele Iacovacci e Guido Zavattini, i gruppi italiani sono
coinvolti anche nell'attuale estensione del progetto, con il
rivelatore XENONnT in fase di costruzione presso i LNGS. In
particolare, sono responsabili della simulazione Monte Carlo e
della progettazione e realizzazione di un nuovo rivelatore di
veto per i neutroni. Partecipano, inoltre, alla purificazione
dello xenon, e alla realizzazione dell'infrastruttura di calcolo
dell'esperimento.
Red/Gbt 20190424T190142Z
Nessun commento:
Posta un commento