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mercoledì 6 luglio 2011
Atto Camera Interrogazione a risposta in Commissione 5-04723 presentata da EMANUELE FIANO giovedì 5 maggio 2011, seduta n.472 FIANO, VELTRONI, ANDREA ORLANDO e MORASSUT. - Al Ministro dell'interno.- Per sapere - premesso che: nel sud pontino permane una grave situazione in riferimento alle infiltrazioni delle organizzazioni camorristiche e mafiose;
Atto Camera Interrogazione a risposta in Commissione 5-05029 presentata da SIMONETTA RUBINATO giovedì 30 giugno 2011, seduta n.494 RUBINATO e BRESSA. - Al Ministro dell'interno.- Per sapere - premesso che: lo stato in cui versa la questura di Treviso, afflitta da una perdurante e gravissima carenza di organico, è oramai vicino al tracollo, nonostante il grandissimo impegno e la dedizione degli agenti in servizio e di chi attualmente vi opera per garantire la sicurezza dei cittadini e del territorio
Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-11659 presentata da JEAN LEONARD TOUADI martedì 19 aprile 2011, seduta n.466 TOUADI e VILLECCO CALIPARI. - Al Ministro dell'interno.- Per sapere - premesso che: negli ultimi 45 giorni nella regione Lazio si sono verificati fatti criminosi che in misura crescente, hanno fatto emergere la gravità delle infiltrazioni della criminalità organizzata su tutto il territorio. Sebbene negli ultimi mesi siano state diverse le operazioni svolte dalle forze dell'ordine che hanno portato a numerosi arresti e alla confisca di beni per il valore di svariati milioni di euro
Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-12114 presentata da RITA BERNARDINI lunedì 30 maggio 2011, seduta n.479 BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno.- Per sapere - premesso che: sul quotidiano «Il Manifesto» del 26 maggio 2011, è apparso un articolo sul Cie di palazzo San Gervasio in provincia di Potenza, a firma Stefano Liberti, dal titolo «Un carcere-voliera per i neo clandestini»;
Atto Senato Interrogazione a risposta orale 3-02267 presentata da ACHILLE PASSONI martedì 28 giugno 2011, seduta n.574 PASSONI, CARLONI - Al Ministro dell'interno - Premesso che: un'inchiesta condotta dal quotidiano "la Repubblica" nei giorni scorsi evidenzia lo stato di abbandono e di degrado in cui versano la questura e i commissariati della provincia di Caserta;
PEDAGGI: ZINGARETTI, AL TAR PER DIFENDERE ROMA DA TASSE LEGA PROVINCIA RICORRERA' APPENA PRESENTATO DECRETO, VINCEREMO ANCORA
PEDAGGI: ZINGARETTI, AL TAR PER DIFENDERE ROMA DA TASSE LEGA
PROVINCIA RICORRERA' APPENA PRESENTATO DECRETO, VINCEREMO ANCORA
(ANSA) - ROMA, 5 LUG - ''Il moribondo Governo Bossi-
Berlusconi continua a voler imporre il pedaggio sul Gra (Grande
raccordo anulare di Roma, ndr). Ci sorprende che il Pdl continui
a governare insieme con una Lega che ha come unico obiettivo
quello di umiliare e tassare i cittadini di Roma e provincia.
Comunque, garantisco che la Provincia di Roma, appena sara'
presentato il decreto, ricorrera' al Tar. Abbiamo gia' vinto la
scorsa estate e se ora i pedaggi non ci sono si deve proprio
alla nostra battaglia davanti al Tar e poi al Consiglio di
Stato. Vinceremo anche stavolta''. Lo dichiara in una nota il
presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti.
(ANSA).
COM-LAL
05-LUG-11 21:56 NNNN
PROVINCIA RICORRERA' APPENA PRESENTATO DECRETO, VINCEREMO ANCORA
(ANSA) - ROMA, 5 LUG - ''Il moribondo Governo Bossi-
Berlusconi continua a voler imporre il pedaggio sul Gra (Grande
raccordo anulare di Roma, ndr). Ci sorprende che il Pdl continui
a governare insieme con una Lega che ha come unico obiettivo
quello di umiliare e tassare i cittadini di Roma e provincia.
Comunque, garantisco che la Provincia di Roma, appena sara'
presentato il decreto, ricorrera' al Tar. Abbiamo gia' vinto la
scorsa estate e se ora i pedaggi non ci sono si deve proprio
alla nostra battaglia davanti al Tar e poi al Consiglio di
Stato. Vinceremo anche stavolta''. Lo dichiara in una nota il
presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti.
(ANSA).
COM-LAL
05-LUG-11 21:56 NNNN
Corte dei Conti "...La questione sottoposta al giudizio della Corte concerne la computabilità nella base pensionabile dell’assegno di funzione introdotto dall’art. 1, comma 9, del decreto-legge 16 settembre 1987 n. 379 (recante misure urgenti per la concessione di miglioramenti economici al personale militare e per la riliquidazione delle pensioni dei dirigenti civili e militari dello Stato e del personale ad essi collegato ed equiparato), convertito con modificazioni nella legge 14 novembre 1987 n. 468, e dall’art. 6 del decreto-legge 21 settembre 1987, n. 387 convertito con modificazioni in legge 20 novembre 1987, n. 472 (Copertura finanziaria del decreto del Presidente della Repubblica 10 aprile 1987, n. 150, di attuazione dell'accordo contrattuale triennale relativo al personale della Polizia di Stato ed estensione agli altri Corpi di polizia), a favore, rispettivamente, degli appartenenti alle Forze Armate e degli appartenenti ai Corpi di Polizia. ..."
REPUBBLICA ITALIANA
In nome del Popolo Italiano
la
Corte dei Conti
Sezione Giurisdizionale
Regionale
per l'Emilia-Romagna
in funzione di giudice unico delle pensioni in composizione
monocratica, in persona del Consigliere dott. Francesco Maria
Pagliara
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
nel giudizio instaurato con il ricorso n. 42261/PM R.G proposto
da ----, contro il Ministero della Difesa nonché contro il
Centro Amministrativo dell’Esercito Italiano –
Sez. Staccata di Padova, il Comando
2/121° Reggimento Artiglieria e l’INPDAP per il riconoscimento,
in sede pensionistica, del diritto alla maggiorazione del 18%
sull’assegno di funzione di cui all’art. 1, comma 9, l. n.
468/1987 e del diritto al ricalcolo dell’importo dei sei scatti
stipendiali con l’inclusione nella base di computo dell’assegno
di funzione;
Udito nella pubblica udienza del 4 maggio 2011, con l’assistenza
del Segretario dott.ssa Maria Cassadonte, il ricorrente sig. R.
R.; non costituite le Amministrazioni intimate;
Visti gli atti di causa;
Ritenuto in
FATTO
Nel ricorso in esame il sig. R.R.,
già Maresciallo Luogotenente dell’Esercito, premesso di essere
cessato dal servizio attivo il 13 febbraio 2004, ha lamentato
che l’Amministrazione, in sede di liquidazione del trattamento
pensionistico di ausiliaria, pur comprendendo l’assegno di
funzione previsto dall’art. 1, comma 9, della legge n. 468 del
1987, non abbia riconosciuto detto assegno suscettibile
dell’incremento di cui all’art. 16 della legge n. 177 del 1976,
ove si dispone che, ai fini della determinazione della misura
del trattamento di quiescenza del personale militare, la base
pensionabile è aumentata del 18%.
Ha sostenuto che la mancata attribuzione del richiesto beneficio
pensionistico configura un comportamento dell’Amministrazione di
appartenenza, e conseguentemente dell’Ente pagatore, affetto da
violazione di legge per falsa e/o mancata applicazione del
combinato disposto di cui agli artt. 16, l. n. 177/1976 e 1, c.
9, l. n. 468/1987, nonché per eccesso di potere per illogicità
ed ingiustizia manifesta e per disparità di trattamento
economico di base dei dipendenti dello Stato.
Al riguardo, ha osservato che detto trattamento è composto da
due voci, ovvero il livello retributivo e la retribuzione
individuale di anzianità (R.I.A.), e l’assegno funzionale si
aggiunge alla R.I.A., sicché viene a far parte di detta voce
retributiva, in quanto in essa viene inglobato, e come questa
entra nel novero degli importi che contribuiscono alla
formazione dello stipendio.
A conferma di ciò, ha richiamato la sentenza n. 66/1999/A della
Sezione II giurisdizionale centrale d’appello di questa Corte
dei Conti, laddove si deduce che l’assegno funzionale è stato
previsto contestualmente al riconoscimento di benefici economici
concessi agli ufficiali (art. 1, comma 8, d.l. n. 379 conv. con
modificazioni in l. n. 468/87) “quale parziale omogeneizzazione
stipendiale con le Forze militari di polizia”, il che significa
che ad esso va riconosciuta la stessa natura di questi e che
limitazioni sotto tale aspetto creerebbero un’ingiustificata
disparità di trattamento tra le due categorie di militari.
Ha inoltre citato la norma contenuta nel comma 10 dell’art. 1
d.l. n. 379/1987, per la quale i nuovi importi – quelli, cioè,
previsti quale omogeneizzazione stipendiale, per gli ufficiali,
e quale assegno funzionale, per i sottufficiali – “hanno effetto
sulla tredicesima mensilità, sul trattamento ordinario di
quiescenza, normale e privilegiato, sull’indennità di buonuscita
…”.
Ha poi dedotto che poiché l’assegno funzionale va incluso tra
gli emolumenti che compongono lo stipendio, lo stesso assegno è
computabile nella determinazione dei sei scatti previsti
dall’art. 1, comma 15 bis, del d.l. n. 379 del 1987 convertito
in l. n. 468/87.
Richiamata, da ultimo, giurisprudenza pensionistica favorevole
(Corte dei Conti - Sezione giur. reg. Sicilia, sent. n.
3314/2008; Sezione giur. reg. Piemonte, sent. n. 974/2003;
Sezione giur. reg. Veneto, sent. n. 1264/2003), ha concluso
chiedendo che questa Corte voglia: 1) “accertare e dichiarare il
diritto all’inclusione dell’assegno di funzione nel computo
della base pensionabile suscettibile dell’incremento del 18%
riconosciuto dall’art. 16 l. n. 177/1976”; 2) “riconoscere il
diritto all'inclusione dell’assegno di funzione nel computo
della base pensionabile per il ricalcolo dei sei scatti
stipendiali, di cui all’art. 1, comma 15 bis, del d.l. n. 379
del 1987 convertito in legge n. 468/87”; 3) condannare: il
Ministero della Difesa – Centro Amministrativo dell’Esercito
Italiano – Sezione Staccata di Padova alla conseguente
riliquidazione del trattamento pensionistico di ausiliaria in
godimento del ricorrente; il Ministero della Difesa e l’INPDAP,
per quanto di rispettiva competenza, al pagamento del
trattamento pensionistico di ausiliaria come rideterminato e
riliquidato, nonché delle somme arretrate dovute a titolo di
conguaglio, con rivalutazione monetaria e interessi legali da
computarsi dalla maturazione dei singoli ratei e fino
all’effettivo pagamento. Con ogni conseguenza in ordine alle
spese di giudizio.
In data 7 aprile 2011 l’avv. -- ha depositato, nell’interesse
del ricorrente, memoria difensiva con allegata procura notarile
alla lite.
In detta memoria si espone che in risposta ad apposita domanda
in data 13 maggio 2008 del sig. R., volta ad ottenere
l’incremento del 18% sull’assegno di funzione percepito in
attività di servizio, l’Amministrazione, con nota del 3 giugno
2008, ha negato detto beneficio sulla base di quanto disposto
dall’art. 16 della legge n. 177 del 1976.
In opposizione a tale diniego, si richiama l’interpretazione
favorevole e condivisibile data alla suddetta disposizione dalla
Sezione Giurisdizionale d’Appello per la Regione Sicilia,
citandosi in particolare la sentenza n. 133/A/2010, e si
evidenzia, altresì, l’“illogico” operato dell’Amministrazione la
quale, mentre ha incluso l’assegno in discussione ai fini della
determinazione della pensione, lo ha poi escluso ai fini
dell’aumento del 18%.
Si osserva che la normativa citata non prevede affatto “questa
sorta di disciplina diacronica, fatta propria
dall’amministrazione stessa”, ed è pertanto errato l’assunto
contenuto nell’impugnata reiezione secondo cui la legge
istituisce l’indennità di funzione, ma non ne prevede la
maggiorazione del 18% pur considerandola pensionabile.
Si insiste, pertanto, per l’accoglimento del ricorso nelle
conclusioni così come direttamente formulate. Con vittoria di
spese, competenze ed onorari.
Nell’udienza odierna il ricorrente, liberamente interrogato, ha
confermato il contenuto del ricorso e depositato, su richiesta
del giudicante, sia la relazione di notificazione del ricorso
alle controparti sottoscritta dall’ufficiale giudiziario, sia
l’avviso di ricevimento di cui agli artt. 149 c.p.c. e 4 l. n.
890 del 1982.
La causa è quindi passata in
decisione con conseguente lettura del dispositivo e fissazione
del termine di sessanta giorni per il deposito della sentenza,
ai sensi dell’ultima parte dell’art. 429, comma 1, secondo
capoverso, c.p.c., come sostituito dall’art. 53 del d.l. 25
giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni nella legge 6
agosto 2008, n. 133.
Considerato in
DIRITTO
La questione sottoposta al
giudizio della Corte concerne la computabilità nella base
pensionabile dell’assegno di funzione introdotto dall’art. 1,
comma 9, del decreto-legge 16 settembre 1987 n. 379 (recante
misure urgenti per la concessione di miglioramenti economici al
personale militare e per la riliquidazione delle pensioni dei
dirigenti civili e militari dello Stato e del personale ad essi
collegato ed equiparato), convertito con modificazioni nella
legge 14 novembre 1987 n. 468, e dall’art. 6 del
decreto-legge 21 settembre 1987,
n. 387 convertito con modificazioni in
legge 20
novembre 1987, n. 472 (Copertura finanziaria del
decreto del Presidente della Repubblica 10 aprile 1987, n. 150,
di attuazione dell'accordo contrattuale triennale relativo al
personale della Polizia
di Stato ed estensione agli altri Corpi di polizia),
a favore, rispettivamente, degli appartenenti alle Forze
Armate e degli appartenenti ai Corpi di Polizia.
Al riguardo si deve ricordare che
secondo l’art. 16 (Base pensionabile personale militare) della
legge 29 aprile 1976, n. 177, sostitutivo dell’art. 53 del
d.P.R. 29 dicembre 1973 per le cessazioni dal servizio aventi
decorrenza non anteriore al 1° gennaio 1986, n. 1092, ai fini
della determinazione della misura del trattamento di quiescenza
del personale militare, escluso quello indicato nell’art. 54,
penultimo comma, del citato d.P.R. n. 1092/73, la base
pensionabile, costituita dall’ultimo stipendio o dall’ultima
paga e dagli assegni o indennità pensionabili, integralmente
percepiti, indicati nello stesso art. 16 [ a) indennità di
funzione per i generali di brigata ed i colonnelli, prevista
dall’art. 8 della legge 10 dicembre 1973, n. 804; b) assegno
perequativo ed assegno personale pensionabile, previsti
dall’art. 1 della legge 27 ottobre 1973, n. 628, in favore degli
ufficiali di grado inferiore a colonnello o capitano di
vascello, nonché dei sottufficiali e dei militari di truppa; c)
assegno personale previsto dall’art. 202 del d.P.R. 10 gennaio
1957, n. 3, applicabile al personale militare in base all’art. 3
della legge 8 agosto 1957, n. 751 ] è aumentata del 18% (primo
comma); “agli stessi fini, nessun altro assegno o indennità,
anche se pensionabili, possono essere considerati se la relativa
disposizione di legge non ne prevede espressamente la
valutazione nella base pensionabile” (secondo comma).
Nella fattispecie va osservato che
l’assegno funzionale in discussione non soddisfa alcuna delle
due anzidette condizioni, non essendo compreso tra gli assegni e
indennità di cui al primo comma e non essendo assistito dalla
clausola espressa di valutabilità nella base pensionabile di cui
al secondo dei commi succitati.
Devesi, altresì, rilevare che le
argomentazioni assunte dalla Sezione Seconda giurisdizionale
centrale di appello con la sentenza n. 66/99 invocata dal
ricorrente sono state espressamente disattese da successive
sentenze (n. 314, n. 315, n. 317, n. 336 e n. 337 del 2 ottobre
2003) della medesima Sezione la quale, “rimeditata la
complessa questione anche alla luce delle perspicue
considerazioni svolte dalla Sezione del controllo nella
deliberazione n. 52/2000” (cfr. sentenza n. 347 del 30
ottobre 2003), ha osservato che l’assegno funzionale in
argomento, in quanto entità che si aggiunge ad un’altra (nella
specie: R.I.A.), costituisce emolumento distinto e separato
dalla stessa R.I.A. e non può, in ipotesi, affermarsi che esso è
inglobato nella R.I.A. o essere considerato di natura analoga
alla R.I.A.
Essendosi peraltro delineati, nella
giurisprudenza di questa Corte, orientamenti interpretativi non
univoci sulla inclusione o meno dell’assegno de quo nella
base pensionabile, la questione controversa è stata deferita una
prima volta nel dicembre 2003 alle Sezioni Riunite, che l’hanno
dichiarata inammissibile sul rilievo che al momento del
deferimento un contrasto giurisprudenziale esisteva soltanto tra
le Sezioni di primo grado, “tenuto conto che in grado di
appello era stato emessa una sola pronuncia in materia
favorevole alla inclusione dell’assegno di funzione nella base
pensionabile” e che la stessa Sezione Seconda d’appello
aveva poi proceduto “ad una integrale rivisitazione della
problematica affermando in maniera uniforme, in più pronunce,
che l’assegno di cui trattasi non può essere incluso nella base
pensionabile e, quindi, non è soggetto alla maggiorazione del
18%”, sicché una difformità di soluzioni interpretative si
riscontrava soltanto tra le Sezioni regionali, venendo a
difettare quella difformità di soluzioni giurisprudenziali in
grado di appello – “cosiddetta orizzontale” – ritenuta idonea ad
attivare presso le Sezioni Riunite il potere-dovere di rendere
la pronuncia del punto di diritto sulla questione di massima
(cfr. Corte dei Conti – Sezioni Riunite, 27 aprile 2004 n. 6/QM).
Successivamente, però, la
giurisprudenza d’appello ha espresso due diversi ed opposti
orientamenti, l’uno contrario e l’altro favorevole all’includibilità
dell’assegno funzionale nella base pensionabile.
Da un lato, le Sezioni
giurisdizionali centrali d’appello, con una serie costante di
decisioni conformi, hanno statuito che, anche se pensionabile,
l’assegno di cui si discute, pur aggiungendosi alla retribuzione
individuale di anzianità, mantiene la sua natura di emolumento
accessorio dello stipendio, non suscettibile di maggiorazione,
in assenza di espressa previsione legislativa (ex multis: Sez.
I, 6 febbraio 2006 n. 57/A; Sez. II, 2 settembre 2005 n. 304/A;
Sez. II, 11 novembre 2004 n. 342/A; Sez. III, 24 marzo 2004 n.
205/A).
Per contro, alcune pronunce della
Sezione giurisdizionale d’appello per la regione Sicilia –
concordando con precedenti decisioni di primo grado - hanno
affermato che l’assegno funzionale percepito ai sensi dell’art.
1 d.l. n. 379 del 1987, presentando indubbio carattere di
componente stipendiale, confluisce a pieno titolo nella base
pensionabile, con conseguente applicabilità dell’incremento del
18% previsto dall’art. 53 d.P.R. n. 1092/1973, nel testo
sostituito dall’art. 16 l. n. 177 del 1976 (cfr. sentenze 4
luglio 2005 n. 146/A e 17 marzo 2005 n. 66/A).
La questione è quindi tornata alle
Sezioni Riunite le quali, con la sentenza n. 9/2006/QM del 28
settembre 2006, hanno affermato che “l’assegno funzionale
previsto a favore degli appartenenti alle Forze Armate dall'art.
1 comma 9 del d.l. 16 settembre 1987 n. 379, convertito nella
legge 14 novembre 1987 n. 468, nonché l'analogo assegno
funzionale previsto a favore degli appartenenti ai Corpi di
Polizia dall'art. 6 del d.l. 21 settembre 1987 n. 387,
convertito con modificazioni nella legge 20 novembre 1987 n.
472, ancorché pensionabili, non sono inclusi nella base
pensionabile e quindi non possono usufruire della maggiorazione
del 18% in relazione all'art. 53, comma 1 del DPR 29 dicembre
1973 n. 1092, come modificato dall'art. 16 della legge 29 aprile
1976 n. 177”.
Hanno, pertanto, conclusivamente
statuito le Sezioni Riunite che
<< Nessun rilievo può al
riguardo essere riconosciuto all’espressione “si aggiungono alla
retribuzione individuale di anzianità” utilizzata dal
legislatore nell’istituire gli assegni in questione
limitatamente agli appartenenti alle forse armate, che ha invece
il significato di evidenziare la autonomia di tali emolumenti in
ragione della diversa natura giuridica. Gli assegni funzionali
in discorso non vanno infatti a confluire indistintamente nella
retribuzione individuale di anzianità, ma invece si cumulano a
questa nel confluire nello stipendio di base, senza restare
assorbiti al suo interno, mantenendo così le loro
caratteristiche peculiari >>.
Ritiene questo giudice che non vi siano decisive ragioni per
discostarsi dall’orientamento giurisprudenziale consacrato nella
surrichiamata pronuncia, orientamento peraltro già adottato in
precedenza dalla Sezione: la pretesa azionata dal ricorrente,
volta ad ottenere l’inclusione nella base pensionabile - con i
conseguenziali relativi effetti (maggiorazione del 18% ex art.
16 della legge n. 177/76; rideterminazione dei sei scatti
attribuiti dall’art. 1, comma 15 bis, della legge n. 468/87,
come sostituito dall’art. 11 della legge n. 231/90) -
dell’assegno funzionale previsto dall’art. 1, comma 9, del d.l.
n. 468/87 (conv. in l. n. 468/87), deve pertanto essere
respinta.
Sulla base delle considerazioni che precedono il ricorso de
quo si appalesa infondato e, pertanto, non meritevole di
accoglimento; in difetto di
costituzione delle parti intimate non vi è luogo a pronuncia
sulle spese di giudizio.
P.Q.M.
la Corte dei Conti - Sezione
giurisdizionale regionale per l'Emilia-Romagna in funzione di
giudice unico delle pensioni in composizione monocratica,
definitivamente pronunciando
Respinge
il ricorso in epigrafe.
Nulla per le spese.
Manda alla Segreteria della Sezione per gli adempimenti di rito.
Così deciso in Bologna il 4 maggio 2011.
Il giudice
(Francesco Maria Pagliara)
f.to Francesco
Maria Pagliara
Depositata in Segreteria il 10
giugno 2011
Il
Direttore di Segreteria
f.to Nicoletta
Natalucci
DECRETO
Il Giudice,
ravvisati gli estremi per l’applicazione dell’art. 52 del
Decreto Legislativo 30 giugno 2003 nr.
196,
DISPONE
Che a cura della
Segreteria venga apposta l’annotazione di cui al comma 3 di
detto articolo 52 nei riguardi della parte privata e, se
esistenti, del dante causa e degli aventi causa.
Il Giudice Unico
(Francesco Maria
Pagliara)
f.to Francesco
Maria Pagliara
Depositato in
Segreteria il giorno 10 giugno 2011
Il Direttore
della Segreteria
f.to Nicoletta
Natalucci
In esecuzione del
Provvedimento ai sensi dell’art. 52 del Decreto Legislativo 30
giugno 2003 nr. 196, in caso di
diffusione omettere le generalità e gli altri dati
identificativi della parte privata e se esistenti del dante
causa e degli eventi causa.
Data 10 giugno
2011
Il Direttore
della Segreteria
f.to Nicoletta
Natalucci
|
Corte dei Conti "...La Corte dei conti, Sezione giurisdizionale per la Regione Emilia Romagna, in funzione di giudice unico delle pensioni in composizione monocratica nella persona del consigliere Luigi Di Murro, visto l’art. 5 della l. 21 luglio 2000 n. 205 nonché gli artt. 420, 421, 429, 430 e 431 del codice di procedura civile, definitivamente pronunciando, ACCOGLIE il ricorso iscritto al n. 032975/Pensioni Civili del registro di segreteria, proposto dalla sig.ra B. A. e, per l’effetto, dichiara la dipendenza da causa di servizio dell’infermità “Evento suicidario a seguito di colpo di arma da fuoco in sede temporale destra, in soggetto affetto da sindrome ansioso depressiva reattiva”...."
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL
POPOLO ITALIANO
LA CORTE DEI CONTI
SEZIONE
GIURISDIZIONALE PER LA REGIONE
EMILIA-ROMAGNA
In funzione di
giudice unico delle pensioni in composizione monocratica in
persona del Presidente Luigi Di Murro, ha pronunciato, nella
pubblica udienza dell’11 maggio 2010 e con l’assistenza del
segretario dott. Lucia Caldarelli, la seguente
S E N T E N Z A
sul ricorso iscritto al n.
032975/Pensioni Civili del registro di segreteria, proposto
dalla sig.ra ---ha eletto domicilio, avverso il silenzio rifiuto
formatosi sulla domanda avanzata dalla ricorrente per il
riconoscimento della pensione privilegiata di reversibilità per
dipendenza da causa di servizio dell’evento suicidario che in
data 30 maggio 1994 ha tratto a morte il di lei coniuge, già
Sovrintendente della
Polizia di Stato presso il Comando Militare di OMISSIS.
Udito, nella
pubblica udienza, l’avv. Andrea Trentin per la parte privata
ricorrente; non rappresentato il Ministero della Difesa
resistente.
F A T T O
Con ricorso presentato in data 15 gennaio 2004 presso la
segreteria di questa Sezione giurisdizionale la sig.ra B. A.,
vedova del Sovrintendente della
Polizia di Stato
S. L., nato il OMISSIS e deceduto in servizio il OMISSIS per “Evento
suicidario a seguito di colpo di arma da fuoco in sede temporale
destra, in soggetto affetto da sindrome ansioso depressiva
reattiva”, ha impugnato il silenzio rifiuto formatosi sulla
domanda avanzata dall’interessata per il riconoscimento della
pensione privilegiata di reversibilità.
Con l’atto introduttivo del presente giudizio la parte privata,
rilevato preliminarmente il silenzio serbato per sette anni
dall’Amministrazione, il che legittima il ricorso avverso il
silenzio rifiuto, e premessa l’esposizione dei fatti, in merito
allo svolgimento della fase amministrativa precisa che in data
28 novembre 1994 ha presentato domanda per il riconoscimento
della dipendenza da causa di servizio del decesso del coniuge ai
fini del riconoscimento dell’equo indennizzo e della pensione
privilegiata di reversibilità, e che con verbale AB n. 922 del 6
marzo 1990 la C.M.O. del Centro di Medicina legale militare di
OMISSIS ha negato il richiesto riconoscimento nella
considerazione che non si ravvisa nel servizio prestato nel caso
in essere, nella sua specificità, modo causale o concausale
efficiente e preponderante, ma solo occasionale nel determinismo
dell’infermità in esame, né si ravvisa nesso di interdipendenza
con l’infermità già dipendente da causa di servizio.
Il
giudizio negativo è stato confermato dalla Commissione Medica di
II^ istanza con l’ulteriore specificazione che dalle relazioni
in atti non risulta che lo S. sia stato impegnato in turni e
straordinari particolarmente stressanti, né sono emerse, anche
in base ai supplementi di relazioni richieste da quel Comando,
situazioni conflittuali con l’ambiente e i colleghi di lavoro, e
che durante il servizio lo S. non ha mai manifestato disturbi
psichici né alterazioni comportamentali.
Con il ricorso qui in esame la sig.ra B. A. sottolinea come
l’evento suicidario sia direttamente collegabile alla sindrome
ansioso depressiva reattiva contratta dal defunto coniuge
unicamente per fatti e causa di servizio, riportando le
dichiarazioni di colleghi, amici e sanitari.
In
particolare si afferma che l’ambiente di lavoro con gli
atteggiamenti dei superiori, nonché con l’orario di lavoro e le
sentite responsabilità, avevano determinato nel sig. S.,
sicuramente negli ultimi due anni di servizio, ed in ogni caso
nell’ultimo anno, in modo fortemente violento una condizione di
malessere psico-fisico, con fortissime turbe psichiche che gli
erano state diagnosticate quale una “sindrome ansioso depressiva
di tipo reattivo”, per la quale si era affidato a cure di natura
psicologica, ma che non è stata assolutamente avvertita dai
diretti superiori dell’interessato il quale, quindi, si è
trovato nell’ambiente di lavoro senza alcuna protezione.
Il
ricorso è corredato da copiosa documentazione tra cui, in
particolare, il parere medico-legale del prof. G. Beduschi di
Modena 28 giugno 1998 con tre allegati (all. n. 76) e la
relazione di consulenza Prof. I. Galliani di Modena (all. n.
77).
Il
Ministero dell’Interno ha depositato in data 13 settembre 2004
il fascicolo degli atti sanitari ed amministrativi del
Sovrintendente S. L.; in particolare l’allegato n. 4 (relazione
del Dirigente dell’11° Reparto Volo di OMISSIS) risulta
corredato dai certificati medici in data 8 giugno 1994 del dott.
Pier Paolo Gamberi, in data 8 giugno 1994 della dott. M. Luisa
Montebelli ed in data 24 ottobre 1994 del dott. Alberto Padovani
attestanti la sussistenza, prima del decesso, dell’infermità
“sindrome ansiosa depressiva di tipo reattivo” da porre in
diretta correlazione con il serviizo prestato dall’interessato.
In
data 17 giugno 2009 l’Amministrazione resistente si è costituita
con apposita memoria, corredata da copia della documentazione
già trasmessa integrata con il decreto ministeriale n. 11168/04
del 16 aprile 2004 negativo di trattamento pensionistico
privilegiato e con la dichiarazione di notifica del decreto
stesso, insistendo per il rigetto del gravame ed eccependo in
via subordinata l’intervenuta prescrizione quinquennale.
In
data 25 giugno 2009 il difensore della parte privata ricorrente
ha depositato una memoria difensiva concludente per
l’accoglimento del ricorso dovendo ravvisarsi nel servizio
prestato una connessione anche in via mediata con il suicidio
del Sovrintendente S..
Con ordinanza n.
206/09/C del 13 ottobre 2009 questa Sezione giurisdizionale,
considerato che la questione da decidere si sostanzia
nell’accertamento della dipendenza da causa di servizio, sub
specie di dipendenza dall’infermità “sindrome ansioso depressiva
reattiva” a sua volta dipendente da causa di servizio, anche
sotto il profilo del ritardo diagnostico e terapeutico,
dell’evento suicidario che in data OMISSIS ha tratto a morte il
Sovrintendente della
Polizia di Stato S. L. e che trattasi di questione
squisitamente tecnica, ha ritenuto necessario, ai fini di una
più avvisata giustizia, che venisse acquisito al riguardo il
motivato e definitivo parere dell’Ufficio Medico Legale presso
il Ministero della Salute.
L’istruttoria è
stata eseguita ed in data 4 giungo 2010 il consulente tecnico
officiato con la predetta ordinanza ha depositato il proprio
parere concludente per la dipendenza da causa di servizio della
patologia che ha poi indotto al suicidio il sig. S. L..
Con memoria
depositata in data 29 aprile 2011 la parte privata, richiamando
le conclusioni della predetta consulenza tecnica, insiste per
l’accoglimento del ricorso.
Alla pubblica udienza l’avv. Andrea Trentin si riporta alle
difese depositate ed insiste per l’accoglimento del gravame.
Si
da atto che, per l’assenza della parte pubblica resistente, non
è stato possibile esperire il tentativo di conciliazione.
Al termine
dell’odierna udienza è stato letto il dispositivo della presente
sentenza con la precisazione che, ai sensi dell’ultima parte del
primo comma dell’art. 429 c.p.c. come novellato dall’art. 53 del
d.l. n. 112 del 25 giugno 2008, convertito, con modificazioni,
in legge n. 133 del 6 agosto 2008, per il deposito della
sentenza, resta fissato il termine ordinatorio di sessanta
giorni decorrente dalla data odierna.
D I R I T T O
In via preliminare va precisato che l’art. 429
c.p.c. novellato prevede che, all’esito della discussione “il
giudice pronunzia sentenza con cui definisce il giudizio dando
lettura del dispositivo e della esposizione delle ragioni di
fatto e di diritto della decisione. In caso di particolare
complessità della controversia, il giudice fissa nel dispositivo
un termine, non superiore a sessanta giorni, per il deposito
della sentenza”.
Nel nuovo contesto normativo, quindi, sono
distinguibili due ipotesi: a) che il giudice dia lettura
integrale della sentenza (tale dovendosi intendere
l’esposizione delle ragioni, in fatto e in diritto) e del
dispositivo; b) che il giudice si limiti a leggere il
dispositivo, depositando in un momento successivo la sentenza
comprensiva della motivazione, in presenza di particolare
complessità.
Ma la circostanza che la lettura
dell’esposizione delle ragioni di fatto e di diritto della
decisione debba avvenire al termine dell’udienza, fermo
restando, ovviamente, che la sentenza non può che essere redatta
dopo che le parti abbiano discusso la causa (artt. 429, 275, 276
comma 5 c.p.c. in relazione agli artt. 26 e 20 R.D. n. 1038 del
1933), induce a ritenere che l’applicazione dell’art. 429 c.p.c.
novellato possa, per ragioni immediatamente intuibili, aver
luogo soltanto in presenza di questioni di estrema semplicità (id
est, quelle di cui all’ultimo comma dell’art. 26 della legge
6 dicembre 1971, n. 1034, nel testo sostituito dal primo comma
dell’art. 9 della l. 21 luglio 2000, n. 205, applicabile, per
espressa previsione contenuta nel terzo comma del medesimo art.
9, ai giudizi innanzi alla Corte dei conti in materia di ricorsi
pensionistici, civili, militari e di guerra) e laddove non sia
necessario, all’esito della discussione, dare pronuncia su
eccezioni e deduzioni formulate dalle parti, sempre che il
numero delle questioni trattate nella medesima udienza non sia
tale da imporre un eccessivo prolungamento della camera di
consiglio susseguente alla pubblica udienza con gli evidenti
disagi per le parti presenti, che attendono quanto meno la
lettura del dispositivo delle decisioni adottate per le singole
controversie trattate, ed analoghe difficoltà per
l’organizzazione e lo svolgimento del servizio del segretario di
udienza, la cui presenza alla lettura delle sentenze o dei soli
dispositivi delle stesse è indefettibile per la funzione del
verbale d’udienza, che deve essere redatto dal segretario
medesimo, con la cui sottoscrizione da parte del giudice si
intende pubblicata la sentenza, con conseguente esonero della
segreteria della Sezione dall’onere della comunicazione, giacché
il provvedimento si ritiene, con presunzione assoluta di legge,
conosciuto dalle parti presenti o che avrebbero dovuto esser
presenti (Cassazione civile, sez. III, 30 ottobre 2007, n.
22942).
Alla luce di tali considerazioni si è reputata
necessaria la fissazione del termine indicato nella narrativa in
fatto per il deposito della presente sentenza comprensiva della
motivazione oltre che del dispositivo letto in udienza, anche in
considerazione della circostanza che la lettura in udienza,
oltre che del dispositivo, anche della relativa motivazione, non
costituisce esordio del termine per l’impugnazione della
sentenza da parte del soccombente, atteso che detto termine
decorre dalla data di notificazione della sentenza a cura della
parte vittoriosa e che il termine cosiddetto “lungo” per la
proposizione dell’appello è quello di sei mesi dalla
pubblicazione della sentenza che, all’evidenza, non può
coincidere con la lettura della stessa nella pubblica udienza
per gli adempimenti di segreteria connessi alla pubblicazione
stessa.
Tanto premesso, la questione all’attenzione della Sezione
si sostanzia
nell’accertamento della dipendenza da causa di servizio, sub
specie di dipendenza dall’infermità “sindrome ansioso depressiva
reattiva” a sua volta dipendente da causa di servizio, anche
sotto il profilo del ritardo diagnostico e terapeutico,
dell’evento suicidario che in data
OMISSIS
ha tratto a morte il Sovrintendente della
Polizia di Stato
S. L..
Detta questione risulta
adeguatamente circoscritta dall’ordinanza istruttoria indicata
nella narrativa in fatto ed esaurientemente analizzata dal
consulente officiato con la medesima ordinanza dalla cui
conclusioni, basate di attendibili elementi di fatto e su
convincenti motivazioni medico legali, non sussistono motivi per
discostarsi, anche per l’assenza di qualsiasi contraria
argomentazione che avrebbe dovuto e potuto essere offerta dalla
parte pubblica resistente.
Afferma invero
il consulente tecnico officiato con l’ordinanza indicata nella
narrativa in fatto che precede dopo l’attento esame degli atti
trasmessi in visione che numerose sono le notizie che permettono
di definire la personalità del soggetto: dedizione al lavoro,
scrupolosità, applicazione per migliorare le sue competenze e
professionalità; da esse deriva il quadro di una persona
attenta, sensibile alla critica e rispettosa dell’autorità di
cui riconosce la funzione, lievemente introvertita.
Tale struttura
psichica, prosegue il consulente, si è mostrata stabile nel
tempo, almeno fino all’ultimo anno di permanenza presso la
Polizia di Stato
di OMISSIS nel corso del quale si è manifestato un cambiamento
netto del carattere del soggetto che è descritto come
estremamente ansioso, insicuro delle sue capacità ed assalito da
dubbi.
Il quadro
psico-patologico che se ne ricava, secondo il C.T.U., appare più
profondo di una depressione reattiva e mostra una lunga
ruminazione su idee di incapacità che arrivano a ridefinire sé
stesso come ostacolo alla vita dei familiari, manifestandosi
così uni sviluppo deliroide di rovina ed alla costituzione di
tale quadro sicuramente parteciparono numerosi fattori
ambientali, che sono ben evidenti degli atti allegati e sono
costituiti da un progressivo deterioramento delle relazioni
lavorative (il soggetto è meno loquace, più chiuso in sé stesso,
dubbioso delle sue prestazioni lavorative, preoccupato), da una
(verosimilmente depercepita) relazione con i superiori, dai
quali non si sente apprezzato, sentendosi addirittura umiliato
in certe particolari situazioni e da un aumento delle
preoccupazioni per le nuove condizioni che avrebbe trovato con
il trasferimento, anche se da lui stesso richiesto; anche
l’introduzione del trattamento con farmaci può aver modificato,
ameno inizialmente in senso peggiorativo,le condizioni
psico-patologiche.
Tali fattori,
conclude il consulente, hanno in certa misura agito
patoplasticamente nell’approfondire la dimensione sensitiva
della personalità, peraltro ben compensata fino ad allora, fino
a giungere alla condizione deliroide sopra descritta e pertanto,
in base a quanto suddetto, non si può non ravvedere nel servizio
svolto una forte componente concausale valida nel determinismo
della sindrome depressiva che ha poi, modificandosi in peggio,
condotto il soggetto al suicidio.
A giudizio di questo giudice
unico, il Consulente d’ufficio ha adeguatamente motivato in
merito alla sussistenza del requisito della dipendenza da causa
di servizio della sindrome depressiva che ha poi condotto al
suicidio il sig. S. L., ed il Ministero della Difesa resistente
non ha in alcun modo contrastato il sopra riportato parere, per
cui non soccorrono motivi per disattenderlo in questa sede.
Ciò posto, deve essere accolta la domanda della parte privata
ricorrente,
sussistendo peraltro giusti motivi per compensare le spese del
presente giudizio.
Quanto
all’eccezione di intervenuta prescrizione sollevata
dall’Amministrazione resistente con la memoria difensiva
depositata in data 17 giugno 2009, la stessa, appare infondata
alla luce della copiosissima corrispondenza intercorsa tra la
ricorrente e l’Amministrazione della Difesa, dimostrante il
perdurante interesse della parte privata alla risoluzione della
controversia sorta a seguito del silenzio serbato dal Ministero
della Difesa in merito alle richieste della sig.ra B. A.; anche
in assenza di specifica qualificazione in tal senso di detta
corrispondenza, la stessa appare tuttavia idonea ad interrompere
il decorso della prescrizione che, conseguentemente, non risulta
essersi maturata.
P. Q. M.
La Corte dei
conti, Sezione giurisdizionale per la Regione Emilia Romagna, in
funzione di giudice unico delle pensioni in composizione
monocratica nella persona del consigliere Luigi Di Murro, visto
l’art. 5 della l. 21 luglio 2000 n. 205 nonché gli artt. 420,
421, 429, 430 e 431 del codice di procedura civile,
definitivamente pronunciando, ACCOGLIE il ricorso iscritto al n.
032975/Pensioni Civili del registro di segreteria, proposto
dalla sig.ra B. A. e, per l’effetto, dichiara la dipendenza da
causa di servizio dell’infermità
“Evento
suicidario a seguito di colpo di arma da fuoco in sede temporale
destra, in soggetto affetto da sindrome ansioso depressiva
reattiva”.
Dispone che
gli atti siano trasmessi all’Amministrazione della Difesa per
quanto di competenza.
Spese compensate.
Così deciso in Bologna, nella
camera di consiglio dell’11 maggio 2011.
DECRETO
Il Giudice Unico delle
Pensioni, ravvisati gli estremi per l’applicazione dell’art. 52,
comma 2, del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196,
DISPONE
che, a cura della Segreteria,
venga apposta l’annotazione di cui al comma 3 di detto articolo
nei confronti della parte ricorrente.
Il Giudice
Presidente Luigi Di Murro
f.to Luigi Di Murro
Depositata in Segreteria il
09/06/2011
IL DIRIGENTE
f.to dr.ssa Lucia Caldarelli
In esecuzione del provvedimento
del Giudice Unico delle Pensioni, ai sensi dell’art. 52 del
decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, in caso di
diffusione, omettere le generalità e gli altri dati
identificativi di parte ricorrente.
IL DIRIGENTE
f.to dr.ssa Lucia Caldarelli
|
Corte dei Conti "...ACCOGLIE il ricorso in esame (n. 57792 PC), proposto da L. B. nei confronti del Ministero dell’Interno, e, per l’effetto, dichiara l’applicabilità, nei suoi confronti, dell’art. 67 del DPR n. 1092/1973 ed il conseguente riconoscimento del diritto alla percezione dei dovuti benefici pensionistici, fatti salvi gli effetti della prescrizione, a decorrere dalla data di cessazione dal servizio...."
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE DEI CONTI
SEZIONE GIURISDIZIONALE PER LA
REGIONE TOSCANA
in composizione
monocratica, nella persona del
Giudice Unico delle pensioni, Consigliere Francesco D’ISANTO, ha
pronunciato la seguente
SENTENZA
sul ricorso, iscritto al n.
57792 P.C. del registro di Segreteria, promosso da ----è
elettivamente domiciliato – avverso il decreto 1068/2002 del
Ministero dell’Interno.
Nella pubblica
udienza del 4 maggio 2011, udito l’avv. Marco
Canapicchi, per delega.
Non rappresentata
l’Amministrazione.
Visti gli atti ed i
documenti della causa;
Visto il D.L.
15.11.1993, n. 453, convertito in Legge 14.1.1994, n. 19;
Visto il D.L.
23.10.1996 n. 543, convertito in Legge 20.12.1996, n. 639;
Vista la Legge
27.7.2000, n. 205
FATTO
1.
Con ricorso qui pervenuto il 1903.2009, il sig. L., già in
servizio presso la
Polizia di Stato fino al 02.09.1998, impugnava il citato
decreto n. 1068/2002 con cui – pur riconoscendo che le infermità
da lui sofferte erano dipendenti da causa di servizio ed
ascrivibili a tab. A 7^ ctg. – gli veniva negata la relativa
p.p.o. in quanto le medesime non
portavano l’inabilità al servizio.
Ulteriore memoria
perveniva il 22.04.1011.
2. Il Ministero
dell’Interno, costituitosi il 26.04.2011, nell’evidenziare il
mutato orientamento, in proposito, di questa Corte, eccepisce la
prescrizione quinquennale.
3. A conclusione
dell’odierna udienza di discussione – nel corso della quale il
difensore si riporta agli atti –
questo Giudice, ai sensi
dell’art. 429 c.p.c., ha dato
lettura del dispositivo della presente decisione riservandosi il
deposito entro il termine prefissato.
DIRITTO
1. Preliminarmente, è
da evidenziare, con riferimento alla previsione del novellato
art. 420 c.p.c., l’impossibilità del
tentativo di conciliazione, considerato che non sono presenti
entrambe le parti.
2. Per giurisprudenza
consolidata (vgs. 3^ sez.
centr. n. 13621/2002; sez.
giur. Toscana
nn. 740/2006 e 654/2009), per il personale della
Polizia di Stato,
il diritto a percepire il trattamento di
P.P.O. è regolato, ai sensi dell’art. 5 (comma 6) della
legge n. 472/1987, dalla stessa norma prevista per il personale
delle FF.AA. e delle FF.PP. ad
ordinamento militare: l’art. 67 del D.P.R. n. 1092/1973.
Quest’ultimo
prevede, come condizione indispensabile, l’accertata dipendenza
da fatti di servizio dell’infermità riscontrata, (requisito che
si riscontra nella documentazione relativa al ricorrente) e non
l’asserita inabilità al servizio.
Alla stregua di
quanto sopra, il ricorso è fondato e, quindi meritevole di
accoglimento.
Si deve, pertanto,
dichiarare l’applicabilità, nei confronti del ricorrente,
dell’art. 67 del DPR n. 1092/1973 ed il suo conseguente diritto,
in relazione all’esito della prescritta procedura, a percepire i
dovuti benefici pensionistici, fatti salvi gli effetti
dell’eccepita prescrizione, relativa ai ratei maturati prima del
quinquennio precedente alla data di ricezione della sua istanza,
datata 31.03.2008..
3. Su quanto dovuto
spettano, inoltre, interessi legali e rivalutazione monetaria,
ex artt. 429
c.p.c. e 150 disp. att.
c.p.c., dalla maturazione dei
singoli ratei al soddisfo, da liquidarsi cumulativamente, nel
senso di una possibile integrazione degli interessi legali ove
l’indice di svalutazione dovesse eccedere la misura degli stessi
(SS.RR. 10/2002).
4. Attesa la chiarezza
della normativa, risalente ad oltre due decenni, e la univocità
della relativa giurisprudenza, le spese legali quantificate come
da notula, in euro 1.377,00
(milletrecentosettantasette/00) più IVA e CAP, vanno poste a
carico dell’Amministrazione soccombente.
P.Q.M.
la Corte dei Conti, Sezione
Giurisdizionale per la Toscana – in composizione
monocratica – definitivamente
pronunciando
ACCOGLIE
il ricorso in esame (n. 57792
PC), proposto da L. B. nei confronti
del Ministero dell’Interno, e, per l’effetto, dichiara
l’applicabilità, nei suoi confronti, dell’art. 67 del DPR n.
1092/1973 ed il conseguente riconoscimento del diritto alla
percezione dei dovuti benefici pensionistici, fatti salvi gli
effetti della prescrizione, a decorrere dalla data di cessazione
dal servizio.
Segue il
riconoscimento delle somme aggiuntive, come indicato in parte
motiva.
Dispone la trasmissione degli
atti all’Amministrazione, per gli ulteriori adempimenti di
competenza, ed alla locale Procura Regionale per quanto,
eventualmente, di interesse.
Le spese legali,
pari ad € 1.377,00 (milletrecentosettantasette/00) più IVA e
CAP, sono a carico dell’Amministrazione soccombente.
Così deciso, in Firenze, previa
lettura del dispositivo, nell’udienza del 4 maggio 2011.
In esito alla riserva ivi
contenuta, la presente sentenza, emessa nella Camera di
Consiglio del 06.05.2011, in pari data viene comunicata alla
Segreteria, per il seguito di competenza.
IL GIUDICE UNICO
F.to Francesco D’Isanto
Depositata
in Segreteria il 14 GIUGNO 2011
IL
DIRETTORE DI SEGRETERIA
F.to Paola
Altini
|
MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI - PROVVEDITORATO INTERREGIONALE ALLE OPERE PUBBLICHE TOSCANA - UMBRIA AVVISO Avviso relativo al concorso nazionale tra artisti per la realizzazione di: A3) due opere pittoriche con soggetto che si ispiri all'attivita' istituzionale del Corpo della Polizia di Stato da ubicare nell'ambito del Nuovo Centro Polifunzionale di Grosseto. (GU n. 53 del 5-7-2011 )
In data 1° febbraio 2011, 9 marzo 2011 e 9 maggio 2011 e' stato
esperito un concorso nazionale tra artisti per la realizzazione di:
A3) due opere pittoriche con soggetto che si ispira all'attivita'
istituzionale del Corpo della Polizia di Stato da ubicare nell'ambito
del Nuovo Centro Polifunzionale di Grosseto sede della Questura e
Polizia Stradale di Grosseto, piazza Platucci.
Importo complessivo dell'opera: € 28.000,00 (€ 14.000,00 per
ciascun quadro).
Per conoscere l'esito del concorso si rinvia alla pagina: Gare -
Aggiudicazioni del sito internet:
www.comune.firenze.it/soggetti/oopptoscana/Home_page.html.
MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI - PROVVEDITORATO INTERREGIONALE ALLE OPERE PUBBLICHE TOSCANA - UMBRIA AVVISO Avviso relativo al concorso nazionale tra artisti per la realizzazione di: A2) pannello in bassorilievo o mosaico, ispirato all'attivita' istituzionale del Corpo di Polizia di Stato da ubicare nell'ambito del Nuovo Centro Polifunzionale di Grosseto. (GU n. 53 del 5-7-2011 )
In data 1° febbraio 2011, 9 marzo 2011 e 9 maggio 2011 e' stato
esperito un concorso nazionale tra artisti per la realizzazione di:
A2) pannello in bassorilievo o mosaico ispirato all'attivita'
istituzionale del Corpo della Polizia di Stato da ubicare nell'ambito
del Nuovo Centro Polifunzionale di Grosseto sede della Questura e
Polizia Stradale di Grosseto, piazza Platucci.
Importo complessivo dell'opera: € 45.000,00.
Per conoscere l'esito del concorso si rinvia alla pagina: Gare -
Aggiudicazioni del sito internet:
www.comune.firenze.it/soggetti/oopptoscana/Home_page.html.
MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI - PROVVEDITORATO INTERREGIONALE ALLE OPERE PUBBLICHE TOSCANA - UMBRIA AVVISO Avviso relativo al concorso nazionale tra artisti per la realizzazione di: A1) complesso scultoreo (Statua) con soggetto che ricordi il Corpo della Polizia di Stato da ubicare nell'ambito del Nuovo Centro Polifunzionale di Grosseto. (GU n. 53 del 5-7-2011 )
In data 1° febbraio 2011, 9 marzo 2011 e 9 maggio 2011 e' stato esperito un concorso nazionale tra artisti per la realizzazione di: A1) complesso scultoreo (Statua) con soggetto che ricordi il Corpo della Polizia di Stato da ubicare nell'ambito del Nuovo Centro Polifunzionale di Grosseto sede della Questura e Polizia Stradale di Grosseto, piazza Platucci. Importo complessivo dell'opera: € 100.000,00. Per conoscere l'esito del concorso si rinvia alla pagina: Gare - Aggiudicazioni del sito internet: www.comune.firenze.it/soggetti/oopptoscana/Home_page.html.
martedì 5 luglio 2011
TV: FRECCERO, POTREI DIMETTERMI DA RAI PER FARE TELEVISIONE LIBERA CON SANTORO
TV: FRECCERO, POTREI DIMETTERMI DA RAI PER FARE TELEVISIONE LIBERA CON
SANTORO =
Roma, 5 lug. (Adnkronos) - ''Potrei dimettermi dalla Rai per
fare un nuovo progetto di tv libera, in proprio con Santoro, come
artisti associati. Ci sto lavorando un po' per valutare se e'
possibile costruire questa convergenza, anche con le tv locali. Si',
c'e' la possibilita' che mi dimetta, anche a breve''. Lo ha detto il
direttore di Rai4, Carlo Freccero, intervenendo alla 'Zanzara' su
Radio 24.
(Spe/Ct/Adnkronos)
05-LUG-11 21:18TV: FRECCERO,POTREI DIMETTERMI DA RAI PER ANDARE CON SANTORO
(ANSA) - ROMA, 5 LUG - ''Potrei dimettermi dalla Rai per fare
un nuovo progetto di tv libera, in proprio con Santoro, come
artisti associati. Ci sto lavorando un po' per valutare se e'
possibile costruire questa convergenza, anche con le tv locali.
Si', c'e' la possibilita' che mi dimetta, anche a breve'' Lo ha
detto Carlo Freccero intervenendo alla Zanzara su Radio
24.(ANSA).
Roma, 5 lug. (Adnkronos) - ''Potrei dimettermi dalla Rai per
fare un nuovo progetto di tv libera, in proprio con Santoro, come
artisti associati. Ci sto lavorando un po' per valutare se e'
possibile costruire questa convergenza, anche con le tv locali. Si',
c'e' la possibilita' che mi dimetta, anche a breve''. Lo ha detto il
direttore di Rai4, Carlo Freccero, intervenendo alla 'Zanzara' su
Radio 24.
(Spe/Ct/Adnkronos)
05-LUG-11 21:18TV: FRECCERO,POTREI DIMETTERMI DA RAI PER ANDARE CON SANTORO
(ANSA) - ROMA, 5 LUG - ''Potrei dimettermi dalla Rai per fare
un nuovo progetto di tv libera, in proprio con Santoro, come
artisti associati. Ci sto lavorando un po' per valutare se e'
possibile costruire questa convergenza, anche con le tv locali.
Si', c'e' la possibilita' che mi dimetta, anche a breve'' Lo ha
detto Carlo Freccero intervenendo alla Zanzara su Radio
24.(ANSA).
Roma, Cgil, omicidio a Prati acuisce divario tra sicurezza reale e mediatica
ROMA: CGIL, OMICIDIO A PRATI ACUISCE DIVARIO TRA SICUREZZA REALE E MEDIATICA
=
Roma, 5 lug. - (Adnkronos) - "La feroce esecuzione avvenuta oggi
in pieno centro a Roma non fa che avvalorare le tesi, da noi da tempo
sostenute, circa il problema della sicurezza e della legalita' nella
capitale, acuendo ulteriormente il divario esistente fra sicurezza
reale e quella mediatica". Lo dichiarano Claudio Di Berardino,
segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio, Cosmo Bianchini,
segretario generale del Silp Cgil del Lazio e Gianni Ciotti,
segretario generale del Silp Cgil di Roma.
"Non si puo' continuare ad andare avanti a colpi di spot. Mentre
aumenta la presenza di clan criminali e si registra un'escalation
della deliquenza e della violenza - proseguono - assistiamo
paradossalmente a una riduzione dell'organico in una citta' che
dovrebbe avere un numero di poliziotti adeguato".
"Occorre - concludono - mettere in atto politiche vere per la
sicurezza che consentano anche di arrivare a una riorganizzazione e a
una razionalizzazione dell'utilizzo delle forze dell'ordine e torniamo
a chiedere alla Regione Lazio su questi temi l'apertura di un tavolo
interistituzionale permanente".
(Fla/Col/Adnkronos)
05-LUG-11 18:54
NNNN
Roma, 5 lug. - (Adnkronos) - "La feroce esecuzione avvenuta oggi
in pieno centro a Roma non fa che avvalorare le tesi, da noi da tempo
sostenute, circa il problema della sicurezza e della legalita' nella
capitale, acuendo ulteriormente il divario esistente fra sicurezza
reale e quella mediatica". Lo dichiarano Claudio Di Berardino,
segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio, Cosmo Bianchini,
segretario generale del Silp Cgil del Lazio e Gianni Ciotti,
segretario generale del Silp Cgil di Roma.
"Non si puo' continuare ad andare avanti a colpi di spot. Mentre
aumenta la presenza di clan criminali e si registra un'escalation
della deliquenza e della violenza - proseguono - assistiamo
paradossalmente a una riduzione dell'organico in una citta' che
dovrebbe avere un numero di poliziotti adeguato".
"Occorre - concludono - mettere in atto politiche vere per la
sicurezza che consentano anche di arrivare a una riorganizzazione e a
una razionalizzazione dell'utilizzo delle forze dell'ordine e torniamo
a chiedere alla Regione Lazio su questi temi l'apertura di un tavolo
interistituzionale permanente".
(Fla/Col/Adnkronos)
05-LUG-11 18:54
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Prati, Cgil: "Si acuisce divario fra sicurezza reale e mediatica" (link diretto al portale dell'autore)
L'agguato
Prati, Cgil: "Si acuisce divario fra sicurezza reale e mediatica"
"Assistiamo paradossalmente a una riduzione dell'organico
in una città che dovrebbe avere un numero di poliziotti adeguato",
scrivono il una nota Claudio Di Berardino, segretario generale della
Cgil di Roma e del Lazio, Cosmo Bianchini, segretario generale del Silp
Cgil del Lazio e Gianni Ciotti, segretario generale del Silp Cgil di
Roma
"La feroce esecuzione avvenuta oggi in pieno centro a
Roma non fa che avvalorare le tesi da noi da tempo sostenute circa il
problema della sicurezza e della legalità nella Capitale, acuendo
ulteriormente il divario esistente fra sicurezza reale e quella
mediatica". Così in una nota Claudio Di Berardino, segretario generale
della Cgil di Roma e del Lazio, Cosmo Bianchini, segretario generale del
Silp Cgil del Lazio e Gianni Ciotti, segretario generale del Silp Cgil
di Roma. "Non si può continuare ad andare avanti a colpi di spot. Mentre
aumenta la presenza di clan criminali e si registra una escalation
della deliquenza e della violenza - proseguono - assistiamo
paradossalmente a una riduzione dell'organico in una città che dovrebbe
avere un numero di poliziotti adeguato".
"Occorre - concludono - mettere in atto politiche vere per la sicurezza che consentano anche di arrivare a una riorganizzazione e a una razionalizzazione dell'utilizzo delle forze dell'ordine e torniamo a chiedere alla Regione Lazio su questi temi l'apertura di un tavolo interistituzionale permanente".
"Occorre - concludono - mettere in atto politiche vere per la sicurezza che consentano anche di arrivare a una riorganizzazione e a una razionalizzazione dell'utilizzo delle forze dell'ordine e torniamo a chiedere alla Regione Lazio su questi temi l'apertura di un tavolo interistituzionale permanente".
Prati, ucciso il figlio di un ex della banda della Magliana (link diretto al portale dell'autore)
L'agguato
Prati, ucciso il figlio di un ex della banda della Magliana
L'omicidio è avvenuto in via Riccardo Grazioli Lante nel
XVII municipio. Il padre della vittima fu coinvolto, nel 1993,
nell'ambito dell'operazione "Colosseo" contro la potente organizzazione
crimanale romana. Il Silp Cgil: criminalità organizzata, "guerra per
controllare il territorio". Per il presidente della commissione lotta
alla criminalità del Consiglio regionale del Lazio Filiberto Zaratti
(Sel): "Roma assediata da criminalità e mafie". Pd Roma: "Capitale
insicura, intervenga Maroni". Piccolo (Pdl): "Quartiere a rischio
Scampia". Rossodivita: "Necessario un vertice sulla sicurezza". Ranucci:
"Roma come Chicago degli anni '20". Le indagini sono coordinate dalla
Direzione distrettuale antimafia della capitale
L'AGGUATO I testimoni: "Visti due uomini in moto"
LE REAZIONI/1 Alemanno: "Siamo di fronte a un reato grave"
LE REAZIONI/2 Cgil: "Si acuisce divario fra sicurezza reale e mediatica"
L'AGGUATO I testimoni: "Visti due uomini in moto"
LE REAZIONI/1 Alemanno: "Siamo di fronte a un reato grave"
LE REAZIONI/2 Cgil: "Si acuisce divario fra sicurezza reale e mediatica"
Era già stato gambizzato in piazza del Monte di Pietà nel febbraio
scorso l'uomo ucciso stamane in via Riccardo Grazioli Lante all'incrocio
con via Simone de Saint Bon, al quartiere Prati. Al tempo si parlò di
movente passionale, nonostante lo scetticismo degli inquirenti. Flavio
Simmi, 33 anni, si trovava al volante della propria auto, una Ford Ka
grigia, fermo al semaforo. Con lui una donna. La vettura poi sarebbe
stata avvicinata dal killer che avrebbe esploso più colpi di pistola
mentre l'uomo cercava di uscire fuori dalla macchina senza riuscirvi e
restare con i piedi incastrati nell'abitacolo e il corpo riverso
sull'asfalto. Ancora da chiarire al dinamica dell'omicidio. Sette
sarebbero i colpi esplosi dal killer contro la vittima.
Simmi era figlio di una persona che negli anni Novanta fu accusata di aver preso parte alla banda della magliana. Il genitore fu coinvolto nel 1993 come presunto riciclatore nella cosiddetta "operazione Colosseo" che portò alla confisca di beni appartenenti al gruppo criminale per cento milioni di lire, ma fu poi scagionato al termine del processo.
Interrogatori sono in corso da parte degli investigatori della squadra mobile. Gli inquirenti stanno cercando testimonianze per stringere il cerchio sugli autori dell'omicidio. Movente, numero dei killer, tra i principali nodi da sciogliere.
Un grande telo verde copre il corpo in strada di Flavio Simmi. Il cadevere dell'uomo è stato caricato sul furgone della polizia mortuaria. Intorno l'area è transennata e oltre ai curiosi, ci sono amici e parenti molti dei quali non riesco a trattenere le lacrime. Sul posto ci sono ancora gli agenti della polizia scientifica che sono alla ricerca di indizi. L'uomo viveva poco distante dal luogo dell'omicidio in via Fa' di Bruno, era sposato e aveva dei figli. Amici e parenti si trovano sul luogo del delitto, davanti alla pozza di sangue.
IL SILP CGIL. Le modalità di esecuzione del delitto sembrerebbero tipiche del codice mafioso. "I casi di malavita che vanno dall'usura allo spaccio di droga, sebbe siano isolati, dimostrano che a Roma c'è un vero e proprio controllo del territorio - torna a denunciare con forza il segretario del Silp Cgil Roma, Gianni Ciotti -, non si tratta di un semplice regolamento di conti, c'è una guerra in atto tra bande di criminalità organizzata che vogliono conquistarsi l'egemonia sulla Capitale".
IL PD. "L'ennesimo omicidio avvenuto a Roma in pieno giorno e in pieno centro è l'ennesima dimostrazione dell'insicurezza e della violenza presenti in città. Nella Roma di Alemanno, nonostante le promesse fatte in campagna elettorale, ogni giorno si registra un episodio di inaudita ferocia, come non succedeva da decenni. Chiediamo quindi al Ministro Maroni di intervenire al più presto prima che la situazione sfugga ad ogni controllo. Non ci fidiamo più di Alemanno e della sua Giunta, che davanti ad ogni caso di questo tipo, rispondono esponendo sterili statistiche sulla diminuzione dei reati, omettendo sempre di dire che sono in calo dal 2007 e in tutta italia perché in quell'anno a causa dell'amnistia in molti uscirono dal carcere provocando un innalzamento dei reati. A Roma ormai è il Far west, ma Alemanno sciorina numeri che non interessano a nessuno". Lo dichiara in una nota il segretario del Pd Roma, Marco Miccoli. Per il senatore Raffaele Ranucci: "Oggi Roma sembra la Chicago degli anni Venti dove avvenivano omicidi e regolamenti di conti in pieno giorno e nelle strade più centrali e frequentate. La violenza nella città di Roma sta dilagando in modo allarmante. Nelle ultime settimane si sono ripetuti stupri, omicidi e violenze, alcuni ancora senza responsabili. L'uccisione di Flavio Simmi di questa mattina a Prati è solo l'ultimo caso dopo tanti tra cui il pestaggio, di pochi giorni fa, di Alberto Bonanni, ridotto in fin di vita nel centralissimo rione Monti".
IL PDL. “L’assassinio avvenuto nel cuore del quartiere Prati-Della Vittoria dimostra che la zona è ormai terra di esecuzioni malavitose. Un omicidio efferato, violento, avvenuto in pieno giorno e a pochi metri dal Vaticano e che fa seguito all’analogo regolamento di conti avvenuto lo scorso aprile in piazza Mazzini quando venne ucciso davanti a decine di persone un imprenditore. Mi auguro fortemente che gli investigatori facciano immediata luce su questo nuovo agghiacciante episodio che rischia di trasformare Prati in una nuova Scampia”. Così in una nota Samuele Piccolo (Pdl), vicepresidente dell’Assemblea capitolina.
I RADICALI. "L'ennesimo omicidio di questa mattina nel quartiere Prati di Roma che si è consumato con una dinamica da vera e propria esecuzione della criminalità organizzata sbatte in faccia ai romani il totale fallimento di Alemanno che fu eletto sul tema della sicurezza". Lo afferma in una nota Giuseppe Rossodivita, Capogruppo Lista Bonino Pannella Federalisti Europei, Membro Commissione sulla sicurezza, integrazione sociale e lotta alla criminalità al Consiglio Regionale del Lazio.
"A Roma da tempo sta accadendo qualcosa che oramai sembra sfuggito al controllo di tutte le autorità preposte a garantire la sicurezza e l'incolumità dei cittadini - prosegue - Sarebbe a questo punto necessario un vertice tra tutti i soggetti istituzionali che hanno responsabilità in materia al fine di affrontare, con azioni concrete, una questione che non si può più far finta di non vedere".
L'IDV. "L'esecuzione che si è consumata stamattina a Prati è l'ennesimo, inquietante fatto di cronaca che sconfessa la favoletta di Roma città sicura. I romani cominciano ad avere il dubbio che i giornali che leggono tutte le mattine siano vecchie copie degli anni '70". Lo dichiara in una nota il segretario regionale dell'Italia dei valori, Vincenzo Maruccio. "Ora Alemanno ci dirà che la colpa è delle fiction televisive, o che sono fatti isolati - aggiunge - Peccato che il segnale sia ormai chiaro a tutti: non passa giorno senza pestaggi, esecuzioni in puro stile malavitoso, violenze di ogni genere. E' giunto il momento di intervenire, ammettendo l'emergenza e unendo le forze per combattere un fenomeno dilagante che non segna solo il fallimento del sindaco e della sua amministrazione, ma scredita la città agli occhi del mondo".
SEL. "L’omicidio in Prati e il maxi sequestro di beni immobili appartenenti alla ‘ndrangheta del clan Gallico di Palmi, sono due episodi di una lunga serie di gravissimi fatti criminosi che si susseguono a Roma e nella sua provincia. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una vera e propria escalation criminale: omicidi, tentati omicidi, gambizzazioni, regolamenti di conti, incendi dolosi, sequestri di beni ai clan di ‘ndrangheta e camorra. Questo scenario impone una reazione delle istituzioni, lasciando da parte i tentativi di minimizzazione del fenomeno e le sterili polemiche. Per questo motivo ho scritto una lettera al Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Senatore Giuseppe Pisanu, chiedendo l’apertura immediata di un’inchiesta sulle mafie a Roma e nel Lazio, visto che l’ultima e del 1994”. Lo dichiara in una nota Filiberto Zaratti (Sel), Presidente della Commissione lotta alla criminalità del Consiglio regionale del Lazio.
Simmi era figlio di una persona che negli anni Novanta fu accusata di aver preso parte alla banda della magliana. Il genitore fu coinvolto nel 1993 come presunto riciclatore nella cosiddetta "operazione Colosseo" che portò alla confisca di beni appartenenti al gruppo criminale per cento milioni di lire, ma fu poi scagionato al termine del processo.
Interrogatori sono in corso da parte degli investigatori della squadra mobile. Gli inquirenti stanno cercando testimonianze per stringere il cerchio sugli autori dell'omicidio. Movente, numero dei killer, tra i principali nodi da sciogliere.
Un grande telo verde copre il corpo in strada di Flavio Simmi. Il cadevere dell'uomo è stato caricato sul furgone della polizia mortuaria. Intorno l'area è transennata e oltre ai curiosi, ci sono amici e parenti molti dei quali non riesco a trattenere le lacrime. Sul posto ci sono ancora gli agenti della polizia scientifica che sono alla ricerca di indizi. L'uomo viveva poco distante dal luogo dell'omicidio in via Fa' di Bruno, era sposato e aveva dei figli. Amici e parenti si trovano sul luogo del delitto, davanti alla pozza di sangue.
IL SILP CGIL. Le modalità di esecuzione del delitto sembrerebbero tipiche del codice mafioso. "I casi di malavita che vanno dall'usura allo spaccio di droga, sebbe siano isolati, dimostrano che a Roma c'è un vero e proprio controllo del territorio - torna a denunciare con forza il segretario del Silp Cgil Roma, Gianni Ciotti -, non si tratta di un semplice regolamento di conti, c'è una guerra in atto tra bande di criminalità organizzata che vogliono conquistarsi l'egemonia sulla Capitale".
IL PD. "L'ennesimo omicidio avvenuto a Roma in pieno giorno e in pieno centro è l'ennesima dimostrazione dell'insicurezza e della violenza presenti in città. Nella Roma di Alemanno, nonostante le promesse fatte in campagna elettorale, ogni giorno si registra un episodio di inaudita ferocia, come non succedeva da decenni. Chiediamo quindi al Ministro Maroni di intervenire al più presto prima che la situazione sfugga ad ogni controllo. Non ci fidiamo più di Alemanno e della sua Giunta, che davanti ad ogni caso di questo tipo, rispondono esponendo sterili statistiche sulla diminuzione dei reati, omettendo sempre di dire che sono in calo dal 2007 e in tutta italia perché in quell'anno a causa dell'amnistia in molti uscirono dal carcere provocando un innalzamento dei reati. A Roma ormai è il Far west, ma Alemanno sciorina numeri che non interessano a nessuno". Lo dichiara in una nota il segretario del Pd Roma, Marco Miccoli. Per il senatore Raffaele Ranucci: "Oggi Roma sembra la Chicago degli anni Venti dove avvenivano omicidi e regolamenti di conti in pieno giorno e nelle strade più centrali e frequentate. La violenza nella città di Roma sta dilagando in modo allarmante. Nelle ultime settimane si sono ripetuti stupri, omicidi e violenze, alcuni ancora senza responsabili. L'uccisione di Flavio Simmi di questa mattina a Prati è solo l'ultimo caso dopo tanti tra cui il pestaggio, di pochi giorni fa, di Alberto Bonanni, ridotto in fin di vita nel centralissimo rione Monti".
IL PDL. “L’assassinio avvenuto nel cuore del quartiere Prati-Della Vittoria dimostra che la zona è ormai terra di esecuzioni malavitose. Un omicidio efferato, violento, avvenuto in pieno giorno e a pochi metri dal Vaticano e che fa seguito all’analogo regolamento di conti avvenuto lo scorso aprile in piazza Mazzini quando venne ucciso davanti a decine di persone un imprenditore. Mi auguro fortemente che gli investigatori facciano immediata luce su questo nuovo agghiacciante episodio che rischia di trasformare Prati in una nuova Scampia”. Così in una nota Samuele Piccolo (Pdl), vicepresidente dell’Assemblea capitolina.
I RADICALI. "L'ennesimo omicidio di questa mattina nel quartiere Prati di Roma che si è consumato con una dinamica da vera e propria esecuzione della criminalità organizzata sbatte in faccia ai romani il totale fallimento di Alemanno che fu eletto sul tema della sicurezza". Lo afferma in una nota Giuseppe Rossodivita, Capogruppo Lista Bonino Pannella Federalisti Europei, Membro Commissione sulla sicurezza, integrazione sociale e lotta alla criminalità al Consiglio Regionale del Lazio.
"A Roma da tempo sta accadendo qualcosa che oramai sembra sfuggito al controllo di tutte le autorità preposte a garantire la sicurezza e l'incolumità dei cittadini - prosegue - Sarebbe a questo punto necessario un vertice tra tutti i soggetti istituzionali che hanno responsabilità in materia al fine di affrontare, con azioni concrete, una questione che non si può più far finta di non vedere".
L'IDV. "L'esecuzione che si è consumata stamattina a Prati è l'ennesimo, inquietante fatto di cronaca che sconfessa la favoletta di Roma città sicura. I romani cominciano ad avere il dubbio che i giornali che leggono tutte le mattine siano vecchie copie degli anni '70". Lo dichiara in una nota il segretario regionale dell'Italia dei valori, Vincenzo Maruccio. "Ora Alemanno ci dirà che la colpa è delle fiction televisive, o che sono fatti isolati - aggiunge - Peccato che il segnale sia ormai chiaro a tutti: non passa giorno senza pestaggi, esecuzioni in puro stile malavitoso, violenze di ogni genere. E' giunto il momento di intervenire, ammettendo l'emergenza e unendo le forze per combattere un fenomeno dilagante che non segna solo il fallimento del sindaco e della sua amministrazione, ma scredita la città agli occhi del mondo".
SEL. "L’omicidio in Prati e il maxi sequestro di beni immobili appartenenti alla ‘ndrangheta del clan Gallico di Palmi, sono due episodi di una lunga serie di gravissimi fatti criminosi che si susseguono a Roma e nella sua provincia. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una vera e propria escalation criminale: omicidi, tentati omicidi, gambizzazioni, regolamenti di conti, incendi dolosi, sequestri di beni ai clan di ‘ndrangheta e camorra. Questo scenario impone una reazione delle istituzioni, lasciando da parte i tentativi di minimizzazione del fenomeno e le sterili polemiche. Per questo motivo ho scritto una lettera al Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Senatore Giuseppe Pisanu, chiedendo l’apertura immediata di un’inchiesta sulle mafie a Roma e nel Lazio, visto che l’ultima e del 1994”. Lo dichiara in una nota Filiberto Zaratti (Sel), Presidente della Commissione lotta alla criminalità del Consiglio regionale del Lazio.
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