Il Fatto Quotidiano di giovedì 25 gennaio 2018, pagina 1
Indagati & Impuniti Spa
» MARCO TRAMÓLIO
Visto che criticare una sentenza, specie se ci sono di mezzo il Fatto e
la trattativa Stato-mafia, costa 150 mila euro (per fortuna solo in
primo grado: confidiamo nell'appello), misurerò bene le parole. Anzi
premetto che tutti i giudici penali, civili e contabili sono
giustissimi, bravissimi, indipendentissimi, onestissimi,
insensibilissimi al clima politico, dunque pressoché infallibili, al
punto che non si vede perché perder tempo e denaro con tre gradi di
giudizio. Però c'è un "ma" grosso così, che sottoponiamo ai candidati
alle elezioni perché, volendo, riempiano eventuali vuoti normativi.
Sempre più spesso escono sentenze così bizzarre da richiamare non tanto
il principio costituzionale "La legge è uguale per tutti", quanto il
detto romano "Gira e rigira, er cetriolo va sempre 'nculo all'ortolano" e
il celebre "E io pago!" di Totò. L'ultima è il colpo di spugna
sull'insider trading di RenzieDe Benedetti, nemmeno indagati a Roma. La
penultima l'ha raccontata il nostro Iurillo: l'archiviazione a S. Maria
Capua Vetere dell'inchiesta sulla deputata Pd Camilla Sgambatoe sull'ex
segretario Pd casertano Raffaele Vitale. I due erano finiti indagati
dopo l'arresto dell'ex sindaco dem Biagio Di Muro, per avere
raccomandato una signora a un concorso pubblico. La donna, G.D.S.,
compilò la sua domanda, ma - come disse il presidente della commissione
giudicatrice, intercettato - "si era reso necessario consigliarle di
farsi sponsorizzare politicamente".
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