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mercoledì 22 febbraio 2023

Covid: piu' rischi disturbi gastrointestinali a lungo termine

 

MERCOLEDÌ 22 FEBBRAIO 2023 10.41.18

Covid: piu' rischi disturbi gastrointestinali a lungo termine =

Covid: piu' rischi disturbi gastrointestinali a lungo termine = (AGI) - Roma, 22 feb. - Il Covid-19 e' associato a un rischio maggiore di sviluppare disturbi gastrointestinali a lungo termine, inclusa la sindrome dell'intestino irritabile. A mostrarlo sono gli esiti di una ricerca - pubblicata sulla rivista Gut - guidata da studiosi dell'Universita' di Bologna e dell'IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna - Policlinico di Sant'Orsola. "I dati che abbiamo raccolto mostrano che chi ha contratto il Covid-19 presenta sintomi gastrointestinali piu' di frequente rispetto a chi non e' stato colpito dal coronavirus - spiega Giovanni Barbara, professore Ordinario presso il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell'Universita' di Bologna e coordinatore dello studio - data l'elevata diffusione del Covid-19 a livello globale, dobbiamo quindi aspettarci un aumento delle diagnosi legate ai disturbi dell'interazione intestino-cervello". E' noto che le infezioni virali possono colpire il sistema gastrointestinale e favorire in particolare lo sviluppo della sindrome dell'intestino irritabile: una condizione che tende ad essere cronica, caratterizzata da una serie di disturbi intestinali che interessano il colon, tra cui alterazioni della motilita' intestinale, gonfiore e crampi addominali. Fino ad oggi pero' non era chiaro se anche l'infezione da coronavirus potesse portare a queste conseguenze. (AGI)Sci/Sim (Segue) 221041 FEB 23 NNNN

MERCOLEDÌ 22 FEBBRAIO 2023 10.41.21

Covid: piu' rischi disturbi gastrointestinali a lungo termine (2)=

Covid: piu' rischi disturbi gastrointestinali a lungo termine (2)= (AGI) - Roma, 22 feb. - Gli studiosi hanno quindi realizzato un'indagine prospettica con l'obiettivo di valutare la prevalenza dei sintomi gastrointestinali e dei disturbi dell'interazione intestino-cervello nei pazienti ricoverati per infezione da SARS-CoV-2. Lo studio ha coinvolto 2.183 pazienti ospedalizzati in 36 strutture di 14 paesi: Italia, Bangladesh, Cipro, Egitto, Israele, India, Macedonia, Malesia, Romania, Federazione Russa, Serbia, Spagna, Svezia e Turchia. I pazienti che avevano contratto il Covid-19 sono stati valutati al momento del ricovero in ospedale e poi seguiti per i 12 mesi successivi, confrontando la loro condizione con quella di pazienti non contagiati dal coronavirus. I dati raccolti e le analisi realizzate dagli studiosi hanno cosi' mostrato che i pazienti ricoverati per Covid-19 hanno riportato piu' di frequente la presenza di sintomi gastrointestinali (59,3%) rispetto al gruppo di controllo (39,7%). E sono emerse piu' di frequente anche nuove diagnosi di sindrome dell'intestino irritabile, che sono risultate associate alla coesistenza di allergie, difficolta' respiratorie durante il ricovero per Covid-19 e assunzione cronica di inibitori della pompa protonica (farmaci gastroprotettori che bloccano la produzione di acido nello stomaco). Inoltre, a distanza di 6 mesi e di 12 mesi dall'ospedalizzazione, tra chi ha avuto il Covid-19 sono stati registrati livelli piu' alti di ansia e di depressione. "Sappiamo che il virus SARS-CoV-2 puo' infettare anche il tratto gastrointestinale e questo conferma la possibilita' che il Covid-19 possa portare allo sviluppo della sindrome dell'intestino irritabile - sottolinea Giovanni Marasco, ricercatore al Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell'Universita' di Bologna e primo autore dello studio - tracce del coronavirus sono infatti state trovate nell'intestino tenue anche a sei mesi di distanza dall'infezione: questo ci porta a credere che lo stato prolungato di infiammazione e di attivazione del sistema immunitario possa portare allo sviluppo dei sintomi gastrointestinali che sono stati osservati". (AGI)Sci/Sim 221041 FEB 23 NNNN

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