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mercoledì 10 luglio 2024

IL VERTICE Dono di Meloni alla Nato: ecco un miliardo in più per le armi OBIETTIVO - Accontentare Donald Trump

 

Giorgio Bianchi Photojournalist

IL VERTICE
Dono di Meloni alla Nato: ecco un miliardo in più per le armi
OBIETTIVO - Accontentare Donald Trump
DI COSIMO CARIDI E GIACOMO SALVINI

L’impegno non è ancora scritto sulla carta. Ma la volontà politica c’è, dopo settimane di lavoro tra Palazzo Chigi e il ministero della Difesa: al vertice Nato di Washington che si è aperto ieri sera la premier Giorgia Meloni porterà l’impegno dell’Italia di tornare ad aumentare le spese militari dopo anni di tagli. Nello specifico, spendere 800 milioni in più nel 2024, un modo per avvicinarsi, seppur lentamente, a quel 2% del Pil previsto dall’impegno di Newport, in Galles. Il governo Draghi si era impegnato ad arrivare a quella cifra – circa 38 miliardi annui in valore assoluto – entro il 2028 ma Meloni si è trovata ad agire in una fase di ristrettezze economiche dovute alle guerre. E quest’anno il nuovo patto di Stabilità rischia di portare a ulteriori tagli in legge di Bilancio. Un primo gruzzoletto, però, sarà trovato per le spese militari: l’impegno è quello di aumentare gli investimenti dall’1,46% all’1,53% per quest’anno. Ma dovranno ancora essere trovate le coperture e si stanno cercando altri soldi per aumentare questa cifra. Una volontà politica che risente anche delle elezioni americane: il repubblicano Donald Trump è inflessibile sul burden sharing, tanto da aver proposto di buttare fuori dall’Alleanza atlantica i Paesi che non spendono il 2%.

Il vertice Nato dura fino a venerdì e l’Italia punta anche a un proprio rappresentante speciale per il Sud del mondo. Per l’Ucraina ci saranno altre armi e la promessa di un percorso “irreversibile” di adesione alla Nato. L’atmosfera è quella delle grandi crisi. Il presidente statunitense Joe Biden, supportato dalla Germania, vuole rendere meno vincolante il comunicato finale del summit. Mentre la Francia e i Paesi dell’Europa orientale spingono per avere una dichiarazione di impegno totale nei confronti di Kiev. Secondo il Washington Post, la Casa Bianca vorrebbe che il comunicato non contenesse “irreversibile”, ma un impegno più generico formulato in “bridge to Nato”. Il Consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, ha negoziato con il capo di gabinetto di Zelensky, Andriy Yermak. Il risultato potrebbe essere un impegno forte dell’Alleanza, ma a fronte di profonda attività operata da Kiev contro la corruzione e per il buon governo. Quindi irreversibile, ma con un se. L’intensità degli scontri al fronte non sembra presagire un cessate il fuoco. Quest’anno la Russia produrrà il triplo delle munizioni di quelle confezionate da Usa ed Europa e a un costo minore. Questo spinge a un nuovo pacchetto di armamenti da mandare al fronte. Nulla è ancora confermato, ma nella lista ci dovrebbero essere nuovi sistemi Patriot e i primi F-16. Sul vertice pesano altri due problemi: la possibile rielezione di Trump e i rapporti con Pechino. “Oggi la Cina – spiega Benedetta Berti, direttrice della pianificazione politica della Nato – è il principale promotore della guerra in Ucraina, con la fornitura di componenti alla Russia”. La Cina ha un esercito di oltre 2 milioni di soldati, 600 mila in più degli Usa, e produce armi a una velocità superiore di Washington. “Il compito della Nato è preservare la pace fornendo una credibile deterrenza: la spesa per la Difesa aumenterà”, ha detto Stoltenberg dal podio del Forum delle aziende della Difesa.

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