ISTAT (Istituto nazionale di statistica)
Nota 30-6-2014
Censimento delle acque per uso civile.
Emanata dall'Istituto nazionale di statistica.
Nota 30 giugno 2014 (1).
Censimento delle acque per uso civile.
(1) Emanata dall'Istituto nazionale di statistica.
- Nel 2012 il volume complessivo di acqua prelevata per uso potabile è pari a 9,5 miliardi di metri cubi, con una crescita del 3,8% rispetto al dato censito nel 2008.
- Il 30,6% dell’acqua prelevata esce dai trattamenti di potabilizzazione, per un totale annuo di 2,9 miliardi di metri cubi.
- Il volume immesso nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile è pari a 8,4 miliardi di metri cubi, 385 litri al giorno per abitante. Il valore risulta superiore del 2,6% rispetto a quanto registrato nel 2008.
- Il volume erogato agli utenti è di 5,2 miliardi di metri cubi, che corrisponde a un consumo giornaliero di acqua pari a 241 litri per abitante, 12 litri al giorno in meno rispetto all’ultimo dato censito nel 2008.
- Nel complesso, le dispersioni delle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile ammontano a 3,1 miliardi di metri cubi. Pertanto il 37,4% dei volumi immessi in rete non raggiunge gli utenti finali. Si registra un peggioramento rispetto al 2008, quando le dispersioni di rete erano del 32,1%.
- Rispetto al 2008, le dispersioni regionali di rete mostrano situazioni di maggiore criticità nelle Isole e nel Centro-Sud, con le eccezioni di Abruzzo e Puglia, che negli ultimi anni hanno sanato alcune situazioni di forte dispersione. Seppur con livelli più bassi, anche nelle regioni del Nord si registra un generale peggioramento della dispersione di rete, ad eccezione della Valle d’Aosta.
- Gli impianti di depurazione delle acque reflue urbane sono 18.786, di cui 18.162 in esercizio. Al Nord si concentra il maggior numero di impianti di depurazione.
- Gli impianti di depurazione con trattamento avanzato, pur rappresentando soltanto il 10% degli impianti complessivi, trattano più del 60% dei carichi inquinanti convogliati nei depuratori delle acque reflue urbane. Nella maggior parte dei casi tali impianti sono a servizio dei grandi centri urbani. Al Sud e nelle Isole è più alta la percentuale di impianti con trattamento almeno secondario.
- Rispetto al 2008, si riduce del 27,8% il carico di inquinanti di origine industriale che affluisce agli impianti di depurazione delle acque reflue urbane con trattamento secondario o avanzato.
- La quota di carichi inquinanti di origine civile trattati negli impianti di tipo secondario o avanzato è pari al 57,6%, di poco superiore a quella del 2008 (56,5%).
Acqua erogata e dispersa nelle reti comunali di distribuzone dell’acqua potabile per regione.
Anno 2012. Valori percentuali sul totale di acqua immessa
In continuo aumento l’acqua prelevata dall’ambiente per uso potabile
Le informazioni sulla filiera pubblica delle risorse idriche e sui servizi idrici attivi in Italia, riferite al 2012, sono state rilevate dal Censimento delle acque per uso civile. Le unità di rilevazione sono gli oltre tremila enti gestori dei servizi idrici.
Il volume di acqua per uso potabile derivato dall’ambiente nel 2012 è pari a 9,5 miliardi di metri cubi. L’approvvigionamento nazionale di acqua per uso potabile è stato assicurato da una produzione giornaliera di 25,9 milioni di metri cubi, il 3,8% in più rispetto al 2008. Si conferma il costante, seppur lieve, trend di crescita osservato ormai da diversi anni.
Figura 1. Acqua prelevata per uso potabile.
Anni 1999, 2005, 2008 e 2012. Milioni di metri cubi
Il volume e la numerosità dei prelievi di acqua per uso potabile sul territorio dipendono da diversi fattori, tra cui la popolazione da servire e, soprattutto, le caratteristiche idrogeologiche locali, visto che la risorsa non è uniformemente distribuita nel Paese. Spesso i punti di prelievo sono distanti dai luoghi di consumo finale, soprattutto nel Centro-Sud, e tale situazione può determinare aree di maggiore criticità idrica. Ciò richiede la presenza di sistemi infrastrutturali complessi e il trasporto di ingenti volumi di acqua per lunghe distanze, in diversi casi anche tra regioni confinanti. Insieme, le regioni del Nord-ovest e del Sud contribuiscono a più della metà dei prelievi complessivi di acqua per uso potabile.
La Lombardia è la regione dove si preleva il maggior volume di acqua per uso potabile, il 16% del totale. Volumi consistenti si rilevano anche nel Lazio (12,5%) e in Campania (10,1%). Valle d’Aosta e Sicilia sono le regioni in cui si registra, rispetto al 2008, il maggior incremento percentuale nei prelievi, con una crescita, rispettivamente, del 32,7% e del 14,1%. Di contro, Puglia e Marche segnano la maggiore contrazione, rispettivamente del 14,7% e del 13,2%. La variazione nei volumi prelevati dall’ambiente, oltre a derivare da un diverso sfruttamento della risorsa (dovuto generalmente a un aumento della diffusione del servizio), risente anche di situazioni locali specifiche. In alcuni casi di criticità, ad esempio dove ci sono molte dispersioni di rete, per garantire un livello di erogazione costante è necessario prelevare volumi maggiori e immettere più acqua nella rete di distribuzione.
Prospetto 1. Acqua prelevata ad uso potabile, acqua potabilizzata, percentuale di acqua potabilizzata sul totale di acqua prelevata per ripartizione geografica e regione.
Anni 2008 e 2012 (milioni di metri cubi, valori percentuali)
Acqua prelevata
Acqua potabilizzata
Percentuale di acqua potabilizzata
2008
2012
2008
2012
2008
2012
RIPARTIZIONE TERRITORIALE
Nord-ovest
2.343
2.465
1.043
1.015
44,5
41,2
Nord-est
1.685
1.657
517
502
30,7
30,3
Centro
1.919
1.938
325
384
16,9
19,8
Sud
2.238
2.355
565
585
25,2
24,9
Isole
924
1.044
486
409
52,7
39,2
REGIONE
Piemonte
594
654
216
248
36,4
37,9
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
40
53
5
2
12,7
3,1
Liguria
258
244
143
92
55,6
37,7
Lombardia
1.452
1.513
679
673
46,8
44,5
Trentino-Alto Adige
214
201
38
27
17,8
13,6
Bolzano - Bozen
77
76
16
8
21,0
10,1
Trento
137
125
22
20
15,9
15,7
Veneto
730
715
132
108
18,0
15,1
Friuli-Venezia Giulia
224
234
70
85
31,1
36,1
Emilia-Romagna
517
507
278
282
53,7
55,6
Toscana
460
462
226
267
49,1
57,8
Umbria
116
115
13
17
10,8
14,9
Marche
202
176
53
40
26,1
22,9
Lazio
1.140
1.186
33
59
2,9
5,0
Abruzzo
291
303
60
20
20,6
6,5
Molise
161
171
14
11
8,9
6,7
Campania
872
953
80
100
9,1
10,5
Puglia
210
179
95
91
45,2
50,6
Basilicata
316
327
254
273
80,5
83,6
Calabria
388
422
62
91
15,9
21,5
Sicilia
626
714
221
161
35,2
22,6
Sardegna
298
330
266
248
89,2
75,1
ITALIA
9.108
9.459
2.936
2.895
32,2
30,6
Nelle aree particolarmente ricche di acqua - ad esempio le zone dell’arco alpino, come la Valle d’Aosta - monitoraggio e misurazione continua delle fonti di approvvigionamento sono ancora pratiche poco diffuse. In altri casi (come in alcune zone della Sicilia), il subentro dei gestori del Servizio Idrico Integrato alle forme gestionali in economia ha dato l’avvio a campagne di monitoraggio e contabilizzazione dell’acqua più controllate e particolareggiate che hanno determinato differenze, anche importanti, rispetto ai dati stimati in passato.
Prima di essere distribuita, l’acqua grezza può subire - se necessario - dei trattamenti di potabilizzazione più o meno complessi. Questi servono a eliminare gli eventuali inquinanti e a garantirne la qualità nelle reti fino al rubinetto dei consumatori. Una parte dell’acqua viene utilizzata nel processo di potabilizzazione, per cui il volume in uscita dall’impianto è minore di quello in entrata.
Nel 2012 la produzione giornaliera di acqua per uso potabile in uscita dai trattamenti di potabilizzazione è pari a circa otto milioni di metri cubi [1], che corrispondono a un totale annuo di 2,9 miliardi di metri cubi, pari al 30,6% dell’acqua prelevata. Tale quota si è leggermente ridotta rispetto al 2008.
La quota di acqua potabilizzata risente delle caratteristiche idrogeologiche del corpo idrico da cui sono captate le acque. Le acque sotterranee, essendo di migliore qualità, non richiedono di norma processi di potabilizzazione, ad eccezione dei casi in cui siano stati riscontrati fenomeni di inquinamento di origine antropica o naturale. Al contrario, le acque superficiali devono essere trattate nella quasi totalità dei casi. Maggiori volumi di acqua potabilizzata si riscontrano, pertanto, in quelle regioni dove maggiore è il prelievo da acque superficiali.
Le regioni con la maggior quota di acqua sottoposta a trattamenti di potabilizzazione sono Basilicata (83,6%) e Sardegna (75,1%). In tali regioni, a causa dell’elevato utilizzo di acqua di fiumi e bacini artificiali, oltre i tre quarti del volume prelevato vengono trattati. Le quote del potabilizzato sono considerevoli anche in Toscana (57,8%), Emilia-Romagna (55,6%) e Puglia (50,6). La Valle d'Aosta si distingue per il minor impiego di trattamenti di potabilizzazione (3,1%).
[1] Il solo processo di disinfezione (clorazione o altra metodologia) non costituisce trattamento di potabilizzazione.
Aumenta l’acqua potabile immessa nelle reti, cala il consumo
Nel 2012 in Italia sono stati immessi nelle reti comunali di distribuzione 8,4 miliardi di metri cubi di acqua per uso potabile, corrispondenti a 22,9 milioni di metri cubi al giorno (385 litri per abitante). Il volume complessivo risulta superiore del 2,6% rispetto al 2008. Basilicata e Puglia vedono contrarre maggiormente i quantitativi immessi in rete. Di contro, in Valle d’Aosta, Umbria e Sicilia si registrano gli incrementi percentuali più consistenti. I volumi giornalieri pro capite immessi in rete variano molto a livello regionale. Si va dai 293 litri giornalieri immessi in rete per abitante delle Marche ai 591 della Valle d’Aosta.
Prospetto 2. Acqua immessa nelle reti comunali di distribuzione dell'acqua per uso potabile per ripartizione geografica e regione.
Anni 2008 e 2012. Milioni di metri cubi
2008
2012
RIPARTIZIONE TERRITORIALE
Nord-ovest
2.254
2.303
Nord-est
1.442
1.469
Centro
1.662
1.638
Sud
1.895
1.960
Isole
891
987
REGIONE
Piemonte
583
600
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
23
27
Liguria
239
241
Lombardia
1.408
1.434
Trentino-Alto Adige
149
147
Bolzano - Bozen
64
61
Trento
85
85
Veneto
623
634
Friuli-Venezia Giulia
199
204
Emilia-Romagna
472
484
Toscana
449
426
Umbria
90
105
Marche
159
165
Lazio
964
942
Abruzzo
215
231
Molise
51
54
Campania
763
827
Puglia
485
448
Basilicata
83
71
Calabria
298
328
Sicilia
622
693
Sardegna
269
293
ITALIA
8.144
8.357
Il volume immesso in rete si riduce di circa tre milioni di metri cubi al giorno rispetto al quantitativo prelevato. Nelle aree montane più ricche d’acqua la differenza tra volume prelevato e immesso in rete è spesso dovuta agli sfiori nei serbatoi di accumulo; l’acqua disponibile che supera la capacità di contenimento torna in natura. Consistenti differenze si registrano anche laddove la rete di adduzione è particolarmente estesa, come nel caso del Centro e del Mezzogiorno. Una dispersione più contenuta nella fase di adduzione è, invece, caratteristica di tutte quelle situazioni in cui non ci sono reti di adduzione, ma l’acqua viene immessa direttamente in rete, come accade in molte aree del Nord-ovest. Una parte, seppure esigua, dei volumi prelevati ad uso potabile, viene sfruttata per usi non civili in agricoltura e nell'industria.
Il confronto tra i volumi prelevati e immessi in rete deve tener conto non solo dei fattori menzionati, ma anche degli scambi interregionali. Essi sono la conseguenza di situazioni di surplus d’acqua prelevata o di deficit rispetto alle esigenze idropotabili delle diverse regioni. In Basilicata e Molise, ad esempio, solamente una parte della risorsa prelevata viene usata in ambito regionale; il restante quantitativo prelevato, al netto delle dispersioni in adduzione, confluisce nelle regioni confinanti. Il confronto tra i volumi prelevati in Puglia e quelli immessi in rete riferisce, di contro, una situazione di deficit nelle risorse idriche del territorio regionale, che viene sanata attingendo al contributo idrico esterno. Il volume erogato agli utenti dalle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile, complessivamente pari a 5,2 miliardi di metri cubi, è diminuito del 5,4% rispetto al 2008. Si ha, pertanto, un consumo giornaliero di acqua per uso potabile pari a 14,3 milioni di metri cubi.
Prospetto 3. Acqua erogata dalle reti comunali di distribuzione dell'acqua potabile per ripartizione geografica e regione.
Anni 2008 e 2012. Milioni di metri cubi. Litri per abitante al giorno
Acqua erogata dalle reti di distribuzione
Volumi giornalieri erogati per abitante
2008
2012
2008
2012
RIPARTIZIONE TERRITORIALE
Nord-ovest
1.697
1.613
293
280
Nord-est
1.030
990
247
236
Centro
1.127
961
263
226
Sud
1.130
1.159
219
227
Isole
549
510
225
210
REGIONE
Piemonte
398
372
247
233
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
15
21
334
461
Liguria
172
166
293
290
Lombardia
1.111
1.053
314
296
Trentino-Alto Adige
117
109
315
289
Bolzano - Bozen
51
46
280
247
Trento
66
63
349
330
Veneto
436
408
246
230
Friuli-Venezia Giulia
118
113
264
253
Emilia-Romagna
359
360
228
226
Toscana
325
262
241
195
Umbria
61
65
188
201
Marche
119
117
208
208
Lazio
622
517
305
256
Abruzzo
121
134
250
279
Molise
29
29
245
251
Campania
467
449
220
213
Puglia
259
293
174
198
Basilicata
55
43
257
206
Calabria
199
212
272
296
Sicilia
403
377
220
207
Sardegna
146
132
239
221
ITALIA
5.533
5.232
253
241
Fonte: Istat, "Censimento delle acque per uso civile"
Nel 2012, il consumo giornaliero di acqua per uso potabile per abitante è pari a 241 litri, 12 litri al giorno in meno rispetto all’ultimo dato del 2008.
Anche l’erogazione dell’acqua ad uso potabile si presenta eterogenea sul territorio italiano.
Con 280 litri per abitante al giorno, il Nord-ovest è la ripartizione geografica in cui è maggiore l’erogazione di acqua potabile pro capite. Nella stessa ripartizione, peraltro, si registra una forte variabilità territoriale, dai 233 litri per abitante al giorno del Piemonte ai 461 della Valle d’Aosta (regione con il valore più alto). Ai residenti delle Isole vengono erogati giornalmente 210 litri per abitante; mentre, fra le regioni, Toscana e Puglia presentano il valore più basso, di poco inferiore ai 200 litri per abitante [2].
Nei volumi di acqua erogata sono compresi anche gli usi pubblici, quali la pulizia delle strade, l’acqua nelle scuole e negli ospedali, l’innaffiamento di verde pubblico, i fontanili. Questi ultimi sono maggiormente presenti in alcune zone d’Italia, ad esempio in Valle d’Aosta, in Trentino-Alto Adige e nelle aree montane, e danno luogo ad erogazioni per nulla trascurabili, che fanno aumentare sensibilmente il valore dell’indicatore.
I valori pro capite dell’acqua immessa ed erogata dipendono anche dalla dotazione infrastrutturale presente nel comune. Valori non elevati possono originarsi, infatti, in quei territori in cui sono presenti forme autonome e individuali di approvvigionamento e distribuzione dell’acqua potabile.
Figura 2. Acqua immessa ed acqua erogata per ripartizione geografica.
Anno 2012. Litri per abitante al giorno
[2] Nella lettura di questi indicatori è necessario tener conto del fatto che si fa riferimento alla popolazione residente e che, quindi, non si tiene conto delle variazioni di popolazione che possono aver luogo in determinati periodi dell’anno nei territori a maggior vocazione attrattiva (per motivi di studio, lavoro, turismo).
Aumentano le dispersioni di acqua nelle reti comunali di distribuzione
Non tutta l’acqua che viene immessa in rete arriva agli utenti finali. Sebbene l’efficienza dell’infrastruttura della rete idrica costituisca un’esigenza diffusa e ormai improrogabile, le dispersioni continuano a essere persistenti e gravose.
Nel 2012, infatti, le dispersioni di rete - calcolate come differenza percentuale tra i volumi immessi ed erogati - ammontano al 37,4%, in aumento rispetto al 2008 (32,1%).
In alcuni casi, i volumi di acqua immessi sono superiori a quelli effettivamente necessari, al fine di garantirne il livello di consumo. Ciò, in parte, è dovuto a dispersioni considerate fisiologiche e legate all’estensione della rete, al numero degli allacci, alla loro densità e alla pressione d’esercizio. Le dispersioni sono, inoltre, derivanti da criticità di vario ordine: rotture nelle condotte, vetustà degli impianti, consumi non autorizzati, errori di misura. Tale situazione permane nonostante negli ultimi anni diversi gestori del servizio idrico si siano impegnati a cercare di garantire un elevato livello di qualità nella misurazione dei consumi e un più assiduo monitoraggio del parco contatori, la cui eventuale obsolescenza può provocare la non corretta contabilizzazione dei volumi erogati. In questo senso, la maggiore diffusione dei contatori, soprattutto per quanto riguarda la misurazione dell’acqua erogata all’utente finale, ha evidenziato in maniera oggettiva situazioni di forte criticità precedentemente non individuate.
Da segnalare, infine, che le attività di manutenzione degli impianti, a causa di una diffusa riduzione degli investimenti nel settore idrico e - in generale - a causa della crisi economica, sono diminuite negli ultimi anni, con inevitabili conseguenze sui volumi dispersi.
Nel complesso le dispersioni di rete ammontano a 3,1 miliardi di metri cubi: 8,6 milioni di metri cubi persi al giorno, ovvero poco meno di 100 mila litri al secondo. Si disperdono quindi, per ogni residente, 144 litri al giorno oltre quanto effettivamente consumato.
Prospetto 4. Dispersioni nelle reti comunali di distribuzione dell'acqua per uso potabile per ripartizione geografica e regione.
Anni 2008 e 2012. Valori percentuali
2008
2012
RIPARTIZIONE TERRITORIALE
Nord-ovest
24,7
30,0
Nord-est
28,6
32,6
Centro
32,2
41,4
Sud
40,3
40,9
Isole
38,4
48,3
REGIONE
Piemonte
31,7
38,0
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
33,0
21,9
Liguria
28,0
31,2
Lombardia
21,1
26,5
Trentino-Alto Adige
21,6
25,6
Bolzano - Bozen
20,4
25,5
Trento
22,4
25,7
Veneto
30,0
35,6
Friuli-Venezia Giulia
40,6
44,9
Emilia-Romagna
24,0
25,6
Toscana
27,7
38,5
Umbria
32,2
38,5
Marche
25,3
28,9
Lazio
35,4
45,1
Abruzzo
43,6
42,3
Molise
43,9
47,2
Campania
38,8
45,8
Puglia
46,6
34,6
Basilicata
32,9
38,5
Calabria
33,1
35,4
Sicilia
35,1
45,6
Sardegna
45,9
54,8
ITALIA
32,1
37,4
Nel 2012, nelle Isole si ha il più elevato livello di dispersione, il 48,3%, quindi poco meno della metà dei volumi immessi in rete non raggiunge gli utenti finali. Di contro, il Nord-Ovest è la ripartizione con il livello di dispersione più basso (30,0%).
La percentuale di dispersione di rete evidenzia una forte variabilità territoriale. Le maggiori criticità rispetto al 2008 si rilevano nelle regioni insulari e del Centro-Sud, con le eccezioni di Abruzzo e Puglia che negli ultimi anni hanno sanato alcune situazioni di forte dispersione. Seppur con livelli più bassi, anche le regioni del Nord segnalano un generale peggioramento della dispersione nelle reti comunali di distribuzione; unica eccezione la Valle d’Aosta, dove l’avvio di specifici sistemi di telecontrollo e la ridotta lunghezza delle reti di distribuzione hanno permesso di contenere la perdita di risorsa idrica in questa fase di approvvigionamento degli utenti finali.
Più impianti di depurazione al nord
Gli impianti di depurazione rappresentano le infrastrutture fondamentali per ridurre l’inquinamento dei corpi idrici superficiali e sotterranei e per salvaguardare la salute della popolazione.
Gli impianti sono diversificati in base alla tipologia di trattamento effettuato, ovvero rispetto alla percentuale di abbattimento dei carichi inquinanti confluiti nei depuratori; sono raggruppati, dal più semplice a quello maggiormente efficace, nei seguenti tipi: vasca Imhoff, primario, secondario, avanzato rispetto ai precedenti (terziario).
Nel 2012, gli impianti di depurazione delle acque reflue urbane ammontano a 18.786, di cui 18.162 in esercizio, 545 non in esercizio e 79 in corso di realizzazione o ristrutturazione (32 al Sud). Nel Nord-ovest si concentra il 35,2% degli impianti in esercizio dell’intera Penisola (6.393). Tuttavia, spostandosi da nord a sud, le percentuali degli impianti in esercizio diminuiscono: dal 97,8% del Nord-ovest al 97,7% del Centro, fino all’86,0% delle Isole.
L’11,6% degli impianti effettua un trattamento di tipo primario, il 43,7% un trattamento secondario o avanzato e il rimanente 44,7% è costituito da vasche Imhoff.
Prospetto 5. Impianti di depurazione delle acque reflue urbane per stato dell’impianto e ripartizione geografica.
Anno 2012. Valori assoluti
In esercizio
Non in esercizio
In costruzione o ristrutturazione
Totale
RIPARTIZIONE TERRITORIALE
Nord-ovest
6.393
129
15
6.537
Nord-est
4.365
106
8
4.479
Centro
3.654
77
9
3.740
Sud
2.875
106
32
3.013
Isole
875
127
15
1.017
ITALIA
18.162
545
79
18.786
In Piemonte si concentra il numero maggiore di impianti di trattamento, il 21,6% del totale, seguono Emilia-Romagna e Lombardia, che contribuiscono rispettivamente per l’11,7% e il 7,8%; in valori assoluti, in Lombardia (303) e in Veneto (221) si registra il maggior numero di impianti con trattamento avanzato.
Sono le regioni del Sud e delle Isole a registrare, però, le percentuali più elevate del numero di impianti che eseguono un trattamento di tipo secondario o avanzato, rispetto al singolo valore regionale: in Basilicata il 97,7% del totale degli impianti di depurazione esegue un trattamento secondario o avanzato; in Puglia ciò avviene nel 94,7% dei casi e in Sardegna nel 93,7%.
Rispetto al 2008, in Basilicata, Puglia, Sardegna, Toscana e Marche si riscontra un aumento del numero di impianti con un trattamento avanzato: il sistema depurativo è quasi totalmente affidato a grandi enti gestori ed è dunque aumentata l’efficienza degli impianti di depurazione, secondo quanto auspicato dalla normativa comunitaria (direttiva 91/271/Cee).
Prospetto 6. Impianti di depurazione delle acque reflue urbane per tipologia di trattamento, ripartizione geografica e regione.
Anno 2012. Valori assoluti
Imhoff
Primario
Secondario
Avanzato
Totale
RIPARTIZIONE TERRITORIALE
Nord-ovest
3.604
629
1.784
376
6.393
Nord-est
1.941
795
1.156
473
4.365
Centro
1.458
289
1.554
353
3.654
Sud
1.039
300
1.117
419
2.875
Isole
69
102
510
194
875
REGIONE
Piemonte
2.271
439
1.150
56
3.916
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
239
11
20
3
273
Liguria
588
72
107
14
781
Lombardia
506
107
507
303
1.423
Trentino-Alto Adige
129
10
52
75
266
- Bolzano - Bozen
2
-
36
18
56
- Trento
127
10
16
57
210
Veneto
713
7
271
221
1.212
Friuli-Venezia Giulia
125
305
283
45
758
Emilia-Romagna
974
473
550
132
2.129
Toscana
444
129
518
184
1.275
Umbria
615
13
248
44
920
Marche
363
64
322
63
812
Lazio
36
83
466
62
647
Abruzzo
968
29
348
23
1.368
Molise
2
31
147
25
205
Campania
24
122
283
83
512
Puglia
2
8
26
154
190
Basilicata
-
4
82
88
174
Calabria
43
106
231
46
426
Sicilia
58
82
200
42
382
Sardegna
11
20
310
152
493
ITALIA
8.111
2.115
6.121
1.815
18.162
Più del 60% dei carichi inquinanti complessivi è trattato in impianti avanzati
Analizzando lo stato della depurazione in Italia, non solo in termini infrastrutturali e qualitativi, ma anche quantitativi, è necessario far riferimento all’entità dei carichi inquinanti trattati, ossia di acque reflue prodotte, connesse ai sistemi di collettamento e confluite negli impianti di depurazione. Tale indicatore, espresso in abitanti equivalenti, descrive l’effettiva capacità depurativa degli impianti di depurazione. Gli "abitanti equivalenti" rappresentano una stima del carico inquinante di natura organica biodegradabile prodotto dalle attività domestiche e dalle attività economiche [3]. Tale stima è stata effettuata, a livello regionale, considerando l’ubicazione degli impianti di trattamento e non il territorio servito.
Il 32,3% del carico inquinante confluito negli impianti di depurazione, in termini di abitanti equivalenti, è trattato in Lombardia, Piemonte e Campania; se a questo totale si sommano gli abitanti equivalenti di Toscana, Emilia-Romagna e Lazio, si copre con sole cinque regioni (ciascuna delle quali con un numero di abitanti equivalenti superiore a sei milioni) circa il 57% del totale nazionale. In Lombardia e in Veneto si registrano le percentuali maggiori di carichi inquinanti confluiti in impianti con trattamento di tipo avanzato, rispettivamente il 20,5% e l’11,6% del totale nazionale. Mentre nella provincia autonoma di Bolzano il trattamento avviene pressoché completamente in impianti di tipo secondario o avanzato, in Valle d’Aosta non si supera il 79,8% e in Liguria l’81,8%.
Gli impianti con trattamento avanzato, pur rappresentando il 10% degli impianti complessivi, trattano più del 60% dei carichi inquinanti convogliati negli impianti di depurazione. Nella maggior parte dei casi tali impianti sono situati nei grandi centri urbani.
Figura 3. Impianti di depurazione delle acque reflue urbane per tipologia di trattamento.
Anno 2012. Valori assoluti
Figura 4. Carichi inquinanti confluiti negli impianti di depurazione delle acque reflue urbane per tipologia di trattamento.
Anno 2012. Migliaia di abitanti equivalenti
Gli impianti di depurazione delle acque reflue urbane trattano prevalentemente i carichi inquinanti di origine civile e - dove presenti - i reflui provenienti dalle attività industriali scaricati nella rete fognaria o convogliati agli impianti con specifiche condotte o per mezzo di autocisterne. Poco più della metà di questi reflui industriali, il 51,9%, è trattato negli impianti del Nord. Tale valore raggiunge il 77,5% se si considera anche l’Italia centrale.
Prospetto 7. Carichi inquinanti confluiti negli impianti di depurazione delle acque reflue urbane per tipologia di trattamento, ripartizione geografica e regione.
Anno 2012. Migliaia di abitanti equivalenti
Imhoff
Primario
Secondario
Avanzato
Totale
RIPARTIZIONE TERRITORIALE
Nord-ovest
478
793
5.886
13.504
20.662
Nord-est
305
157
2.130
13.293
15.884
Centro
145
230
7.568
6.953
14.896
Sud
165
615
7.338
8.312
16.429
Isole
97
727
3.382
3.115
7.321
REGIONE
Piemonte
270
123
2.305
3.748
6.446
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
54
8
131
114
307
Liguria
75
395
1.724
391
2.584
Lombardia
79
268
1.727
9.251
11.325
Trentino-Alto Adige
37
9
132
2.152
2.330
- Bolzano - Bozen
1
-
112
1.475
1.589
- Trento
36
9
19
677
741
Veneto
130
1
378
5.257
5.766
Friuli-Venezia Giulia
26
97
595
933
1.651
Emilia-Romagna
112
50
1.026
4.950
6.138
Toscana
43
63
1.505
4.703
6.314
Umbria
75
2
209
895
1.181
Marche
18
27
461
893
1.398
Lazio
9
139
5.393
462
6.003
Abruzzo
94
29
1.140
468
1.732
Molise
-
32
179
271
481
Campania
31
205
3.891
2.369
6.495
Puglia
17
94
659
4.047
4.816
Basilicata
-
9
175
433
617
Calabria
23
247
1.294
724
2.288
Sicilia
79
368
2.669
1.234
4.351
Sardegna
18
359
713
1.880
2.970
ITALIA
1.190
2.522
26.304
45.177
75.192
La predominanza del numero di impianti di tipo avanzato e del carico inquinante di Lombardia e Veneto, è dovuta ad una maggiore quota dei reflui industriali, sul totale trattato. La quota di reflui trattati che proviene da attività industriali è pari al 45,6% in Toscana, al 39,5% nella provincia autonoma di Bolzano, al 34,2% in Sardegna, al 30,9% in Friuli-Venezia Giulia; ma soltanto al 2,6% in Puglia e al 4,4% in Calabria.
Rispetto al 2008 si riduce del 27,8% il carico di inquinanti di origine industriale che affluisce agli impianti di depurazione delle acque reflue urbane con trattamento secondario o avanzato. Tale riduzione è dovuta non solo alla crisi economica, ma anche ad un miglior sviluppo di infrastrutture che hanno permesso, in alcune realtà, di convogliare correttamente le acque di scarico di origine industriale in impianti specifici di trattamento, separando le reti fognarie civili da quelle di raccolta dei reflui industriali.
Prospetto 8. Carichi inquinanti confluiti negli impianti di depurazione delle acque reflue urbane per tipologia di origine, ripartizione geografica e regione.
Anno 2012. Migliaia di abitanti equivalenti
Reflui civili
Reflui industriali
Totale
RIPARTIZIONE TERRITORIALE
Nord-ovest
17.053
3.609
20.662
Nord-est
12.026
3.858
15.884
Centro
11.203
3.693
14.896
Sud
14.704
1.725
16.429
Isole
5.807
1.513
7.321
REGIONE
Piemonte
5.364
1.081
6.446
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
275
32
307
Liguria
2.298
286
2.584
Lombardia
9.115
2.210
11.325
Trentino-Alto Adige
1.644
685
2.330
- Bolzano - Bozen
961
627
1.589
- Trento
683
58
741
Veneto
4.166
1.600
5.766
Friuli-Venezia Giulia
1.140
511
1.651
Emilia-Romagna
5.075
1.063
6.138
Toscana
3.433
2.881
6.314
Umbria
1.046
136
1.181
Marche
1.314
84
1.398
Lazio
5.410
593
6.003
Abruzzo
1.549
182
1.732
Molise
383
98
481
Campania
5.310
1.185
6.495
Puglia
4.688
127
4.816
Basilicata
585
32
617
Calabria
2.188
100
2.288
Sicilia
3.852
498
4.351
Sardegna
1.955
1.015
2.970
ITALIA
60.794
14.399
75.192
[3] L"’abitante equivalente" è una misura convenzionalmente definita come la quantità di carico inquinante prodotto ed immesso nelle acque di scarico da un abitante. Secondo la definizione data dalla vigente normativa in materia di protezione e depurazione delle acque dall’inquinamento (Direttiva 91/271/Cee) vale l’equivalenza: 1 abitante equivalente = 60 grammi al giorno di BOD5 (domanda biochimica di ossigeno a 5 giorni).
Nel Nord-ovest il miglior livello di capacità depurativa effettiva degli impianti
Per misurare la capacità effettiva di copertura del trattamento di depurazione delle acque di origine civile si è confrontato il carico inquinante prodotto dagli scarichi civili e confluito negli impianti di depurazione, con la stima del carico potenzialmente generabile nel territorio (Abitanti Equivalenti Totali Urbani - Aetu). In particolare, si è considerato il trattamento in impianti di tipo secondario o avanzato, dove è maggiore l’abbattimento dei carichi inquinanti.
Gli Aetu stimano il carico inquinante potenziale veicolato nelle acque reflue urbane recapitate nella rete fognaria dalle diverse fonti di generazione. Le fonti di generazione considerate sono: la popolazione residente, le attività domestiche e ad esse assimilabili, le attività alberghiere, turistiche, scolastiche e le micro-imprese generalmente operanti all’interno dei centri urbani, i cui scarichi presentano caratteristiche qualitative equivalenti al metabolismo umano o ad attività domestiche ed in cui gli inquinanti sono costituiti prevalentemente da sostanze biodegradabili
Prospetto 9. Carichi inquinanti confluiti in impianti secondari 0 avanzati e quota percentuale rispetto al carichi complessivi urbani (AETU) per ripartizione geografica e regione.
Anni 2008 e 2012. Migliaia di abitanti equivalenti. Valori percentuali
Reflui civili
Reflui industriali
Totale
Abitanti equivalenti totali urbani
Quota di carichi inquinanti civili trattati - 2012
Quota di carichi inquinanti civili trattati -2008
(Aetu)
RIPARTIZIONE TERRITORIALE
Nord-ovest
15.868
3.522
19.390
25.818
61,5
57,9
Nord-est
11.575
3.848
15.423
19.993
57,9
59,4
Centro
10.833
3.688
14.522
19.334
56,0
58,0
Sud
13.937
1.713
15.650
23.221
60,0
57,0
Isole
5.319
1.178
6.496
11.567
46,0
45,2
REGIONE
Piemonte
4.976
1.077
6.053
7.017
70,9
58,0
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
214
30
245
369
58,2
56,1
Liguria
1.844
270
2.114
3.028
60,9
47,4
Lombardia
8.834
2.145
10.978
15.404
57,3
60,0
Trentino-Alto Adige
1.600
684
2.284
2.267
70,6
73,9
- Bolzano - Bozen
961
627
1.588
978
98,2
89,7
- Trento
640
56
696
1.288
49,7
62,5
Veneto
4.036
1.599
5.635
8.267
48,8
51,1
Friuli-Venezia Giulia
1.018
510
1.528
2.123
47,9
48,3
Emilia-Romagna
4.920
1.056
5.976
7.336
67,1
67,3
Toscana
3.329
2.879
6.208
6.525
51,0
54,4
Umbria
969
135
1.105
1.381
70,2
64,7
Marche
1.270
84
1.354
2.594
49,0
46,4
Lazio
5.265
590
5.855
8.834
59,6
63,4
Abruzzo
1.427
181
1.609
2.441
58,5
45,5
Molise
353
97
450
560
63,1
73,7
Campania
5.081
1.179
6.260
8.671
58,6
61,3
Puglia
4.578
127
4.705
6.902
66,3
58,6
Basilicata
576
32
608
920
62,6
61,2
Calabria
1.922
97
2.018
3.728
51,5
48,2
Sicilia
3.439
465
3.903
8.504
40,4
38,9
Sardegna
1.880
713
2.593
3.063
61,4
62,7
ITALIA
57.532
13.949
71.481
99.933
57,6
56,5
In tutte le ripartizioni la percentuale di abitanti equivalenti civili serviti e sottoposti a trattamento almeno secondario supera il 45% del potenziale generato (Aetu).
La massima capacità depurativa si registra negli impianti residenti nel Nord-ovest, in grado di assorbire il 61,5% di tutto il carico potenzialmente generabile all’interno della propria ripartizione. Il meno efficace risulta invece il sistema depurativo delle Isole, che garantisce un trattamento secondario o avanzato limitatamente al 46,0% del suo potenziale generato.
Piemonte, Trentino-Alto Adige e Umbria raggiungono le percentuali maggiori, rispettivamente il 70,9%, il 70,6% e il 70,2%; mentre la Sicilia (40,4%) e il Friuli-Venezia Giulia (47,9%) presentano quelle minori.
Complessivamente si osserva un aumento modesto dei carichi inquinanti di origine civile trattati da impianti secondari o avanzati, dal 56,5% del 2008 al 57,6% del 2012. L’incremento maggiore si registra in Piemonte, Liguria e Abruzzo.
Figura 5. Aetu e carichi inquinanti civili confluiti in impianti di depurazione con trattamento secondario 0 avanzato.
Anni 2008 e 2012. Migliaia di abitanti equivalenti
Glossario
Abitanti Equivalenti Serviti (AES) effettivi. Misurano il carico inquinante effettivamente defluito nell'impianto di depurazione.
Rappresentano l'unità di misura con cui viene convenzionalmente espresso il carico inquinante organico biodegradabile in arrivo all'impianto di depurazione, secondo l'equivalenza: 1 abitante equivalente = 60 grammi/giorno di BOD5.
- Aes civili: relativi al carico inquinante prodotto dagli abitanti residenti (abitanti che hanno la dimora abituale nel territorio servito dall’impianto di depurazione), dagli abitanti non residenti (abitanti che, pur non essendo residenti, sono presenti occasionalmente sul territorio servito dall'impianto di depurazione) e da attività produttive con meno di sei addetti.
- Aes industriali: relativi al carico inquinante prodotto da attività produttive con almeno sei addetti
Acqua addotta nella rete di distribuzione comunale. Quantità di acqua ad uso potabile addotta da acquedotti e/o proveniente da navi cisterna o autobotti, in entrata nelle vasche di alimentazione (serbatoi, impianti di pompaggio, eccetera) della rete di distribuzione di un comune.
Acqua erogata dalla rete di distribuzione dell’acqua potabile. Quantità di acqua ad uso potabile effettivamente consumata dai diversi utenti. Tale valore è costituito dall’acqua consumata, misurata ai contatori dei singoli utenti, a cui si aggiunge la stima dell’acqua non misurata, ma consumata per diversi usi, come per esempio: luoghi pubblici (scuole, ospedali, caserme, mercati, ecc.), fontane pubbliche, acque di lavaggio strade, innaffiamento di verde pubblico, idranti antincendio, eccetera.
Acqua immessa nella rete di distribuzione dell’acqua potabile. Quantità di acqua ad uso potabile addotta da acquedotti e/o proveniente da apporti diretti da opere di captazione e/o derivazione, navi cisterna o autobotti, in uscita dalle vasche di alimentazione (serbatoi, impianti di pompaggio, ecc.) della rete di distribuzione.
Acqua prelevata. Quantità di acqua captata o derivata ad uso potabile da corpi idrici (acque sotterranee, corsi d’acqua superficiali, laghi, bacini artificiali, acque marine o salmastre) attraverso specifiche opere di presa.
Ambito territoriale ottimale (Ato). Delimitazione del territorio nazionale definita dalle autorità regionali e costituita allo scopo di organizzare la gestione unitaria dei servizi idrici di competenza delle Regioni (L. n. 36 del 1994). I confini degli Ato sono individuati principalmente in base ai seguenti criteri:
a) rispetto dell’unità del bacino idrografico, nonché della localizzazione delle risorse e dei loro vincoli; di destinazione, anche derivanti da consuetudine, in favore dei centri abitati interessati;
b) superamento della frammentazione delle gestioni;
c) conseguimento di adeguate dimensioni gestionali, definite sulla base di parametri fisici, demografici, tecnici e sulla base delle ripartizioni politico-amministrative;
d) creazione di un sistema tariffario che garantisca la copertura integrale dei costi di esercizio
e) di investimento per i servizi idrici integrati.
Autorità d’Ambito territoriale ottimale (AAto). Soggetto istituzionale a cui la riforma dei servizi idrici assegna il compito di svolgere tutte le attività precedenti e successive all’affidamento del Servizio Idrico Integrato, tra le quali l’organizzazione strutturale e amministrativa delle Autorità d’ambito, la ricognizione degli impianti, la definizione del Piano di Ambito e della Convenzione di affidamento della gestione, l’affidamento e il controllo della gestione e la revisione triennale della tariffa. L’insediamento delle Autorità d’ambito per ciascun Ato avviene con specifiche leggi regionali.
Ente gestore del servizio idrico. Soggetto giuridico che ha la responsabilità economica complessiva della gestione di un servizio idrico (fonte di approvvigionamento, acquedotto, rete di distribuzione dell'acqua potabile, rete fognaria, impianto di depurazione delle acque reflue). Non sono considerati enti gestori dei servizi idrici coloro che svolgono soltanto le attività di manutenzione o di conduzione dei singoli impianti.
Impianto di depurazione delle acque reflue urbane. Si intende un impianto adibito al trattamento delle acque reflue provenienti da insediamenti civili ed eventualmente da insediamenti produttivi (impianti misti), cui possono mescolarsi le acque meteoriche e quelle di lavaggio delle superfici stradali.
Popolazione residente. La popolazione residente utilizzata negli indicatori, laddove non diversamente specificato, è la popolazione media dell’anno di riferimento, ottenuta come semisomma tra il dato al 1° gennaio e quello al 31 dicembre.
Rete di distribuzione dell’acqua potabile. Si intende il complesso di tubazioni, relativo all’intero territorio comunale che partendo dalle vasche di alimentazione (serbatoi, vasche, impianti di pompaggio) distribuisce l’acqua ad uso potabile ai singoli punti di utilizzazione (abitazioni, stabilimenti, negozi, uffici).
Trattamento di potabilizzazione. Per trattamento di potabilizzazione si intendono i processi più complessi rispetto a quelli di disinfezione (clorazione, ozonizzazione, trattamento con raggi UV o altra metodologia).
Trattamento primario. Trattamento delle acque reflue che comporti la sedimentazione dei solidi sospesi mediante processi fisici e/o chimico-fisici e/o altri, a seguito dei quali prima dello scarico il BOD5 delle acque in trattamento sia ridotto almeno del 20 per cento ed i solidi sospesi totali almeno del 50 per cento.
Trattamento più avanzato a valle dei precedenti. Trattamento più avanzato rispetto ai trattamenti primario e secondario (esempio denitrificazione), in genere denominato trattamento terziario, che si applica a valle del trattamento primario e del secondario.
Trattamento secondario. Trattamento delle acque reflue mediante un processo che in genere comporta il trattamento biologico con sedimentazione secondaria, o mediante altro processo. Il trattamento si distingue in processo a biomassa sospesa o a biomassa adesa. È necessaria la presenza di biodischi, letti percolatori e vasche di aerazione nelle unità che costituiscono la linea acque dell'impianto.
Vasca Imhoff. Vasche settiche che consentono la chiarificazione dei liquami domestici provenienti da insediamenti civili di ridotte dimensioni. Sono proporzionate e costruite in modo tale che il tempo di detenzione del liquame sversato sia di circa 4-6 ore; il fango sedimentato è sottoposto a sedimentazione anaerobica.
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