Referendum: De Cataldo, lecito esprimere idee
' Nel 2000 e 2006 nessuno ritenne inopportuni i magistrati'
(ANSA) - ROMA, 10 MAG - "Tranne pochi estemporanei pasdaran,
nessuno fra gli esponenti politici intervenuti ha sostenuto che
si debba vietare ai giudici di esprimere le proprie idee. Il
richiamo, semmai, é alla categoria dell' ' opportunità'". Lo
scrive in una lettera a Repubblica Giancarlo De Cataldo, giudice
di Corte di Assise e scrittore.
"L' opportunità sembra essere dunque l' ultima frontiera fra
ciò che é consentito e non sarebbe illecito, ma, diciamo così,
vivamente sconsigliato", spiega. "La novità é che, di solito,
l' opportunità viene invocata quando si verte in materia di
valutazione strettamente politica, o per sottolineare aspetti
' eccentrici' della vita privata dell' uomo pubblico, o per
rimarcare condotte che potrebbero apparire pregiudizievoli
all' immagine di questo o di quel magistrato, di questo o di quel
politico. Niente a che vedere con un referendum decisivo per il
nostro destino comune di cittadini italiani: magistrati
inclusi".
I magistrati, prosegue De Cataldo, "dispongono di un
patrimonio di conoscenze specifiche che attribuisce alle loro
prospettazioni un valore del tutto particolare. È, dunque,
' opportuno' che facciano sentire la propria voce? Non sarebbe la
prima volta. I giudici italiani furono attivi protagonisti nelle
campagne referendarie del 2000 e del 2006, anche allora
schierandosi. Affermarono, in passato, idee dissonanti con
quelle delle maggioranze di centro-destra. Nessuno ritenne
' inopportuni' i loro interventi. Oggi dall' interno della
magistratura si levano voci dissonanti con l' attuale maggioranza
di centro-sinistra. Perché dovrebbero essere giudicate
' inopportune'? La sensazione é che non l' opinione del singolo,
non l' adesione di una corrente a un comitato siano in
discussione, ma la persistenza di una disallineamento fra
politiche legislative e alcuni settori della magistratura. Se
così fosse, l' opportunità sarebbe invocata invano".
(ANSA).
Y14-PNZ
10-MAG-16 10: 46 NNN
(ANSA) - ROMA, 10 MAG - "Tranne pochi estemporanei pasdaran,
nessuno fra gli esponenti politici intervenuti ha sostenuto che
si debba vietare ai giudici di esprimere le proprie idee. Il
richiamo, semmai, é alla categoria dell' ' opportunità'". Lo
scrive in una lettera a Repubblica Giancarlo De Cataldo, giudice
di Corte di Assise e scrittore.
"L' opportunità sembra essere dunque l' ultima frontiera fra
ciò che é consentito e non sarebbe illecito, ma, diciamo così,
vivamente sconsigliato", spiega. "La novità é che, di solito,
l' opportunità viene invocata quando si verte in materia di
valutazione strettamente politica, o per sottolineare aspetti
' eccentrici' della vita privata dell' uomo pubblico, o per
rimarcare condotte che potrebbero apparire pregiudizievoli
all' immagine di questo o di quel magistrato, di questo o di quel
politico. Niente a che vedere con un referendum decisivo per il
nostro destino comune di cittadini italiani: magistrati
inclusi".
I magistrati, prosegue De Cataldo, "dispongono di un
patrimonio di conoscenze specifiche che attribuisce alle loro
prospettazioni un valore del tutto particolare. È, dunque,
' opportuno' che facciano sentire la propria voce? Non sarebbe la
prima volta. I giudici italiani furono attivi protagonisti nelle
campagne referendarie del 2000 e del 2006, anche allora
schierandosi. Affermarono, in passato, idee dissonanti con
quelle delle maggioranze di centro-destra. Nessuno ritenne
' inopportuni' i loro interventi. Oggi dall' interno della
magistratura si levano voci dissonanti con l' attuale maggioranza
di centro-sinistra. Perché dovrebbero essere giudicate
' inopportune'? La sensazione é che non l' opinione del singolo,
non l' adesione di una corrente a un comitato siano in
discussione, ma la persistenza di una disallineamento fra
politiche legislative e alcuni settori della magistratura. Se
così fosse, l' opportunità sarebbe invocata invano".
(ANSA).
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