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martedì 20 agosto 2024

ARTE: VINCETI, '113 ANNI FA FURTO GIOCONDAE OGGI AL LOUVRE POTREBBE ESSERCI UN FALSO'

MARTEDÌ 20 AGOSTO 2024 12.42.11

ARTE: VINCETI, '113 ANNI FA FURTO GIOCONDAE OGGI AL LOUVRE POTREBBE ESSERCI UN FALSO' =

ADN0322 7 CUL 0 ADN CAR NAZ ARTE: VINCETI, '113 ANNI FA FURTO GIOCONDAE OGGI AL LOUVRE POTREBBE ESSERCI UN FALSO' = Il ricercatore: "Il decoratore italiano Vincenzo Peruggia non fu l'autore del clamoroso colpo" Roma, 20 ago. - (Adnkronos) - "Centotredici anni fa non fu il decoratore italiano Vincenzo Peruggia a rubare la Gioconda di Leonardo da Vinci dal museo del Louvre. E non si può nemmeno escludere che quella esposta e ammirata ogni giorno da trentamila visitatori sia, in realtà, solo una copia. Un falso d'autore". In occasione della ricorrenza di uno dei più clamorosi furti di ogni tempo (21 agosto 1911), lo storico, ricercatore e scrittore Silvano Vinceti "ribadisce con forza" i risultati di una sua indagine, condotta dal 2016 con la collaborazione di diversi esperti, illustrata con dovizia di particolari nel libro "Il furto della Gioconda - un falso al Louvre?" (Armando Editore). L'investigazione fu avviata grazie alla testimonianza di un certo Ballinari, residente a Cadero, in provincia di Varese. "Conoscendo il mio lavoro di storico fu lui a contattarmi - racconta Vinceti all'Adnkronos - e a riferirmi quanto gli aveva raccontato il padre, morto anni prima. Il genitore conosceva molto bene la moglie di Michele Lancellotti che col fratello Vincenzo era stato decoratore al Louvre. Nati e cresciuti nella piccola frazione di Cadero, erano amici di Vincenzo Peruggia che viveva a Dumenza, un paesino a pochi chilometri di distanza. Ebbene, secondo il racconto di Ballinari, in realtà ad organizzare il clamoroso furto fu un gruppo ben organizzato di cui fecero parte i due fratelli Lancellotti, un fantomatico marchese Eduardo de Valfierno, di nazionalità argentina, e il falsario francese Yves Chaurdon. Peruggia fu solo un collaboratore e la Monna Lisa non venne nascosta a Parigi nel suo piccolo appartamento. Infatti - aggiunge lo storico - secondo gli anziani abitanti del luogo il dipinto rimase celato a Cadero per due anni, e alla fine a Firenze venne portata solo una copia: il dipinto attualmente esposto nel Louvre". Esaminando negli archivi di Stato della città di Firenze i documenti originali del processo che si svolse tre anni dopo il furto, sono poi emersi fatti a dir poco singolari. "L'unico vero interrogatorio a cui venne sottoposto Vincenzo Peruggia - spiega Vinceti - fu fatto dall'ispettore francese Vignolle nel corso di un confronto nell'allora carcere delle Murate. Il decoratore italiano, come scritto nel verbale, gli disse di aver rubato la Gioconda dalla sala Carrè tra le 7.30 e le 8.00 del 21 agosto. Ma proprio in quel lasso di tempo due operai, Dupond e Breard erano su un'impalcatura, intenti al restauro di un angolo della grande galleria, a pochi metri dalla Gioconda. Inoltre il capo operaio Pignet e sei operai, passando per il salon Carrè verso le sette e un quarto videro il quadro al suo posto. E, per di più, a una precisa domanda, Peruggia rispose di essere uscito dal Louvre con il quadro nascosto sotto la blusa (la ''blouse''), l'ampio camiciotto da lavoro. Cosa impossibile, visto che il capolavoro è dipinto su una tavola di legno di pioppo di 77 x 53 centimetri e quindi non può certo essere arrotolato. Questo interrogatorio, che l'ispettore Vignolle concluse definendo il Peruggia contraddittorio e non attendibile, stranamente non fu utilizzato dal procuratore delle Repubblica che istruì il processo che si tenne poi a Firenze. Ma non è finita: il funzionario del Louvre che ritrovò la cornice della Gioconda disse alla polizia parigina che c'erano chiare ed evidenti impronte digitali. Impronte che furono fatte sparire poche ore da qualcuno evidentemente interessato ad evitare che un esame consentisse di risalire agli esecutori del furto, cioè i fratelli Michele e Vincenzo Lancellotti". (segue) (Red-Cro/Adnkronos) ISSN 2465 - 1222 20-AGO-24 12:42 NNNN 

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