Ma sull' arresto di Netanyahu il Parlamento Europeo non vota! di Roberto Musacchio
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Ma sull’arresto di Netanyahu il PE non vota
04/12/2024Sulle
richieste d’arresto per Netanyahu da parte della Cpi il Parlamento
europeo non vota nulla. In una sessione in cui ha votato per l’ennesima
volta sull’Ucraina, arrivando a chiedere missili a lungo raggio, mine
antiuomo e a censurare il Cancelliere tedesco per una telefonata a Putin
e a “minacciare” la Cina, e ha chiesto di rivotare in Georgia, su una
questione enorme come le richieste della Cpi il PE non vota ma si fa una
“discussione” in cui il tema è inserito all’ultimo per iniziativa delle
sinistre. Ma non si vota. Esprimere un indirizzo di comportamento agli
Stati membri su una questione come quella posta dalla Cpi dovrebbe
essere una priorità, un elemento fondamentale di orientamento della
politica europea. E invece no. Da ex Parlamentare europeo lo chiedo con
forza:assumetevi le vostre responsabilità verso la Cpi.
Naturalmente
mi interrogo sul perché si sia di fronte ad un così colossale doppio
standard di intervento e, purtroppo, immagino di sapere le ragioni.
In
questi 35 anni seguiti al 1989 la UE ha proceduto in senso inverso a
quello che era stato il percorso dal 1945. Il neoliberalismo si è fatto
addirittura trattato fondativo sostituendo in pratica l’Europa sociale e
passando dal triangolo virtuoso “piena occupazione, pubblico, stato
sociale” a quello tossico “mercato, imprese, finanza”. I risultati sono
evidenti con processi inversi a quelli della armonizzazione che era
proceduta financo con la guerra fredda. Il dumping è diventato la regola
del mercato del lavoro ed ha determinato addirittura spostamenti
demografici pari a quelli di una guerra. Ora poi si aggiunge la guerra
al posto della pace. Anche qui l’89 fa da spartiacque con il no alla
casa comune europea proposta da Gorbaciov e la partecipazione alla
dissoluzione della Jugoslavia. Con la sostanziale penetrazione del punto
di vista suprematista dei neoconservatori USA nati a cavallo tra Bush e
filoni “liberal e di sinistra”, con riecheggiamenti pesanti nel
blairismo e non solo. Così i doppi standard sono diventati regola e quel
che vale per il Kosovo non vale per il Donbass o per la Palestina, così
come un conto è Putin altro è Netanyahu.
Di suo, in peggio, la UE ci
mette le vecchie destre e i vecchi nazionalismi. Entrambi tornati in
auge da tempo ed ora protagonisti della Commissione Von Der Leyen.
La
Spd, presa a schiaffi nel suo Cancelliere reo di telefonare a Putin nei
giorni in cui Merkel racconta pezzi di verità su come si è arrivati
alla guerra Ucraina, prende qualche distanza astenendosi nel voto alla
Commissione. Schlein prima la vota ma poi prova pure lei a smarcarsi un
po’. Ma il futuro di Germania è Italia sembra turbolento e soprattutto
ben più in mano a Meloni e Von Der Leyen piuttosto che ai
socialdemocratici. I preamboli anti guerra dei nuovi governi di alcuni
Land tedeschi (mentre i grunen si fanno vedere pronti a governare con la
Cdu e per la guerra) e lo sciopero generale in Italia sono due fatti
positivi. Ma la strada è tutta in salita e sotto le minacce delle bombe.
Roberto Musacchio
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