Nota 25 marzo 2011, n. DGPREV/7470/P (1).
Indirizzi procedurali per l'assistenza da parte dei centri ospedalieri di riferimento a soggetti provenienti dal Giappone potenzialmente esposti a radiazioni ionizzanti.
(1) Emanata dal Ministero della salute, Dipartimento della prevenzione e comunicazione, Direzione generale della prevenzione sanitaria.
A
Tutti gli assessorati alla Sanità
Loro sedi
Al fine di armonizzare e razionalizzare le procedure da mettere in atto in risposta alle richieste di cittadini provenienti da aree del Giappone interessate dall'incidente della centrale nucleare di Fukushima, che su base volontaria si rivolgessero ai vari centri ospedalieri di riferimento individuati dalle Regioni in indirizzo per essere rassicurati in merito alle loro condizioni di salute, la scrivente Direzione Generale ha elaboralo i seguenti indirizzi procedurali, da ritenersi validi sino a eventuali modifiche sfavorevoli rispetto al livello di rischio attualmente segnalato nella centrale di Fukushima e nel Giappone.
I dati disponibili, provenienti da un articolato sistema di monitoraggio e vigilanza ambientale che vede coinvolte e coordinate le autorità giapponesi e numerosi organismi nazionali ed internazionali di protezione ambientale e radiologica, permettono allo stato attuale di escludere la possibilità di significativa (cioè rilevante rispetto all'esposizione dovuta alla radioattività naturale) radioesposizione per quei viaggiatori provenienti da zone del territorio giapponese distanti più di 80 km dalla centrale, corrispondente alla maggiore distanza presa a riferimento per interventi precauzionali da parte di diversi Paesi e organizzazioni internazionali.
Si tenga inoltre in considerazione il fatto che le raccomandazioni dell'OMS, allo stato, prevedono la necessità di controlli al rientro dal Giappone esclusivamente per coloro che hanno operato in prossimità della centrale, e comunque all'interno della zona di evacuazione (20 km).
Tanto premesso, si rappresentano i seguenti indirizzi procedurali, che prendono in considerazione tre tipologie di casi:
a) persone che provengano da aree situate in un raggio superiore ad 80 km rispetto alla centrale di Fukushima;
b) persone che abbiano soggiornato in aree ad una distanza inferiore ad 80 km dalla centrale di Fukushima;
c) persone che abbiano soggiornato o si siano recate nelle vicinanze della centrale di Fukushima. Nei casi di cui al punto a) non sussistono i presupposti per procedere ad indagini di tipo radiometrico o dosimetrico sul soggetto. Il centro di riferimento dovrebbe limitarsi a fornire informazioni e adeguato sostegno psicologico, ove necessario, teso a rimuovere stati di tensione e di ansia attraverso una corretta comunicazione sull'assenza di esposizione rilevante rispetto a quella dovuta alla radioattività naturale, e conseguentemente di rischio sanitario.
Nelle tipologie di cui al punto b), fermo restando che livelli significativi di contaminazione sono attesi esclusivamente per coloro che hanno operato in prossimità della centrale, su richiesta dell'interessato si prevede una raccolta di informazioni ed una valutazione strumentale dell'eventuale esposizione, con le seguenti azioni da intraprendere:
- presa in carico presso la struttura individuata dalla Direzione Sanitaria (es. Medicina nucleare, Pronto Soccorso, ecc.);
- raccolta di informazioni su: area di provenienza (escludere se superiore a 80 km dalla centrale di Fukushima): durata di soggiorno nell'area, periodo trascorso dal rientro in Italia (escludere se superiore a 30 giorni), eventuali dati sulla funzione tiroidea e renale, abitudini alimentari, eventuale assunzione di iodio o farmaci per patologia tiroidea, eventuali recenti trattamenti medici con somministrazione di radionuclidi:
- esecuzione delle seguenti indagini strumentali: 1) misura di captazione della tiroide con sonda esterna a scintillazione; 2) spettrometria gamma ad alta risoluzione delle urine delle 24 ore dopo un minimo di quattro giorni dalla presunta esposizione (solo dopo il quarto giorno dall'esposizione si hanno condizioni di stabilizzazione dell'escrezione di iodio e risultati affidabili alla spettrometria gamma).
Si precisa in merito che la spettrometria gamma delle urine, considerato il breve tempo di decadimento dello Iodio 131, risulterebbe a priori non significativa passati 30 giorni dall'esposizione, perché questo sarebbe in gran parte decaduto o escreto. Per i soggetti ove l'intervallo temporale dalla potenziale esposizione fosse superiore ai 30 giorni andrebbe fornita opportuna informazione e supporto psicologico come nei casi a), senza effettuare indagini strumentali.
I risultati, nonché una descrizione adeguata delle modalità di effettuazione delle suddette indagini strumentali, dovranno essere comunicati all'ISS tramite apposita scheda, in via di predisposizione, per la costituzione di un archivio informativo nazionale utile a fini istituzionali del Ministero. È previsto inoltre il rilascio a richiesta dell'utente di dichiarazione attestante i risultati dell'esame, nonché la registrazione dei risultati degli esami che dovranno essere conservati dalla struttura.
Nei casi di cui al punto c), fermo restando che tali soggetti dovrebbero già essere stati presi in carico dalle autorità locali, valgono gli stessi indirizzi che nei casi b), con raccolta di informazioni più dettagliate su luogo, durata e modalità di permanenza nelle vicinanze della centrale, e di quanto avvenuto tra tale permanenza e la richiesta di controlli presso la struttura ospedaliera. Potranno essere disposti eventuali altri esami e indagini strumentali. Qualora i risultati degli esami e delle indagini strumentali fossero tali da far ipotizzare un rischio per la salute si avrebbe la presa in carico sanitaria del soggetto per le azioni del caso.
Il Capo dipartimento
Dott. Fabrizio Oleari
D.P.C.M. 19 marzo 2010
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martedì 29 marzo 2011
Ministero della salute Nota 25-3-2011 n. DGPREV/7470/P Indirizzi procedurali per l'assistenza da parte dei centri ospedalieri di riferimento a soggetti provenienti dal Giappone potenzialmente esposti a radiazioni ionizzanti. Emanata dal Ministero della salute, Dipartimento della prevenzione e comunicazione, Direzione generale della prevenzione sanitaria.
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