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mercoledì 21 settembre 2011

Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-13229 presentata da MAURIZIO TURCO lunedì 19 settembre 2011, seduta n.520 MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno.- Per sapere - premesso che: sul quotidiano la Repubblica del 14 settembre 2011, è pubblicato un articolo dal titolo «Denuncia shock: "Pestaggi e soprusi. Gli orrori nella caserma dei Nocs"» in cui si dà notizia che «la Procura indaga sul "nonnismo" tra le teste di cuoio dopo il racconto di un agente, correlato di registrazioni ...

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13229
presentata da
MAURIZIO TURCO
lunedì 19 settembre 2011, seduta n.520

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno.
- Per sapere - premesso che:

sul quotidiano la Repubblica del 14 settembre 2011, è pubblicato un articolo dal titolo «Denuncia shock: "Pestaggi e soprusi. Gli orrori nella caserma dei Nocs"» in cui si dà notizia che «la Procura indaga sul "nonnismo" tra le teste di cuoio dopo il racconto di un agente, correlato di registrazioni video e audio e fotografie. "Mi hanno picchiato per uno sguardo in mensa"» in cui si legge «Io sono stato "morso" dopo un paio d'anni. Ma, come gli altri, anche dopo ho subito di tutto. All'interno della caserma - dice ancora l'uomo - basta nulla per scatenare scene di violenza inaudita. "L'ultima volta è successo perché in mensa ho fatto un saluto a quello che si ritiene il leader. Lui si è avvicinato e spalleggiato dagli altri, ha cominciato a picchiarmi". Un pestaggio in piena regola - i Rambo dei Nocs sono istruttori di arti marziali - che ha costretto la vittima a una convalescenza di 108 giorni. "A quella scena hanno assistito tutti, nella sala. Ma nessuno si è detto disposto a testimoniare, perché lì regna il terrore". Non è una coincidenza che negli ultimi anni ci siano stati numerosi episodi di agenti affetti da depressione e "fuggiti" in pensione a soli 40 anni, oltre al caso, più clamoroso, del suicidio di Paolo De Carli. L'agente si sparò un colpo al cuore due anni fa, proprio lì, in caserma»;

un articolo pubblicato sul portale internet «Tiscali» il giorno 15 settembre 2011, a firma di Paolo Salvatore Orrù, dal titolo «Violenze nella caserma dei Nocs, sindacati di polizia sorpresi: non ci risulta», riporta la notizia secondo cui «La denuncia dell'ex Nocs è corredata da foto, immagini, audio e video. I documenti, sono nelle mani del pubblico ministero Elisabetta Ceniccola, parrebbero dimostrare che nel reparto d'elite della polizia vige una sorta di regime del terrore [...]»;

sempre nel medesimo articolo a firma di Orrù si legge le dichiarazioni di Domenico Pianese, segretario generale aggiunto del sindacato indipendente della polizia di Stato (Coisp) che afferma «Conosco piuttosto bene la struttura e il personale di Spinaceto: nessuno ci ha mai prospettato una simile situazione di sofferenza. La denuncia del collega e grave: spero che la magistratura chiarisca al più presto la vicenda», e quella di Luca Marco Comellini, segretario del partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm) «Nelle caserme, anche in quelle di polizia, molto spesso si preferisce lavare i panni sporchi in famiglia: il sistema, insomma, si regge non sui valori fondanti l'istituzione ma su altri, che non possono essere quelli di un corpo spesso chiamato all'azione per la tutela di uno Stato democratico [...] Che le violenze siano psicologiche o che riguardino l'esercizio di un diritto costituzionalmente protetto non fa differenza in un mondo - quello delle divise - dove spesso vige la regola del "non vedo non sento e non parlo perché voglio campare tranquillo"»;

il caso di presunta violenza riferito dalle fonti giornalistiche meriterebbe, ad avviso degli interroganti, l'avvio di una seria ed ampia riflessione sul fenomeno riconducibile nell'ambito del mobbing oltre agli aspetti che possano, nel caso specifico, avere rilevanze penali sull'omessa vigilanza da parte di coloro che vi abbiano l'onere;

il primo firmatario del presente atto e i cofirmatari, il 15 dicembre 2009, hanno presentato la proposta di legge C. 3048 «Introduzione dell'articolo 610-bis del codice penale e altre disposizioni per la tutela dei lavoratori contro gli atti di violenza o di persecuzione psicologica nei luoghi di lavoro (mobbing)» assegnata alla XI Commissione permanente (Lavoro) che attualmente attende di essere calendarizzata per la discussione;

si legge, nella relazione introduttiva alla citata proposta di legge, che «il fenomeno è conosciuto come mobbing, un termine diffuso anche in Italia, utilizzato per indicare una qualsiasi forma di terrorismo psicologico esercitato nei luoghi di lavoro in danno dei lavoratori. Gli effetti del mobbing sono assai rilevanti per l'ordinamento: sono legati non solo alla riqualificazione del lavoratore, ma anche e soprattutto al suo stato di salute, il cui decadimento finisce per riverberarsi sulla struttura sanitaria nazionale, in termini di aggravio delle spese per l'assistenza. È ciò senza considerare gli altri obiettivi danni subiti dalla stessa unità lavorativa interessata, con un inevitabile e grave calo della produttività in tale ambito. Approfondite ricerche svolte in altri Paesi hanno dimostrato che il mobbing può portare all'invalidità psicologica del lavoratore, tanto che può essere corretto, in proposito, parlare di una vera e propria malattia professionale, del tutto simile a un infortunio sul lavoro. Per quel che attiene al nostro Paese, alcune statistiche riferiscono di una percentuale modesta di soggetti vittime del mobbing, pari al 4,2 per cento del totale dei lavoratori dipendenti in Italia, circa 750.000 persone. In realtà il dato che emerge appare assai lontano dal vero, in quanto ancora oggi gli atti di violenza o di persecuzione psicologica nei luoghi di lavoro risultano particolarmente difficili da quantificare: sia perché lo studio del fenomeno è stato intrapreso con notevole ritardo rispetto alle altre nazioni, sia perché le stesse vittime rifiutano di considerarsi tali, per timore di ulteriori ritorsioni o per altri motivi»;

il Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm) fin dalla sua costituzione ha affrontato il tema delle violenze negli ambienti di lavoro anche con numerose conferenze stampa, dibattiti e convegni le cui registrazioni sono reperibili sul sito web www.partitodirittimilitari.org;

sul medesimo sito è pubblicato un interessante articolo dal titolo «Il danno biologico da vessazione e da violenze morali sul posto di lavoro: una guerra non dichiarata» a firma del dottor Enzo Cordaro, psicoterapeuta, direttore centro per la rilevazione del danno biologico mobbing compatibile - ASL RMD - e del dottor Roberto Rossi, psicoterapeuta, responsabile accoglienza centro per la rilevazione del danno biologico mobbing compatibile - ASL RMD - con cui si offre una breve ma significativa lettura del fenomeno del mobbing con particolare riferimento a quelle strutture fortemente gerarchizzate quali sono forze armate e di polizia -:

quali siano le immediate iniziative intraprese nei confronti di coloro che sono stati indicati come gli autori delle presunte violenze denunciate dall'appartenente al reparto Nocs e quelle per la tutela dell'incolumità e della salute del denunciante;

se non si ritenga opportuno promuovere, con il supporto delle organizzazioni sindacali delle forze di polizia e con esperti del settore, ogni utile iniziativa volta a contrastare il fenomeno del mobbing nell'ambito delle pubbliche amministrazioni con particolare riferimento a quelle della difesa e dell'interno. (4-13229)

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