Atto Camera
Interpellanza urgente 2-01193
presentato daInterpellanza urgente 2-01193
DI STEFANO Manlio
testo di
Martedì 1 dicembre 2015, seduta n. 533
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
il Ministro interrogato ha in molteplici circostanze, anche nelle aule parlamentari, ribadito di essere stato all'oscuro dell'intera vicenda della rendition della signora Shalabayeva e delle sua figlioletta di sei anni, fatto avvenuto alla fine di maggio del 2013;
circa una settimana fa si è appreso che la procura della Repubblica di Perugia, in relazione alla vicenda Shalabayeva, ha inviato numerosi avvisi di garanzia per sequestro di persona e/o altre ipotesi di reato a dirigenti, funzionari e agenti di polizia nonché al magistrato di pace romano Levore;
il quotidiano Il Manifesto del 29 novembre 2015 così riporta: «La Procura di Perugia e i Ros, che hanno iscritto nel registro degli indagati sette poliziotti, tre funzionari dell'ambasciata kazaka e la giudice di pace Stefania Levore, hanno accertato che per sette volte, da quando venne «prelevata» con la figlia dalla sua abitazione di Casal Palocco il 29 maggio 2013 a quando, il 31 maggio, venne caricata a forza sull'aereo diretto in Kazakhistan, la moglie del dissidente Mukthar Ablyazov chiarì la propria posizione. Illustrò, implorò, parlò delle torture subite dal marito in patria, ripeté che sarebbe stata considerata dal regime del «presidente» (da 25 anni) Nazarbaev un ostaggio, invocò invano il rispetto della legge. La legge in quei tre giorni era però sospesa: almeno su questo c’è certezza. Per ordine di chi, e con quali complicità, invece resta oscuro, e pochi, nel Palazzo, sembrano interessati ad accertarlo (...) Neppure gli agenti in servizio nell'ultima fase del rapimento, con Shalabayeva che già sulla scaletta dell'aereo tentava ancora una volta di difendere il proprio diritto a restare in Italia, credevano che il tutto fosse stato partorito da un gruppetto di poliziotti troppo solerti: «Tutto è già stato deciso ad alto livello». Senza contare che l'indagine di Perugia ha accertato che aereo e pilota erano stati messi a disposizione, sia pur per via indiretta, dall'Eni. Basta e avanza per essere certi che in quella rendition erano avvero coinvolti interessi di altissimo livello, e che il petrolio kazako la faceva da protagonista. Però per smuovere la polizia trasformando gli agenti in complici attivi di un sequestro di persona a livello internazionale non basta nemmeno l'interessamento dell'Eni. L'ordine deve aver seguito le vie gerarchiche. Deve essere stato dato da qualcuno a cui gli agenti non potevano non obbedire;
Ruotolo, ne La Stampa del 28 novembre 2015, a proposito del presunto forte intimorimento esercitato sul giudice Levore, scrive «i suoi interlocutori al telefono avrebbero detto «mi avrebbero schiacciato», «ho fatto pippa», «non ho sputtanato nessuno». Frasi che gli inquirenti di Perugia interpretano a conferma della sua consapevolezza che convalidando il trattenimento al Cie, Alma Shalabayeva sarebbe stata rimpatriata con la forza»;
ad avviso degli interpellanti, in una Repubblica democratica non è ammissibile che un magistrato possa aver taciuto ossequiosa su chi la obbligherebbe a venire meno al giuramento di fedeltà; altresì in una Repubblica democratica non è accettabile anche la sola ombra che il Ministro dell'interno non sia a conoscenza delle azioni poste in essere da dirigenti, funzionari e agenti di polizia e se, effettivamente, tali azioni sono state poste in essere senza informarlo, non può essere accettata l'esistenza di una catena di comando apicale parallela, a quella ufficiale e legale; né è credibile che dirigenti di polizia di esperienza possano aver deciso di nuocere gratuitamente, come mossi da impulsi personali, alla Signora Shalabayeva –:
se a fronte delle circostanze evidenziate dalla procura della Repubblica di Perugia e riportate diffusamente dagli organi della stampa non intenda chiarire pubblicamente e formalmente quali siano state le linee di comando attraverso le quali sono stati impartiti gli ordina nella vicenda di cui in premessa.
(2-01193) «Manlio Di Stefano, Nuti, Del Grosso, Di Battista, Grande, Scagliusi, Sibilia, Spadoni, Cecconi, Cozzolino, Dadone, D'Ambrosio, Dieni, Toninelli, Agostinelli, Alberti, Baroni, Basilio, Battelli, Benedetti, Massimiliano Bernini, Paolo Bernini, Nicola Bianchi, Bonafede, Brescia, Brugnerotto, Businarolo, Busto, Cancelleri, Cariello».
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