GIOVEDÌ 11 OTTOBRE 2018 19.04.16
## Cucchi, carabiniere indica colpe colleghi: crolla un muro
## Cucchi, carabiniere indica colpe colleghi: crolla un muro Indagati per falso altri militari. Ilaria: mi aspetto tante scuse
Roma, 11 ott. (askanews) - Un'altra verità per Stefano Cucchi.
Nel processo bis per la morte del giovane geometra il pm Giovanni
Musarò ha spiegato che uno degli imputati si è sfilato di fatto
dal 'muro di gomma' eretto in questi anni ed ha deciso nei mesi
scorsi di parlare e ammettere le sue responsabilità indicando le
condotte dei suoi commilitoni. L'imputato in questione è il
carabiniere Francesco Tedesco "il 20 giugno 2018 - ha detto il
magistrato - ha presentato una denuncia contro ignoti in cui dice
che quando ha saputo della morte di Cucchi ha redatto una
notazione di servizio".
Nell'ambito di questa iniziativa è stato iscritto un procedimento
contro ignoti nell'ambito del quale lo stesso Tedesco ha reso tre
interrogatori. "In sintesi ha ricostruito i fatti di quella notte
e chiamato in causa gli altri imputati: Mandolini, da lui
informato; D'Alessandro e Di Bernardo, quali autori del
pestaggio; Nicolardi quando si è recato in Corte d'Assise, già
sapeva tutto". In breve quella sera di ottobre del 2009 quando il
giovane geometra venne arrestato e condotto in caserma assume ben
altre connotazioni rispetto a quanto era stato rappresentato
all'epoca. Ad aggiungere tinte cupe c'è che quel verbale è stato
fatto sparire.
"La annotazione di servizio è stata sottratta e il comandante di
stazione dell'epoca non ha saputo spiegare la mancanza". Sotto
processo ci sono Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e
Francesco Tedesco, tutti imputati di omicidio preterintenzionale
e abuso di autorità; Roberto Mandolini di calunnia e falso, e
Vincenzo Nicolardi di calunnia. Le dichiarazioni del magistrato
all'avvio dell'udienza e la notizia di una nuova indagine, per
falso ideologico, che chiama in causa ancora i carabinieri e le
loro vie ufficiali fa riflettere ancora sul caso di Cucchi. Per
questo la sorella Ilaria spiega ai microfoni dei cronisti: "Oggi
mi aspetto le scuse del ministro dell'Interno. A Stefano e alla
nostra famiglia per tutto quello che ha sofferto".
Il vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, non
lascia cadere nel vuoto l'invito. "Sorella e parenti sono i
benvenuti al Viminale. Eventuali reati o errori di pochissimi
uomini in divisa devono essere puniti con la massima severità -
spiega - ma questo non può mettere in discussione la
professionalità e l'eroismo quotidiano di centinaia di migliaia
di ragazze e ragazzi delle forze dell'ordine". Quel che si
registra nel primo piano del palazzo B della cittadella
giudiziaria romana è un qualcose che ha pochi precedenti. Ilaria
per questo su facebook spiega: "Il muro è stato abbattuto. Ora
sappiamo e saranno in tanti a dover chiedere scusa a Stefano e
alla famiglia Cucchi".
In ogni caso Ilaria in una dichiarazione a Radio Capital spiega:
"Salvini ci invita al Viminale? Saremo lieti di andare da lui,
insieme anche all'avvocato Anselmo". Il dato è tratto, direbbe
qualcuno. "Ci chieda scusa chi ci ha offesi in tutti questi anni.
Ci chieda scusa chi in tutti questi anni ha affermato che Stefano
è morto di suo, che era caduto. Ci chieda scusa chi ci ha
denunciato. Sto leggendo con le lacrime agli occhi quello che
hanno fatto a mio fratello. Non so dire altro. Chi ha fatto
carriera politica offendendoci si deve vergognare. Lo Stato deve
chiederci scusa. Deve chiedere scusa alla famiglia Cucchi". Ma,
forse, ancora una volta si deve solo accettare che la verità - ha
aggiunto ancora Ilaria - entra nel processo con le parole di uno
degli imputati, che racconta il massacro di Stefano e tutto ciò
che è accaduto nei giorni successivi, ovvero le coperture che ci
sono state".
Nel paesaggio di indagati, imputati e vittime ci sono i
personaggi del primo processo, sei medici, tre infermieri e tre
agenti della penitenziaria. C'era una realtà che voleva Stefano
picchiato nelle celle del tribunale dai secondini. I diversi
gradi di giudizio hanno però affermato in modo netto che tutto
quanto rappresentato era una cortina di fumo e che quegli agenti
non avevano fatto nulla. Il trascinarsi del processo ai dottori,
dopo una pronuncia della Cassazione, restituisce il ritratto di
una vicenda intricata di perizie e consulenze, dove difficile era
trovare un barlume di luce e chiarezza.
Le parole del carabiniere Tedesco danno linearità all'inizio
della via crucis di Cucchi. Come spiegò il pubblico ministero nel
corso della requisitoria d'appello il piano inclinato ha fatto
cadere la sfera e nessuno ha provato a fermarla, a salvare un
ragazzo arrestato per spaccio di droga, con un passato di
tossicodipendenza e il diritto a tornare di tornare a casa, dalla
famiglia. Il papà e la mamma di Stefano oggi non hanno voluto
dire nulla. Seduti in fondo all'aula hanno parlato a bassa voce,
scambiandosi qualche impressione. "Il dolore di vedere la verità
a volte non viene mai superato", è stato scritto.
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