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venerdì 29 maggio 2020

= SCHEDA = La '230', base di Internet che Trump vuole abbattere =




VENERDÌ 29 MAGGIO 2020 17.01.46


= SCHEDA = La '230', base di Internet che Trump vuole abbattere =

(AGI) - Roma, 29 mag. - Ventisei parole. Poco piu' di una riga. Per molti racchiudono il senso stesso di internet per come lo abbiamo conosciuto finora. Sono le parole di un comma, inserito nella 'Sezione 230' del Communications Decency Act, la legge contro cui Donald Trump ha scagliato una poderosa offensiva, arrivando a minacciarne l'eliminazione. Recita cosi': "Nessun fornitore e nessun utilizzatore di servizi internet puo' essere considerato responsabile in quanto editore o autore, di una qualsiasi informazione fornita da terzi". Su questa regola, concordano in molti, si e' costruita la fortuna dei social network e ha dato forma all'internet che conosciamo oggi, nel bene e nel male. Ed e' questa regola che Trump ha deciso di abolire dopo uno scontro durissimo con le piattaforme, colpevoli a suo dire di avere un innato pregiudizio verso i politici di destra. La Sezione 230 per molti e' la legge piu' importante su internet. Il comma e' stato inserito nel 1996, agli albori dell'ascesa globale della rete. E' opinione diffusa che sia proprio questo comma l'origine della fortuna di molti dei paperoni della rete. La 230 di fatto sancisce che le piattaforme non sono responsabili di cio' che viene pubblicato da altri su di loro. Non solo: da' anche alle societa' che le gestiscono ampia discrezione nel modo in cui moderano i post e gli altri contenuti. Finora nessuno poteva citare in giudizio Facebook, Twitter o YouTube in caso di post controversi, o rimossi. Ora, venuto meno lo scudo della 230, sara' possibile farlo. (AGI)Arc (Segue) 291701 MAG 20 NNNN
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(AGI) - Roma, 29 mag. - Ma da dove ha origine questa regola? Lo ricorda Jeff Kosseff nel suo '26 words that created the Internet'. California, anno 1956. Un libraio vende un libretto erotico a due agenti sotto copertura. Viene denunciato e portato in tribunale perche' ritenuto colpevole di diffusione di materiale osceno. In tribunale la sua difesa fu: "Io quel libro non l'ho mai letto, non sapevo di che trattasse, come non so di cosa trattano centinaia di libri nel mio negozio". Venne assolto, e il principio stabilito: chi distribuisce contenuti non ha responsabilita' sui contenuti stessi, altrimenti si violerebbe il primo emendamento della Costituzione americana oltre ad arrecare un notevole danno economico all'indotto dell'editoria. Da allora e' cambiato un po' tutto, ma il principio che regola i distributori di contenuti di terze parti e' tutto sommato lo stesso, anceh oggi che sono per lo piu' digitali. Ed e' lo stesso principio che finora ha regolato i social. Finora le aziende non hanno avuto alcun obbligo di controllo preventivo e non c'e' responsabilita' se il gestore della piattaforma si limita a ospitare contenuti di altri. Un po' come avviene per le telco durante una telefonata, o una piattaforma durante una videoconferenza: c'e' uno scambio di dati per cui si fornisce solo l'infrastruttura. Non e' un caso che durante uno dei suoi ultimi interventi pubblici, Mark Zuckerberg ha ricordato che i social si trovano in un terreno ancora da regolamentare, da esplorare, a meta' tra una societa' editrice e una di telecomunicazioni. Finora in questa terra di mezzo hanno prosperato. Trump potrebbe radicalmente cambiare la partita. Cancellando 26 parole. (AGI)Arc 291701 MAG 20 NNNN 

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