Riceviamo e pubblichiamo ( a cura di L.-Comellini)
INTERROGAZIONI PER LE QUALI E' PERVENUTA RISPOSTA
I seguenti documenti
sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-03374 del 25 giugno 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07509;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-03589 del 13 luglio 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07508;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-04431 del 6 ottobre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07510;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-05277 del 9 dicembre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07507;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-05552 del 22 dicembre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07499;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-05600 del 4 gennaio 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07506;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-06055 dell'8 febbraio 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07496;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-06581 del 18 marzo 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07478;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-06818 del 15 aprile 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07505;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-06851 del 21 aprile 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07486;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-07705 del 22 giugno 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07504;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-09044 del 18 ottobre 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07498;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-10738 del 7 febbraio 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07485;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-11367 del 24 marzo 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07484;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-11612 del 14 aprile 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07503;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-11839 del 4 maggio 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07483;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-13063 del 6 settembre 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07502;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-13138 del 7 settembre 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07501;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-13467 del 5 ottobre 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07500;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-13636 del 18 ottobre 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07482;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-13844 dell'8 novembre 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07477;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-14050 del 30 novembre 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07479;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-14672 del 30 gennaio 2012 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07481;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-14876 del 14 febbraio 2012 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07497;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-14998 del 20 febbraio 2012 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07480;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-03374 del 25 giugno 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07509;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-03589 del 13 luglio 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07508;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-04431 del 6 ottobre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07510;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-05277 del 9 dicembre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07507;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-05552 del 22 dicembre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07499;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-05600 del 4 gennaio 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07506;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-06055 dell'8 febbraio 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07496;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-06581 del 18 marzo 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07478;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-06818 del 15 aprile 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07505;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-06851 del 21 aprile 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07486;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-07705 del 22 giugno 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07504;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-09044 del 18 ottobre 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07498;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-10738 del 7 febbraio 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07485;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-11367 del 24 marzo 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07484;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-11612 del 14 aprile 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07503;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-11839 del 4 maggio 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07483;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-13063 del 6 settembre 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07502;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-13138 del 7 settembre 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07501;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-13467 del 5 ottobre 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07500;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-13636 del 18 ottobre 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07482;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-13844 dell'8 novembre 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07477;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-14050 del 30 novembre 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07479;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-14672 del 30 gennaio 2012 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07481;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-14876 del 14 febbraio 2012 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07497;
interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-14998 del 20 febbraio 2012 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-07480;
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Presidente del Consiglio dei ministri.
— Per sapere – premesso che:
l'agenzia Adnkronos del 17 ottobre 2011 ha diffuso la notizia che «Roma Capitale ha assegnato oggi nove beni confiscati alla mafia [...] quello di via Cornelio Magni 41 all'associazione Carabinieri in servizio “Podgora”[...]»;
le attività dell'associazione «Podgora» e di alcuni suoi membri sono state nel tempo oggetto di numerose interrogazioni da parte degli interroganti che le hanno anche segnalate alle competenti autorità giudiziarie;
il Ministro della difesa, nonostante le molte sollecitazioni, anche quando ha risposto agli atti di sindacato ispettivo non lo ha mai fatto in modo soddisfacente per gli interroganti;
tra i soci fondatori dell'associazione in questione vi è il consigliere comunale Giuseppe La Fortuna, eletto nelle liste del PdL che è un appuntato dell'Arma dei carabinieri e membro del consiglio centrale della rappresentanza militare dell'Arma;
l'assegnazione dell'immobile sito in Roma alla via Cornelio Magni alla predetta associazione appare, agli interroganti, quantomeno fuori luogo in assenza dei dovuti chiarimenti che il Ministro competente ha il dovere di fornire in merito alla legittimità dei fatti segnalati con gli atti di sindacato –:
quale sia stato il criterio seguito per giungere alla riferita assegnazione degli immobili, in particolare all'associazione citata in premessa;
se il Governo intenda intervenire al fine di chiarire i fatti relativi all'assegnazione a favore dell'associazione di cui in premessa e quale sia la posizione del predetto militare e se intenda accertare se il medesimo abbia esercitato indebita mente il suo ruolo di consigliere comunale al fine di favorire l'associazione di cui è fondatore. (5-07482)
l'agenzia Adnkronos del 17 ottobre 2011 ha diffuso la notizia che «Roma Capitale ha assegnato oggi nove beni confiscati alla mafia [...] quello di via Cornelio Magni 41 all'associazione Carabinieri in servizio “Podgora”[...]»;
le attività dell'associazione «Podgora» e di alcuni suoi membri sono state nel tempo oggetto di numerose interrogazioni da parte degli interroganti che le hanno anche segnalate alle competenti autorità giudiziarie;
il Ministro della difesa, nonostante le molte sollecitazioni, anche quando ha risposto agli atti di sindacato ispettivo non lo ha mai fatto in modo soddisfacente per gli interroganti;
tra i soci fondatori dell'associazione in questione vi è il consigliere comunale Giuseppe La Fortuna, eletto nelle liste del PdL che è un appuntato dell'Arma dei carabinieri e membro del consiglio centrale della rappresentanza militare dell'Arma;
l'assegnazione dell'immobile sito in Roma alla via Cornelio Magni alla predetta associazione appare, agli interroganti, quantomeno fuori luogo in assenza dei dovuti chiarimenti che il Ministro competente ha il dovere di fornire in merito alla legittimità dei fatti segnalati con gli atti di sindacato –:
quale sia stato il criterio seguito per giungere alla riferita assegnazione degli immobili, in particolare all'associazione citata in premessa;
se il Governo intenda intervenire al fine di chiarire i fatti relativi all'assegnazione a favore dell'associazione di cui in premessa e quale sia la posizione del predetto militare e se intenda accertare se il medesimo abbia esercitato indebita mente il suo ruolo di consigliere comunale al fine di favorire l'associazione di cui è fondatore. (5-07482)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Presidente del Consiglio dei
ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno.
— Per sapere –
premesso che:
un comunicato di agenzia stampa del 13 novembre scorso (ANSA delle ore 10.07) dal titolo «Mafia: delegato Cocer, 120 CC volontari scorteranno “ultimo”» diramava la notizia secondo cui «... 120 carabinieri del Nucleo scorte di Palermo hanno deciso che accompagneranno a turno l'ufficiale dell'Arma quando dovrà intervenire nei processi contro Cosa nostra. Ne da notizia il delegato nazionale del Cocer, Alessandro Rumore. De Caprio il 15 gennaio 1993, quando era a capo della Crimor (la sezione speciale dei Ros) arrestò Totò Riina. La tutela verrà esercitata in forma volontaria e con auto private, quando i carabinieri saranno liberi dal servizio. «La lodevole iniziativa – spiega Rumore – è un chiaro segnale lanciato alla mafia: il Capitano Ultimo, che oggi è un colonnello, non sarà mai lasciato solo quando andrà nei processi contro Cosa nostra». «Questi sono gesti – conclude il delegato del Cocer – che uniscono, in un momento particolare per l'Arma»;
lo stesso giorno il Telegiornale di Rai 2, nel corso dell'edizione delle ore 13.00, ha mandato in onda un servizio dal titolo «Carabinieri in difesa di “Ultimo” senza più scorta» nel corso del quale l'intervistato, il delegato del Cocer dei Carabinieri Alessandro Rumore ha affermato che «Era evidente che il capitano Ultimo sembrava quasi isolato, da solo, senza scorta ... era un chiaro segno alla mafia ma noi siamo disposti a mettere a disposizione le auto nostre, proprie, liberi dal servizio senza intaccare il reparto della sezione scorta prenderlo all'aeroporto ed accompagnarlo nei vari tribunali o alberghi dove lui dovrà risiedere»;
l'articolo 16 della legge 1o aprile 1981, n. 121 stabilisce che «Ai fini della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, oltre alla polizia di Stato sono forze di polizia, fermi restando i rispettivi ordinamenti e dipendenze: a) l'Arma dei carabinieri, quale forza armata in servizio permanente di pubblica sicurezza; ...»;
l'articolo 66, comma 6, della citata legge recita che «Gli appartenenti ai ruoli della Polizia di Stato, dell'Amministrazione civile dell'interno nonché delle altre forze di polizia e delle altre amministrazioni dello Stato sono tenuti all'osservanza delle disposizioni loro impartite in ragione della funzione da essi esercitata nell'ambito della organizzazione centrale e periferica dell'Amministrazione della pubblica sicurezza»;
gli appartenenti all'Arma dei carabinieri sono comunque tenuti, anche fuori dal servizio, ad osservare i doveri inerenti alla loro funzione ed allo status giuridico, avendo, comunque, la disponibilità e la facoltà dell'uso dell'arma in dotazione nei casi previsti dalla legge;
a parere dell'interrogante la decisione assunta dai 120 carabinieri che, secondo quanto riferito agli organi di informazione dal delegato Cocer, Alessandro Rumore, «... hanno deciso che accompagneranno a turno l'ufficiale dell'Arma quando dovrà intervenire nei processi contro Cosa nostra» e le dichiarazioni dello stesso Rumore rese al TG2 vanno ben oltre le funzioni e le attribuzioni che ad essi la legge e il Codice attribuiscono. In tale modo i citati militari, previo accordo tra loro, hanno manifestato la volontà di sostituirsi allo Stato nella tutela del colonnello De Caprio –:
se il Presidente del Consiglio e i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti in premessa;
se non ritengano doveroso avviare, ciascuno secondo le proprie competenze, immediati accertamenti volti a chiarire gli eventuali aspetti e le singole responsabilità;
quali immediate azioni intendano assumere per restituire allo Stato le funzioni che gli sono proprie. (5-07507)
un comunicato di agenzia stampa del 13 novembre scorso (ANSA delle ore 10.07) dal titolo «Mafia: delegato Cocer, 120 CC volontari scorteranno “ultimo”» diramava la notizia secondo cui «... 120 carabinieri del Nucleo scorte di Palermo hanno deciso che accompagneranno a turno l'ufficiale dell'Arma quando dovrà intervenire nei processi contro Cosa nostra. Ne da notizia il delegato nazionale del Cocer, Alessandro Rumore. De Caprio il 15 gennaio 1993, quando era a capo della Crimor (la sezione speciale dei Ros) arrestò Totò Riina. La tutela verrà esercitata in forma volontaria e con auto private, quando i carabinieri saranno liberi dal servizio. «La lodevole iniziativa – spiega Rumore – è un chiaro segnale lanciato alla mafia: il Capitano Ultimo, che oggi è un colonnello, non sarà mai lasciato solo quando andrà nei processi contro Cosa nostra». «Questi sono gesti – conclude il delegato del Cocer – che uniscono, in un momento particolare per l'Arma»;
lo stesso giorno il Telegiornale di Rai 2, nel corso dell'edizione delle ore 13.00, ha mandato in onda un servizio dal titolo «Carabinieri in difesa di “Ultimo” senza più scorta» nel corso del quale l'intervistato, il delegato del Cocer dei Carabinieri Alessandro Rumore ha affermato che «Era evidente che il capitano Ultimo sembrava quasi isolato, da solo, senza scorta ... era un chiaro segno alla mafia ma noi siamo disposti a mettere a disposizione le auto nostre, proprie, liberi dal servizio senza intaccare il reparto della sezione scorta prenderlo all'aeroporto ed accompagnarlo nei vari tribunali o alberghi dove lui dovrà risiedere»;
l'articolo 16 della legge 1o aprile 1981, n. 121 stabilisce che «Ai fini della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, oltre alla polizia di Stato sono forze di polizia, fermi restando i rispettivi ordinamenti e dipendenze: a) l'Arma dei carabinieri, quale forza armata in servizio permanente di pubblica sicurezza; ...»;
l'articolo 66, comma 6, della citata legge recita che «Gli appartenenti ai ruoli della Polizia di Stato, dell'Amministrazione civile dell'interno nonché delle altre forze di polizia e delle altre amministrazioni dello Stato sono tenuti all'osservanza delle disposizioni loro impartite in ragione della funzione da essi esercitata nell'ambito della organizzazione centrale e periferica dell'Amministrazione della pubblica sicurezza»;
gli appartenenti all'Arma dei carabinieri sono comunque tenuti, anche fuori dal servizio, ad osservare i doveri inerenti alla loro funzione ed allo status giuridico, avendo, comunque, la disponibilità e la facoltà dell'uso dell'arma in dotazione nei casi previsti dalla legge;
a parere dell'interrogante la decisione assunta dai 120 carabinieri che, secondo quanto riferito agli organi di informazione dal delegato Cocer, Alessandro Rumore, «... hanno deciso che accompagneranno a turno l'ufficiale dell'Arma quando dovrà intervenire nei processi contro Cosa nostra» e le dichiarazioni dello stesso Rumore rese al TG2 vanno ben oltre le funzioni e le attribuzioni che ad essi la legge e il Codice attribuiscono. In tale modo i citati militari, previo accordo tra loro, hanno manifestato la volontà di sostituirsi allo Stato nella tutela del colonnello De Caprio –:
se il Presidente del Consiglio e i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti in premessa;
se non ritengano doveroso avviare, ciascuno secondo le proprie competenze, immediati accertamenti volti a chiarire gli eventuali aspetti e le singole responsabilità;
quali immediate azioni intendano assumere per restituire allo Stato le funzioni che gli sono proprie. (5-07507)
DIFESA
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa. — Per
sapere – premesso che:
agli interroganti consta che nel mese di aprile 2007 il generale dell'Arma dei carabinieri, Luigi Finelli, a seguito della segnalazione di un militare dipendente, afferente fatti costituenti ipotesi di reato, affidava ad altri militari dello stesso comando regione il compito di indagare in merito;
l'esito di tali indagini (protrattesi dall'aprile del 2007 fino alla fine di quell'anno) diede, per frutto l'arresto di un indagato, successivo patteggiamento e la condanna di altro indagato in primo grado, con pena più severa in appello (entrambi, appartenenti all'Arma), successiva conferma in Cassazione per uno di essi e rimessione al giudice di prime cure per un altro (anch'egli appartenente all'Arma);
il 7 maggio 2008, il procuratore generale della Repubblica presso la corte d'appello di Trento, dottor Giovanni Pierantozzi, indirizzava la nota prot. n. 180/8 al comandante generale dell'Arma dei carabinieri, generale Gianfranco Siazzu, con la quale esprimeva la sua piena condivisione degli apprezzamenti di stima che i sostituti procuratori della Repubblica presso il tribunale di Trento, dottor Marco Gallina, dottor Pasquale Profiti, dottor Davide Ognibene e dottor Paolo Storaci, avevano espresso con lettera, indirizzata al medesimo procuratore generale, il precedente 30 aprile 2008. Con tale missiva i citati sostituti procuratori chiedevano la permanenza del generale Finelli nell'incarico di comandante della regione carabinieri Trentino Alto Adige, al fine di garantire «il permanere di tale clima di reciproca fiducia, necessario per lo svolgimento sereno ed efficacie dell'attività istituzionale [...]»;
nei giorni 27 ottobre 2008 e 11 novembre 2008, giungevano, presso il consiglio intermedio di rappresentanza Carabinieri Vittorio Veneto, in seno al quale il generale Finelli ricopriva l'incarico di presidente, alcuni esposti anonimi nei quali si stigmatizzava il comportamento dei delegati. Nello specifico, si lamentava il disinteresse verso i doveri derivanti dal mandato, con interesse, piuttosto, verso i rimborsi che è possibile chiedere per lo svolgimento dell'attività istituzionale ed in particolare per l'indennità cosiddetta «forfetaria»;
con verbale del 09-12 dicembre 2008, e successivamente con la delibera n. 193 del 13 gennaio 2009, il Coir richiese le dimissioni del generale Finelli preannunciando l'interessamento in tal senso del COCER carabinieri;
nel frattempo, avviando gli opportuni accertamenti, il generale Finelli apprendeva come, effettivamente, alcuni delegati dell'organismo di rappresentanza svolgessero il proprio mandato con modalità meritevoli di accertamento. Nello specifico, era emerso come le riunioni del Consiglio avessero raggiunto una notevole implementazione, in apparenza non motivata da reali esigenze e senza che all'aumento degli incontri corrispondesse un incremento della reale attività lavorativa e per le predette riunioni, alcuni delegati (sostenendo di svolgere un servizio superiore alle 24 ore) beneficiavano della cosiddetta «missione forfetaria» (che consente di richiedere un rimborso spese senza la presentazione di un dettagliato rendiconto), come pure di rimborsi spese di viaggio. Il generale avviava quindi, d'iniziativa, ufficiali indagini su tali circostanze;
in data 16 gennaio 2009 l'esito di tali accertamenti era trasmesso alla competente autorità giudiziaria di Verona, con conseguente assegnazione delle indagini al pubblico ministero dottor Bruni;
nel contempo, in data 24 marzo 2009 (stesso mese in cui i delegati erano messi a conoscenza del procedimento penale a loro carico), il Capo di Stato Maggiore dell'Arma (all'epoca generale di corpo d'armata Leonardo Gallitelli) contattava telefonicamente il Finelli prospettandogli il suo reimpiego presso un'altra sede, in Roma, quale vicecomandante delle unità specializzate;
con atto protocollo n. 543/35-1-1993 del 20 aprile 2009, il comando interregionale Vittorio Veneto, comunicava al generale Finelli il reimpiego al diverso incarico di vice comandante delle unità specializzate, con sede a Roma;
il necessario – seppur non vincolante – parere richiesto al Coir era espresso anche dagli appuntato Francesco De Palma, appuntato scelto Riccardoni Giuseppe, luogotenente Antonio Massimino e appuntato Giuseppe Pagano già segnalati – in data 16 gennaio 2009 – alla procura militare di Verona;
ottenuto il parere favorevole, con provvedimento del 14 agosto 2009, notificato in pari data, il comando generale dell'Arma disponeva il trasferimento del generale Finelli dalla sede di Bolzano a quella di Roma, per l'impiego quale vice-comandante della divisione unità specializzate Carabinieri, con l'ordine di assumere l'incarico entro il successivo 23 settembre 2009;
il relativo provvedimento era impugnato innanzi al TAR Bolzano (ricorso R.G. n. 239/2009), il quale, rilevati evidenti vizi nell'impugnato provvedimento di trasferimento, ne disponeva la sospensiva (ordinanza n. 157 del 2009);
in conseguenza, il comando generale dell'Arma, con provvedimenti del 22 ottobre 2009 annullava, in via di autotutela, il precedente provvedimento di trasferimento del generale Finelli e ne disponeva il «cambio di incarico», da domandante della Legione Carabinieri Trentino Alto Adige a «disposizione» per incarichi speciali del comandante interregionale Carabinieri «Vittorio Veneto». Quindi, gli comunicava l'avvio un nuovo trasferimento in Roma, poi effettivamente avvenuto, quale vicecomandante della divisione unità specializzate (incarico istituito solamente in data 21 maggio 2007 e, dalla data della sua costituzione fino al momento del trasferimento del generale Finelli, venne retto, per soli sei mesi, dal colonnello Enrico Maria Falcone, peraltro non proveniente dal ruolo ordinario ufficiali, cioè non d'Accademia, fino alla data del congedo dello stesso);
nel caso di specie – alla luce delle minori mansioni – appare agli interroganti possa essersi verificata la lesione dei principi di cui agli articoli 2043, 2087 e 2103 codice civile – articolo 52, decreto legislativo n. 165 del 2001, articolo 725 del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010, con la possibile violazione del precetto di cui all'articolo 323 codice penale e, quindi, degli interessi e dei diritti del generale Finelli –:
quale sia l'interesse pubblico ai sensi dell'articolo 97 della Costituzione e, quindi dell'articolo 725 del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010 e quali le ragioni sottese alla condotta dell'amministrazione militare descritta in premessa anche alla luce dell'irrilevanza dell'ufficio al quale il generale Finelli è stato relegato;
quali siano i provvedimenti che intenderà adottare nei confronti di coloro che con i predetti comportamenti hanno reso possibile che le narrate condotte arrecassero un danno all'amministrazione militare e conseguentemente al citato generale Finelli. (5-07477)
agli interroganti consta che nel mese di aprile 2007 il generale dell'Arma dei carabinieri, Luigi Finelli, a seguito della segnalazione di un militare dipendente, afferente fatti costituenti ipotesi di reato, affidava ad altri militari dello stesso comando regione il compito di indagare in merito;
l'esito di tali indagini (protrattesi dall'aprile del 2007 fino alla fine di quell'anno) diede, per frutto l'arresto di un indagato, successivo patteggiamento e la condanna di altro indagato in primo grado, con pena più severa in appello (entrambi, appartenenti all'Arma), successiva conferma in Cassazione per uno di essi e rimessione al giudice di prime cure per un altro (anch'egli appartenente all'Arma);
il 7 maggio 2008, il procuratore generale della Repubblica presso la corte d'appello di Trento, dottor Giovanni Pierantozzi, indirizzava la nota prot. n. 180/8 al comandante generale dell'Arma dei carabinieri, generale Gianfranco Siazzu, con la quale esprimeva la sua piena condivisione degli apprezzamenti di stima che i sostituti procuratori della Repubblica presso il tribunale di Trento, dottor Marco Gallina, dottor Pasquale Profiti, dottor Davide Ognibene e dottor Paolo Storaci, avevano espresso con lettera, indirizzata al medesimo procuratore generale, il precedente 30 aprile 2008. Con tale missiva i citati sostituti procuratori chiedevano la permanenza del generale Finelli nell'incarico di comandante della regione carabinieri Trentino Alto Adige, al fine di garantire «il permanere di tale clima di reciproca fiducia, necessario per lo svolgimento sereno ed efficacie dell'attività istituzionale [...]»;
nei giorni 27 ottobre 2008 e 11 novembre 2008, giungevano, presso il consiglio intermedio di rappresentanza Carabinieri Vittorio Veneto, in seno al quale il generale Finelli ricopriva l'incarico di presidente, alcuni esposti anonimi nei quali si stigmatizzava il comportamento dei delegati. Nello specifico, si lamentava il disinteresse verso i doveri derivanti dal mandato, con interesse, piuttosto, verso i rimborsi che è possibile chiedere per lo svolgimento dell'attività istituzionale ed in particolare per l'indennità cosiddetta «forfetaria»;
con verbale del 09-12 dicembre 2008, e successivamente con la delibera n. 193 del 13 gennaio 2009, il Coir richiese le dimissioni del generale Finelli preannunciando l'interessamento in tal senso del COCER carabinieri;
nel frattempo, avviando gli opportuni accertamenti, il generale Finelli apprendeva come, effettivamente, alcuni delegati dell'organismo di rappresentanza svolgessero il proprio mandato con modalità meritevoli di accertamento. Nello specifico, era emerso come le riunioni del Consiglio avessero raggiunto una notevole implementazione, in apparenza non motivata da reali esigenze e senza che all'aumento degli incontri corrispondesse un incremento della reale attività lavorativa e per le predette riunioni, alcuni delegati (sostenendo di svolgere un servizio superiore alle 24 ore) beneficiavano della cosiddetta «missione forfetaria» (che consente di richiedere un rimborso spese senza la presentazione di un dettagliato rendiconto), come pure di rimborsi spese di viaggio. Il generale avviava quindi, d'iniziativa, ufficiali indagini su tali circostanze;
in data 16 gennaio 2009 l'esito di tali accertamenti era trasmesso alla competente autorità giudiziaria di Verona, con conseguente assegnazione delle indagini al pubblico ministero dottor Bruni;
nel contempo, in data 24 marzo 2009 (stesso mese in cui i delegati erano messi a conoscenza del procedimento penale a loro carico), il Capo di Stato Maggiore dell'Arma (all'epoca generale di corpo d'armata Leonardo Gallitelli) contattava telefonicamente il Finelli prospettandogli il suo reimpiego presso un'altra sede, in Roma, quale vicecomandante delle unità specializzate;
con atto protocollo n. 543/35-1-1993 del 20 aprile 2009, il comando interregionale Vittorio Veneto, comunicava al generale Finelli il reimpiego al diverso incarico di vice comandante delle unità specializzate, con sede a Roma;
il necessario – seppur non vincolante – parere richiesto al Coir era espresso anche dagli appuntato Francesco De Palma, appuntato scelto Riccardoni Giuseppe, luogotenente Antonio Massimino e appuntato Giuseppe Pagano già segnalati – in data 16 gennaio 2009 – alla procura militare di Verona;
ottenuto il parere favorevole, con provvedimento del 14 agosto 2009, notificato in pari data, il comando generale dell'Arma disponeva il trasferimento del generale Finelli dalla sede di Bolzano a quella di Roma, per l'impiego quale vice-comandante della divisione unità specializzate Carabinieri, con l'ordine di assumere l'incarico entro il successivo 23 settembre 2009;
il relativo provvedimento era impugnato innanzi al TAR Bolzano (ricorso R.G. n. 239/2009), il quale, rilevati evidenti vizi nell'impugnato provvedimento di trasferimento, ne disponeva la sospensiva (ordinanza n. 157 del 2009);
in conseguenza, il comando generale dell'Arma, con provvedimenti del 22 ottobre 2009 annullava, in via di autotutela, il precedente provvedimento di trasferimento del generale Finelli e ne disponeva il «cambio di incarico», da domandante della Legione Carabinieri Trentino Alto Adige a «disposizione» per incarichi speciali del comandante interregionale Carabinieri «Vittorio Veneto». Quindi, gli comunicava l'avvio un nuovo trasferimento in Roma, poi effettivamente avvenuto, quale vicecomandante della divisione unità specializzate (incarico istituito solamente in data 21 maggio 2007 e, dalla data della sua costituzione fino al momento del trasferimento del generale Finelli, venne retto, per soli sei mesi, dal colonnello Enrico Maria Falcone, peraltro non proveniente dal ruolo ordinario ufficiali, cioè non d'Accademia, fino alla data del congedo dello stesso);
nel caso di specie – alla luce delle minori mansioni – appare agli interroganti possa essersi verificata la lesione dei principi di cui agli articoli 2043, 2087 e 2103 codice civile – articolo 52, decreto legislativo n. 165 del 2001, articolo 725 del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010, con la possibile violazione del precetto di cui all'articolo 323 codice penale e, quindi, degli interessi e dei diritti del generale Finelli –:
quale sia l'interesse pubblico ai sensi dell'articolo 97 della Costituzione e, quindi dell'articolo 725 del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010 e quali le ragioni sottese alla condotta dell'amministrazione militare descritta in premessa anche alla luce dell'irrilevanza dell'ufficio al quale il generale Finelli è stato relegato;
quali siano i provvedimenti che intenderà adottare nei confronti di coloro che con i predetti comportamenti hanno reso possibile che le narrate condotte arrecassero un danno all'amministrazione militare e conseguentemente al citato generale Finelli. (5-07477)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa. — Per
sapere – premesso che:
il Consiglio di base della rappresentanza militare del comando legione carabinieri «Veneto», ha approvato la delibera collegiale n. 335, allegata al verbale 189/X del 2 marzo 2010, avente ad oggetto «Associazione “Podgora” – Notizie apparse sulla stampa e su internet. Richiesta audizione dei delegati Co.Ce.R. Giovanni Mola, Antonio Tarallo e Giuseppe La Fortuna.» con la quale chiede di poter audire presso la propria sede i militari citati in argomento;
il predetto Consiglio nell'atto deliberativo, con dovizia di particolari e citazioni estrapolate dall'interrogazione n. 4-06055 a firma degli interroganti, ha ritenuto «doveroso che si faccia chiarezza sulle dinamiche che hanno permesso l'assenso all'Associazione carabinieri in servizio «Podgora» in particolare all'attuale sussistenza dei requisiti indicati nello statuto e se la natura dell'attività svolta, con particolare riferimento alla riunione avvenuta nella scuola allievi Carabinieri di Roma, sia stata eventualmente portata a conoscenza del Comando generale dell'Arma e del Ministro della difesa»;
è convinzione degli interroganti che la richiesta di audizione sollecitata dal Co.Ba.R della Legione Carabinieri «Veneto» appaia oltremodo legittima in considerazione del fatto che l'organismo di rappresentanza ha, egli stesso, constatato una evidente contraddizione tra i pareri di contrarietà al «sindacato» espressi dal Co.Ce.R. e i fatti descritti nell'atto di sindacato ispettivo preso in esame con la citata delibera –:
quando e in quali termini si sia svolta l'audizione dei delegati del Co.Ce.R. dei Carabinieri, Giuseppe La Fortuna, Antonio Tarallo e Giovanni Mola;
quali siano i motivi che hanno impedito al comandante generale dell'Arma dei carabinieri di adottare immediati provvedimenti nei confronti dei citati militari, appartenenti ad un organismo posto sotto il suo diretto controllo;
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti narrati e quali immediati provvedimenti intenda adottare per impedire che simili fatti possano ripetersi, e quali gli immediati provvedimenti assunti nei confronti dei militari Giuseppe La Fortuna, Antonio Tarallo e Giovanni Mola, se abbia informato la competente autorità giudiziaria ed eventualmente se siano state avviate indagini. (5-07478)
il Consiglio di base della rappresentanza militare del comando legione carabinieri «Veneto», ha approvato la delibera collegiale n. 335, allegata al verbale 189/X del 2 marzo 2010, avente ad oggetto «Associazione “Podgora” – Notizie apparse sulla stampa e su internet. Richiesta audizione dei delegati Co.Ce.R. Giovanni Mola, Antonio Tarallo e Giuseppe La Fortuna.» con la quale chiede di poter audire presso la propria sede i militari citati in argomento;
il predetto Consiglio nell'atto deliberativo, con dovizia di particolari e citazioni estrapolate dall'interrogazione n. 4-06055 a firma degli interroganti, ha ritenuto «doveroso che si faccia chiarezza sulle dinamiche che hanno permesso l'assenso all'Associazione carabinieri in servizio «Podgora» in particolare all'attuale sussistenza dei requisiti indicati nello statuto e se la natura dell'attività svolta, con particolare riferimento alla riunione avvenuta nella scuola allievi Carabinieri di Roma, sia stata eventualmente portata a conoscenza del Comando generale dell'Arma e del Ministro della difesa»;
è convinzione degli interroganti che la richiesta di audizione sollecitata dal Co.Ba.R della Legione Carabinieri «Veneto» appaia oltremodo legittima in considerazione del fatto che l'organismo di rappresentanza ha, egli stesso, constatato una evidente contraddizione tra i pareri di contrarietà al «sindacato» espressi dal Co.Ce.R. e i fatti descritti nell'atto di sindacato ispettivo preso in esame con la citata delibera –:
quando e in quali termini si sia svolta l'audizione dei delegati del Co.Ce.R. dei Carabinieri, Giuseppe La Fortuna, Antonio Tarallo e Giovanni Mola;
quali siano i motivi che hanno impedito al comandante generale dell'Arma dei carabinieri di adottare immediati provvedimenti nei confronti dei citati militari, appartenenti ad un organismo posto sotto il suo diretto controllo;
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti narrati e quali immediati provvedimenti intenda adottare per impedire che simili fatti possano ripetersi, e quali gli immediati provvedimenti assunti nei confronti dei militari Giuseppe La Fortuna, Antonio Tarallo e Giovanni Mola, se abbia informato la competente autorità giudiziaria ed eventualmente se siano state avviate indagini. (5-07478)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa. — Per
sapere – premesso che:
sul sito web del quotidiano La Repubblica è pubblicato un articolo a firma di Giovanni Vitale dal titolo «Comune, La Fortuna fa dietrofront. “Doveri verso l'Arma resto nel Pdl”. Sul consigliere il pressing di Gasparri. L'ira dell'Idv: neanche Scilipoti. Ventiquattr'ore dopo l'annuncio dell'addio, imputato ai fallimenti di Alemanno sulla sicurezza, il carabiniere prestato alla politica fa marcia indietro»;
nell'articolo si legge «È stato lui stesso a comunicarlo in un drammatico sms notturno: “Sono dispiaciuto ma purtroppo per doveri legati anche alla mia istituzione e ai carabinieri che rappresento non posso passare con voi”, ha scritto il leaderregionale Idv Vincenzo Maruccio. “Ti chiedo scusa non volermene. Non ho nemmeno il coraggio di chiamarti”. “Un comportamento che neanche Scilipoti, semplicemente inaccettabile”, tuona Maruccio, “tanto più che non siamo stati noi a cercarlo. Dal suo sms sembrano emergere veti posti dalle istituzioni dello Stato ai quali non crediamo. Però vorremo capire cosa c’è dietro”; ed ancora sempre secondo l'articolo esponenti di primo piano del Pdl tra cui il sindaco Alemanno, avrebbero effettuato forti pressioni sul consigliere La Fortuna; a convincerlo – prosegue l'articolo – sarebbe stata soprattutto la minaccia di revocare l'assegnazione dell'immobile in via Cornelio Magni, confiscato alla mafia e concesso il 18 ottobre dal Campidoglio all'associazione Podgora, ai cui La Fortuna è fondatore: un ente ufficialmente senza scopo di lucro che però da un paio d'anni gestisce – senza gara – i distributori di bibite e snack nelle 500 caserme del Lazio. Due vicende finite al centro di diverse interrogazioni parlamentari»;
gli interroganti hanno più volte denunciato tramite interrogazioni e interventi in Assemblea, con esposti alle autorità giudiziarie e comunicazioni agli organi di informazione, i comportamenti del delegato del Cocer dell'Arma dei carabinieri Giuseppe La Fortuna e di altri membri del medesimo organismo rappresentativo;
agli interroganti appaiono delinearsi sempre più con maggiore chiarezza i motivi per cui i fatti riportati dai mezzi di informazione sui rapporti dell'organismo centrale della rappresentanza militare dell'Arma dei carabinieri con gli esponenti politici del partito del Popolo delle Libertà, e riferiti all'Associazione carabinieri in servizio Podgora, siano rimasti tutti senza riscontro –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti nell'articolo di cui in premessa e quali immediate azioni intenda avviare per impedire che l'immagine dell'Arma dei carabinieri e la sua estraneità alle competizioni politiche siano ulteriormente compromesse;
se vi siano state indebite pressioni da parte di esponenti dell'arma dei carabinieri direttamente o per interposta persona, a cui sembra fare riferimento lo stesso La Fortuna nell'sms riferito nell'articolo di cui in premessa e quali siano i doveri legati all'istituzione che gli abbiano impedito di lasciare il gruppo consiliare del Pdl nel quale è stato eletto;
quali siano i progetti citati nell'articolo e se essi riguardino l'Associazione carabinieri in servizio Podgora;
se non intenda adottare ogni eventuale iniziativa ispettiva di competenza circa l'attività dell'associazione carabinieri in servizio Podgora, con particolare riferimento alla gestione dei distributori automatici di bibite e snack ubicati nelle caserme dell'Arma, quali siano gli interessi economici della medesima associazione Podgora, i suoi bilanci, quanti carabinieri in servizio vi sono iscritti, adottando eventualmente le determinazioni conseguenti.
(5-07479)
sul sito web del quotidiano La Repubblica è pubblicato un articolo a firma di Giovanni Vitale dal titolo «Comune, La Fortuna fa dietrofront. “Doveri verso l'Arma resto nel Pdl”. Sul consigliere il pressing di Gasparri. L'ira dell'Idv: neanche Scilipoti. Ventiquattr'ore dopo l'annuncio dell'addio, imputato ai fallimenti di Alemanno sulla sicurezza, il carabiniere prestato alla politica fa marcia indietro»;
nell'articolo si legge «È stato lui stesso a comunicarlo in un drammatico sms notturno: “Sono dispiaciuto ma purtroppo per doveri legati anche alla mia istituzione e ai carabinieri che rappresento non posso passare con voi”, ha scritto il leaderregionale Idv Vincenzo Maruccio. “Ti chiedo scusa non volermene. Non ho nemmeno il coraggio di chiamarti”. “Un comportamento che neanche Scilipoti, semplicemente inaccettabile”, tuona Maruccio, “tanto più che non siamo stati noi a cercarlo. Dal suo sms sembrano emergere veti posti dalle istituzioni dello Stato ai quali non crediamo. Però vorremo capire cosa c’è dietro”; ed ancora sempre secondo l'articolo esponenti di primo piano del Pdl tra cui il sindaco Alemanno, avrebbero effettuato forti pressioni sul consigliere La Fortuna; a convincerlo – prosegue l'articolo – sarebbe stata soprattutto la minaccia di revocare l'assegnazione dell'immobile in via Cornelio Magni, confiscato alla mafia e concesso il 18 ottobre dal Campidoglio all'associazione Podgora, ai cui La Fortuna è fondatore: un ente ufficialmente senza scopo di lucro che però da un paio d'anni gestisce – senza gara – i distributori di bibite e snack nelle 500 caserme del Lazio. Due vicende finite al centro di diverse interrogazioni parlamentari»;
gli interroganti hanno più volte denunciato tramite interrogazioni e interventi in Assemblea, con esposti alle autorità giudiziarie e comunicazioni agli organi di informazione, i comportamenti del delegato del Cocer dell'Arma dei carabinieri Giuseppe La Fortuna e di altri membri del medesimo organismo rappresentativo;
agli interroganti appaiono delinearsi sempre più con maggiore chiarezza i motivi per cui i fatti riportati dai mezzi di informazione sui rapporti dell'organismo centrale della rappresentanza militare dell'Arma dei carabinieri con gli esponenti politici del partito del Popolo delle Libertà, e riferiti all'Associazione carabinieri in servizio Podgora, siano rimasti tutti senza riscontro –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti nell'articolo di cui in premessa e quali immediate azioni intenda avviare per impedire che l'immagine dell'Arma dei carabinieri e la sua estraneità alle competizioni politiche siano ulteriormente compromesse;
se vi siano state indebite pressioni da parte di esponenti dell'arma dei carabinieri direttamente o per interposta persona, a cui sembra fare riferimento lo stesso La Fortuna nell'sms riferito nell'articolo di cui in premessa e quali siano i doveri legati all'istituzione che gli abbiano impedito di lasciare il gruppo consiliare del Pdl nel quale è stato eletto;
quali siano i progetti citati nell'articolo e se essi riguardino l'Associazione carabinieri in servizio Podgora;
se non intenda adottare ogni eventuale iniziativa ispettiva di competenza circa l'attività dell'associazione carabinieri in servizio Podgora, con particolare riferimento alla gestione dei distributori automatici di bibite e snack ubicati nelle caserme dell'Arma, quali siano gli interessi economici della medesima associazione Podgora, i suoi bilanci, quanti carabinieri in servizio vi sono iscritti, adottando eventualmente le determinazioni conseguenti.
(5-07479)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa. — Per sapere –
premesso che:
sul settimanale il Venerdì di Repubblica del 17 febbraio 2012, è pubblicato un articolo dal titolo «Il caffè che piace a La Russa divide l'Arma – Ha vinto molte gare nelle caserme per l'appalto delle macchinette dell'espresso: l'associazione Podgora è nata sotto una buona stella (quella dell'ex Ministro), ma qualcuno vuole vederci chiaro», in cui si legge «Dal banco degli imputati, i delegati Cocer e fondatori dell'associazione si difendono: “Comellini ce l'ha con noi per motivi personali, se la Legione ha scelto di annullare la gara, noi che c'entriamo ?” risponde il brigadiere Antonio Tarallo che replica anche all'accusa di conflitto di interessi: “Possiamo partecipare ad attività a favore dei carabinieri e i proventi li rinvestiamo per dare servizi ai militari soci”. E nel Lazio ? “Li c’è stata una ricerca di mercato e ci hanno scelto. Quest'anno il Comando regionale ha dato libertà di scelta a ciascuna caserma e ci hanno confermato nel 90 per cento dei casi”. Bisogna anche dire che nel 2010 alcuni carabinieri si lamentarono del servizio. I rappresentanti locali però votarono per confermare la Podgora, anche se uno di loro chiese di mettere a verbale che molti votanti erano iscritti proprio a quell'associazione»;
con numerosi atti di sindacato ispettivo gli interroganti hanno chiesto chiarimenti in merito alle attività svolte dai militari soci fondatori dell'Associazione carabinieri in servizio Podgora, o da quelli che alla medesima siano legati da rapporto associativo in seno agli organi statutari e che risultino essere anche membri dei consigli della rappresentanza militare;
in particolare, con l'interrogazione 4-06775 gli interroganti hanno chiesto chiarimenti in merito all'affidamento all'Associazione carabinieri in servizio Podgora, da parte del comando legione carabinieri Lazio, del servizio di «somministrazione di alimenti e bevande calde e fredde a mezzo di distributori automatici da installare presso le caserme sede di reparti amministrativamente dipendenti. Esercizio Finanziario 2010», e sulle modalità dello svolgimento del medesimo servizio e sul possesso dei requisiti di legge da parte dell'affidataria –:
se il Ministro interrogato non ritenga di promuovere, per quanto di competenza, ogni accertamento in ordine alla regolarità della procedura di affidamento del servizio di cui in premessa e se si intenda verificare il possesso da parte dell'associazione affidataria di tutti i requisiti di legge per la gestione del servizio medesimo;
quali ulteriori iniziative il Ministro intenda avviare per impedire che il prestigio dell'Arma dei carabinieri sia ulteriormente messo in discussione e se non ritenga di dover revocare l'assenso ministeriale all'associazione in premessa al fine di evitare l'insorgere di altri evidenti conflitti di interessi. (5-07480)
sul settimanale il Venerdì di Repubblica del 17 febbraio 2012, è pubblicato un articolo dal titolo «Il caffè che piace a La Russa divide l'Arma – Ha vinto molte gare nelle caserme per l'appalto delle macchinette dell'espresso: l'associazione Podgora è nata sotto una buona stella (quella dell'ex Ministro), ma qualcuno vuole vederci chiaro», in cui si legge «Dal banco degli imputati, i delegati Cocer e fondatori dell'associazione si difendono: “Comellini ce l'ha con noi per motivi personali, se la Legione ha scelto di annullare la gara, noi che c'entriamo ?” risponde il brigadiere Antonio Tarallo che replica anche all'accusa di conflitto di interessi: “Possiamo partecipare ad attività a favore dei carabinieri e i proventi li rinvestiamo per dare servizi ai militari soci”. E nel Lazio ? “Li c’è stata una ricerca di mercato e ci hanno scelto. Quest'anno il Comando regionale ha dato libertà di scelta a ciascuna caserma e ci hanno confermato nel 90 per cento dei casi”. Bisogna anche dire che nel 2010 alcuni carabinieri si lamentarono del servizio. I rappresentanti locali però votarono per confermare la Podgora, anche se uno di loro chiese di mettere a verbale che molti votanti erano iscritti proprio a quell'associazione»;
con numerosi atti di sindacato ispettivo gli interroganti hanno chiesto chiarimenti in merito alle attività svolte dai militari soci fondatori dell'Associazione carabinieri in servizio Podgora, o da quelli che alla medesima siano legati da rapporto associativo in seno agli organi statutari e che risultino essere anche membri dei consigli della rappresentanza militare;
in particolare, con l'interrogazione 4-06775 gli interroganti hanno chiesto chiarimenti in merito all'affidamento all'Associazione carabinieri in servizio Podgora, da parte del comando legione carabinieri Lazio, del servizio di «somministrazione di alimenti e bevande calde e fredde a mezzo di distributori automatici da installare presso le caserme sede di reparti amministrativamente dipendenti. Esercizio Finanziario 2010», e sulle modalità dello svolgimento del medesimo servizio e sul possesso dei requisiti di legge da parte dell'affidataria –:
se il Ministro interrogato non ritenga di promuovere, per quanto di competenza, ogni accertamento in ordine alla regolarità della procedura di affidamento del servizio di cui in premessa e se si intenda verificare il possesso da parte dell'associazione affidataria di tutti i requisiti di legge per la gestione del servizio medesimo;
quali ulteriori iniziative il Ministro intenda avviare per impedire che il prestigio dell'Arma dei carabinieri sia ulteriormente messo in discussione e se non ritenga di dover revocare l'assenso ministeriale all'associazione in premessa al fine di evitare l'insorgere di altri evidenti conflitti di interessi. (5-07480)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa. — Per sapere –
premesso che:
con il foglio prot. 272/6-2010 del 21 giugno 2010 il comando legione carabinieri «Toscana» – servizio amministrativo – ha indetto una «gara per l'affidamento in concessione con gestione completa del servizio di somministrazione di vivande calde e fredde, a mezzo di distributori automatici, presso le caserme ubicate nel territorio del comando legione carabinieri «Toscana»;
il 20 ottobre 2011 l'avvocato Enzo Frediani, in nome e per conto del signor Gianluca Brunetti, legale rappresentante della «Joyfull Break S.r.l.» con una lettera indirizzata al comando legione carabinieri «Toscana» – servizio amministrativo – sezione gestione finanziaria – metteva in mora l'amministrazione militare rappresentando che l'offerta avanzata dalla Società del proprio assistito era risultata quella maggiormente conveniente e che in forza del regolamento del bando doveva essere ritenuta aggiudicataria della gara («l'aggiudicazione avverrà, seduta stante ed in un unico esperimento (...)»);
il successivo 27 ottobre il comando appaltante comunicava al legale della «Joyfull Break S.r.l.» di aver «dovuto necessariamente affidare i lavori di valutazione qualitativa dell'offerta ad una apposita Commissione». Il 7 novembre il Capo servizio amministrativo del comando legione carabinieri «Toscana» comunicava alle ditte partecipanti alla gara che la commissione incaricata per l'attribuzione dei punteggi in merito alle offerte aveva ritenuto di dover richiedere «l'elenco dettagliato di tutti i singoli prodotti, che intendono porre in distribuzione, corredato ciascuno da una descrizione tecnico/qualitativa». A tale richiesta la «Joyfull Break S.r.l.» adempiva in data 11 novembre 2011;
il 13 gennaio 2012 il capo servizio amministrativo del comando legione carabinieri «Toscana» comunicava alle ditte partecipanti che il giorno 23 gennaio 2011 avrebbe avuto luogo l'aggiudicazione della gara per l'affidamento del servizio di somministrazione di vivande calde e fredde a mezzo di distributori automatici. Tuttavia il successivo giorno 20 il medesimo comunicava che «una delle partecipanti alla gara in oggetto ha obiettato sulla genericità della valutazione tecnico-qualitativa delle offerte, invocando la presunta mancanza dei requisiti specifici previsti dall'articolo 83 del decreto legislativo 163 del 12 aprile 2006 [...] Per quanto sopra, la seduta del 23 p.v. è sospesa.»;
consta agli interroganti che tra le ditte partecipanti alla gara vi è anche la «IVS ITALIA S.p.A.» che ha concorso in consorzio con l'associazione carabinieri in servizio «Podgora» la Supermatic Srl e la Joyfull Break Srl che ha praticato uno sconto del 45,3 per cento sull'importo base fissato dall'amministrazione militare;
gli interroganti nel corso della presente legislatura hanno presentato numerose interrogazioni per chiedere chiarimenti sulle molteplici attività dell'Associazione carabinieri in servizio «Podgora» e sui suoi fondatori che risultano essere tutti membri dell'attuale consiglio centrale della rappresentanza militare dell'Arma dei carabinieri, e in mancanza delle dovute risposte hanno ritenuto di dover chiedere alle competenti autorità giudiziarie di accertare se nei fatti in esse esposti si ravvisassero ipotesi di comportamenti penalmente rilevanti, chiedendone la perseguirne i responsabili a norma di legge;
le attività dei delegati del Cocer dei carabinieri, fondatori dell'associazione Podgora hanno inoltre richiamato l'attenzione dei mezzi di informazione che, in particolare, hanno avuto modo di scrivere copiosamente sulla gestione dei distributori automatici installati presso le caserme della legione Lazio che, come hanno rilevato gli interroganti, fu a suo tempo affidata apparentemente senza alcuna gara;
appare singolare il comportamento del capo del servizio amministrativo e la modalità di gestione della procedura per l'affidamento dell'appalto, ma ancor più strano è il fatto che una delle concorrenti abbia potuto obiettare sulla genericità della valutazione tecnico-qualitativa delle offerte ancor prima che questa fosse resa nota agli stessi partecipanti;
il mancato affidamento della gestione del servizio citato, oltre a rappresentare un danno per le partecipanti che in tale modo restano impegnate all'eventuale soddisfacimento dell'appalto e quindi impossibilitate a orientare i propri investimenti verso altri settori, rappresenta un danno per il personale che, in tale modo non può fruire di un servizio sicuramente economicamente più vantaggioso –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa e quale sia la ditta che ha fatto obiezioni;
se non ritenga di dover intervenire con la massima urgenza consentita, e in quale modo, per definire l'affidamento della gara in premessa nel più breve tempo possibile;
presso quali altre legioni carabinieri siano state effettuate gare simili a quella in premessa e se vi abbia partecipato l'associazione Carabinieri in servizio «Podgora», e in quale forma e con quale altra ditta;
se l'associazione carabinieri in servizio «Podgora» abbia tutti i requisiti previsti dal bando in premessa;
se non ritenga di dover revocare all'associazione carabinieri in servizio «Podgora» l'assenso ministeriale a suo tempo concesso, potendosi ravvisare nelle attività commerciali a scopo di lucro poste in essere dalla medesima associazione una chiara violazione delle finalità dello statuto e una palese incompatibilità dei soci con le attività d'istituto;
se non intenda assumere le iniziative di competenza affinché sia disposta l'immediata sospensione dei soci fondatori dell'associazione «Podgora» dalle funzioni di delegato del Cocer carabinieri potendosi ipotizzare l'incompatibilità degli stessi con le funzioni svolte in seno all'organismo rappresentativo del personale dell'Arma dei carabinieri;
se intenda valutare la sussistenza dei presupposti per disporre la trasmissione degli atti alla procura della Repubblica competente per territorio affinché sia accertata nei fatti e negli atti della gara in premessa l'esistenza di eventuali comportamenti penalmente rilevanti. (5-07481)
con il foglio prot. 272/6-2010 del 21 giugno 2010 il comando legione carabinieri «Toscana» – servizio amministrativo – ha indetto una «gara per l'affidamento in concessione con gestione completa del servizio di somministrazione di vivande calde e fredde, a mezzo di distributori automatici, presso le caserme ubicate nel territorio del comando legione carabinieri «Toscana»;
il 20 ottobre 2011 l'avvocato Enzo Frediani, in nome e per conto del signor Gianluca Brunetti, legale rappresentante della «Joyfull Break S.r.l.» con una lettera indirizzata al comando legione carabinieri «Toscana» – servizio amministrativo – sezione gestione finanziaria – metteva in mora l'amministrazione militare rappresentando che l'offerta avanzata dalla Società del proprio assistito era risultata quella maggiormente conveniente e che in forza del regolamento del bando doveva essere ritenuta aggiudicataria della gara («l'aggiudicazione avverrà, seduta stante ed in un unico esperimento (...)»);
il successivo 27 ottobre il comando appaltante comunicava al legale della «Joyfull Break S.r.l.» di aver «dovuto necessariamente affidare i lavori di valutazione qualitativa dell'offerta ad una apposita Commissione». Il 7 novembre il Capo servizio amministrativo del comando legione carabinieri «Toscana» comunicava alle ditte partecipanti alla gara che la commissione incaricata per l'attribuzione dei punteggi in merito alle offerte aveva ritenuto di dover richiedere «l'elenco dettagliato di tutti i singoli prodotti, che intendono porre in distribuzione, corredato ciascuno da una descrizione tecnico/qualitativa». A tale richiesta la «Joyfull Break S.r.l.» adempiva in data 11 novembre 2011;
il 13 gennaio 2012 il capo servizio amministrativo del comando legione carabinieri «Toscana» comunicava alle ditte partecipanti che il giorno 23 gennaio 2011 avrebbe avuto luogo l'aggiudicazione della gara per l'affidamento del servizio di somministrazione di vivande calde e fredde a mezzo di distributori automatici. Tuttavia il successivo giorno 20 il medesimo comunicava che «una delle partecipanti alla gara in oggetto ha obiettato sulla genericità della valutazione tecnico-qualitativa delle offerte, invocando la presunta mancanza dei requisiti specifici previsti dall'articolo 83 del decreto legislativo 163 del 12 aprile 2006 [...] Per quanto sopra, la seduta del 23 p.v. è sospesa.»;
consta agli interroganti che tra le ditte partecipanti alla gara vi è anche la «IVS ITALIA S.p.A.» che ha concorso in consorzio con l'associazione carabinieri in servizio «Podgora» la Supermatic Srl e la Joyfull Break Srl che ha praticato uno sconto del 45,3 per cento sull'importo base fissato dall'amministrazione militare;
gli interroganti nel corso della presente legislatura hanno presentato numerose interrogazioni per chiedere chiarimenti sulle molteplici attività dell'Associazione carabinieri in servizio «Podgora» e sui suoi fondatori che risultano essere tutti membri dell'attuale consiglio centrale della rappresentanza militare dell'Arma dei carabinieri, e in mancanza delle dovute risposte hanno ritenuto di dover chiedere alle competenti autorità giudiziarie di accertare se nei fatti in esse esposti si ravvisassero ipotesi di comportamenti penalmente rilevanti, chiedendone la perseguirne i responsabili a norma di legge;
le attività dei delegati del Cocer dei carabinieri, fondatori dell'associazione Podgora hanno inoltre richiamato l'attenzione dei mezzi di informazione che, in particolare, hanno avuto modo di scrivere copiosamente sulla gestione dei distributori automatici installati presso le caserme della legione Lazio che, come hanno rilevato gli interroganti, fu a suo tempo affidata apparentemente senza alcuna gara;
appare singolare il comportamento del capo del servizio amministrativo e la modalità di gestione della procedura per l'affidamento dell'appalto, ma ancor più strano è il fatto che una delle concorrenti abbia potuto obiettare sulla genericità della valutazione tecnico-qualitativa delle offerte ancor prima che questa fosse resa nota agli stessi partecipanti;
il mancato affidamento della gestione del servizio citato, oltre a rappresentare un danno per le partecipanti che in tale modo restano impegnate all'eventuale soddisfacimento dell'appalto e quindi impossibilitate a orientare i propri investimenti verso altri settori, rappresenta un danno per il personale che, in tale modo non può fruire di un servizio sicuramente economicamente più vantaggioso –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa e quale sia la ditta che ha fatto obiezioni;
se non ritenga di dover intervenire con la massima urgenza consentita, e in quale modo, per definire l'affidamento della gara in premessa nel più breve tempo possibile;
presso quali altre legioni carabinieri siano state effettuate gare simili a quella in premessa e se vi abbia partecipato l'associazione Carabinieri in servizio «Podgora», e in quale forma e con quale altra ditta;
se l'associazione carabinieri in servizio «Podgora» abbia tutti i requisiti previsti dal bando in premessa;
se non ritenga di dover revocare all'associazione carabinieri in servizio «Podgora» l'assenso ministeriale a suo tempo concesso, potendosi ravvisare nelle attività commerciali a scopo di lucro poste in essere dalla medesima associazione una chiara violazione delle finalità dello statuto e una palese incompatibilità dei soci con le attività d'istituto;
se non intenda assumere le iniziative di competenza affinché sia disposta l'immediata sospensione dei soci fondatori dell'associazione «Podgora» dalle funzioni di delegato del Cocer carabinieri potendosi ipotizzare l'incompatibilità degli stessi con le funzioni svolte in seno all'organismo rappresentativo del personale dell'Arma dei carabinieri;
se intenda valutare la sussistenza dei presupposti per disporre la trasmissione degli atti alla procura della Repubblica competente per territorio affinché sia accertata nei fatti e negli atti della gara in premessa l'esistenza di eventuali comportamenti penalmente rilevanti. (5-07481)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa. — Per
sapere – premesso che:
su un sito web all'indirizzo http://www.dirittierovesci.it/Tarallo.htm è pubblicata una lettera a firma del brigadiere Antonio Tarallo, delegato del Cocer dell'Arma dei carabinieri in cui si legge «[...] Il M.E.F., a mio avviso, non avendo digerito l'accordo tra il Cocer Carabinieri ed il Presidente Berlusconi sta tentando la sua ultima e inefficace carta per mettere un po’ di zizzania sul provvedimento. [...] Ovviamente il Cocer è molto attento e segue con attenzione l'evolversi della situazione e, come al solito, farà sia giuste valutazioni che una serie di interventi prima della votazione del provvedimento alla Camera al fine di garantire sempre il meglio ai carabinieri –:
se il Ministro sia a conoscenza delle dichiarazioni del delegato di cui in premessa;
quale siano stati i termini dell'accordo a cui fa riferimento il brigadiere Tarallo e quando e in quale sede sia stato stipulato e se il Ministro interrogato ne fosse stato preventivamente informato;
se nell'occasione fossero stati presenti tutti i membri del Consiglio centrale della rappresentanza militare dell'Arma dei carabinieri o solo una parte di questi e nel caso quali siano i nominati. (5-07483)
su un sito web all'indirizzo http://www.dirittierovesci.it/Tarallo.htm è pubblicata una lettera a firma del brigadiere Antonio Tarallo, delegato del Cocer dell'Arma dei carabinieri in cui si legge «[...] Il M.E.F., a mio avviso, non avendo digerito l'accordo tra il Cocer Carabinieri ed il Presidente Berlusconi sta tentando la sua ultima e inefficace carta per mettere un po’ di zizzania sul provvedimento. [...] Ovviamente il Cocer è molto attento e segue con attenzione l'evolversi della situazione e, come al solito, farà sia giuste valutazioni che una serie di interventi prima della votazione del provvedimento alla Camera al fine di garantire sempre il meglio ai carabinieri –:
se il Ministro sia a conoscenza delle dichiarazioni del delegato di cui in premessa;
quale siano stati i termini dell'accordo a cui fa riferimento il brigadiere Tarallo e quando e in quale sede sia stato stipulato e se il Ministro interrogato ne fosse stato preventivamente informato;
se nell'occasione fossero stati presenti tutti i membri del Consiglio centrale della rappresentanza militare dell'Arma dei carabinieri o solo una parte di questi e nel caso quali siano i nominati. (5-07483)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa. —Per
sapere – premesso che:
il quotidiano Il Fatto quotidiano del 18 marzo 2011 ha pubblicato un articolo a firma di Chiara Paolin dall'eloquente titolo «Carabinieri, un caffè di troppo, l'associazione dei militari “Podgora” distribuisce snack e bibite in 500 caserme del Lazio. L'Ente fondato da Giuseppe La Fortuna, consigliere romano Pdl, col benestare di La Russa»;
nell'articolo si legge testualmente «L'appuntato scelto Giuseppe La Fortuna ha capito come vanno le cose in Italia: bisogna darsi da fare. Nato a Portici nel 1966, conquistato il diploma di ragioneria, si è presto arruolato nei Carabinieri. Ma al semplice dovere della divisa ha aggiunto onerose funzioni: prima la rappresentanza sindacale e poi la carriera politica. Nel 2008 è stato eletto consigliere al Comune di Roma per il Pdl con il preciso mandato di “assicurare una politica degli alloggi di servizio” ai militari. Insomma più case/caserme per tutti, perché La Fortuna non difetta certo per senso pratico. Nel 2007 ha costruito insieme ad altri colleghi l'associazione Podgora, ente senza scopo di lucro. Il brigadiere Antonio Tarallo, cofondatore, così spiegava l'iniziativa nel 2009 quando il Ministro La Russa la riconobbe ufficialmente: “Il potere d'acquisto dei nostri stipendi non è più idoneo per supportare mutui, prestiti, tasse. E, cosa ancor più grave non sappiamo a chi affidare le nostre domande per trovare una soluzione”. Podgora non deve cioè limitarsi ad organizzare festicciole o collette, ma può lanciarsi nella promozione “dell'igiene alimentare” e attività connesse, come dice lo Statuto. Traducendo: prendere in mano il businessdel cibo dentro le caserme. Infatti, La Fortuna & soci prendono in gestione i distributori di bibite e snack delle caserme del Lazio sostituendo – senza gara d'appalto – il fornitore precedente. Numeri importanti: dal caffè alle patatine, dalle bibite ai dolcetti, circa 500 caserme del Lazio sono invase dalle macchinette Podgora, e la nota di servizio emessa dalla Legione invita tutte le stazioni a individuare uno spazio adatto ai nuovi distributori per servire una popolazione di almeno 20 mila carabinieri, più il pubblico di passaggio. Spiccioli e monetine che messi tutti in fila garantiscono un bell'introito, e la possibilità di stabilire accordi a carattere commerciale. Forniture, contratti di manutenzione, consulenze. Ma oltre ai soldi c’è una struttura di diverse centinaia di iscritti che insospettisce diversi addetti ai lavori. Maurizio Turco (PD) ha presentato un'interrogazione, per segnalare come, durante i corsi di formazione degli Allievi, alcuni delegati Cocer proponessero l'iscrizione a Podgora promettendo sostegno e cura particolare, anche tramite l'invio di sms ad hoc quando ci fosse stato da segnalare l'atteso trasferimento o un'agognata promozione. Il Ministro La Russa ha risposto confermando le ampie prerogative dell'ente, dicendosi, però incapace di dettagliare sulle quantità degli iscritti, vista l'inaccessibilità del sito sociale. Sorride Luca Comellini, Partito dei militari: “La commistione tra rappresentanza sindacale e attività commerciali è inaccettabile. Chi fa sindacato dovrebbe promuovere le istanze della categoria presso gli organi competenti, non tirar su due soldi o creare strutture di potere. Tanto più se a gestire il traffico ci sono i delegati Cocer che dal 2002 continuano ad essere imposti dal Governo anziché scelti dai militari. Col Milleproroghe si è arrivati a tenerli in carica fino a luglio 2012”.»;
gli interroganti hanno presentato numerosi atti di sindacato ispettivo per domandare al Ministro interrogato chiarimenti in merito alle attività svolte dall'associazione Podgora e dai delegati della rappresentanza militare che ne sono i soci fondatori e membri, con particolare riferimento alla compatibilità degli incarichi e delle funzioni istituzionali, anche politiche, da ciascuno di essi svolti;
la risposta data all'atto n. 4-09066, comunicata all'interrogante con il foglio prot. n. 5/NIP/10167/14.1.6(10) del 7 marzo 2011, nella parte in cui si afferma che «Avuto riguardo, infine, alle “iniziative...per accertare la regolarità delle azioni e dei commerci svolti dal sodalizio”, non posso che ribadire quanto già comunicato con l'interrogazione citata nella premessa dell'atto circa l'assenza di informazioni in merito ad atti comportanti eventuali responsabilità amministrative, nel senso richiesto.», appare agli interroganti chiaramente eludere qualsiasi iniziativa volta ad accertare la regolarità delle azioni e dei commerci svolti dal citato sodalizio e dai sodali, con particolare riferimento agli atti e alle autorizzazioni/disposizioni emanate dalle competenti articolazioni del comando generale dell'Arma dei carabinieri –:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;
se sia stata svolta una regolare gara di appalto per l'affidamento della gestione dei distributori automatici di bevande e alimenti installati presso le caserme e gli enti della Legione carabinieri «Lazio» e, nel caso, quali siano state le ditte o associazioni che vi abbiano partecipato, per quali generi e quali gli importi di vendita contenuti nelle singole offerte;
quali siano stati i criteri con cui gli organi amministrativi dell'Arma dei carabinieri hanno deciso di affidare all'associazione Podgora l'appalto per la gestione dei distributori automatici installati presso le caserme e gli enti della Legione carabinieri «Lazio» e se la predetta associazione abbia stipulato accordi con altri comandi di legione, in tal caso quali siano tali comandi di legione, per quali servizi, per quali importi e a fronte di quali gare d'appalto o procedure amministrative siano stati effettuati gli affidamenti;
se in ossequio al decreto ministeriale 7 aprile 2009, con cui il Ministro interrogato ha decretato l'assenso alla costituzione dell'associazione carabinieri in servizio Podgora, il Comandante generale dell'Arma dei carabinieri abbia espulso dall'associazione medesima l'appuntato scelto La Fortuna Giuseppe in quanto esponente politico del partito Popolo della Libertà con la carica di consigliere comunale presso il comune di Roma, in caso contrario quale sia stata la motivazione;
se il Ministro, alla luce di quanto rappresentato nelle premesse dell'atto, sia intenzionato a disporre le necessarie indagini o verifiche sulle attività dell'associazione Podgora e, in particolare, sui soci che rivestano contemporaneamente l'incarico di delegato della rappresentanza militare e, nel caso siano già state effettuate, quali siano i risultati, se abbia interessato i competenti organi giudiziari, in caso contrario per quali ragioni. (5-07484)
il quotidiano Il Fatto quotidiano del 18 marzo 2011 ha pubblicato un articolo a firma di Chiara Paolin dall'eloquente titolo «Carabinieri, un caffè di troppo, l'associazione dei militari “Podgora” distribuisce snack e bibite in 500 caserme del Lazio. L'Ente fondato da Giuseppe La Fortuna, consigliere romano Pdl, col benestare di La Russa»;
nell'articolo si legge testualmente «L'appuntato scelto Giuseppe La Fortuna ha capito come vanno le cose in Italia: bisogna darsi da fare. Nato a Portici nel 1966, conquistato il diploma di ragioneria, si è presto arruolato nei Carabinieri. Ma al semplice dovere della divisa ha aggiunto onerose funzioni: prima la rappresentanza sindacale e poi la carriera politica. Nel 2008 è stato eletto consigliere al Comune di Roma per il Pdl con il preciso mandato di “assicurare una politica degli alloggi di servizio” ai militari. Insomma più case/caserme per tutti, perché La Fortuna non difetta certo per senso pratico. Nel 2007 ha costruito insieme ad altri colleghi l'associazione Podgora, ente senza scopo di lucro. Il brigadiere Antonio Tarallo, cofondatore, così spiegava l'iniziativa nel 2009 quando il Ministro La Russa la riconobbe ufficialmente: “Il potere d'acquisto dei nostri stipendi non è più idoneo per supportare mutui, prestiti, tasse. E, cosa ancor più grave non sappiamo a chi affidare le nostre domande per trovare una soluzione”. Podgora non deve cioè limitarsi ad organizzare festicciole o collette, ma può lanciarsi nella promozione “dell'igiene alimentare” e attività connesse, come dice lo Statuto. Traducendo: prendere in mano il businessdel cibo dentro le caserme. Infatti, La Fortuna & soci prendono in gestione i distributori di bibite e snack delle caserme del Lazio sostituendo – senza gara d'appalto – il fornitore precedente. Numeri importanti: dal caffè alle patatine, dalle bibite ai dolcetti, circa 500 caserme del Lazio sono invase dalle macchinette Podgora, e la nota di servizio emessa dalla Legione invita tutte le stazioni a individuare uno spazio adatto ai nuovi distributori per servire una popolazione di almeno 20 mila carabinieri, più il pubblico di passaggio. Spiccioli e monetine che messi tutti in fila garantiscono un bell'introito, e la possibilità di stabilire accordi a carattere commerciale. Forniture, contratti di manutenzione, consulenze. Ma oltre ai soldi c’è una struttura di diverse centinaia di iscritti che insospettisce diversi addetti ai lavori. Maurizio Turco (PD) ha presentato un'interrogazione, per segnalare come, durante i corsi di formazione degli Allievi, alcuni delegati Cocer proponessero l'iscrizione a Podgora promettendo sostegno e cura particolare, anche tramite l'invio di sms ad hoc quando ci fosse stato da segnalare l'atteso trasferimento o un'agognata promozione. Il Ministro La Russa ha risposto confermando le ampie prerogative dell'ente, dicendosi, però incapace di dettagliare sulle quantità degli iscritti, vista l'inaccessibilità del sito sociale. Sorride Luca Comellini, Partito dei militari: “La commistione tra rappresentanza sindacale e attività commerciali è inaccettabile. Chi fa sindacato dovrebbe promuovere le istanze della categoria presso gli organi competenti, non tirar su due soldi o creare strutture di potere. Tanto più se a gestire il traffico ci sono i delegati Cocer che dal 2002 continuano ad essere imposti dal Governo anziché scelti dai militari. Col Milleproroghe si è arrivati a tenerli in carica fino a luglio 2012”.»;
gli interroganti hanno presentato numerosi atti di sindacato ispettivo per domandare al Ministro interrogato chiarimenti in merito alle attività svolte dall'associazione Podgora e dai delegati della rappresentanza militare che ne sono i soci fondatori e membri, con particolare riferimento alla compatibilità degli incarichi e delle funzioni istituzionali, anche politiche, da ciascuno di essi svolti;
la risposta data all'atto n. 4-09066, comunicata all'interrogante con il foglio prot. n. 5/NIP/10167/14.1.6(10) del 7 marzo 2011, nella parte in cui si afferma che «Avuto riguardo, infine, alle “iniziative...per accertare la regolarità delle azioni e dei commerci svolti dal sodalizio”, non posso che ribadire quanto già comunicato con l'interrogazione citata nella premessa dell'atto circa l'assenza di informazioni in merito ad atti comportanti eventuali responsabilità amministrative, nel senso richiesto.», appare agli interroganti chiaramente eludere qualsiasi iniziativa volta ad accertare la regolarità delle azioni e dei commerci svolti dal citato sodalizio e dai sodali, con particolare riferimento agli atti e alle autorizzazioni/disposizioni emanate dalle competenti articolazioni del comando generale dell'Arma dei carabinieri –:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;
se sia stata svolta una regolare gara di appalto per l'affidamento della gestione dei distributori automatici di bevande e alimenti installati presso le caserme e gli enti della Legione carabinieri «Lazio» e, nel caso, quali siano state le ditte o associazioni che vi abbiano partecipato, per quali generi e quali gli importi di vendita contenuti nelle singole offerte;
quali siano stati i criteri con cui gli organi amministrativi dell'Arma dei carabinieri hanno deciso di affidare all'associazione Podgora l'appalto per la gestione dei distributori automatici installati presso le caserme e gli enti della Legione carabinieri «Lazio» e se la predetta associazione abbia stipulato accordi con altri comandi di legione, in tal caso quali siano tali comandi di legione, per quali servizi, per quali importi e a fronte di quali gare d'appalto o procedure amministrative siano stati effettuati gli affidamenti;
se in ossequio al decreto ministeriale 7 aprile 2009, con cui il Ministro interrogato ha decretato l'assenso alla costituzione dell'associazione carabinieri in servizio Podgora, il Comandante generale dell'Arma dei carabinieri abbia espulso dall'associazione medesima l'appuntato scelto La Fortuna Giuseppe in quanto esponente politico del partito Popolo della Libertà con la carica di consigliere comunale presso il comune di Roma, in caso contrario quale sia stata la motivazione;
se il Ministro, alla luce di quanto rappresentato nelle premesse dell'atto, sia intenzionato a disporre le necessarie indagini o verifiche sulle attività dell'associazione Podgora e, in particolare, sui soci che rivestano contemporaneamente l'incarico di delegato della rappresentanza militare e, nel caso siano già state effettuate, quali siano i risultati, se abbia interessato i competenti organi giudiziari, in caso contrario per quali ragioni. (5-07484)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
—Al Ministro della difesa. — Per sapere –
premesso che:
risulta agli interroganti che il giorno 18 ottobre 2010 si sia svolta una riunione del consiglio di base della rappresentanza militare del comando carabinieri Legione Lazio durante la quale è stata posta all'esame dell'assemblea consiliare la «Lettera n. 229/4-2009 in data 28 settembre 2010 del Servizio Amministrativo Legionale, avente per oggetto: Affidamento del servizio di somministrazione di vivande calde e fredde a mezzo distributori automatici (richiesta affidamento del servizio dell'Associazione CC in servizio “Podgora”)»;
il parere espresso dall'organismo consiliare, con 17 voti favorevoli, 11 contrari e 4 astenuti ha confermato la predetta autorizzazione;
con numerosi atti di sindacato ispettivo gli interroganti hanno sollevato forti dubbi sulla legittimità dell'operato e dei rapporti intercorsi tra l'amministrazione militare e l'associazione «Podgora» i cui soci fondatori sono risultati essere membri della medesima rappresentanza militare Cocer, nonché del citato consiglio di base;
al verbale della seduta sono allegate alcune dichiarazioni di voto contrario ove si afferma che «Vi è un grave conflitto di interessi poiché molti delegati parlano da delegati della rappresentanza militare, da associati e dirigenti dell'associazione “Podgora”. Come mai tutto questo è possibile? Tanto vale cambiare la rappresentanza in associazione “Podgora”. È gradito sapere i nomi degli iscritti all'associazione “Podgora” che fanno parte del Co.Ba.R Lazio», «Voto contrario al rinnovo della gestione della somministrazione di bevande calde e fredde a mezzo di distributori automatici installate presso le Caserme dell'Arma, da parte della associazione Carabinieri in servizio “Podgora”, perché: – sono state raccolte innumerevoli lamentele da parte del personale in servizio presso la caserma “Podgora” e dei comandi Arma di Ostia, ove, verosimilmente, le difficoltà riscontrate nel reperimento delle chiavette (che danno diritto ad uno sconto agevolato a chi le possiede e ne usufruisce) comporta un aggravio di spesa; – la mancata manutenzione e rifornimento non garantisce un buon utilizzo e spesso al posto delle bevande calde, verosimilmente, viene erogato solo acqua calda; – verosimilmente la “politica aziendale” di inserire poca acqua minerale, che và per la maggiore, costringe ai militari comandati di servizio nei giorni festivi e notturni di dissetarsi con bevande a costo superiore (che arriva anche a due euro – come da listino). Sono contrariato, inoltre, perché verosimilmente non si fa l'interesse del personale (vedesi l'aumento dei prezzi rispetto ai gestori precedenti che, oltretutto, pagavano l'energia e l'acqua a “defalco”!!!). Curioso e doveroso sarebbe opportuno sapere quanti delegati hanno il duplice incarico di rappresentante dei colleghi, che li hanno votati per tutelare i loro interessi, e di rappresentante, socio, iscritto o altro dell'associazione CC in servizio “Podgora”, che oggi stanno paradossalmente votando, non si capisce per gli interessi di chi... (Conflitto d'interessi???). Chiedo inoltre, se possibile, di sapere quanti dei presenti sono iscritti ad associazioni, in modo da dare a chi ci chiama giustamente in causa la possibilità di un giusto metro di giudizio per l'interesse del personale!»;
risulta agli interroganti che 61 militari abbiano sottoscritto un documento indirizzato al comandante del nucleo radiomobile del comando provinciale di Roma con il quale «in considerazione del fatto che i nuovi distributori automatici installati presso la nostra struttura sono continuamente guasti e inadeguatamente controllati, vista la pessima qualità dei prodotti erogati e la scarsa pulizia delle macchinette stesse. Chiedono alla S.V. di voler valutare l'opportunità di congedare l'attuale società responsabile dei suddetti distributori automatici ripristinando invece la gestione della precedente azienda, distintasi nel tempo per puntualità, precisione e diligenza.»;
ferme restando le questioni sollevate con i precedenti atti di sindacato ispettivo è opinione degli interroganti che i vertici militari della Legione Lazio non abbiano saputo utilizzare la normale diligenza per impedire il verificarsi di situazioni che evidentemente si collocano al limite, se non oltre, o al di fuori della legalità –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa e quali immediate azioni intenda intraprendere per ripristinare la legalità violata;
se intenda accertare anche segnalando i fatti alle autorità giudiziarie competenti, i fatti esposti in premessa in merito all'affidamento e alla gestione dei distributori automatici in premessa e se sia intenzionato a perseguirne per quanto di competenza gli eventuali responsabili al fine di salvaguardare l'onore e il prestigio dell'Arma dei carabinieri. (5-07485)
risulta agli interroganti che il giorno 18 ottobre 2010 si sia svolta una riunione del consiglio di base della rappresentanza militare del comando carabinieri Legione Lazio durante la quale è stata posta all'esame dell'assemblea consiliare la «Lettera n. 229/4-2009 in data 28 settembre 2010 del Servizio Amministrativo Legionale, avente per oggetto: Affidamento del servizio di somministrazione di vivande calde e fredde a mezzo distributori automatici (richiesta affidamento del servizio dell'Associazione CC in servizio “Podgora”)»;
il parere espresso dall'organismo consiliare, con 17 voti favorevoli, 11 contrari e 4 astenuti ha confermato la predetta autorizzazione;
con numerosi atti di sindacato ispettivo gli interroganti hanno sollevato forti dubbi sulla legittimità dell'operato e dei rapporti intercorsi tra l'amministrazione militare e l'associazione «Podgora» i cui soci fondatori sono risultati essere membri della medesima rappresentanza militare Cocer, nonché del citato consiglio di base;
al verbale della seduta sono allegate alcune dichiarazioni di voto contrario ove si afferma che «Vi è un grave conflitto di interessi poiché molti delegati parlano da delegati della rappresentanza militare, da associati e dirigenti dell'associazione “Podgora”. Come mai tutto questo è possibile? Tanto vale cambiare la rappresentanza in associazione “Podgora”. È gradito sapere i nomi degli iscritti all'associazione “Podgora” che fanno parte del Co.Ba.R Lazio», «Voto contrario al rinnovo della gestione della somministrazione di bevande calde e fredde a mezzo di distributori automatici installate presso le Caserme dell'Arma, da parte della associazione Carabinieri in servizio “Podgora”, perché: – sono state raccolte innumerevoli lamentele da parte del personale in servizio presso la caserma “Podgora” e dei comandi Arma di Ostia, ove, verosimilmente, le difficoltà riscontrate nel reperimento delle chiavette (che danno diritto ad uno sconto agevolato a chi le possiede e ne usufruisce) comporta un aggravio di spesa; – la mancata manutenzione e rifornimento non garantisce un buon utilizzo e spesso al posto delle bevande calde, verosimilmente, viene erogato solo acqua calda; – verosimilmente la “politica aziendale” di inserire poca acqua minerale, che và per la maggiore, costringe ai militari comandati di servizio nei giorni festivi e notturni di dissetarsi con bevande a costo superiore (che arriva anche a due euro – come da listino). Sono contrariato, inoltre, perché verosimilmente non si fa l'interesse del personale (vedesi l'aumento dei prezzi rispetto ai gestori precedenti che, oltretutto, pagavano l'energia e l'acqua a “defalco”!!!). Curioso e doveroso sarebbe opportuno sapere quanti delegati hanno il duplice incarico di rappresentante dei colleghi, che li hanno votati per tutelare i loro interessi, e di rappresentante, socio, iscritto o altro dell'associazione CC in servizio “Podgora”, che oggi stanno paradossalmente votando, non si capisce per gli interessi di chi... (Conflitto d'interessi???). Chiedo inoltre, se possibile, di sapere quanti dei presenti sono iscritti ad associazioni, in modo da dare a chi ci chiama giustamente in causa la possibilità di un giusto metro di giudizio per l'interesse del personale!»;
risulta agli interroganti che 61 militari abbiano sottoscritto un documento indirizzato al comandante del nucleo radiomobile del comando provinciale di Roma con il quale «in considerazione del fatto che i nuovi distributori automatici installati presso la nostra struttura sono continuamente guasti e inadeguatamente controllati, vista la pessima qualità dei prodotti erogati e la scarsa pulizia delle macchinette stesse. Chiedono alla S.V. di voler valutare l'opportunità di congedare l'attuale società responsabile dei suddetti distributori automatici ripristinando invece la gestione della precedente azienda, distintasi nel tempo per puntualità, precisione e diligenza.»;
ferme restando le questioni sollevate con i precedenti atti di sindacato ispettivo è opinione degli interroganti che i vertici militari della Legione Lazio non abbiano saputo utilizzare la normale diligenza per impedire il verificarsi di situazioni che evidentemente si collocano al limite, se non oltre, o al di fuori della legalità –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa e quali immediate azioni intenda intraprendere per ripristinare la legalità violata;
se intenda accertare anche segnalando i fatti alle autorità giudiziarie competenti, i fatti esposti in premessa in merito all'affidamento e alla gestione dei distributori automatici in premessa e se sia intenzionato a perseguirne per quanto di competenza gli eventuali responsabili al fine di salvaguardare l'onore e il prestigio dell'Arma dei carabinieri. (5-07485)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa. — Per sapere –
premesso che:
con un proprio atto, il Ministro interrogato, in data 7 aprile 2009 ha decretato l'accoglimento dell'istanza di assenso exarticolo 8, comma 3, della legge 11 luglio 1978, n. 382, all'associazione denominata «Podgora» prodotta in data 1° marzo 2007, rendendo comunque noto che «il presente nulla osta, concesso in quanto – allo stato – non si ravvisano finalità comunque incompatibili con l'assetto della Difesa e delle Forze Armate, sarà revocato in caso di mutamento, anche solo in concreto, di tali condizioni ...»;
in merito a tale sodalizio, nella pubblicazione «Coir Podgora News n. 025 – gennaio, febbraio, marzo 2010 la voce del Coir Podgora – Consiglio intermedio di rappresentanza CC interregionale Podgora» a pagina 2, è pubblicato un articolo «Rubrica dedicata ai temi e le curiosità d'interesse per l'informazione ai Carabinieri» in cui sono riportate le dichiarazioni del brigadiere Antonio Tarallo dove è possibile leggere: «È con immenso piacere e onore che posso asserire che la nostra associazione è legalmente autorizzata con Decreto del Ministro della Difesa e, permette tra l'altro il pagamento con trattenuta direttamente sullo statino paga, ovviamente se carabinieri in servizio. ... Abbiamo pensato a costruire la Podgora, una associazione con obiettivi alternativi alla rappresentanza dove poter agire liberamente ... il potere di acquisto dei nostri stipendi non è più sufficientemente idoneo per supportare derivati quali mutui, prestiti, tasse e, cosa ancor più grave, non sappiamo a chi affidare le nostre domande per trovare una soluzione ... ovviamente prevede diversi passaggi ed il primo lo dobbiamo raggiungere con il miglioramento del potere di acquisto delle nostre buste paga, attraverso la diminuzione del costo della vita con interventi mirati nei settori che più ci penalizzano (alimentare, comunicazione, finanziario, energetico) e poi con la creazione di una cooperativa di servizi che, attraverso una banca dati, possa rispondere in tempo reale alle richieste di lavoro che riusciamo a costruire con le nostre iniziative.»;
dalla lettura del citato articolo è, inoltre, possibile apprendere che detta Associazione ha stipulato, o sono in via di definizione, anche numerosi «accordi commerciali» con importanti aziende italiane;
l'istituto della Rappresentanza militare tra le sue competenze annovera anche la possibilità di proporre alle autorità sovraordinate la stipula di convenzioni economiche a vantaggio del personale rappresentato, con attività e/o esercizi commerciali o professionali;
il Ministro interrogato, nel fornire risposta all'interrogazione n. 4-05722, ha affermato che «non si dispone, invece, del numero complessivo degli associati.» e tale affermazione sembrerebbe essere smentita proprio dal brigadiere Antonio Tarallo nel momento in cui afferma che «... permette tra l'altro il pagamento con trattenuta direttamente sullo statino paga, ...» –:
se il Ministro sia a conoscenza del contenuto dell'articolo citato e se, alla luce di quanto in esso contenuto, non ritenga che le dichiarazioni del brigadiere Antonio Tarallo, rese nella sua qualità di socio fondatore dell'Associazione Carabinieri in servizio Podgora, evidenzino un radicale mutamento delle finalità per le quali è stato, al tempo, decretato l'assenso alla costituzione del sodalizio che, per quanto in premessa, appare porsi in competizione con l'istituto della Rappresentanza militare;
quanti siano i militari in servizio che, avendo aderito all'associazione Podgora, pagano la relativa quota associativa a mezzo di trattenute praticate sullo stipendio mensile;
quali immediate iniziative intenda assumere per chiarire i contorni di una vicenda, quella relativa all'Associazione Carabinieri in servizio «Podgora», in cui innegabilmente, con il passare del tempo, stanno emergendo aspetti e fatti che meriterebbero un attento ripensamento delle posizioni e delle scelte operate dal Ministro interrogato. (5-07486)
con un proprio atto, il Ministro interrogato, in data 7 aprile 2009 ha decretato l'accoglimento dell'istanza di assenso exarticolo 8, comma 3, della legge 11 luglio 1978, n. 382, all'associazione denominata «Podgora» prodotta in data 1° marzo 2007, rendendo comunque noto che «il presente nulla osta, concesso in quanto – allo stato – non si ravvisano finalità comunque incompatibili con l'assetto della Difesa e delle Forze Armate, sarà revocato in caso di mutamento, anche solo in concreto, di tali condizioni ...»;
in merito a tale sodalizio, nella pubblicazione «Coir Podgora News n. 025 – gennaio, febbraio, marzo 2010 la voce del Coir Podgora – Consiglio intermedio di rappresentanza CC interregionale Podgora» a pagina 2, è pubblicato un articolo «Rubrica dedicata ai temi e le curiosità d'interesse per l'informazione ai Carabinieri» in cui sono riportate le dichiarazioni del brigadiere Antonio Tarallo dove è possibile leggere: «È con immenso piacere e onore che posso asserire che la nostra associazione è legalmente autorizzata con Decreto del Ministro della Difesa e, permette tra l'altro il pagamento con trattenuta direttamente sullo statino paga, ovviamente se carabinieri in servizio. ... Abbiamo pensato a costruire la Podgora, una associazione con obiettivi alternativi alla rappresentanza dove poter agire liberamente ... il potere di acquisto dei nostri stipendi non è più sufficientemente idoneo per supportare derivati quali mutui, prestiti, tasse e, cosa ancor più grave, non sappiamo a chi affidare le nostre domande per trovare una soluzione ... ovviamente prevede diversi passaggi ed il primo lo dobbiamo raggiungere con il miglioramento del potere di acquisto delle nostre buste paga, attraverso la diminuzione del costo della vita con interventi mirati nei settori che più ci penalizzano (alimentare, comunicazione, finanziario, energetico) e poi con la creazione di una cooperativa di servizi che, attraverso una banca dati, possa rispondere in tempo reale alle richieste di lavoro che riusciamo a costruire con le nostre iniziative.»;
dalla lettura del citato articolo è, inoltre, possibile apprendere che detta Associazione ha stipulato, o sono in via di definizione, anche numerosi «accordi commerciali» con importanti aziende italiane;
l'istituto della Rappresentanza militare tra le sue competenze annovera anche la possibilità di proporre alle autorità sovraordinate la stipula di convenzioni economiche a vantaggio del personale rappresentato, con attività e/o esercizi commerciali o professionali;
il Ministro interrogato, nel fornire risposta all'interrogazione n. 4-05722, ha affermato che «non si dispone, invece, del numero complessivo degli associati.» e tale affermazione sembrerebbe essere smentita proprio dal brigadiere Antonio Tarallo nel momento in cui afferma che «... permette tra l'altro il pagamento con trattenuta direttamente sullo statino paga, ...» –:
se il Ministro sia a conoscenza del contenuto dell'articolo citato e se, alla luce di quanto in esso contenuto, non ritenga che le dichiarazioni del brigadiere Antonio Tarallo, rese nella sua qualità di socio fondatore dell'Associazione Carabinieri in servizio Podgora, evidenzino un radicale mutamento delle finalità per le quali è stato, al tempo, decretato l'assenso alla costituzione del sodalizio che, per quanto in premessa, appare porsi in competizione con l'istituto della Rappresentanza militare;
quanti siano i militari in servizio che, avendo aderito all'associazione Podgora, pagano la relativa quota associativa a mezzo di trattenute praticate sullo stipendio mensile;
quali immediate iniziative intenda assumere per chiarire i contorni di una vicenda, quella relativa all'Associazione Carabinieri in servizio «Podgora», in cui innegabilmente, con il passare del tempo, stanno emergendo aspetti e fatti che meriterebbero un attento ripensamento delle posizioni e delle scelte operate dal Ministro interrogato. (5-07486)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
—Al Ministro della difesa. — Per sapere –
premesso che:
con un proprio atto, il ministro interrogato, in data 7 aprile 2009 ha decretato l'accoglimento dell'istanza di assenso ex articolo 8, comma 3, della legge 11 luglio 1978, n. 382, all'associazione denominata «Podgora» prodotta in data 1o marzo 2007;
alla data di emanazione dell'atto sopra indicato uno dei richiedenti – l'appuntato scelto Giuseppe La Fortuna – si trovava nella condizione di incompatibilità di cui all'articolo 32, comma 2, dello statuto, rivestendo il medesimo la carica di consigliere comunale del comune di Roma;
la presenza all'interno del Consiglio centrale della Rappresentanza militare dell'Arma dei carabinieri dell'appuntato scelto Giuseppe La Fortuna induce a dubitare dell'estraneità della forza armata di appartenenza alle questioni politiche, nonché della correttezza e dell'imparzialità della determinazione ministeriale di assenso adottata;
risulta inoltre agli interroganti che nel mese di ottobre 2008, presso l'aula magna della caserma «Orlando De Tomaso» di Roma, due delegati del Cocer, durante un incontro programmato con i frequentatori del 125o corso allievi carabinieri, avente come argomento di discussione l'istituto della Rappresentanza militare, avrebbero propagandato l'associazione Podgora descrivendone, tra le attività, anche quella di poter intervenire in favore dei propri iscritti già in occasione delle assegnazioni dello destinazioni di sede di servizio, al termine del corso;
almeno un centinaio di allievi del corso, lo stesso giorno della citata riunione, a seguito della propaganda fatta dai delegati CoCeR, avrebbero sottoscritto per quanto risulta agli interroganti l'atto di adesione all'Associazione Carabinieri in servizio Podgora, consegnatogli nel corso della riunione dagli stessi delegati della Rappresentanza militare, al fine di attivare le procedure amministrative per il pagamento delle quote associative tramite addebito sulle competenze mensili;
risulta ancora agli interroganti che gli allievi carabinieri iscrittisi all'associazione Podgora, ancor prima della comunicazione ufficiale delle sedi di servizio loro assegnate da parte dell'amministrazione di appartenenza, sarebbero stati informati della propria destinazione tramite un SMS con il seguente contenuto: «informazione dell'associazione Carabinieri in servizio Podgora, sei stato destinato in ...»;
a parere degli interroganti, i fatti narrati sembrano ricondurre le attività dell'associazione Podgora proprio nell'ambito di quella «possibile deriva sindacale» che, in data 3 agosto 2007, aveva determinato l'atto di revoca dell'assenso ministeriale nei confronti della preesistente associazione «Pastrengo»;
gli interroganti hanno avuto modo di evidenziare, con precedenti interrogazioni, i gravi comportamenti posti in essere da alcuni membri dei consigli della rappresentanza militare con particolare riguardo ai cosiddetti fogli di viaggio, al differente trattamento di missione riservato ai soli delegati della rappresentanza militare, alla mancata applicazione delle norme riferite alla incompatibilità a prestare servizio nella circoscrizione elettorale/comune dove sono stati candidati taluni delegati del Cocer, alla grave aggressione subita da un delegato del Cobar della Regione Lazio che ha comportato il rinvio a giudizio per il maresciallo Antonio Farina anch'esso delegato nel medesimo Cobar –:
se sussista ancora l'incompatibilità prevista dallo statuto dell'associazione, articolo 32, comma 2, a carico dell'appuntato scelto Giuseppe la Fortuna e quali gli immediati provvedimenti che il Ministro interrogato intenda adottare per ristabilire la corretta osservanza e applicazione dello statuto dell'associazione;
se corrisponda al vero quanto narrato in merito all'incontro avvenuto presso la caserma «Orlando De Tomaso» tra i delegati del Cocer e i frequentatori del 125o corso allievi carabinieri;
se non ritenga di dover intervenire, e in quali modi, nei confronti dei due delegati del Cocer per il comportamento tenuto durante l'incontro con gli allievi del 125o corso di cui in premessa;
quanti siano gli allievi frequentatori del 125o corso allievi carabinieri che essendosi iscritti all'associazione Podgora al termine del periodo di formazione hanno ottenuto la sede di servizio desiderata e se di tali fatti intenda informare la competente autorità giudiziaria;
quali siano le azioni per ricondurre le attività dei delegati del Cocer, Coir e Cobar dell'Arma dei carabinieri ad una più adeguata condotta improntata alla moralità, alla legalità e alla corretta osservanza delle norme e dei regolamenti militari. (5-07496)
con un proprio atto, il ministro interrogato, in data 7 aprile 2009 ha decretato l'accoglimento dell'istanza di assenso ex articolo 8, comma 3, della legge 11 luglio 1978, n. 382, all'associazione denominata «Podgora» prodotta in data 1o marzo 2007;
alla data di emanazione dell'atto sopra indicato uno dei richiedenti – l'appuntato scelto Giuseppe La Fortuna – si trovava nella condizione di incompatibilità di cui all'articolo 32, comma 2, dello statuto, rivestendo il medesimo la carica di consigliere comunale del comune di Roma;
la presenza all'interno del Consiglio centrale della Rappresentanza militare dell'Arma dei carabinieri dell'appuntato scelto Giuseppe La Fortuna induce a dubitare dell'estraneità della forza armata di appartenenza alle questioni politiche, nonché della correttezza e dell'imparzialità della determinazione ministeriale di assenso adottata;
risulta inoltre agli interroganti che nel mese di ottobre 2008, presso l'aula magna della caserma «Orlando De Tomaso» di Roma, due delegati del Cocer, durante un incontro programmato con i frequentatori del 125o corso allievi carabinieri, avente come argomento di discussione l'istituto della Rappresentanza militare, avrebbero propagandato l'associazione Podgora descrivendone, tra le attività, anche quella di poter intervenire in favore dei propri iscritti già in occasione delle assegnazioni dello destinazioni di sede di servizio, al termine del corso;
almeno un centinaio di allievi del corso, lo stesso giorno della citata riunione, a seguito della propaganda fatta dai delegati CoCeR, avrebbero sottoscritto per quanto risulta agli interroganti l'atto di adesione all'Associazione Carabinieri in servizio Podgora, consegnatogli nel corso della riunione dagli stessi delegati della Rappresentanza militare, al fine di attivare le procedure amministrative per il pagamento delle quote associative tramite addebito sulle competenze mensili;
risulta ancora agli interroganti che gli allievi carabinieri iscrittisi all'associazione Podgora, ancor prima della comunicazione ufficiale delle sedi di servizio loro assegnate da parte dell'amministrazione di appartenenza, sarebbero stati informati della propria destinazione tramite un SMS con il seguente contenuto: «informazione dell'associazione Carabinieri in servizio Podgora, sei stato destinato in ...»;
a parere degli interroganti, i fatti narrati sembrano ricondurre le attività dell'associazione Podgora proprio nell'ambito di quella «possibile deriva sindacale» che, in data 3 agosto 2007, aveva determinato l'atto di revoca dell'assenso ministeriale nei confronti della preesistente associazione «Pastrengo»;
gli interroganti hanno avuto modo di evidenziare, con precedenti interrogazioni, i gravi comportamenti posti in essere da alcuni membri dei consigli della rappresentanza militare con particolare riguardo ai cosiddetti fogli di viaggio, al differente trattamento di missione riservato ai soli delegati della rappresentanza militare, alla mancata applicazione delle norme riferite alla incompatibilità a prestare servizio nella circoscrizione elettorale/comune dove sono stati candidati taluni delegati del Cocer, alla grave aggressione subita da un delegato del Cobar della Regione Lazio che ha comportato il rinvio a giudizio per il maresciallo Antonio Farina anch'esso delegato nel medesimo Cobar –:
se sussista ancora l'incompatibilità prevista dallo statuto dell'associazione, articolo 32, comma 2, a carico dell'appuntato scelto Giuseppe la Fortuna e quali gli immediati provvedimenti che il Ministro interrogato intenda adottare per ristabilire la corretta osservanza e applicazione dello statuto dell'associazione;
se corrisponda al vero quanto narrato in merito all'incontro avvenuto presso la caserma «Orlando De Tomaso» tra i delegati del Cocer e i frequentatori del 125o corso allievi carabinieri;
se non ritenga di dover intervenire, e in quali modi, nei confronti dei due delegati del Cocer per il comportamento tenuto durante l'incontro con gli allievi del 125o corso di cui in premessa;
quanti siano gli allievi frequentatori del 125o corso allievi carabinieri che essendosi iscritti all'associazione Podgora al termine del periodo di formazione hanno ottenuto la sede di servizio desiderata e se di tali fatti intenda informare la competente autorità giudiziaria;
quali siano le azioni per ricondurre le attività dei delegati del Cocer, Coir e Cobar dell'Arma dei carabinieri ad una più adeguata condotta improntata alla moralità, alla legalità e alla corretta osservanza delle norme e dei regolamenti militari. (5-07496)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa. — Per
sapere – premesso che:
con l'atto di sindacato ispettivo n. 4-05552 gli interroganti avevano chiesto chiarimenti in merito alla vicenda che ha visto l'avviso di un procedimento penale da parte della procura Repubblica presso il Tribunale militare di Roma nei confronti del maresciallo dell'Arma dei carabinieri Antonio Farina, delegato del consiglio di base della rappresentanza militare della legione carabinieri «Lazio»;
sulla rassegna stampa dello Stato maggiore della difesa di giovedì 9 febbraio 2012 è riportato un articolo pubblicato sul sito web «ForzeArmate.org» dal titolo «Carabiniere sindacalista condannato a 9 mesi, ma al Senato c’è chi gli vuole prorogare il mandato in scadenza», nel quale si legge che al citato militare è stata inflitta la pena di nove mesi di reclusione militare a conclusione del processo svoltosi presso il tribunale militare di Roma;
gli interroganti con altri atti di sindacato ispettivo rivolti al Ministro interrogato hanno evidenziato i casi riguardanti altri militari nei cui confronti sono stati adottati provvedimenti della sospensione dal servizio, ancorché fossero stati assolti perché «il fatto non sussiste» o perché «il fatto non costituisce reato», o prosciolti in fase d'indagine –:
quali immediate iniziative intenda adottare nei confronti del maresciallo Farina Antonio e se non ritenga doveroso assumere ogni iniziativa di competenza per sospenderlo dalle funzioni di delegato della rappresentanza militare. (5-07497)
con l'atto di sindacato ispettivo n. 4-05552 gli interroganti avevano chiesto chiarimenti in merito alla vicenda che ha visto l'avviso di un procedimento penale da parte della procura Repubblica presso il Tribunale militare di Roma nei confronti del maresciallo dell'Arma dei carabinieri Antonio Farina, delegato del consiglio di base della rappresentanza militare della legione carabinieri «Lazio»;
sulla rassegna stampa dello Stato maggiore della difesa di giovedì 9 febbraio 2012 è riportato un articolo pubblicato sul sito web «ForzeArmate.org» dal titolo «Carabiniere sindacalista condannato a 9 mesi, ma al Senato c’è chi gli vuole prorogare il mandato in scadenza», nel quale si legge che al citato militare è stata inflitta la pena di nove mesi di reclusione militare a conclusione del processo svoltosi presso il tribunale militare di Roma;
gli interroganti con altri atti di sindacato ispettivo rivolti al Ministro interrogato hanno evidenziato i casi riguardanti altri militari nei cui confronti sono stati adottati provvedimenti della sospensione dal servizio, ancorché fossero stati assolti perché «il fatto non sussiste» o perché «il fatto non costituisce reato», o prosciolti in fase d'indagine –:
quali immediate iniziative intenda adottare nei confronti del maresciallo Farina Antonio e se non ritenga doveroso assumere ogni iniziativa di competenza per sospenderlo dalle funzioni di delegato della rappresentanza militare. (5-07497)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa. — Per sapere –
premesso che:
il giorno 12 ottobre 2010 si è svolta, presso il tribunale militare di Roma, la prima udienza del processo contro il maresciallo dei carabinieri Antonio Farina, membro del consiglio di base della rappresentanza militare (Co.Ba.R.) della legione carabinieri Lazio, accusato di aver aggredito un inferiore di grado, membro del medesimo consiglio –:
se e quali immediati provvedimenti cautelativi si intendano adottare nei confronti del militare di cui in premessa, al fine di garantire il regolare svolgimento delle attività del citato consiglio e di salvaguardare il prestigio della Forza armata. (5-07498)
il giorno 12 ottobre 2010 si è svolta, presso il tribunale militare di Roma, la prima udienza del processo contro il maresciallo dei carabinieri Antonio Farina, membro del consiglio di base della rappresentanza militare (Co.Ba.R.) della legione carabinieri Lazio, accusato di aver aggredito un inferiore di grado, membro del medesimo consiglio –:
se e quali immediati provvedimenti cautelativi si intendano adottare nei confronti del militare di cui in premessa, al fine di garantire il regolare svolgimento delle attività del citato consiglio e di salvaguardare il prestigio della Forza armata. (5-07498)
MAURIZIO
TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa. — Per sapere –
premesso che:
con la nota prot. 1538/D-2 in data 14 novembre 2008 il Comando regione carabinieri Lazio (ora Legione carabinieri Lazio) ha trasmesso alla procura della Repubblica presso il tribunale militare di Roma, per le valutazioni di competenza una relazione di servizio redatta dall'appuntato «S» Rapuano Carmine Richard effettivo presso la centrale operativa della Compagnia carabinieri di Civitavecchia, attualmente delegato del Co.Ba.R. regione carabinieri Lazio a seguito dell'aggressione subita la mattina del giorno 12 novembre 2008, nella sala riunioni dell'organismo di rappresentanza (Co.Ba.R.) della Regione carabinieri Lazio, dal maresciallo dei Carabinieri Antonio Farina;
a seguito della lettura degli atti, in data 17 novembre 2008, il pubblico ministero disponeva l'iscrizione ex articolo 335 del codice di procedura penale a carico del maresciallo Farina, per il seguente reato: «reato continuato di ingiuria, minaccia e violenza ad inferiore (articoli 81, primo capoverso, codice penale; 195 e 196 codice penale militare di pace)»;
il 12 ottobre 2009, il medesimo pubblico ministero, ritenuto di dover considerare concluse le indagini, e di non poter richiedere l'emissione del decreto di archiviazione ex articoli 408-411 del codice di procedura penale ha dato avviso all'indagato, maresciallo Farina, sottoposto ad indagini per il reato continuato di ingiuria, minaccia e violenza ad inferiore (articoli 81, capoverso, codice penale; 195 e 196 codice penale militare di pace), perché con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, in data 12 novembre 2008, nella caserma sede della legione carabinieri «Lazio» in Roma, per cause attinenti al servizio ed alla disciplina militare, offendeva l'onore ed il decoro dell'inferiore di grado Appuntato Scelto carabiniere Rapuano Carmine e gli minacciava altresì un danno ingiusto, rivolgendogli in sua presenza espressioni assai sconvenienti ed offensive, e contestualmente gli usava violenza fisica, coprendogli la bocca con una mano, afferrandolo per il collo, scaraventandolo a terra dalla sedia sulla quale si trovava seduto e sbattendogli ripetutamente la nuca contro il pavimento, così da procurargli contusioni multiple giudicate guaribili in 5 giorni;
nella medesima data, letti gli atti del procedimento a carico del Farina, il pubblico ministero, sostituto procuratore della Repubblica, dottor Giovanni Barone, ha ritenuto di disporre l'acquisizione dei fogli di viaggio dei delegati del Cobar Lazio e l'iscrizione della notizia di reato a carico di «ignoti militari» per il reato di «falso in fogli di via e simili (articolo 220 codice penale militare di pace)»;
la vicenda oggetto delle indagini svolte dalla citata Procura, trae origine dalla segnalazione che l'appuntato «S» Rapuano, delegato del Consiglio di base della rappresentanza militare (Co.BaR. della Regione Carabinieri Lazio), ha rivolto ai vertici della legione Carabinieri Lazio sulle irregolarità riscontrate sui cosiddetti «fogli di viaggio» di alcuni delegati del medesimo organismo di rappresentanza;
tale fatto, inoltre, ha indotto altri colleghi del Rapuano ad assumere, nei confronti dello stesso, comportamenti assolutamente inaccettabili da parte un appartenente all'Arma dei carabinieri, e tali non sono cessati con la notizia delle indagini svolte dalla procura ma, al contrario, si sono inaspriti al punto da indurre il Rapuano a temere per la propria incolumità;
infatti, fin dal 12 novembre 2008, l'appuntato Rapuano è oggetto di continue minacce da parte dei suoi colleghi. Al momento queste minacce si sono limitate ai gesti o alle violenze verbali senza tuttavia concretizzarsi in atti con più gravi e imprevedibili conseguenze per la sua integrità fisica;
è un fatto notorio che l'aspetto economico che deriva dalla liquidazione del trattamento di missione di cui godono i delegati della rappresentanza militare, con l'introduzione del sistema cosiddetto forfettario ha assunto un rilievo primario fra gli interessi dei delegati medesimi tanto che, come si evince dagli atti delle indagini svolte dalla procura, i vertici del comando della regione carabinieri Lazio erano già da tempo informati degli illeciti che il Rapuano medesimo aveva segnalato – definiti dal responsabile del servizio amministrativo come «lievi incongruenze» nella nota prot. 182/5 IND del 27 luglio 2007 –, senza tuttavia provvedere alla loro repressione ma, invero, limitandosi a meri richiami delle disposizioni vigenti in materia di trattamento economico di missione;
la gravità dei fatti oggetto delle indagini svolte dalla procura militare presso il tribunale militare di Roma, e gli atti intimidatori rivolti all'appuntato «S» Rapuano, assumono una particolare connotazione di pericolo allorquando si considera che tali sono stati commossi da militari appartenenti all'Arma dei carabinieri durante il servizio e in luoghi ad esso adibiti, quindi, conseguentemente, con la piena disponibilità dell'uso dell'arma in dotazione;
nelle more degli esiti del procedimento penale a carico del maresciallo Farina, nonché dell'esito delle indagini volte ad accertare la regolarità dei fogli di viaggio dei delegati del Co.Ba.R. Lazio, è possibile che le azioni di minaccia ai danni dell'appuntato «S» Carmine Rapuano possano ripetersi e aggravarsi;
il comando della legione carabinieri Lazio non ha attivato alcuna procedura per garantire l'incolumità fisica dell'appuntato «S» Rapuano che, quindi, quotidianamente si trova costretto dai propri obblighi di servizio a convivere con il suo aggressore e con coloro che in più occasioni gli hanno rivolto pesanti minacce verbali –:
quali urgenti iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per ripristinare la serenità ed il rispetto delle norme dell'ambiente di lavoro dell'organismo della rappresentanza di base della legione carabinieri Lazio, così fortemente compromessi dalla permanenza all'interno del consiglio medesimo del maresciallo Antonio Farina, nonché degli altri delegati;
se si abbia notizia di quanti siano i militari membri dei consigli della rappresentanza militare attualmente sottoposti ad indagini da parte delle procure della Repubblica competenti, per quali reati e quali siano le azioni intraprese per non compromettere l'immagine della forza armata di appartenenza e la funzione svolta degli organismi della rappresentanza.
(5-07499)
con la nota prot. 1538/D-2 in data 14 novembre 2008 il Comando regione carabinieri Lazio (ora Legione carabinieri Lazio) ha trasmesso alla procura della Repubblica presso il tribunale militare di Roma, per le valutazioni di competenza una relazione di servizio redatta dall'appuntato «S» Rapuano Carmine Richard effettivo presso la centrale operativa della Compagnia carabinieri di Civitavecchia, attualmente delegato del Co.Ba.R. regione carabinieri Lazio a seguito dell'aggressione subita la mattina del giorno 12 novembre 2008, nella sala riunioni dell'organismo di rappresentanza (Co.Ba.R.) della Regione carabinieri Lazio, dal maresciallo dei Carabinieri Antonio Farina;
a seguito della lettura degli atti, in data 17 novembre 2008, il pubblico ministero disponeva l'iscrizione ex articolo 335 del codice di procedura penale a carico del maresciallo Farina, per il seguente reato: «reato continuato di ingiuria, minaccia e violenza ad inferiore (articoli 81, primo capoverso, codice penale; 195 e 196 codice penale militare di pace)»;
il 12 ottobre 2009, il medesimo pubblico ministero, ritenuto di dover considerare concluse le indagini, e di non poter richiedere l'emissione del decreto di archiviazione ex articoli 408-411 del codice di procedura penale ha dato avviso all'indagato, maresciallo Farina, sottoposto ad indagini per il reato continuato di ingiuria, minaccia e violenza ad inferiore (articoli 81, capoverso, codice penale; 195 e 196 codice penale militare di pace), perché con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, in data 12 novembre 2008, nella caserma sede della legione carabinieri «Lazio» in Roma, per cause attinenti al servizio ed alla disciplina militare, offendeva l'onore ed il decoro dell'inferiore di grado Appuntato Scelto carabiniere Rapuano Carmine e gli minacciava altresì un danno ingiusto, rivolgendogli in sua presenza espressioni assai sconvenienti ed offensive, e contestualmente gli usava violenza fisica, coprendogli la bocca con una mano, afferrandolo per il collo, scaraventandolo a terra dalla sedia sulla quale si trovava seduto e sbattendogli ripetutamente la nuca contro il pavimento, così da procurargli contusioni multiple giudicate guaribili in 5 giorni;
nella medesima data, letti gli atti del procedimento a carico del Farina, il pubblico ministero, sostituto procuratore della Repubblica, dottor Giovanni Barone, ha ritenuto di disporre l'acquisizione dei fogli di viaggio dei delegati del Cobar Lazio e l'iscrizione della notizia di reato a carico di «ignoti militari» per il reato di «falso in fogli di via e simili (articolo 220 codice penale militare di pace)»;
la vicenda oggetto delle indagini svolte dalla citata Procura, trae origine dalla segnalazione che l'appuntato «S» Rapuano, delegato del Consiglio di base della rappresentanza militare (Co.BaR. della Regione Carabinieri Lazio), ha rivolto ai vertici della legione Carabinieri Lazio sulle irregolarità riscontrate sui cosiddetti «fogli di viaggio» di alcuni delegati del medesimo organismo di rappresentanza;
tale fatto, inoltre, ha indotto altri colleghi del Rapuano ad assumere, nei confronti dello stesso, comportamenti assolutamente inaccettabili da parte un appartenente all'Arma dei carabinieri, e tali non sono cessati con la notizia delle indagini svolte dalla procura ma, al contrario, si sono inaspriti al punto da indurre il Rapuano a temere per la propria incolumità;
infatti, fin dal 12 novembre 2008, l'appuntato Rapuano è oggetto di continue minacce da parte dei suoi colleghi. Al momento queste minacce si sono limitate ai gesti o alle violenze verbali senza tuttavia concretizzarsi in atti con più gravi e imprevedibili conseguenze per la sua integrità fisica;
è un fatto notorio che l'aspetto economico che deriva dalla liquidazione del trattamento di missione di cui godono i delegati della rappresentanza militare, con l'introduzione del sistema cosiddetto forfettario ha assunto un rilievo primario fra gli interessi dei delegati medesimi tanto che, come si evince dagli atti delle indagini svolte dalla procura, i vertici del comando della regione carabinieri Lazio erano già da tempo informati degli illeciti che il Rapuano medesimo aveva segnalato – definiti dal responsabile del servizio amministrativo come «lievi incongruenze» nella nota prot. 182/5 IND del 27 luglio 2007 –, senza tuttavia provvedere alla loro repressione ma, invero, limitandosi a meri richiami delle disposizioni vigenti in materia di trattamento economico di missione;
la gravità dei fatti oggetto delle indagini svolte dalla procura militare presso il tribunale militare di Roma, e gli atti intimidatori rivolti all'appuntato «S» Rapuano, assumono una particolare connotazione di pericolo allorquando si considera che tali sono stati commossi da militari appartenenti all'Arma dei carabinieri durante il servizio e in luoghi ad esso adibiti, quindi, conseguentemente, con la piena disponibilità dell'uso dell'arma in dotazione;
nelle more degli esiti del procedimento penale a carico del maresciallo Farina, nonché dell'esito delle indagini volte ad accertare la regolarità dei fogli di viaggio dei delegati del Co.Ba.R. Lazio, è possibile che le azioni di minaccia ai danni dell'appuntato «S» Carmine Rapuano possano ripetersi e aggravarsi;
il comando della legione carabinieri Lazio non ha attivato alcuna procedura per garantire l'incolumità fisica dell'appuntato «S» Rapuano che, quindi, quotidianamente si trova costretto dai propri obblighi di servizio a convivere con il suo aggressore e con coloro che in più occasioni gli hanno rivolto pesanti minacce verbali –:
quali urgenti iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per ripristinare la serenità ed il rispetto delle norme dell'ambiente di lavoro dell'organismo della rappresentanza di base della legione carabinieri Lazio, così fortemente compromessi dalla permanenza all'interno del consiglio medesimo del maresciallo Antonio Farina, nonché degli altri delegati;
se si abbia notizia di quanti siano i militari membri dei consigli della rappresentanza militare attualmente sottoposti ad indagini da parte delle procure della Repubblica competenti, per quali reati e quali siano le azioni intraprese per non compromettere l'immagine della forza armata di appartenenza e la funzione svolta degli organismi della rappresentanza.
(5-07499)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa. — Per
sapere – premesso che:
il giorno 13 settembre 2011 un delegato del consiglio centrale della rappresentanza militare, sezione carabinieri, ha presentato una «Mozione intesa a richiamare il rispetto delle norme contenute nel Decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90 “Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, a norma dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246”»;
nell'atto in questione il delegato ha rappresentato che «anche in passato, ha già manifestato perplessità sull'atteggiamento del comitato di presidenza e, più precisamente, del Generale D. Raggetti nella sua qualità di Presidente del CoCeR/CC, in ordine ad alcune decisioni assunte per non garantire il pieno rispetto della normativa di riferimento laddove, in assenza di risposta a numerosissime delibere approvate dal COCER/CC, queste non vengono messe all'ODG in modo che l'assemblea possa deliberare di sottoporle al Ministro della difesa tramite il Presidente del COCER.[...] che la presente mozione/delibera sia trasmessa: al Sig. Capo di Stato Maggiore della difesa tramite il CoCeR Interforze affinché sia fatta, al più presto, chiarezza sulla corretta interpretazione della normativa vigente che regola il funzionamento della Rappresentanza militare sgomberando il campo, in merito alle motivazioni ed alla vicenda descritta nella mozione, dal possibile sospetto di ingerenza e/o condizionamento e/o limitazione dell'attività assembleare dei delegati di questo CoCeR/CC[...]»;
il giorno 4 ottobre 2011 nel corso dell'assemblea del Cocer dei carabinieri la mozione veniva votata e respinta con il solo voto favorevole del suo presentatore;
la citata mozione denuncia l'esistenza all'interno del Cocer dei carabinieri di quei gravi comportamenti che il Partito per la tutela dei diritti di militari e Forze di polizia segnala ormai da anni –:
quali immediate azioni il Ministro interrogato intenda promuovere a fronte delle circostanze denunce effettuate nella citata mozione per ripristinare la legalità e quali iniziative intenda assumere nei confronti delle autorità gerarchiche che all'interno degli organismi della rappresentanza citati nella mozione in premessa abbiano permesso, anche con comportamenti omissivi e commissivi che le condotte citate si realizzassero. (5-07500)
il giorno 13 settembre 2011 un delegato del consiglio centrale della rappresentanza militare, sezione carabinieri, ha presentato una «Mozione intesa a richiamare il rispetto delle norme contenute nel Decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90 “Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, a norma dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246”»;
nell'atto in questione il delegato ha rappresentato che «anche in passato, ha già manifestato perplessità sull'atteggiamento del comitato di presidenza e, più precisamente, del Generale D. Raggetti nella sua qualità di Presidente del CoCeR/CC, in ordine ad alcune decisioni assunte per non garantire il pieno rispetto della normativa di riferimento laddove, in assenza di risposta a numerosissime delibere approvate dal COCER/CC, queste non vengono messe all'ODG in modo che l'assemblea possa deliberare di sottoporle al Ministro della difesa tramite il Presidente del COCER.[...] che la presente mozione/delibera sia trasmessa: al Sig. Capo di Stato Maggiore della difesa tramite il CoCeR Interforze affinché sia fatta, al più presto, chiarezza sulla corretta interpretazione della normativa vigente che regola il funzionamento della Rappresentanza militare sgomberando il campo, in merito alle motivazioni ed alla vicenda descritta nella mozione, dal possibile sospetto di ingerenza e/o condizionamento e/o limitazione dell'attività assembleare dei delegati di questo CoCeR/CC[...]»;
il giorno 4 ottobre 2011 nel corso dell'assemblea del Cocer dei carabinieri la mozione veniva votata e respinta con il solo voto favorevole del suo presentatore;
la citata mozione denuncia l'esistenza all'interno del Cocer dei carabinieri di quei gravi comportamenti che il Partito per la tutela dei diritti di militari e Forze di polizia segnala ormai da anni –:
quali immediate azioni il Ministro interrogato intenda promuovere a fronte delle circostanze denunce effettuate nella citata mozione per ripristinare la legalità e quali iniziative intenda assumere nei confronti delle autorità gerarchiche che all'interno degli organismi della rappresentanza citati nella mozione in premessa abbiano permesso, anche con comportamenti omissivi e commissivi che le condotte citate si realizzassero. (5-07500)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
—Al Ministro della difesa. —Per
sapere – premesso che:
con l'atto di sindacato ispettivo 4-09662 l'interrogante ha chiesto di sapere «se nelle Forze armate e nell'Arma dei carabinieri vi siano militari trattenuti o richiamati in servizio, quali siano le ragioni poste a fondamento dell'atto di richiamo per ciascuno di essi e con quali mansioni siano effettivamente impiegati; se tra i richiamati e trattenuti in servizio vi siano militari che svolgono il ruolo di delegato della rappresentanza militare e, in tal caso, presso quale Consiglio centrale, intermedio o di base, e quali siano state le ragioni poste a fondamento dell'atto di richiamo o trattenimento in servizio per ciascuno di essi;»;
il Presidente del consiglio centrale della rappresentanza militare dell'Arma dei carabinieri è il generale Nicola Raggetti, attualmente in posizione di ausiliaria e richiamato in servizio dal a decorrere dal 13 ottobre 2010;
risulta all'interrogante che lo scorso 2 settembre 2011 il generale abbia ceduto il comando del raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche (Ra.C.I.S.);
l'avvicendamento al comando del raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche (Ra.C.I.S.) ha reso ad avviso degli interroganti ingiustificato l'eventuale e ulteriore trattenimento in servizio del generale Raggetti con conseguente aggravio di spese per il bilancio della Difesa;
da fonti di stampa si è potuto apprendere che nei confronti di alcuni membri dell'organismo della rappresentanza militare dell'Arma siano in corso indagini da parte delle competenti autorità giudiziarie e che, in particolare, un delegato del Cocer carabinieri sia decaduto dall'incarico perché sottoposto alla misura cautelare dell'obbligo di dimora –:
quale sia l'attuale posizione di servizio del militare in premessa e quali siano state le ragioni che ne abbiano consentito il richiamo in servizio e se queste permangano anche a seguito della cessazione dall'incarico di comando;
se il Ministro interrogato non ritenga di dover revocare l'atto con il quale è stato richiamato in servizio del generale Nicola Raggetti;
se risulti se il generale Raggetti essendo presidente del Cocer, sia coinvolto nelle indagini di cui in premessa e a quale titolo;
se non ravvisi la necessità è l'urgenza che l'autorità preposta nomini un nuovo presidente del Consiglio centrale della rappresentanza militare dell'Arma dei carabinieri. (5-07501)
con l'atto di sindacato ispettivo 4-09662 l'interrogante ha chiesto di sapere «se nelle Forze armate e nell'Arma dei carabinieri vi siano militari trattenuti o richiamati in servizio, quali siano le ragioni poste a fondamento dell'atto di richiamo per ciascuno di essi e con quali mansioni siano effettivamente impiegati; se tra i richiamati e trattenuti in servizio vi siano militari che svolgono il ruolo di delegato della rappresentanza militare e, in tal caso, presso quale Consiglio centrale, intermedio o di base, e quali siano state le ragioni poste a fondamento dell'atto di richiamo o trattenimento in servizio per ciascuno di essi;»;
il Presidente del consiglio centrale della rappresentanza militare dell'Arma dei carabinieri è il generale Nicola Raggetti, attualmente in posizione di ausiliaria e richiamato in servizio dal a decorrere dal 13 ottobre 2010;
risulta all'interrogante che lo scorso 2 settembre 2011 il generale abbia ceduto il comando del raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche (Ra.C.I.S.);
l'avvicendamento al comando del raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche (Ra.C.I.S.) ha reso ad avviso degli interroganti ingiustificato l'eventuale e ulteriore trattenimento in servizio del generale Raggetti con conseguente aggravio di spese per il bilancio della Difesa;
da fonti di stampa si è potuto apprendere che nei confronti di alcuni membri dell'organismo della rappresentanza militare dell'Arma siano in corso indagini da parte delle competenti autorità giudiziarie e che, in particolare, un delegato del Cocer carabinieri sia decaduto dall'incarico perché sottoposto alla misura cautelare dell'obbligo di dimora –:
quale sia l'attuale posizione di servizio del militare in premessa e quali siano state le ragioni che ne abbiano consentito il richiamo in servizio e se queste permangano anche a seguito della cessazione dall'incarico di comando;
se il Ministro interrogato non ritenga di dover revocare l'atto con il quale è stato richiamato in servizio del generale Nicola Raggetti;
se risulti se il generale Raggetti essendo presidente del Cocer, sia coinvolto nelle indagini di cui in premessa e a quale titolo;
se non ravvisi la necessità è l'urgenza che l'autorità preposta nomini un nuovo presidente del Consiglio centrale della rappresentanza militare dell'Arma dei carabinieri. (5-07501)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa, al Ministro
della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il Consiglio intermedio della rappresentanza militare del comando interregionale carabinieri Pastrengo, con il verbale n. 148/X della riunione del 27 giugno 2011, ha reso noto che «[...] È pervenuto – in duplice copia – al COIR un esposto anonimo di cui si da lettura integrale e che viene allegato al verbale per gli aspetti di competenza di codesto comando interregionale. [...]»;
nell'esposto si legge «[...] il sistema rappresentanza è diventato un affare per qualcuno, basta guardare i vari La Fortuna, Tarallo, Capuano e associati. Una vera e propria cricca che si muove in un “situazione, caratterizzata dall'utilizzazione spregiudicata di un sistema di relazioni professionali e personali che li ha portati a realizzare una rete di interessi intrecciati” non legittimi. [...]». Il documento prosegue citando fatti, e nomi di altre persone, la cui gravità richiederebbe un attento esame da parte delle autorità giudiziarie competenti;
i citati La Fortuna e Tarallo sono stati più volte oggetto degli atti di sindacato ispettivo rivolti al Ministro della difesa da parte degli interroganti –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza del documento «esposto» allegato al verbale in premessa e quali siano le immediate azioni che intenda intraprendere in merito;
se il Ministro della difesa non ritenga opportuno sospendere precauzionalmente dall'incarico di delegato del Cocer i militari i cui nominativi sono indicati nell'esposto citato in premessa. (5-07502)
il Consiglio intermedio della rappresentanza militare del comando interregionale carabinieri Pastrengo, con il verbale n. 148/X della riunione del 27 giugno 2011, ha reso noto che «[...] È pervenuto – in duplice copia – al COIR un esposto anonimo di cui si da lettura integrale e che viene allegato al verbale per gli aspetti di competenza di codesto comando interregionale. [...]»;
nell'esposto si legge «[...] il sistema rappresentanza è diventato un affare per qualcuno, basta guardare i vari La Fortuna, Tarallo, Capuano e associati. Una vera e propria cricca che si muove in un “situazione, caratterizzata dall'utilizzazione spregiudicata di un sistema di relazioni professionali e personali che li ha portati a realizzare una rete di interessi intrecciati” non legittimi. [...]». Il documento prosegue citando fatti, e nomi di altre persone, la cui gravità richiederebbe un attento esame da parte delle autorità giudiziarie competenti;
i citati La Fortuna e Tarallo sono stati più volte oggetto degli atti di sindacato ispettivo rivolti al Ministro della difesa da parte degli interroganti –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza del documento «esposto» allegato al verbale in premessa e quali siano le immediate azioni che intenda intraprendere in merito;
se il Ministro della difesa non ritenga opportuno sospendere precauzionalmente dall'incarico di delegato del Cocer i militari i cui nominativi sono indicati nell'esposto citato in premessa. (5-07502)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa. — Per
sapere – premesso che:
sul sito web della rivista «Libero Reporter, all'indirizzo www.liberoreporter.it/NUKE/news.asp ?id=6091 è pubblicato un articolo a firma di Ferdinando Pelliccia dal titolo «Delegato Co.Ce.R. Carabinieri indagato Procura Militare Napoli – Il militare è all'obbligo di dimora. La sua iscrizione nel registro degli indagati è stata fatta per i seguenti reati: Truffa e falso in fogli di viaggio»;
nell'articolo si legge «La Procura della Repubblica presso il tribunale militare di Napoli sta indagando sull'appuntato scelto dei Carabinieri, Emilio Taiani. Si tratta di un membro del Consiglio Centrale di Rappresentanza dell'Arma dei Carabinieri Co.Ce.R. Campania. Per i vantaggi e i benefit derivanti dalla funzione che si svolge, quella dei delegati delle rappresentanze militari potrebbe essere paragonata ad una vita da benestante. Questo soprattutto per l'aspetto economico che deriva dalla liquidazione del trattamento di missione di cui essi godono. Una liquidazione che è del tipo cosiddetto forfettario. Un sistema che prevede una diaria di 110 euro al giorno per vitto, alloggio, oltre le spese di viaggio. Spesso però, qualcuno non si accontenta ancora e approfitta dei suoi privilegi e compie anche degli abusi. Ma, come diceva Ovidio: “Omnia sunt hominum tenui pendentia filo... Tutte le cose umane pendono da un tenue filo”». Volendo ricordare con queste parole che non bisogna farsi troppe illusioni sulla sicurezza di cui si gode, perché essa potrebbe mutare facilmente da un momento all'altro e per un qualsiasi evento. E questo potrebbe essere stato il caso del delegato Co.Ce.R. Taiani. A seguito delle indagini condotte per oltre sei mesi dal titolare dell'inchiesta in corso, il Sostituto Procuratore Dottoressa Marina Mazzella su delega del Procuratore capo il dottore Lucio Molinari, in data 25 marzo 2011 è stato infatti, disposto nei suoi confronti del Taiani, il provvedimento restrittivo cautelare dell'obbligo di dimora. L'appuntato scelto dei carabinieri ha stabilito la sua dimora nella sua città d'origine, Nocera Superiore (SA). Il militare è stato anche sospeso dal servizio ed ha dovuto lasciare l'incarico che ricopriva presso il Comando Stazione Carabinieri di Pellezzano (SA). L'iscrizione nel registro degli indagati dell'appuntato scelto, è stata fatta per i seguenti reati: Truffa e falso in fogli di viaggio. Pecuniae omnia parent. Tutto obbedisce al denaro”, è l'espressione cara a Orazio con la quale voleva evidenziare la forza corruttrice del denaro è di cui, con molta probabilità, e caduto vittima il Taiani. Se il reato ascritto verrà accertato seguirà infatti, il suo rinvio a giudizio. Nel frattempo il 12 marzo scorso è stato notificato al Taiani il decreto ministeriale di nomina, per l'appuntato scelto CC Michele Fornicola che subentra come delegato COCER al suo posto. Il decreto reca la motivazione che quest'ultimo “ha perso i requisiti di legge”. Anche se a quanto risulta la misura cautelare adottata è stata ritenuta indispensabile dal magistrato al fine di evitare in particolare il proseguimento del reato di truffa da parte del delegato Co.Ce.R. dei CC. Segnale tangibile questo che il magistrato avrà certamente in mano elementi validi, che documentano in qualche modo le responsabilità dell'indagato. Dalle indagini tuttora in corso, che è bene ribadire sono di fatto un controllo sulla persona e non sull'organismo della rappresentanza, è emerso che l'appuntato scelto abbia abusato dei fogli di viaggio e che gli siano stati pertanto liquidate, impropriamente, somme di denaro per un importo di svariate migliaia di euro. La somma precisa è ancora oggetto di indagine, ma potrebbe superare i diecimila euro. Di fatto il Taiani, secondo quanto appurato finora dal magistrato, avrebbe percepito rimborsi non dovuti. Le indagini svolte dalla Procura della Repubblica presso il tribunale militare di Napoli traggono origine da segnalazioni di natura confidenziale, pervenute agli uffici della Procura militare. Indagini che interessano limitatamente e per ora, la sola annualità 2010. Dopo aver acquisito i fogli di viaggio del delegato del Co.Ce.R. Taiani, la Procura ha provveduto all'iscrizione della notizia di reato a carico dello stesso per i reati di truffa e falso in fogli di viaggio. Il magistrato ha potuto riscontrare che Emilio Taiani nel corso del 2010 ha compiuto abusi per quanto riguarda la durata delle missioni, i pernottamenti, le fatturazioni inerenti alle missioni stesse. In poche parole ha abusato dei benefit di cui godeva per la funzione di delegato Co.Ce.R. dei CC che ricopre fin al 2006. Arruolatosi nell'Arma a 19 anni Taiani ha prestato servizio presso i Comandi territoriali di Palermo, Civitavecchia, Allumiere, Striano. Tempo fa scriveva sul sito web del Co.Ce.R.: “Conosco bene quali sentimenti di passione animano noi carabinieri, la stima, la fiducia e le aspettative che i cittadini ripongono nella nostra Istituzione. La consapevolezza di tale alto prezzo mi ha portato ad impegnarmi direttamente nella Rappresentanza dei Carabinieri. Già rappresentante del Co.Ba.R. Campania del IXo Mandato, nell'attuale XoMandato sono stato indicato quale rappresentante del Co.Ce.R. Carabinieri. Gli obiettivi che mi sono posto nell'intraprendere questa entusiasmante esperienza erano molto ambiziosi, ben presto ho fatto i conti con le difficoltà che si incontrano nel raggiungerli, ma oggi con fiducia sono sicuro che la strada intrapresa è quella giusta, sebbene, non illudetevi, il percorso sarà molto lungo”. La notizia che giunge da Napoli riaccende, inconsapevolmente, una grande questione. Sono ormai alcuni anni che il deputato radicale Maurizio Turco, cofondatore del Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm), e il Segretario del Pdm, Luca Marco Comellini stanno conducendo, in una sorta di lotta contro i mulini a vento; una campagna contro gli abusi delle rappresentanze militari. Una battaglia condotta mediante numerose interrogazioni parlamentari e interventi orali. Alcune di queste relative proprio a presunti illeciti riguardanti fogli di viaggio di alcuni delegati. Interrogazioni, di cui il primo firmatario è Maurizio Turco, e a seguire poi le firme di Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci e Elisabetta Zamparutti e a cui il destinatario, il Ministro della difesa, Ignazio La Russa, non ha mai dato risposta. La vicenda oggetto delle indagini svolte dalla Procura della Repubblica presso il tribunale militare di Napoli in questo momento assume una particolare connotazione sia per la gravità dei fatti oggetto delle indagini, in quanto essi sono stati commessi da un militare appartenente all'Arma dei Carabinieri nonché membro di un consiglio centrale della rappresentanza militare, sia per il fatto che questi abusi sono oggetto dell'attenzione e denuncia, da anni ormai, dell'On. Turco e di Comellini. Denuncia a cui finora nessuno aveva mai prestato attenzione. Ora però, si spera in una svolta visto che i fatti sembrano dare ragione al parlamentare radicale e al Pdm. Le indagini in corso da parte della Procura militare di Napoli di fatto si affiancano se non intrecciano con l'inchiesta in corso dal 2009 da parte della Procura militare di Roma. Da tutto ciò si evince infatti, che siano in corso gravi comportamenti da parte di un membro di uno dei consigli della rappresentanza militare con particolare riguardo ai cosiddetti fogli di viaggio. Fatto questo che indurrebbe a dubitare dell'estraneità di altri militari membri dei consigli della rappresentanza militare a questo tipo di abuso. Ferdinando Pelliccia» –:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti in premessa, a quanto ammonti il totale delle liquidazioni dei fogli di viaggio effettuate nei confronti del Taiani nel corso del X mandato della rappresentanza militare;
quali siano stati agli immediati provvedimenti assunti nei confronti di Taiani e quali quelli assunti nei confronti di coloro che hanno omesso di vigilare sulla correttezza degli atti e delle liquidazioni effettuate;
alla luce delle numerose segnalazioni contenute nelle interrogazioni sulle attività dei delegati Cocer e sui costi della rappresentanza militare presentate a firma degli interroganti quali immediate azioni intenda avviare per verificare se il caso in premessa non rappresenti invece una deprecabile e più generalizzata abitudine;
se non ritenga doveroso impartire le opportune disposizioni affinché ai delegati della rappresentanza militare, con particolare riguardo a quelli facenti parte dei Consigli centrali (Cocer), sia riservato il solo trattamento di missione di aggregazione per vitto e alloggio al fine di evitare che altri possano compiere reati ai danni dell'amministrazione militare;
se non ritenga doveroso impartire disposizioni volte ad un maggiore controllo delle effettive presenze dei delegati dei predetti consigli della rappresentanza militare durante le attività di missione/convocazioni e comunque durante l'orario di servizio previsto dai rispettivi ordinamenti. (5-07503)
sul sito web della rivista «Libero Reporter, all'indirizzo www.liberoreporter.it/NUKE/news.asp ?id=6091 è pubblicato un articolo a firma di Ferdinando Pelliccia dal titolo «Delegato Co.Ce.R. Carabinieri indagato Procura Militare Napoli – Il militare è all'obbligo di dimora. La sua iscrizione nel registro degli indagati è stata fatta per i seguenti reati: Truffa e falso in fogli di viaggio»;
nell'articolo si legge «La Procura della Repubblica presso il tribunale militare di Napoli sta indagando sull'appuntato scelto dei Carabinieri, Emilio Taiani. Si tratta di un membro del Consiglio Centrale di Rappresentanza dell'Arma dei Carabinieri Co.Ce.R. Campania. Per i vantaggi e i benefit derivanti dalla funzione che si svolge, quella dei delegati delle rappresentanze militari potrebbe essere paragonata ad una vita da benestante. Questo soprattutto per l'aspetto economico che deriva dalla liquidazione del trattamento di missione di cui essi godono. Una liquidazione che è del tipo cosiddetto forfettario. Un sistema che prevede una diaria di 110 euro al giorno per vitto, alloggio, oltre le spese di viaggio. Spesso però, qualcuno non si accontenta ancora e approfitta dei suoi privilegi e compie anche degli abusi. Ma, come diceva Ovidio: “Omnia sunt hominum tenui pendentia filo... Tutte le cose umane pendono da un tenue filo”». Volendo ricordare con queste parole che non bisogna farsi troppe illusioni sulla sicurezza di cui si gode, perché essa potrebbe mutare facilmente da un momento all'altro e per un qualsiasi evento. E questo potrebbe essere stato il caso del delegato Co.Ce.R. Taiani. A seguito delle indagini condotte per oltre sei mesi dal titolare dell'inchiesta in corso, il Sostituto Procuratore Dottoressa Marina Mazzella su delega del Procuratore capo il dottore Lucio Molinari, in data 25 marzo 2011 è stato infatti, disposto nei suoi confronti del Taiani, il provvedimento restrittivo cautelare dell'obbligo di dimora. L'appuntato scelto dei carabinieri ha stabilito la sua dimora nella sua città d'origine, Nocera Superiore (SA). Il militare è stato anche sospeso dal servizio ed ha dovuto lasciare l'incarico che ricopriva presso il Comando Stazione Carabinieri di Pellezzano (SA). L'iscrizione nel registro degli indagati dell'appuntato scelto, è stata fatta per i seguenti reati: Truffa e falso in fogli di viaggio. Pecuniae omnia parent. Tutto obbedisce al denaro”, è l'espressione cara a Orazio con la quale voleva evidenziare la forza corruttrice del denaro è di cui, con molta probabilità, e caduto vittima il Taiani. Se il reato ascritto verrà accertato seguirà infatti, il suo rinvio a giudizio. Nel frattempo il 12 marzo scorso è stato notificato al Taiani il decreto ministeriale di nomina, per l'appuntato scelto CC Michele Fornicola che subentra come delegato COCER al suo posto. Il decreto reca la motivazione che quest'ultimo “ha perso i requisiti di legge”. Anche se a quanto risulta la misura cautelare adottata è stata ritenuta indispensabile dal magistrato al fine di evitare in particolare il proseguimento del reato di truffa da parte del delegato Co.Ce.R. dei CC. Segnale tangibile questo che il magistrato avrà certamente in mano elementi validi, che documentano in qualche modo le responsabilità dell'indagato. Dalle indagini tuttora in corso, che è bene ribadire sono di fatto un controllo sulla persona e non sull'organismo della rappresentanza, è emerso che l'appuntato scelto abbia abusato dei fogli di viaggio e che gli siano stati pertanto liquidate, impropriamente, somme di denaro per un importo di svariate migliaia di euro. La somma precisa è ancora oggetto di indagine, ma potrebbe superare i diecimila euro. Di fatto il Taiani, secondo quanto appurato finora dal magistrato, avrebbe percepito rimborsi non dovuti. Le indagini svolte dalla Procura della Repubblica presso il tribunale militare di Napoli traggono origine da segnalazioni di natura confidenziale, pervenute agli uffici della Procura militare. Indagini che interessano limitatamente e per ora, la sola annualità 2010. Dopo aver acquisito i fogli di viaggio del delegato del Co.Ce.R. Taiani, la Procura ha provveduto all'iscrizione della notizia di reato a carico dello stesso per i reati di truffa e falso in fogli di viaggio. Il magistrato ha potuto riscontrare che Emilio Taiani nel corso del 2010 ha compiuto abusi per quanto riguarda la durata delle missioni, i pernottamenti, le fatturazioni inerenti alle missioni stesse. In poche parole ha abusato dei benefit di cui godeva per la funzione di delegato Co.Ce.R. dei CC che ricopre fin al 2006. Arruolatosi nell'Arma a 19 anni Taiani ha prestato servizio presso i Comandi territoriali di Palermo, Civitavecchia, Allumiere, Striano. Tempo fa scriveva sul sito web del Co.Ce.R.: “Conosco bene quali sentimenti di passione animano noi carabinieri, la stima, la fiducia e le aspettative che i cittadini ripongono nella nostra Istituzione. La consapevolezza di tale alto prezzo mi ha portato ad impegnarmi direttamente nella Rappresentanza dei Carabinieri. Già rappresentante del Co.Ba.R. Campania del IXo Mandato, nell'attuale XoMandato sono stato indicato quale rappresentante del Co.Ce.R. Carabinieri. Gli obiettivi che mi sono posto nell'intraprendere questa entusiasmante esperienza erano molto ambiziosi, ben presto ho fatto i conti con le difficoltà che si incontrano nel raggiungerli, ma oggi con fiducia sono sicuro che la strada intrapresa è quella giusta, sebbene, non illudetevi, il percorso sarà molto lungo”. La notizia che giunge da Napoli riaccende, inconsapevolmente, una grande questione. Sono ormai alcuni anni che il deputato radicale Maurizio Turco, cofondatore del Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm), e il Segretario del Pdm, Luca Marco Comellini stanno conducendo, in una sorta di lotta contro i mulini a vento; una campagna contro gli abusi delle rappresentanze militari. Una battaglia condotta mediante numerose interrogazioni parlamentari e interventi orali. Alcune di queste relative proprio a presunti illeciti riguardanti fogli di viaggio di alcuni delegati. Interrogazioni, di cui il primo firmatario è Maurizio Turco, e a seguire poi le firme di Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci e Elisabetta Zamparutti e a cui il destinatario, il Ministro della difesa, Ignazio La Russa, non ha mai dato risposta. La vicenda oggetto delle indagini svolte dalla Procura della Repubblica presso il tribunale militare di Napoli in questo momento assume una particolare connotazione sia per la gravità dei fatti oggetto delle indagini, in quanto essi sono stati commessi da un militare appartenente all'Arma dei Carabinieri nonché membro di un consiglio centrale della rappresentanza militare, sia per il fatto che questi abusi sono oggetto dell'attenzione e denuncia, da anni ormai, dell'On. Turco e di Comellini. Denuncia a cui finora nessuno aveva mai prestato attenzione. Ora però, si spera in una svolta visto che i fatti sembrano dare ragione al parlamentare radicale e al Pdm. Le indagini in corso da parte della Procura militare di Napoli di fatto si affiancano se non intrecciano con l'inchiesta in corso dal 2009 da parte della Procura militare di Roma. Da tutto ciò si evince infatti, che siano in corso gravi comportamenti da parte di un membro di uno dei consigli della rappresentanza militare con particolare riguardo ai cosiddetti fogli di viaggio. Fatto questo che indurrebbe a dubitare dell'estraneità di altri militari membri dei consigli della rappresentanza militare a questo tipo di abuso. Ferdinando Pelliccia» –:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti in premessa, a quanto ammonti il totale delle liquidazioni dei fogli di viaggio effettuate nei confronti del Taiani nel corso del X mandato della rappresentanza militare;
quali siano stati agli immediati provvedimenti assunti nei confronti di Taiani e quali quelli assunti nei confronti di coloro che hanno omesso di vigilare sulla correttezza degli atti e delle liquidazioni effettuate;
alla luce delle numerose segnalazioni contenute nelle interrogazioni sulle attività dei delegati Cocer e sui costi della rappresentanza militare presentate a firma degli interroganti quali immediate azioni intenda avviare per verificare se il caso in premessa non rappresenti invece una deprecabile e più generalizzata abitudine;
se non ritenga doveroso impartire le opportune disposizioni affinché ai delegati della rappresentanza militare, con particolare riguardo a quelli facenti parte dei Consigli centrali (Cocer), sia riservato il solo trattamento di missione di aggregazione per vitto e alloggio al fine di evitare che altri possano compiere reati ai danni dell'amministrazione militare;
se non ritenga doveroso impartire disposizioni volte ad un maggiore controllo delle effettive presenze dei delegati dei predetti consigli della rappresentanza militare durante le attività di missione/convocazioni e comunque durante l'orario di servizio previsto dai rispettivi ordinamenti. (5-07503)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa. —Per
sapere – premesso che:
è visibile all'indirizzo web http://www. lavocedelcobar.it/delegati%20e%20politica.htm una pagina contenente un articolo dal titolo «DELEGATI E POLITICA» il cui contenuto è il seguente: «Negli ultimi anni, il binomio Delegati e Politica si è fatto sempre più forte. Il rapporto nasce dall'esigenza di avere un contatto diretto con la Politica del nostro paese, per far si che, nelle sedi Istituzionali, siano sempre rappresentate le esigenze dei militari appartenenti alla Benemerita. Il Cobar Lazio X Mandato, annovera tra le proprie file ben quattro delegati eletti nei consigli Comunali di: Comune di Roma Cons. onorevole La Fortuna Giuseppe. Comune di Colleferro Presidente del Consiglio Comm.le Paniccia Remo. Comune di Formia Cons. De Meo Pietro. Comune di Viterbo Cons. Galati Vittorio. Di fianco proponiamo i link personalizzati dei Delegati per darvi l'opportunità di poter raggiungere facilmente coloro che ai giorni nostri, si propongono quale classe politica del futuro a stretto braccio con la Rappresentanza Militare. A loro vanno i migliori auguri per un impegno sociale che sia ricco di soddisfazioni e che porti a noi militari tutte quelle migliorie da sempre agognate. Articolo a cura di Maurizio Noli»;
i citati consiglieri comunali sono tutti militari in servizio permanente, nonché membri del consiglio di base della Rappresentanza militare della Legione carabinieri Lazio;
con l'interrogazione a risposta scritta (atto Camera n. 4-05552), gli interroganti hanno avuto modo di evidenziare l'esistenza di indagini sulla regolarità dei fogli di viaggio dei delegati del Cobar Lazio, da parte della competente procura militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma;
sempre nella medesima pagina vi sono dei link che rimandano il visitatore ai siti personali dei citati consiglieri comunali, tutti esponenti del partito del Popolo delle Libertà;
appare evidente che detti consiglieri comunali utilizzino il consiglio di base della Rappresentanza militare della Legione carabinieri Lazio per propagandare il partito di appartenenza (Popolo delle Libertà) all'interno della compagine militare alla quale essi stessi appartengono. Tale comportamento, in quanto svolto da esponenti della stessa parte politica del Ministro interrogato, sembra essere stato ignorato, a differenza di quanto avvenuto in altri casi in cui, invece, l'amministrazione militare ha reagito con estrema rapidità e determinazione, ad avviso degli interroganti anche oltre i limiti delle proprie competenze e con modalità che appaiono agli interroganti di dubbia conformità con le normative vigenti –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza del sito web e del contenuto dell'articolo di cui in premessa;
quanti siano i militari in servizio permanente effettivo che attualmente sono destinatari di provvedimenti disciplinari o di trasferimento a causa della loro attività politica, quali siano i motivi e quali le determinazioni adottate;
se, nei confronti dei militari citati in premessa, siano stati avviati procedimenti disciplinari di corpo o di Stato, ovvero di trasferimento ad altra sede di servizio, ovvero indagini da parte della competente procura, per quale mancanza disciplinare o ipotesi di reato;
se, nei giorni di assenza dal servizio di ogni singolo militare citato in premessa, per assolvere agli impegni istituzionali connessi all'incarico di consigliere comunale, gli stessi abbiano richiesto ovvero abbiano ottenuto il rilascio di fogli di viaggio per recarsi in missione presso i comandi dove hanno sede i rispettivi consigli della rappresentanza militare, se detti fogli di viaggio siano stati liquidati e per quale importo, e quali azioni si intendano intraprendere per recuperare le somme eventualmente non dovute;
se non ritenga opportuno sollevare i predetti militari dai rispettivi incarichi svolti in seno ai consigli della rappresentanza militare, al fine di evitare che i medesimi possano utilizzare lo strumento militare per fini personali o per scopi diversi da quelli che la legge dispone.
(5-07504)
è visibile all'indirizzo web http://www. lavocedelcobar.it/delegati%20e%20politica.htm una pagina contenente un articolo dal titolo «DELEGATI E POLITICA» il cui contenuto è il seguente: «Negli ultimi anni, il binomio Delegati e Politica si è fatto sempre più forte. Il rapporto nasce dall'esigenza di avere un contatto diretto con la Politica del nostro paese, per far si che, nelle sedi Istituzionali, siano sempre rappresentate le esigenze dei militari appartenenti alla Benemerita. Il Cobar Lazio X Mandato, annovera tra le proprie file ben quattro delegati eletti nei consigli Comunali di: Comune di Roma Cons. onorevole La Fortuna Giuseppe. Comune di Colleferro Presidente del Consiglio Comm.le Paniccia Remo. Comune di Formia Cons. De Meo Pietro. Comune di Viterbo Cons. Galati Vittorio. Di fianco proponiamo i link personalizzati dei Delegati per darvi l'opportunità di poter raggiungere facilmente coloro che ai giorni nostri, si propongono quale classe politica del futuro a stretto braccio con la Rappresentanza Militare. A loro vanno i migliori auguri per un impegno sociale che sia ricco di soddisfazioni e che porti a noi militari tutte quelle migliorie da sempre agognate. Articolo a cura di Maurizio Noli»;
i citati consiglieri comunali sono tutti militari in servizio permanente, nonché membri del consiglio di base della Rappresentanza militare della Legione carabinieri Lazio;
con l'interrogazione a risposta scritta (atto Camera n. 4-05552), gli interroganti hanno avuto modo di evidenziare l'esistenza di indagini sulla regolarità dei fogli di viaggio dei delegati del Cobar Lazio, da parte della competente procura militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma;
sempre nella medesima pagina vi sono dei link che rimandano il visitatore ai siti personali dei citati consiglieri comunali, tutti esponenti del partito del Popolo delle Libertà;
appare evidente che detti consiglieri comunali utilizzino il consiglio di base della Rappresentanza militare della Legione carabinieri Lazio per propagandare il partito di appartenenza (Popolo delle Libertà) all'interno della compagine militare alla quale essi stessi appartengono. Tale comportamento, in quanto svolto da esponenti della stessa parte politica del Ministro interrogato, sembra essere stato ignorato, a differenza di quanto avvenuto in altri casi in cui, invece, l'amministrazione militare ha reagito con estrema rapidità e determinazione, ad avviso degli interroganti anche oltre i limiti delle proprie competenze e con modalità che appaiono agli interroganti di dubbia conformità con le normative vigenti –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza del sito web e del contenuto dell'articolo di cui in premessa;
quanti siano i militari in servizio permanente effettivo che attualmente sono destinatari di provvedimenti disciplinari o di trasferimento a causa della loro attività politica, quali siano i motivi e quali le determinazioni adottate;
se, nei confronti dei militari citati in premessa, siano stati avviati procedimenti disciplinari di corpo o di Stato, ovvero di trasferimento ad altra sede di servizio, ovvero indagini da parte della competente procura, per quale mancanza disciplinare o ipotesi di reato;
se, nei giorni di assenza dal servizio di ogni singolo militare citato in premessa, per assolvere agli impegni istituzionali connessi all'incarico di consigliere comunale, gli stessi abbiano richiesto ovvero abbiano ottenuto il rilascio di fogli di viaggio per recarsi in missione presso i comandi dove hanno sede i rispettivi consigli della rappresentanza militare, se detti fogli di viaggio siano stati liquidati e per quale importo, e quali azioni si intendano intraprendere per recuperare le somme eventualmente non dovute;
se non ritenga opportuno sollevare i predetti militari dai rispettivi incarichi svolti in seno ai consigli della rappresentanza militare, al fine di evitare che i medesimi possano utilizzare lo strumento militare per fini personali o per scopi diversi da quelli che la legge dispone.
(5-07504)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa. — Per sapere –
premesso che:
il Ministro interrogato nel rispondere all'atto di sindacato ispettivo n. 4-03584 con la nota prot. n. 5/NIP/15019/14.1.6(10) del 30 marzo 2010 ha affermato che il competente Comando Legione Carabinieri Lazio ha diramato la circolare n. 182/5 IND del 27 luglio 2007 con lo scopo di evidenziare che in sede di verifica e controllo delle contabilità relative alla liquidazione dei certificati di viaggio «...sono emerse ... incongruenze formali risolvibili in via amministrativa...» e ricondurre l'attività alla piena aderenza rispetto alla normativa vigente;
il Ministro nel fornire risposta all'interrogazione citata ha puntualizzato che «Lo stesso Comando Generale ha precisato, altresì, che non risulta essere stata posta in essere alcuna spesa in difformità alle disposizioni amministrative in materia di trattamento economico di missione.»;
con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-05552 gli interroganti hanno evidenziato che già in data 12 ottobre 2009 «il pubblico ministero, sostituto procuratore della Repubblica, dottor Giovanni Barone, ha ritenuto di disporre l'acquisizione dei fogli di viaggio dei delegati del Cobar Lazio e l'iscrizione della notizia di reato a carico di «ignoti militari» per il reato di «falso in fogli di via e simili (articolo 220 codice penale militare di pace)»;
con la richiamata nota del 27 luglio 2007, il Comando Regione Carabinieri Lazio ha evidenziato che «... il messaggio che dispone il servizio, spesso, è di carattere generico e non specifica il nominativo dell'interessato, il luogo di missione e la data e l'ora di partenza; si è riscontrato che nella medesima data vengono rilasciati dai Comandi di appartenenza certificati di viaggio per più giorni della medesima settimana ovvero per più giorni di settimane successive; a fronte della norma generale (Legge 26 luglio 1978 n. 417, articolo 4) che sancisce l'obbligo del rientro in sede per le località raggiungibili entro 90 minuti (all. 1), si è rilevata la frequente autorizzazione a permanere a Roma del personale comandato in servizio anche da località vicine alla capitale, con conseguente diritto al trattamento di missione con il regime forfettario o normale, così determinando un notevole aggravio economico; la richiesta di fatture e pasti non fruiti per inderogabili esigenze di servizio quando il personale si reca presso strutture militari provviste di mensa (Comando generale - Comando Interregionale - Comando Regione - Comandi Provinciali); la presentazione di fatture di esercizi di ristorazione sprovvisti dei prescritti requisiti (Cognome e Nome, Codice Fiscale del militare).»;
la circolare citata evidenzia chiaramente la rilevazione da parte del Comando legionale di una serie, non trascurabile, di irregolarità amministrative che, ad avviso degli interroganti, potrebbero avere anche un rilievo penale, poste in essere dal personale, comandato in missione;
è opinione degli interroganti che il Comando generale dell'Arma dei carabinieri, nel fornire gli elementi di risposta al Ministro interrogato, non abbia adeguatamente preso in considerazione l'esistenza di quei gravi rilievi chiaramente emersi in sede di verifica e dettagliatamente riportati nella citata circolare;
è evidente, secondo gli interroganti, che vi siano seri problemi di comunicazione del Comando generale dell'Arma dei carabinieri con gli uffici del Ministro. Infatti, gli interroganti non riescono a comprendere come, alla luce dell'esistenza di indagini da parte della procura militare della Repubblica di Roma, inerenti ai fogli di viaggio rilasciati a delegati della rappresentanza militare, il Ministro interrogato abbia potuto rispondere negando l'esistenza dei presunti illeciti oggetto di dette indagini, ed abbia inoltre sempre ad avviso degli interroganti disatteso le domande che, con la medesima interrogazione, gli sono state rivolte, inducendo l'impressione di «proteggere» i delegati della rappresentanza militare, in particolare quelli appartenenti all'Arma dei carabinieri, che come è noto sono stati spesso oggetto di numerosi atti di sindacato ispettivo –:
quanti siano i delegati della rappresentanza militare che risultano iscritti nel registro degli indagati presso le procure militari della Repubblica e per quali ipotesi di reato;
quanti delegati della rappresentanza militare fruiscano di trattamento economico di missione in regime forfettario e quanti di aggregazione per vitto e alloggio presso strutture o enti dell'Amministrazione militare;
quanti siano i delegati della rappresentanza militare che prestando servizio in sedi, reparti o enti delle Forze armate, ovvero che abbiano dichiarato di partire dalla dimora abituale, distanti non più di novanta minuti di viaggio dalla località della missione, hanno usufruito del regime di missione forfettario;
a quanto ammonti il pregiudizio economico derivante dalle irregolarità amministrative e contabili rilevate dal Comando Legione Carabinieri Lazio, che, ove accertato, costituirebbe danno erariale;
se il Ministro interrogato abbia disposto azioni volte al recupero delle maggiori somme liquidate e non dovute a titolo di indennità di missione e rimborsi di fatture o ricevute fiscali al personale titolare dei certificati di viaggio;
se abbia provveduto a segnalare i nominativi di coloro che si sono resi responsabili dei fatti accertati dal Comando Regione Carabinieri Lazio alle autorità giudiziarie competenti;
se il Ministro interrogato sia intenzionato a fare immediata chiarezza sulla vicenda, spiegando dettagliatamente i motivi che ad avviso degli interroganti lo hanno indotto in errore nel formulare la risposta all'interrogazione n. 4-03584;
se il Ministro, ove emergano gli elementi esposti in premessa, non ritenga opportuno adottare adeguati provvedimenti, che includano eventualmente la rimozione immediata dall'incarico nei confronti del comandante generale dell'Arma dei carabinieri;
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, nell'ottica di una razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica, disporre immediatamente nei confronti del personale militare la cessazione della concessione del trattamento economico dimissione con il regime forfettario e nel contempo ordinarne l'aggregazione presso le strutture e gli enti militari di cui dispone il Ministero della difesa sul territorio nazionale. (5-07505)
il Ministro interrogato nel rispondere all'atto di sindacato ispettivo n. 4-03584 con la nota prot. n. 5/NIP/15019/14.1.6(10) del 30 marzo 2010 ha affermato che il competente Comando Legione Carabinieri Lazio ha diramato la circolare n. 182/5 IND del 27 luglio 2007 con lo scopo di evidenziare che in sede di verifica e controllo delle contabilità relative alla liquidazione dei certificati di viaggio «...sono emerse ... incongruenze formali risolvibili in via amministrativa...» e ricondurre l'attività alla piena aderenza rispetto alla normativa vigente;
il Ministro nel fornire risposta all'interrogazione citata ha puntualizzato che «Lo stesso Comando Generale ha precisato, altresì, che non risulta essere stata posta in essere alcuna spesa in difformità alle disposizioni amministrative in materia di trattamento economico di missione.»;
con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-05552 gli interroganti hanno evidenziato che già in data 12 ottobre 2009 «il pubblico ministero, sostituto procuratore della Repubblica, dottor Giovanni Barone, ha ritenuto di disporre l'acquisizione dei fogli di viaggio dei delegati del Cobar Lazio e l'iscrizione della notizia di reato a carico di «ignoti militari» per il reato di «falso in fogli di via e simili (articolo 220 codice penale militare di pace)»;
con la richiamata nota del 27 luglio 2007, il Comando Regione Carabinieri Lazio ha evidenziato che «... il messaggio che dispone il servizio, spesso, è di carattere generico e non specifica il nominativo dell'interessato, il luogo di missione e la data e l'ora di partenza; si è riscontrato che nella medesima data vengono rilasciati dai Comandi di appartenenza certificati di viaggio per più giorni della medesima settimana ovvero per più giorni di settimane successive; a fronte della norma generale (Legge 26 luglio 1978 n. 417, articolo 4) che sancisce l'obbligo del rientro in sede per le località raggiungibili entro 90 minuti (all. 1), si è rilevata la frequente autorizzazione a permanere a Roma del personale comandato in servizio anche da località vicine alla capitale, con conseguente diritto al trattamento di missione con il regime forfettario o normale, così determinando un notevole aggravio economico; la richiesta di fatture e pasti non fruiti per inderogabili esigenze di servizio quando il personale si reca presso strutture militari provviste di mensa (Comando generale - Comando Interregionale - Comando Regione - Comandi Provinciali); la presentazione di fatture di esercizi di ristorazione sprovvisti dei prescritti requisiti (Cognome e Nome, Codice Fiscale del militare).»;
la circolare citata evidenzia chiaramente la rilevazione da parte del Comando legionale di una serie, non trascurabile, di irregolarità amministrative che, ad avviso degli interroganti, potrebbero avere anche un rilievo penale, poste in essere dal personale, comandato in missione;
è opinione degli interroganti che il Comando generale dell'Arma dei carabinieri, nel fornire gli elementi di risposta al Ministro interrogato, non abbia adeguatamente preso in considerazione l'esistenza di quei gravi rilievi chiaramente emersi in sede di verifica e dettagliatamente riportati nella citata circolare;
è evidente, secondo gli interroganti, che vi siano seri problemi di comunicazione del Comando generale dell'Arma dei carabinieri con gli uffici del Ministro. Infatti, gli interroganti non riescono a comprendere come, alla luce dell'esistenza di indagini da parte della procura militare della Repubblica di Roma, inerenti ai fogli di viaggio rilasciati a delegati della rappresentanza militare, il Ministro interrogato abbia potuto rispondere negando l'esistenza dei presunti illeciti oggetto di dette indagini, ed abbia inoltre sempre ad avviso degli interroganti disatteso le domande che, con la medesima interrogazione, gli sono state rivolte, inducendo l'impressione di «proteggere» i delegati della rappresentanza militare, in particolare quelli appartenenti all'Arma dei carabinieri, che come è noto sono stati spesso oggetto di numerosi atti di sindacato ispettivo –:
quanti siano i delegati della rappresentanza militare che risultano iscritti nel registro degli indagati presso le procure militari della Repubblica e per quali ipotesi di reato;
quanti delegati della rappresentanza militare fruiscano di trattamento economico di missione in regime forfettario e quanti di aggregazione per vitto e alloggio presso strutture o enti dell'Amministrazione militare;
quanti siano i delegati della rappresentanza militare che prestando servizio in sedi, reparti o enti delle Forze armate, ovvero che abbiano dichiarato di partire dalla dimora abituale, distanti non più di novanta minuti di viaggio dalla località della missione, hanno usufruito del regime di missione forfettario;
a quanto ammonti il pregiudizio economico derivante dalle irregolarità amministrative e contabili rilevate dal Comando Legione Carabinieri Lazio, che, ove accertato, costituirebbe danno erariale;
se il Ministro interrogato abbia disposto azioni volte al recupero delle maggiori somme liquidate e non dovute a titolo di indennità di missione e rimborsi di fatture o ricevute fiscali al personale titolare dei certificati di viaggio;
se abbia provveduto a segnalare i nominativi di coloro che si sono resi responsabili dei fatti accertati dal Comando Regione Carabinieri Lazio alle autorità giudiziarie competenti;
se il Ministro interrogato sia intenzionato a fare immediata chiarezza sulla vicenda, spiegando dettagliatamente i motivi che ad avviso degli interroganti lo hanno indotto in errore nel formulare la risposta all'interrogazione n. 4-03584;
se il Ministro, ove emergano gli elementi esposti in premessa, non ritenga opportuno adottare adeguati provvedimenti, che includano eventualmente la rimozione immediata dall'incarico nei confronti del comandante generale dell'Arma dei carabinieri;
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, nell'ottica di una razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica, disporre immediatamente nei confronti del personale militare la cessazione della concessione del trattamento economico dimissione con il regime forfettario e nel contempo ordinarne l'aggregazione presso le strutture e gli enti militari di cui dispone il Ministero della difesa sul territorio nazionale. (5-07505)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
—Al Ministro della difesa, al
Ministro per la pubblica amministrazione e la
semplificazione. — Per sapere – premesso
che:
sul sito di un delegato del Cocer dell'Arma dei carabinieri si legge «Grazie all'intervento del Segretario del CO.CE.R. Carabinieri Gianni Pitzianti, che durante un pranzo con il Ministro della difesa Ignazio La Russa, lo aveva sollecitato ad intervenire nei riguardi del Ministro Brunetta, in data 22 dicembre 2009 vi sarà una convocazione al Ministero della funzione pubblica per riattivare le procedure per il rinnovo del contratto economico 2008-2009. Scarse le probabilità che si possa definire il tutto in tempi brevi, anche perché non tutte le parti sociali sono d'accordo che si possa concludere in tempi brevi un contratto dalle caratteristiche scadenti, con pochi soldi sul tavolo delle trattative. Vi farò sapere non appena la Delegazione dei COCER CC concluderà la riunione»;
con una nota del 21 dicembre 2009 tutte le organizzazioni sindacali del comparto sicurezza, polizia di Stato (escluso il Consap), polizia penitenziaria e del Corpo forestale, unitamente ai Cocer dell'Aeronautica e del Corpo della Guardia di finanza hanno comunicato al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione la loro indisponibilità a partecipare alla riunione convocata per il successivo giorno 22 in merito al biennio economico 2008-2009;
una nota di agenzia del 22 dicembre 2009 (Il Velino delle ore 19.00) ha riportato la notizia secondo cui in una nota del Dipartimento della funzione pubblica si sarebbe affermato che «... Le trattative si fanno partecipando ai tavoli e gli uffici del Dipartimento hanno il dovere di trattare con quelli che rispondono legittimamente alle convocazioni. Le trattative proseguiranno secondo il calendario concordato con i rappresentanti Cocer e sindacali al fine di arrivare quanto prima – conclude la nota – alla definizione dell'accordo»;
risulta agli interroganti che alla riunione svoltasi il 22 dicembre 2009, presso il Dipartimento della funzione pubblica abbiano preso parte, oltre ai rappresentanti sindacali del Consap, anche i delegati del Cocer dell'Esercito e dell'Arma dei carabinieri, questi ultimi senza aver preventivamente consultato gli organismi intermedi e di base come prevedono le normative di settore;
ad eccezione del Consap che nella propria autonomia ha legittimamente esercitato il mandato conferitogli dai propri iscritti, appare evidente che, nell'assoluta mancanza di dialogo con i consigli intermedi e di base, i delegati del Cocer presenti alla riunione abbiano potuto esprimere solo ed unicamente le proprie singole opinioni personali –:
se corrisponda al vero quanto pubblicato sul sito web del delegato del Cocer dei carabinieri e, in caso affermativo se il Ministro della difesa non ritenga di dover intervenire per riaffermare con decisione l'indirizzo politico-amministrativo del proprio dicastero, mantenendo autonomia ed indipendenza rispetto alle sollecitazioni del Cocer dell'Arma dei carabinieri;
se corrisponda al vero quanto affermato nella nota dell'agenzia di stampa di cui in premessa e, in caso affermativo, se il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione non ritenga più opportuno rivedere la propria indisponibilità al dialogo con le indispensabili parti sociali, al fine di evitare il concretizzarsi di un'azione unilaterale senza precedenti che finirebbe, ad avviso degli interroganti, con il compromettere in modo irreparabile i superiori interessi dello Stato e dei cittadini. (5-07506)
sul sito di un delegato del Cocer dell'Arma dei carabinieri si legge «Grazie all'intervento del Segretario del CO.CE.R. Carabinieri Gianni Pitzianti, che durante un pranzo con il Ministro della difesa Ignazio La Russa, lo aveva sollecitato ad intervenire nei riguardi del Ministro Brunetta, in data 22 dicembre 2009 vi sarà una convocazione al Ministero della funzione pubblica per riattivare le procedure per il rinnovo del contratto economico 2008-2009. Scarse le probabilità che si possa definire il tutto in tempi brevi, anche perché non tutte le parti sociali sono d'accordo che si possa concludere in tempi brevi un contratto dalle caratteristiche scadenti, con pochi soldi sul tavolo delle trattative. Vi farò sapere non appena la Delegazione dei COCER CC concluderà la riunione»;
con una nota del 21 dicembre 2009 tutte le organizzazioni sindacali del comparto sicurezza, polizia di Stato (escluso il Consap), polizia penitenziaria e del Corpo forestale, unitamente ai Cocer dell'Aeronautica e del Corpo della Guardia di finanza hanno comunicato al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione la loro indisponibilità a partecipare alla riunione convocata per il successivo giorno 22 in merito al biennio economico 2008-2009;
una nota di agenzia del 22 dicembre 2009 (Il Velino delle ore 19.00) ha riportato la notizia secondo cui in una nota del Dipartimento della funzione pubblica si sarebbe affermato che «... Le trattative si fanno partecipando ai tavoli e gli uffici del Dipartimento hanno il dovere di trattare con quelli che rispondono legittimamente alle convocazioni. Le trattative proseguiranno secondo il calendario concordato con i rappresentanti Cocer e sindacali al fine di arrivare quanto prima – conclude la nota – alla definizione dell'accordo»;
risulta agli interroganti che alla riunione svoltasi il 22 dicembre 2009, presso il Dipartimento della funzione pubblica abbiano preso parte, oltre ai rappresentanti sindacali del Consap, anche i delegati del Cocer dell'Esercito e dell'Arma dei carabinieri, questi ultimi senza aver preventivamente consultato gli organismi intermedi e di base come prevedono le normative di settore;
ad eccezione del Consap che nella propria autonomia ha legittimamente esercitato il mandato conferitogli dai propri iscritti, appare evidente che, nell'assoluta mancanza di dialogo con i consigli intermedi e di base, i delegati del Cocer presenti alla riunione abbiano potuto esprimere solo ed unicamente le proprie singole opinioni personali –:
se corrisponda al vero quanto pubblicato sul sito web del delegato del Cocer dei carabinieri e, in caso affermativo se il Ministro della difesa non ritenga di dover intervenire per riaffermare con decisione l'indirizzo politico-amministrativo del proprio dicastero, mantenendo autonomia ed indipendenza rispetto alle sollecitazioni del Cocer dell'Arma dei carabinieri;
se corrisponda al vero quanto affermato nella nota dell'agenzia di stampa di cui in premessa e, in caso affermativo, se il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione non ritenga più opportuno rivedere la propria indisponibilità al dialogo con le indispensabili parti sociali, al fine di evitare il concretizzarsi di un'azione unilaterale senza precedenti che finirebbe, ad avviso degli interroganti, con il compromettere in modo irreparabile i superiori interessi dello Stato e dei cittadini. (5-07506)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa, al Ministro
dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere –
premesso che:
il sito internet www.effettotre.com è un portale di informazione gestito dai luogotenenti Rizzo, Bonavita, Di Carlo, in servizio presso la Legione Carabinieri Sicilia, delegati della rappresentanza militare, X mandato, ai tre livelli Cocer-Coir-Cobar;
i tre «compari», così si autodefiniscono i militari che gestiscono il citato sito internet, pubblicano e distribuiscono, tramite lo stesso sito internet, un periodico mensile autonomo d'informazione porta a porta intitolato «Effettotre» dove riportano notizie che, a parer loro sono rilevanti per il personale che assumono di rappresentare;
risulta all'interrogante che sul numero 22 – Anno il mese di luglio 2009 – in un articolo pubblicato a pagina 13, dal titolo «la rivolta del reparto celere della polizia azzeriamo i sindacati di polizia sono inconcludenti» si faccia un esplicito invito alla disobbedienza;
in particolare l'autore dell'articolo rivolgendosi agli appartenenti della Polizia di Stato afferma: «Ai Colleghi della Celere consiglio di attuare il sistema “Pino” il giorno in cui dovete andare a tutelare l'ordine pubblico al G8, lasciate che ci vadano le “Ronde” di Maroni, Voi con tutti i mezzi a disposizione che avete, fatevi un bel giretto a sirene spiegate e lampeggiatore acceso intorno ai Palazzi del Potere, mettetegli strizza, aggiungendo poi, in termini estremamente grevi, che tale atteggiamento avrebbe comportato l'immediato accoglimento di ogni richiesta della categoria;
è opinione dell'interrogante che quanto affermato nell'articolo citato, pubblicato sul sito internet www.effettotre. com sia una palese istigazione alla disobbedienza e che attraverso tale sito si svolga una attività palesemente sediziosa;
risulta anche che i tre militari promuovano diverse iniziative, anche di tipo economico, invitando il personale dell'Arma dei carabinieri a versare le relative quote di adesione sul conto corrente IBAN IT 41 a 03069 04630 100000000180, a loro stessi intestato –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'opera che i tre militari citati in premessa svolgono da diversi anni;
se risulti che i luogotenenti Rizzo Di Carlo e Bonavita svolgano l'attività connessa alla gestione del sito durante le attività di servizio;
se sia stato avviato un accertamento da parte della polizia postale con riferimento ai contenuti di tale sito;
quali azioni intenda intraprendere nei confronti dei tre militari in argomento che, si sono resi autori di una simile attività di incitamento alla disobbedienza e in particolare se ritenga opportuno disporre delle indagini atte verificare se, nella gestione delle numerose attività pubblicizzate sul sito internet curato dai militari in premessa, si celino illeciti amministrativi o disciplinari e, nel caso, quali provvedimenti intenda adottare;
qualora i fatti citati corrispondano al vero e si rilevino profili di rilevanza disciplinare;
se non ritenga opportuno disporre l'immediata sospensione da ogni funzione di delegato della rappresentanza militare dei luogotenenti Rizzo, Bonavita e Di Carlo. (5-07508)
il sito internet www.effettotre.com è un portale di informazione gestito dai luogotenenti Rizzo, Bonavita, Di Carlo, in servizio presso la Legione Carabinieri Sicilia, delegati della rappresentanza militare, X mandato, ai tre livelli Cocer-Coir-Cobar;
i tre «compari», così si autodefiniscono i militari che gestiscono il citato sito internet, pubblicano e distribuiscono, tramite lo stesso sito internet, un periodico mensile autonomo d'informazione porta a porta intitolato «Effettotre» dove riportano notizie che, a parer loro sono rilevanti per il personale che assumono di rappresentare;
risulta all'interrogante che sul numero 22 – Anno il mese di luglio 2009 – in un articolo pubblicato a pagina 13, dal titolo «la rivolta del reparto celere della polizia azzeriamo i sindacati di polizia sono inconcludenti» si faccia un esplicito invito alla disobbedienza;
in particolare l'autore dell'articolo rivolgendosi agli appartenenti della Polizia di Stato afferma: «Ai Colleghi della Celere consiglio di attuare il sistema “Pino” il giorno in cui dovete andare a tutelare l'ordine pubblico al G8, lasciate che ci vadano le “Ronde” di Maroni, Voi con tutti i mezzi a disposizione che avete, fatevi un bel giretto a sirene spiegate e lampeggiatore acceso intorno ai Palazzi del Potere, mettetegli strizza, aggiungendo poi, in termini estremamente grevi, che tale atteggiamento avrebbe comportato l'immediato accoglimento di ogni richiesta della categoria;
è opinione dell'interrogante che quanto affermato nell'articolo citato, pubblicato sul sito internet www.effettotre. com sia una palese istigazione alla disobbedienza e che attraverso tale sito si svolga una attività palesemente sediziosa;
risulta anche che i tre militari promuovano diverse iniziative, anche di tipo economico, invitando il personale dell'Arma dei carabinieri a versare le relative quote di adesione sul conto corrente IBAN IT 41 a 03069 04630 100000000180, a loro stessi intestato –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'opera che i tre militari citati in premessa svolgono da diversi anni;
se risulti che i luogotenenti Rizzo Di Carlo e Bonavita svolgano l'attività connessa alla gestione del sito durante le attività di servizio;
se sia stato avviato un accertamento da parte della polizia postale con riferimento ai contenuti di tale sito;
quali azioni intenda intraprendere nei confronti dei tre militari in argomento che, si sono resi autori di una simile attività di incitamento alla disobbedienza e in particolare se ritenga opportuno disporre delle indagini atte verificare se, nella gestione delle numerose attività pubblicizzate sul sito internet curato dai militari in premessa, si celino illeciti amministrativi o disciplinari e, nel caso, quali provvedimenti intenda adottare;
qualora i fatti citati corrispondano al vero e si rilevino profili di rilevanza disciplinare;
se non ritenga opportuno disporre l'immediata sospensione da ogni funzione di delegato della rappresentanza militare dei luogotenenti Rizzo, Bonavita e Di Carlo. (5-07508)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
—Al Ministro della difesa. —Per
sapere – premesso che:
gli organi della Rappresentanza militare si distinguono:
a) in un organo centrale, a carattere nazionale ed interforze, articolato, in relazione alle esigenze, in commissioni interforze di categoria – ufficiali, sottufficiali e volontari – e in sezione di forza armata o di corpo armato – Esercito, Marina, Aeronautica, carabinieri e guardia di finanza;
b) in un organo intermedio presso gli alti comandi;
c) in un organo di base presso le unità a livello minimo compatibile con la struttura di ciascuna forza armata o corpo armato;
il consiglio Centrale della Rappresentanza, sezione Carabinieri, annovera tra i suoi membri li colonnello Francesco Azzaro e l'appuntato scelto Giuseppe La Fortuna;
risulta all'interrogante che l'appuntato scelto La Fortuna immediatamente dopo essere stato eletto alla carica di delegato Co.Ce.R fu trasferito, dal Comando Regione Carabinieri Lazio con sede in Roma, ad una caserma con sede in Colleferro;
risulta all'interrogante che il colonnello Francesco Azzaro è stato candidato alle elezioni politiche svoltesi lo scorso anno 2008, per l'elezione del Senato della Repubblica, nella lista del partito politico «La Destra» nel collegio elettorale della regione Lazio, mentre l'appuntato scelto Giuseppe La Fortuna, candidato nelle liste del «Partito delle Libertà» per le elezioni del Consiglio comunale del comune di Roma, nello stesso anno è stato eletto alla carica di Consigliere;
numerosi articoli, tra cui quelli pubblicati sul quotidiano La Repubblica del 24 aprile 2008 e sul sito www.grnet.it, riportano la notizia del comportamento dei predetti militari a seguito dell'incontro del candidato sindaco della Cdl Gianni Alemanno con alcuni esponenti della rappresentanza dell'Arma avvenuto a Roma, all'interno del Comando provinciale dell'Arma dei Carabinieri –:
se il colonnello Azzaro, membro dell'organismo della Rappresentanza militare, sia stato trasferito in una sede ubicata fuori del collegio elettorale nel quale si era candidato e, in caso negativo, quali siano stati i motivi che ne hanno impedito il trasferimento in ossequio ai principi di cui alla legge n. 121 del 1981 che, nella parte in cui impone ai candidati il divieto di svolgere servizio nell'ambito della circoscrizione nella quale si sono presentati come candidati alle elezioni, per un periodo di tre anni dalla data delle elezioni stesse, che si applica anche agli appartenenti dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della guardia di finanza;
se l'appuntato scelto La Fortuna svolga i mandati all'interno dei Consigli nei quali è stato eletto, in modo tale da garantire sempre l'assoluta neutralità politica della Forza armata di appartenenza, ovvero se per la partecipazione alle riunioni e alle attività del Consiglio comunale di Roma fruisca di permessi o licenze concessi dall'amministrazione militare di appartenenza, ovvero, nella considerazione che le attività del Consiglio comunale e delle Commissioni consiliari, di cui La Fortuna è membro, svolgono le loro attività in orari tali da consentire a quest'ultimo di parteciparvi solo interrompendo lo svolgimento del proprio servizio, se il trattamento di missione percepito per la partecipazione alle riunioni del Consiglio della rappresentanza Centrale, Sezione Arma dei Carabinieri (Cocer) viene interrotto ogni volta che si presenti per il medesimo militare la necessità di svolgere i compiti connessi al proprio mandato di consigliere comunale, ovvero se nei giorni in cui si sono svolte le riunioni del consiglio comunale di Roma e/o delle Commissioni consiliari, l'appuntato fortuna abbia richiesto o percepito, dalla propria amministrazione militare, le indennità di missione per il servizio prestato presso la sede del Cocer;
se vi siano stati altri casi di militari appartenenti all'Arma dei carabinieri, o di altre Forze armate, che a seguito della candidatura alle elezioni politiche o amministrative, svoltesi nei corso degli ultimi tre anni, siano stati destinatari di un trasferimento presso altre sedi di servizio e se questi siano membri degli organismi della Rappresentanza Militare;
se il Ministro interrogato, al fine di garantire l'assoluta neutralità politica delle Forze armate e degli organismi della Rappresentanza militare, non ritenga opportuno di dover dichiarare l'incompatibilità permanente a ricoprire l'incarico di delegato della rappresentanza militare nei Co.Ce.R., Co.I.R. e Co.Ba.R. dei militari che si siano candidati nelle competizioni politiche, ancorché non eletti, nelle liste di qualsiasi partito o movimento politico;
se non ritenga opportuno assumere iniziative per sospendere dalle funzioni di delegato della rappresentanza militare il colonnello Azzaro e l'appuntato scelto La Fortuna, in ragione della evidente compromissione della neutralità politica delle Forze armate che risulta evidente dalle dichiarazioni che detti militari, qualificandosi come membri del Co.Ce.R. hanno più volte reso agli organi di stampa. (5-07509)
gli organi della Rappresentanza militare si distinguono:
a) in un organo centrale, a carattere nazionale ed interforze, articolato, in relazione alle esigenze, in commissioni interforze di categoria – ufficiali, sottufficiali e volontari – e in sezione di forza armata o di corpo armato – Esercito, Marina, Aeronautica, carabinieri e guardia di finanza;
b) in un organo intermedio presso gli alti comandi;
c) in un organo di base presso le unità a livello minimo compatibile con la struttura di ciascuna forza armata o corpo armato;
il consiglio Centrale della Rappresentanza, sezione Carabinieri, annovera tra i suoi membri li colonnello Francesco Azzaro e l'appuntato scelto Giuseppe La Fortuna;
risulta all'interrogante che l'appuntato scelto La Fortuna immediatamente dopo essere stato eletto alla carica di delegato Co.Ce.R fu trasferito, dal Comando Regione Carabinieri Lazio con sede in Roma, ad una caserma con sede in Colleferro;
risulta all'interrogante che il colonnello Francesco Azzaro è stato candidato alle elezioni politiche svoltesi lo scorso anno 2008, per l'elezione del Senato della Repubblica, nella lista del partito politico «La Destra» nel collegio elettorale della regione Lazio, mentre l'appuntato scelto Giuseppe La Fortuna, candidato nelle liste del «Partito delle Libertà» per le elezioni del Consiglio comunale del comune di Roma, nello stesso anno è stato eletto alla carica di Consigliere;
numerosi articoli, tra cui quelli pubblicati sul quotidiano La Repubblica del 24 aprile 2008 e sul sito www.grnet.it, riportano la notizia del comportamento dei predetti militari a seguito dell'incontro del candidato sindaco della Cdl Gianni Alemanno con alcuni esponenti della rappresentanza dell'Arma avvenuto a Roma, all'interno del Comando provinciale dell'Arma dei Carabinieri –:
se il colonnello Azzaro, membro dell'organismo della Rappresentanza militare, sia stato trasferito in una sede ubicata fuori del collegio elettorale nel quale si era candidato e, in caso negativo, quali siano stati i motivi che ne hanno impedito il trasferimento in ossequio ai principi di cui alla legge n. 121 del 1981 che, nella parte in cui impone ai candidati il divieto di svolgere servizio nell'ambito della circoscrizione nella quale si sono presentati come candidati alle elezioni, per un periodo di tre anni dalla data delle elezioni stesse, che si applica anche agli appartenenti dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della guardia di finanza;
se l'appuntato scelto La Fortuna svolga i mandati all'interno dei Consigli nei quali è stato eletto, in modo tale da garantire sempre l'assoluta neutralità politica della Forza armata di appartenenza, ovvero se per la partecipazione alle riunioni e alle attività del Consiglio comunale di Roma fruisca di permessi o licenze concessi dall'amministrazione militare di appartenenza, ovvero, nella considerazione che le attività del Consiglio comunale e delle Commissioni consiliari, di cui La Fortuna è membro, svolgono le loro attività in orari tali da consentire a quest'ultimo di parteciparvi solo interrompendo lo svolgimento del proprio servizio, se il trattamento di missione percepito per la partecipazione alle riunioni del Consiglio della rappresentanza Centrale, Sezione Arma dei Carabinieri (Cocer) viene interrotto ogni volta che si presenti per il medesimo militare la necessità di svolgere i compiti connessi al proprio mandato di consigliere comunale, ovvero se nei giorni in cui si sono svolte le riunioni del consiglio comunale di Roma e/o delle Commissioni consiliari, l'appuntato fortuna abbia richiesto o percepito, dalla propria amministrazione militare, le indennità di missione per il servizio prestato presso la sede del Cocer;
se vi siano stati altri casi di militari appartenenti all'Arma dei carabinieri, o di altre Forze armate, che a seguito della candidatura alle elezioni politiche o amministrative, svoltesi nei corso degli ultimi tre anni, siano stati destinatari di un trasferimento presso altre sedi di servizio e se questi siano membri degli organismi della Rappresentanza Militare;
se il Ministro interrogato, al fine di garantire l'assoluta neutralità politica delle Forze armate e degli organismi della Rappresentanza militare, non ritenga opportuno di dover dichiarare l'incompatibilità permanente a ricoprire l'incarico di delegato della rappresentanza militare nei Co.Ce.R., Co.I.R. e Co.Ba.R. dei militari che si siano candidati nelle competizioni politiche, ancorché non eletti, nelle liste di qualsiasi partito o movimento politico;
se non ritenga opportuno assumere iniziative per sospendere dalle funzioni di delegato della rappresentanza militare il colonnello Azzaro e l'appuntato scelto La Fortuna, in ragione della evidente compromissione della neutralità politica delle Forze armate che risulta evidente dalle dichiarazioni che detti militari, qualificandosi come membri del Co.Ce.R. hanno più volte reso agli organi di stampa. (5-07509)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa, al Ministro
dell'economia e delle finanze. — Per sapere –
premesso che:
numerose circolari diramate dai comandi dell'Arma dei carabinieri, dispongono che il personale militare comandato a prestare servizio presso altre sedi/Enti/Comandi/Reparti, usufruisca per la consumazione dei pasti giornalieri delle mense di servizio, interne alle caserme presso le quali è comandato o, in alternativa presso quella esistente più vicina al luogo di missione, ovvero in alternativa «considerando il prelevamento del pasto sostitutivo “sacchetto” presso la MOS del comando Provinciale di Latina (nota Comando Regione Carabinieri Lazio – ufficio Logistico con la disposizione n. 21/7-1 del 21 ottobre 2008 e n. 308/1-0/2008 del 16 ottobre 2008, messaggio della Regione Molise, Reg. Abruzzo; reg. Calabria; SME carabinieri Polizia militare; carabinieri ROS, carabinieri 12o BTG Sicilia, n. 116/67-2/2007 del 13 ottobre 2007; Comando Regione Carabinieri Lazio – ufficio OAIO n. 336/6-5-2008 del 4 giugno 2008; Comando Regione Carabinieri Lazio – Ufficio Logistico n. 154/2-2 del 9 marzo 2009; Comando Legione Carabinieri Lazio Ufficio Personale nn. 1131/0-2 del 19 agosto 2009, nonché n. 1131/03 del 20 agosto 2009)»;
i messaggi di convocazione/missione di alcuni militari in forza alla Legione Carabinieri Lazio, diversamente da altri, riferiti a militari in forza alla medesima Legione, non prevedono la fruizione dei pasti giornalieri spettanti, presso la mensa di servizio esistente in sede;
a parere dell'interrogante risulta evidente che vi sia una diversa interpretazione delle disposizioni amministrative impartite, volta a consentire solo ad alcuni militari di poter liberamente fruire dei pasti presso esercizi commerciali di ristorazione con spese a carico dell'amministrazione militare;
tale differenza di trattamento, oltre a rappresentare un maggiore costo rispetto a quello che l'amministrazione militare sosterrebbe per il citato personale presso le proprie mense di servizio, suscita forte malcontento tra gli appartenenti all'Arma dei carabinieri che sono comandati a svolgere servizi nelle medesime sedi;
con la nota n. 185/5 del 27 luglio 2007, il Servizio amministrativo del Comando Legione Carabinieri Lazio segnalava ai reparti dipendenti che «In sede di verifica e controllo delle contabilità relative alla liquidazione dei certificati di viaggio, rilasciati al personale amministrato, sono emerse alcune lievi incongruenze di seguito evidenziate: il messaggio che dispone il servizio, spesso, è di carattere generico e non specifica il nominativo dell'interessato, il luogo di missione e la data e l'ora di partenza; si è riscontrato che nella medesima data vengono rilasciati dai comandi di appartenenza certificati di viaggio per più giorni della medesima settimana ovvero per più giorni di settimane successive; a fronte della norma generale (legge 26 luglio 1978, n. 417, articolo 4) che sancisce l'obbligo del rientro in sede per le località raggiungibili entro 90 minuti (allegato 1), si è rilevata la frequente autorizzazione a permanere a Roma del personale comandato di servizio anche da località vicine alla capitale, con conseguente diritto al trattamento di missione con il regime forfettario o normale, così determinando un notevole aggravio economico; la richiesta di rimborso di fatture e di pasti non fruiti per inderogabili esigenze di servizio quando il personale si reca presso strutture militari provviste di mensa (Comando Generale Comando Interregionale – Comando Regione – Comandi Provinciali); la presentazione di fatture di esercizi di ristorazione sprovvisti dei prescritti requisiti (cognome e nome, codice fiscale del militare). Tanto si comunica affinché codesti comandi possano adottare le opportune azioni a ricondurre l'attività in argomento alla piena aderenza rispetto alla normativa vigente» –:
quali sino stati i provvedimenti adottati a seguito delle disposizioni emanate e dei rilievi effettuati dai titolari dell'azione di vigilanza al fine di verificare la sussistenza dei requisiti di concessione dell'indennità cosiddetta «forfettaria» e del rimborso pasti non fruiti, nonché dell'uso di strutture di ristorazione pubblica al personale militare, nonché al fine di evitare differenti trattamenti del personale comandato in missione;
se e quali azioni intendano intraprendere i Ministri interrogati nei confronti dei militari che si sono resi responsabili di eventuali illeciti amministrativi caratterizzati dal dolo e dalla colpa grave;
se intendano disporre una immediata indagine amministrativa per verificare la corretta applicazione delle norme di riferimenti in tema di trattamento economico di missione e, conseguentemente, nei casi di accertamento di violazione delle norme ovvero di illecito amministrativo, quali siano le immediate azioni che il Ministro della difesa intende intraprendere nei confronti dei militari responsabili e di coloro che hanno eventualmente omesso di vigilare sulla correttezza azione amministrativa. (5-07510)
numerose circolari diramate dai comandi dell'Arma dei carabinieri, dispongono che il personale militare comandato a prestare servizio presso altre sedi/Enti/Comandi/Reparti, usufruisca per la consumazione dei pasti giornalieri delle mense di servizio, interne alle caserme presso le quali è comandato o, in alternativa presso quella esistente più vicina al luogo di missione, ovvero in alternativa «considerando il prelevamento del pasto sostitutivo “sacchetto” presso la MOS del comando Provinciale di Latina (nota Comando Regione Carabinieri Lazio – ufficio Logistico con la disposizione n. 21/7-1 del 21 ottobre 2008 e n. 308/1-0/2008 del 16 ottobre 2008, messaggio della Regione Molise, Reg. Abruzzo; reg. Calabria; SME carabinieri Polizia militare; carabinieri ROS, carabinieri 12o BTG Sicilia, n. 116/67-2/2007 del 13 ottobre 2007; Comando Regione Carabinieri Lazio – ufficio OAIO n. 336/6-5-2008 del 4 giugno 2008; Comando Regione Carabinieri Lazio – Ufficio Logistico n. 154/2-2 del 9 marzo 2009; Comando Legione Carabinieri Lazio Ufficio Personale nn. 1131/0-2 del 19 agosto 2009, nonché n. 1131/03 del 20 agosto 2009)»;
i messaggi di convocazione/missione di alcuni militari in forza alla Legione Carabinieri Lazio, diversamente da altri, riferiti a militari in forza alla medesima Legione, non prevedono la fruizione dei pasti giornalieri spettanti, presso la mensa di servizio esistente in sede;
a parere dell'interrogante risulta evidente che vi sia una diversa interpretazione delle disposizioni amministrative impartite, volta a consentire solo ad alcuni militari di poter liberamente fruire dei pasti presso esercizi commerciali di ristorazione con spese a carico dell'amministrazione militare;
tale differenza di trattamento, oltre a rappresentare un maggiore costo rispetto a quello che l'amministrazione militare sosterrebbe per il citato personale presso le proprie mense di servizio, suscita forte malcontento tra gli appartenenti all'Arma dei carabinieri che sono comandati a svolgere servizi nelle medesime sedi;
con la nota n. 185/5 del 27 luglio 2007, il Servizio amministrativo del Comando Legione Carabinieri Lazio segnalava ai reparti dipendenti che «In sede di verifica e controllo delle contabilità relative alla liquidazione dei certificati di viaggio, rilasciati al personale amministrato, sono emerse alcune lievi incongruenze di seguito evidenziate: il messaggio che dispone il servizio, spesso, è di carattere generico e non specifica il nominativo dell'interessato, il luogo di missione e la data e l'ora di partenza; si è riscontrato che nella medesima data vengono rilasciati dai comandi di appartenenza certificati di viaggio per più giorni della medesima settimana ovvero per più giorni di settimane successive; a fronte della norma generale (legge 26 luglio 1978, n. 417, articolo 4) che sancisce l'obbligo del rientro in sede per le località raggiungibili entro 90 minuti (allegato 1), si è rilevata la frequente autorizzazione a permanere a Roma del personale comandato di servizio anche da località vicine alla capitale, con conseguente diritto al trattamento di missione con il regime forfettario o normale, così determinando un notevole aggravio economico; la richiesta di rimborso di fatture e di pasti non fruiti per inderogabili esigenze di servizio quando il personale si reca presso strutture militari provviste di mensa (Comando Generale Comando Interregionale – Comando Regione – Comandi Provinciali); la presentazione di fatture di esercizi di ristorazione sprovvisti dei prescritti requisiti (cognome e nome, codice fiscale del militare). Tanto si comunica affinché codesti comandi possano adottare le opportune azioni a ricondurre l'attività in argomento alla piena aderenza rispetto alla normativa vigente» –:
quali sino stati i provvedimenti adottati a seguito delle disposizioni emanate e dei rilievi effettuati dai titolari dell'azione di vigilanza al fine di verificare la sussistenza dei requisiti di concessione dell'indennità cosiddetta «forfettaria» e del rimborso pasti non fruiti, nonché dell'uso di strutture di ristorazione pubblica al personale militare, nonché al fine di evitare differenti trattamenti del personale comandato in missione;
se e quali azioni intendano intraprendere i Ministri interrogati nei confronti dei militari che si sono resi responsabili di eventuali illeciti amministrativi caratterizzati dal dolo e dalla colpa grave;
se intendano disporre una immediata indagine amministrativa per verificare la corretta applicazione delle norme di riferimenti in tema di trattamento economico di missione e, conseguentemente, nei casi di accertamento di violazione delle norme ovvero di illecito amministrativo, quali siano le immediate azioni che il Ministro della difesa intende intraprendere nei confronti dei militari responsabili e di coloro che hanno eventualmente omesso di vigilare sulla correttezza azione amministrativa. (5-07510)
NUOVE INTERROGAZIONI
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro degli affari
esteri. — Per sapere – premesso che:
una nota dell'Agenzia di stampa parlamentare «AGENPARL» ha diffuso la notizia «URRU: IL GIALLO DEL RISCATTO PER LA LIBERAZIONE (AGENPARL) – Roma, 19 luglio – È giallo sul riscatto pagato per la liberazione di tre cooperanti europei nel Mali, l'italiana Rossella Urru e due spagnoli. Secondo quanto si apprende da diverse fonti, sarebbero stati pagati 10 milioni di euro in contanti per ogni ostaggio. Un totale di 30 milioni di euro transitati per il Burkina Faso e infine giunti nel Mali, nelle casse dei radicali islamici dell'Al Qaeda del Maghreb Islamico (Aqmi), l'entità terrorista su cui da diverso tempo è focalizzata l'attenzione delle intelligence occidentali e non solo. Ufficialmente, però, la linea della Farnesina, come ha recentemente ribadito il Ministro Giulio Terzi, è quella della netta contrarietà al pagamento dei riscatti. Il gruppo Aqmi, che si finanzia principalmente con il sequestro di ostaggi occidentali ma anche con il contrabbando e il traffico di droga, è considerato il vero erede dell'Al Qaeda di Bin Laden e nelle ultime settimane è stato protagonista della radicalizzazione delle tensioni nel Mali, dove sono stati distrutti diversi siti religiosi.»;
gli interroganti con un atto di sindacato ispettivo (4-16788) hanno chiesto chiarimenti in merito all'articolo a firma di Ferdinando Pelliccia, dal titolo «Pirateria marittima: pagato un riscatto per rilascio Bruno Pelizzari»;
le questioni ricordate dagli interroganti sollevano concreti dubbi sull'azione del Governo, anche a seguito delle recenti dichiarazioni del Ministro interrogato che ha escluso qualsiasi pagamento ai sequestratori –:
se i fatti in premessa corrispondano al falso e quali immediate azioni intenda intraprendere per dimostrare oltre ogni legittimo dubbio quanto sostenuto in merito all'esclusione di un qualsiasi pagamento di riscatto per la liberazione della signora Rossella Urru. (4-17081)
una nota dell'Agenzia di stampa parlamentare «AGENPARL» ha diffuso la notizia «URRU: IL GIALLO DEL RISCATTO PER LA LIBERAZIONE (AGENPARL) – Roma, 19 luglio – È giallo sul riscatto pagato per la liberazione di tre cooperanti europei nel Mali, l'italiana Rossella Urru e due spagnoli. Secondo quanto si apprende da diverse fonti, sarebbero stati pagati 10 milioni di euro in contanti per ogni ostaggio. Un totale di 30 milioni di euro transitati per il Burkina Faso e infine giunti nel Mali, nelle casse dei radicali islamici dell'Al Qaeda del Maghreb Islamico (Aqmi), l'entità terrorista su cui da diverso tempo è focalizzata l'attenzione delle intelligence occidentali e non solo. Ufficialmente, però, la linea della Farnesina, come ha recentemente ribadito il Ministro Giulio Terzi, è quella della netta contrarietà al pagamento dei riscatti. Il gruppo Aqmi, che si finanzia principalmente con il sequestro di ostaggi occidentali ma anche con il contrabbando e il traffico di droga, è considerato il vero erede dell'Al Qaeda di Bin Laden e nelle ultime settimane è stato protagonista della radicalizzazione delle tensioni nel Mali, dove sono stati distrutti diversi siti religiosi.»;
gli interroganti con un atto di sindacato ispettivo (4-16788) hanno chiesto chiarimenti in merito all'articolo a firma di Ferdinando Pelliccia, dal titolo «Pirateria marittima: pagato un riscatto per rilascio Bruno Pelizzari»;
le questioni ricordate dagli interroganti sollevano concreti dubbi sull'azione del Governo, anche a seguito delle recenti dichiarazioni del Ministro interrogato che ha escluso qualsiasi pagamento ai sequestratori –:
se i fatti in premessa corrispondano al falso e quali immediate azioni intenda intraprendere per dimostrare oltre ogni legittimo dubbio quanto sostenuto in merito all'esclusione di un qualsiasi pagamento di riscatto per la liberazione della signora Rossella Urru. (4-17081)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della
difesa, al Ministro della salute, al Ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per
sapere – premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, dettaglia il regolamento recante norme per l'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni e le modalità di svolgimento dei concorsi, dei concorsi unici e delle altre forme di assunzione nei pubblici impieghi e successive modificazioni;
ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 490 del 1997, gli ufficiali di forza armata dei ruoli speciali sono reclutati, tramite concorsi per titoli ed esami indetti dalla direzione generale per il personale militare (PERSOMIL), dal personale militare in possesso del diploma di istruzione secondaria di secondo grado di durata quinquennale, appartenente al ruolo dei marescialli, sergenti ed ufficiali in ferma prefissata;
detta tipologia di concorsi viene definita «ordinaria» poiché avente cadenza annuale e per consentire una distinzione, dalla categoria di concorsi «straordinari», di cui all'articolo 58, comma 15, del decreto legislativo n. 490 del 1997, per i quali viene indetto il bando, aperto anche ai civili, al fine di far fronte a particolari esigenze di forza armata con, ad esempio, la ricerca di specifiche professionalità;
nei succitati concorsi ordinari, indetti annualmente da PERSOMIL per ciascuna forza armata, dei posti messi a concorso per ciascun corpo del ruolo degli ufficiali, non meno del 50 per cento riservato ai concorrenti appartenenti al ruolo dei marescialli, nel rispetto delle determinazioni ministeriali ed interministeriali che stabiliscono la corrispondenza dei corpi, ruoli, categorie e specialità ed abilitazioni ai fini della partecipazione;
solamente nel caso in cui i suddetti posti riservati non vengano ricoperti, per insufficienza di riservatari, possono essere devoluti alle altre categorie di concorrenti appartenenti a ruoli diversi rispetto a quello dei marescialli;
le interrogazioni parlamentari (4-13964) e (4-11382), malgrado i ripetuti solleciti, ad oggi non hanno ancora ricevuto alcuna risposta. In esse sono state già messe in evidenza importanti discrepanze nell'inquadramento gerarchico del personale militare che svolge la professione sanitaria di infermiere;
nonostante quanto stabilito dall'articolo 212 del decreto legislativi 15 marzo 2010, n. 66, ad oggi in Italia, a differenza delle altre principali forze della NATO l'infermiere militare, che per legge deve essere in possesso del titolo di laurea, è ancora inquadrato nel ruolo dei marescialli in regime di completa subordinazione gerarchica rispetto a tutte le altre professioni sanitarie militari, nonché, agli ufficiali r.s. dei restanti corpi, per i quali, peraltro, è richiesto il solo titolo quinquennale di scuola media superiore;
negli ultimi anni l'amministrazione difesa ha indetto i succitati bandi di concorso ordinario, per la nomina degli ufficiali r.s. dei vari corpi, con esclusione dei soli posti afferenti al corpo sanitario, precludendo, di fatto, al solo al personale infermieristico del ruolo marescialli, il diritto alla partecipazione ed alla progressione di carriera per passaggio di ruolo –:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali immediate azioni intenda avviare per garantire le pari opportunità di progressione di carriera al personale militare che svolge la professione sanitaria di infermiere e sia in possesso del titolo di laurea per l'accesso e la partecipazione ai concorsi interni per avanzamento di ruolo. (5-07516)
il decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, dettaglia il regolamento recante norme per l'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni e le modalità di svolgimento dei concorsi, dei concorsi unici e delle altre forme di assunzione nei pubblici impieghi e successive modificazioni;
ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 490 del 1997, gli ufficiali di forza armata dei ruoli speciali sono reclutati, tramite concorsi per titoli ed esami indetti dalla direzione generale per il personale militare (PERSOMIL), dal personale militare in possesso del diploma di istruzione secondaria di secondo grado di durata quinquennale, appartenente al ruolo dei marescialli, sergenti ed ufficiali in ferma prefissata;
detta tipologia di concorsi viene definita «ordinaria» poiché avente cadenza annuale e per consentire una distinzione, dalla categoria di concorsi «straordinari», di cui all'articolo 58, comma 15, del decreto legislativo n. 490 del 1997, per i quali viene indetto il bando, aperto anche ai civili, al fine di far fronte a particolari esigenze di forza armata con, ad esempio, la ricerca di specifiche professionalità;
nei succitati concorsi ordinari, indetti annualmente da PERSOMIL per ciascuna forza armata, dei posti messi a concorso per ciascun corpo del ruolo degli ufficiali, non meno del 50 per cento riservato ai concorrenti appartenenti al ruolo dei marescialli, nel rispetto delle determinazioni ministeriali ed interministeriali che stabiliscono la corrispondenza dei corpi, ruoli, categorie e specialità ed abilitazioni ai fini della partecipazione;
solamente nel caso in cui i suddetti posti riservati non vengano ricoperti, per insufficienza di riservatari, possono essere devoluti alle altre categorie di concorrenti appartenenti a ruoli diversi rispetto a quello dei marescialli;
le interrogazioni parlamentari (4-13964) e (4-11382), malgrado i ripetuti solleciti, ad oggi non hanno ancora ricevuto alcuna risposta. In esse sono state già messe in evidenza importanti discrepanze nell'inquadramento gerarchico del personale militare che svolge la professione sanitaria di infermiere;
nonostante quanto stabilito dall'articolo 212 del decreto legislativi 15 marzo 2010, n. 66, ad oggi in Italia, a differenza delle altre principali forze della NATO l'infermiere militare, che per legge deve essere in possesso del titolo di laurea, è ancora inquadrato nel ruolo dei marescialli in regime di completa subordinazione gerarchica rispetto a tutte le altre professioni sanitarie militari, nonché, agli ufficiali r.s. dei restanti corpi, per i quali, peraltro, è richiesto il solo titolo quinquennale di scuola media superiore;
negli ultimi anni l'amministrazione difesa ha indetto i succitati bandi di concorso ordinario, per la nomina degli ufficiali r.s. dei vari corpi, con esclusione dei soli posti afferenti al corpo sanitario, precludendo, di fatto, al solo al personale infermieristico del ruolo marescialli, il diritto alla partecipazione ed alla progressione di carriera per passaggio di ruolo –:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali immediate azioni intenda avviare per garantire le pari opportunità di progressione di carriera al personale militare che svolge la professione sanitaria di infermiere e sia in possesso del titolo di laurea per l'accesso e la partecipazione ai concorsi interni per avanzamento di ruolo. (5-07516)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa. — Per
sapere – premesso che:
sul sito web la Repubblica.it il 17 luglio è stato pubblicato un articolo dal titolo «Io, militare a L'Aquila e gli straordinari gratis» in cui si legge «Lettera firmata L'Aquila MI scuso per l'anonimato. Sono un militare di stanza a L'Aquila. Io e i miei colleghi abbiamo un disperato bisogno d'aiuto, e purtroppo essendo militari non possiamo ricorrere ad un sindacato. Stiamo lavorando all'operazione “Strade sicure” a L'Aquila per il post terremoto e lo Stato non ci paga gli straordinari da dicembre del 2010. Siamo ben consapevoli della situazione di crisi, ma noi quei soldi ce li siamo stra-sudati per strada e abbiamo mogli e figli a casa da mantenere. Le tasse le paghiamo ogni mese, paghiamo le bollette, i mutui, gli affitti e la benzina per venire a lavoro giorno dopo giorno. Qui c’è gente che deve avere dai 5 mila agli 8 mila euro di arretrati e a fine mese non ci si arriva anche perché come ben sapete ci hanno bloccato gli avanzamenti di carriera» –:
se i fatti narrati nell'articolo in premessa corrispondano al vero e in tale caso quali siano le immediate azioni che intenderà avviare per corrispondere al personale impiegato gli emolumenti spettanti. (4-17075)
sul sito web la Repubblica.it il 17 luglio è stato pubblicato un articolo dal titolo «Io, militare a L'Aquila e gli straordinari gratis» in cui si legge «Lettera firmata L'Aquila MI scuso per l'anonimato. Sono un militare di stanza a L'Aquila. Io e i miei colleghi abbiamo un disperato bisogno d'aiuto, e purtroppo essendo militari non possiamo ricorrere ad un sindacato. Stiamo lavorando all'operazione “Strade sicure” a L'Aquila per il post terremoto e lo Stato non ci paga gli straordinari da dicembre del 2010. Siamo ben consapevoli della situazione di crisi, ma noi quei soldi ce li siamo stra-sudati per strada e abbiamo mogli e figli a casa da mantenere. Le tasse le paghiamo ogni mese, paghiamo le bollette, i mutui, gli affitti e la benzina per venire a lavoro giorno dopo giorno. Qui c’è gente che deve avere dai 5 mila agli 8 mila euro di arretrati e a fine mese non ci si arriva anche perché come ben sapete ci hanno bloccato gli avanzamenti di carriera» –:
se i fatti narrati nell'articolo in premessa corrispondano al vero e in tale caso quali siano le immediate azioni che intenderà avviare per corrispondere al personale impiegato gli emolumenti spettanti. (4-17075)
MAURIZIO
TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.
— Al Ministro della difesa. — Per
sapere – premesso che:
consta agli interroganti che il caporal maggiore capo scelto Daniele Settembrini, effettivo al 1° reggimento bersaglieri con sede a Cosenza, con l'incarico primario di conduttore mezzi vari 18/A e quello secondario di operatore informatico 117, e fino al 25 giugno 2012 impiegato presso il deposito carburanti (DEP.CEL) del reparto, con una nota del 13 luglio scorso, indirizzata al comandante 4a compagnia del 1° battaglione bersaglieri «La Marmora», capitano Gianfilippo Cambera, e per conoscenza al comando distaccamento 1° reggimento bersaglieri, al comando distaccamento brigata bersaglieri Garibaldi, al 2° comando delle forze di difesa, al comando forze operative terrestri, ha rappresentato in modo estremamente dettagliato l'ispezione al deposito carburanti eseguita da altri militari, superiori di grado, il giorno 13 giugno 2012 al termine dell'attività lavorativa giornaliera, a seguito del ritrovamento, fuori dal citato deposito, di alcuni fusti contenenti del carburante (gasolio);
nella citata nota, composta da sei pagine, si legge inoltre che «[...] In altre circostanze sono stati coperti ammanchi di gasolio di 200-300-400-500 litri e anche oltre, spostamenti di gasolio per riscaldamenti al posto di gasolio per autotrazione, furti di gruppi elettrogeni, furto di un compressore, furti di batterie e furti continui di materiale alla ditta civile edile, ogni volta che l'officina civile preleva un mezzo per riparazione, rientra quasi sempre con metà serbatoio. [...]»;
a seguito dell'ispezione il militare è stato trasferito dal DEP.CEL. ad altro incarico, pur permanendo presso il medesimo ente;
i fatti rappresentati nella missiva a firma del caporal maggiore capo scelto Daniele Settembrini, se rispondenti al vero, evidenzierebbero comportamenti illeciti di una gravità estrema che richiederebbero immediati accertamenti da parte delle autorità giudiziarie competenti –:
quali siano le immediate azioni che intenda avviare in merito per accertare i fatti e le condotte narrate nella missiva in premessa;
se i comandi destinatari della lettera a firma del caporal maggiore capo scelto Daniele Settembrini abbiano provveduto alle dovute comunicazioni di rito agli organi giudiziari militari e ordinari.
(4-17078)
consta agli interroganti che il caporal maggiore capo scelto Daniele Settembrini, effettivo al 1° reggimento bersaglieri con sede a Cosenza, con l'incarico primario di conduttore mezzi vari 18/A e quello secondario di operatore informatico 117, e fino al 25 giugno 2012 impiegato presso il deposito carburanti (DEP.CEL) del reparto, con una nota del 13 luglio scorso, indirizzata al comandante 4a compagnia del 1° battaglione bersaglieri «La Marmora», capitano Gianfilippo Cambera, e per conoscenza al comando distaccamento 1° reggimento bersaglieri, al comando distaccamento brigata bersaglieri Garibaldi, al 2° comando delle forze di difesa, al comando forze operative terrestri, ha rappresentato in modo estremamente dettagliato l'ispezione al deposito carburanti eseguita da altri militari, superiori di grado, il giorno 13 giugno 2012 al termine dell'attività lavorativa giornaliera, a seguito del ritrovamento, fuori dal citato deposito, di alcuni fusti contenenti del carburante (gasolio);
nella citata nota, composta da sei pagine, si legge inoltre che «[...] In altre circostanze sono stati coperti ammanchi di gasolio di 200-300-400-500 litri e anche oltre, spostamenti di gasolio per riscaldamenti al posto di gasolio per autotrazione, furti di gruppi elettrogeni, furto di un compressore, furti di batterie e furti continui di materiale alla ditta civile edile, ogni volta che l'officina civile preleva un mezzo per riparazione, rientra quasi sempre con metà serbatoio. [...]»;
a seguito dell'ispezione il militare è stato trasferito dal DEP.CEL. ad altro incarico, pur permanendo presso il medesimo ente;
i fatti rappresentati nella missiva a firma del caporal maggiore capo scelto Daniele Settembrini, se rispondenti al vero, evidenzierebbero comportamenti illeciti di una gravità estrema che richiederebbero immediati accertamenti da parte delle autorità giudiziarie competenti –:
quali siano le immediate azioni che intenda avviare in merito per accertare i fatti e le condotte narrate nella missiva in premessa;
se i comandi destinatari della lettera a firma del caporal maggiore capo scelto Daniele Settembrini abbiano provveduto alle dovute comunicazioni di rito agli organi giudiziari militari e ordinari.
(4-17078)
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro del
lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della
salute, al Ministro della difesa, al Ministro
dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il contratto di lavoro a tempo determinato, o contratto a termine, costituisce una vera e propria forma di assunzione del lavoratore, che si differenzia dalla formula a tempo indeterminato per avere una scadenza temporale. Nato più come eccezione, che come regola, per andare incontro alle esigenze di flessibilità dei datori di lavoro, è diventata una delle tipologie contrattuali più diffuse;
i datori possono ricorrervi solo per ragioni specifiche:
a) tecniche, ad esempio bisogno di personale con qualifiche non presenti tra i dipendenti dell'azienda;
b) produttive ed organizzative, ad esempio a seguito di temporanei picchi di richiesta da parte del mercato, o per lavori stagionali;
c) sostitutive, nei confronti di dipendenti in ferie o in maternità;
il ricorso a tale tipo di contratto non è consentito, invece, nelle unità produttive in cassa integrazione ordinaria o dove ci sono stati licenziamenti collettivi nei sei mesi precedenti, salvo che non sia specificato diversamente negli accordi sindacali;
anche le pubbliche amministrazioni possono ricorrere ai contratti a tempo determinato, ma solo per rispondere ad esigenze di carattere temporaneo ed eccezionale;
il contratto a tempo determinato non può avere una durata superiore ai 3 anni, ad eccezione dei contratti per i dirigenti, che può durare fino a 5 anni e può essere prorogato una sola volta, a patto che la proroga sia riferibile a ragioni oggettive (le stesse che possono giustificare il tempo determinato) e alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto a termine è stato inizialmente stipulato. Se il rapporto di lavoro prosegue dopo lo scadere del termine, il datore ha l'obbligo di corrispondere al lavoratore, per ogni giornata di prosecuzione, una maggiorazione della retribuzione pari al 20 percento, fino al decimo giorno successivo, e pari al 40 per cento per ogni giorno ulteriore;
a determinate condizioni, si verifica automaticamente la conversione a tempo indeterminato del rapporto stesso:
a) se il contratto è di durata inferiore a 6 mesi, la conversione si verifica quando il rapporto prosegue oltre il ventesimo giorno dopo la scadenza;
b) se il contratto è di durata pari o superiore a 6 mesi, la conversione si verifica quando il rapporto prosegue oltre il trentesimo giorno dopo la scadenza;
in base al «Collegato Lavoro» (Legge n. 183 del 2010), il lavoratore che intende contestare la legittimità del termine apposto al proprio contratto di lavoro è tenuto a impugnarlo entro 60 giorni dalla scadenza del contratto stesso, a pena di decadenza del diritto ad agire;
la Croce rossa italiana ha tra i suoi dipendenti un rilevante numero di lavoratori assunti con contratto di lavoro a tempo determinato il cui termine risulterebbe essere stato superato senza che il datore abbia provveduto alla loro stabilizzazione o gli abbia corrisposto le dovute maggiorazioni della retribuzione previste dagli accordi collettivi di lavoro o dalla normativa vigente;
consta agli interroganti che il contenzioso in materia del rapporto di lavoro, promosso nel tempo dai dipendenti e dalle organizzazioni sindacali di categoria della croce rossa Italiana abbia raggiunto livelli preoccupanti e che le sentenze di condanna a carico dell'amministrazione soccombente rappresentino quasi la totalità dei giudizi promossi e che esse non siano state integralmente eseguite, ovvero lo siano state a seguito della nomina giudiziale del commissario ad acta –:
se i fatti in premessa corrispondano al vero e in tale caso quali siano le ragioni della mancata stabilizzazione dei rapporti di lavoro a tempo determinato che siano proseguiti senza soluzione di continuità oltre il termine in premessa e le ragioni del mancato pagamento delle maggiorazioni economiche spettanti ai lavoratori della Croce rossa italiana;
quante siano state le cause promosse negli ultimi 10 anni contro la Croce rossa italiana, quante quelle in cui la parte citata in giudizio sia risultata soccombente e quante le sentenze che siano state integralmente eseguite;
a quanto ammonti complessivamente l'eventuale danno alle casse dello Stato cagionato dall'inadempienza della Croce rossa in applicazione delle normative vigenti in materia di lavoro e quali immediate azioni per il suo integrale ristoro da parte dei responsabili siano state poste in essere;
quali immediate azioni intendano avviare per dare puntuale applicazione alla vigente normativa in materia di lavoro dipendente nell'ambito dell'amministrazione della Croce rossa italiana. (4-17076)
il contratto di lavoro a tempo determinato, o contratto a termine, costituisce una vera e propria forma di assunzione del lavoratore, che si differenzia dalla formula a tempo indeterminato per avere una scadenza temporale. Nato più come eccezione, che come regola, per andare incontro alle esigenze di flessibilità dei datori di lavoro, è diventata una delle tipologie contrattuali più diffuse;
i datori possono ricorrervi solo per ragioni specifiche:
a) tecniche, ad esempio bisogno di personale con qualifiche non presenti tra i dipendenti dell'azienda;
b) produttive ed organizzative, ad esempio a seguito di temporanei picchi di richiesta da parte del mercato, o per lavori stagionali;
c) sostitutive, nei confronti di dipendenti in ferie o in maternità;
il ricorso a tale tipo di contratto non è consentito, invece, nelle unità produttive in cassa integrazione ordinaria o dove ci sono stati licenziamenti collettivi nei sei mesi precedenti, salvo che non sia specificato diversamente negli accordi sindacali;
anche le pubbliche amministrazioni possono ricorrere ai contratti a tempo determinato, ma solo per rispondere ad esigenze di carattere temporaneo ed eccezionale;
il contratto a tempo determinato non può avere una durata superiore ai 3 anni, ad eccezione dei contratti per i dirigenti, che può durare fino a 5 anni e può essere prorogato una sola volta, a patto che la proroga sia riferibile a ragioni oggettive (le stesse che possono giustificare il tempo determinato) e alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto a termine è stato inizialmente stipulato. Se il rapporto di lavoro prosegue dopo lo scadere del termine, il datore ha l'obbligo di corrispondere al lavoratore, per ogni giornata di prosecuzione, una maggiorazione della retribuzione pari al 20 percento, fino al decimo giorno successivo, e pari al 40 per cento per ogni giorno ulteriore;
a determinate condizioni, si verifica automaticamente la conversione a tempo indeterminato del rapporto stesso:
a) se il contratto è di durata inferiore a 6 mesi, la conversione si verifica quando il rapporto prosegue oltre il ventesimo giorno dopo la scadenza;
b) se il contratto è di durata pari o superiore a 6 mesi, la conversione si verifica quando il rapporto prosegue oltre il trentesimo giorno dopo la scadenza;
in base al «Collegato Lavoro» (Legge n. 183 del 2010), il lavoratore che intende contestare la legittimità del termine apposto al proprio contratto di lavoro è tenuto a impugnarlo entro 60 giorni dalla scadenza del contratto stesso, a pena di decadenza del diritto ad agire;
la Croce rossa italiana ha tra i suoi dipendenti un rilevante numero di lavoratori assunti con contratto di lavoro a tempo determinato il cui termine risulterebbe essere stato superato senza che il datore abbia provveduto alla loro stabilizzazione o gli abbia corrisposto le dovute maggiorazioni della retribuzione previste dagli accordi collettivi di lavoro o dalla normativa vigente;
consta agli interroganti che il contenzioso in materia del rapporto di lavoro, promosso nel tempo dai dipendenti e dalle organizzazioni sindacali di categoria della croce rossa Italiana abbia raggiunto livelli preoccupanti e che le sentenze di condanna a carico dell'amministrazione soccombente rappresentino quasi la totalità dei giudizi promossi e che esse non siano state integralmente eseguite, ovvero lo siano state a seguito della nomina giudiziale del commissario ad acta –:
se i fatti in premessa corrispondano al vero e in tale caso quali siano le ragioni della mancata stabilizzazione dei rapporti di lavoro a tempo determinato che siano proseguiti senza soluzione di continuità oltre il termine in premessa e le ragioni del mancato pagamento delle maggiorazioni economiche spettanti ai lavoratori della Croce rossa italiana;
quante siano state le cause promosse negli ultimi 10 anni contro la Croce rossa italiana, quante quelle in cui la parte citata in giudizio sia risultata soccombente e quante le sentenze che siano state integralmente eseguite;
a quanto ammonti complessivamente l'eventuale danno alle casse dello Stato cagionato dall'inadempienza della Croce rossa in applicazione delle normative vigenti in materia di lavoro e quali immediate azioni per il suo integrale ristoro da parte dei responsabili siano state poste in essere;
quali immediate azioni intendano avviare per dare puntuale applicazione alla vigente normativa in materia di lavoro dipendente nell'ambito dell'amministrazione della Croce rossa italiana. (4-17076)
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della
salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al
Ministro della difesa. —
Per sapere – premesso che:
con la Sentenza n. 4166 del 26 giugno – 16 luglio 2012 il Consiglio di Stato ha giudicato sul ricorso proposto dalla Cri – Croce rossa italiana, in persona del legale rappresentante pro-tempore, rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale dello Stato, contro il Signor M.M., per la riforma della sentenza del T.A.R. LAZIO – ROMA: SEZIONE III QUATER n. 236/2012, resa tra le parti, concernente ESECUZIONE SENTENZA TAR LAZIO SEZ. III QUATER N. 38855/2010 – CORRESPONSIONE SOMME A TITOLO DI EMOLUMENTI RETRIBUTIVI E CONTRIBUTIVI;
il supremo Consesso ha respinto l'appello proposto dalla Croce rossa italiana e ha condannato la parte soccombente alla refusione delle spese di lite nei confronti dell'appellato Martinez –:
quali siano le ragioni della mancata ottemperanza;
se intenda segnalare ove ne ricorrano i presupposti i fatti alla Corte dei conti per il risarcimento dell'eventuale danno erariale. (4-17077)
con la Sentenza n. 4166 del 26 giugno – 16 luglio 2012 il Consiglio di Stato ha giudicato sul ricorso proposto dalla Cri – Croce rossa italiana, in persona del legale rappresentante pro-tempore, rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale dello Stato, contro il Signor M.M., per la riforma della sentenza del T.A.R. LAZIO – ROMA: SEZIONE III QUATER n. 236/2012, resa tra le parti, concernente ESECUZIONE SENTENZA TAR LAZIO SEZ. III QUATER N. 38855/2010 – CORRESPONSIONE SOMME A TITOLO DI EMOLUMENTI RETRIBUTIVI E CONTRIBUTIVI;
il supremo Consesso ha respinto l'appello proposto dalla Croce rossa italiana e ha condannato la parte soccombente alla refusione delle spese di lite nei confronti dell'appellato Martinez –:
quali siano le ragioni della mancata ottemperanza;
se intenda segnalare ove ne ricorrano i presupposti i fatti alla Corte dei conti per il risarcimento dell'eventuale danno erariale. (4-17077)
INTERROGAZIONI PER LE QUALI E' PERVENUTA RISPOSTA
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI,
BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro
dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la nota prot. 798/11 S.N. del 14 maggio 2011, indirizzata al «Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza – Prefetto Antonio Manganelli, a firma del Segretario Generale del COISP – Coordinamento per l'indipendenza sindacale delle forze di polizia, Franco Maccari, ha come oggetto “Abusi e tagli selvaggi agli straordinari.”;
nella predetta nota, che gli interroganti ritengono di dover riportare integralmente affinché ne rimanga traccia negli atti parlamentari, si legge: «Preg.mo signor Capo della polizia, l'articolo 16 dell'Accordo Nazionale Quadro, sottoscritto il 31 luglio 2009, statuisce, al comma 5, che “entro il mese di febbraio di ciascun anno presso il Dipartimento della pubblica sicurezza si tiene un incontro con una delegazione composta da un rappresentante per ciascuna delle OO.SS. maggiormente rappresentative e firmatarie del presente Accordo sui criteri di massima concernenti le modalità di ripartizione del monte ore di lavoro straordinario” e che “a partire dal secondo anno, nell'incontro può, altresì, riscontrarsi l'andamento del ricorso alle ore di lavoro straordinario nell'anno precedente, anche con riferimento alle quote utilizzate per lo straordinario programmato”. Giova sottolineare che le previsioni dell'articolo 16 co. 5 nascono, in sede di redazione dell'ANQ, dall'impegno, da parte dell'amministrazione, di avviare una stagione di maggiore trasparenza nella gestione del lavoro straordinario. In conseguenza della norma sopra ricordata, in data 2 febbraio 2011 si è tenuto una prima riunione interlocutoria tra l'Amministrazione e le OO.SS. durante la quale è stato sottolineato da entrambe le parti come l'incontro costituisse l'inizio di un percorso che doveva verificare gli attuali criteri di ripartizione del monte ore straordinario, valutarne gli effetti e l'efficacia ed eventualmente individuare e definire nuovi criteri più rispondenti ed efficaci in un ottica di valorizzazione organizzativa e funzionale degli uffici, del personale e dell'attività di polizia. La riunione è stata quindi aggiornata ad un successivo incontro, non ancora programmato dal Dipartimento nonostante le continue sollecitazioni da parte del COISP, durante il quale dovranno essere forniti i dati necessari ad effettuare una analisi complessiva della situazione prima dell'inizio della discussione nel merito. Ciò premesso, comprenderà di certo, gent.mo signor Capo della polizia, lo sconcerto e l'amarezza di questa O.S. COISP nell'apprendere che in questi giorni, probabilmente approfittando della necessità di dover ridimensionare il monte ore di lavoro straordinario a causa degli scellerati tagli lineari imposti dal Governo, si sia anche provveduto ad una diversa ripartizione dello stesso, adottata unilateralmente, negando il ruolo che normativamente è stato riconosciuto al Sindacato. Ad alcune Questure il monte ore di lavoro straordinario è stato ridotto del 25 per cento ed anche più (un taglio pazzesco mai applicato prima), ad altre in misura minore ma comunque assolutamente consistente e tale da compromettere l'operatività e l'efficienza della Polizia di Stato, vanificando il duro lavoro che i colleghi svolgono quotidianamente. La revisione del limite massimo individuale di lavoro straordinario applicato poi ai Dirigenti e Direttivi in servizio presso gli uffici di polizia sparsi su tutto il territorio, evidenzia una assoluta volontà di mortificare le centinaia di nostri colleghi che per garantire il regolare funzionamento dei vari uffici, dalle Questure alle Specialità, passando per le varie articolazioni del Dipartimento, da un lato sono costretti a sempre maggiore sacrifici e dall'altro vengono umiliati essendo costretti a lavorare obbligatoriamente sempre ben oltre il normale orario di lavoro giornaliero e per di più in gran parte (adesso ancor più) gratis ! Lo straordinario reso dai poliziotti (di tutti i ruoli !) ha sempre costituito uno strumento imprescindibile grazie al quale la polizia di Stato è riuscita a garantire la sicurezza del Paese e dei cittadini. Eppure come abbiamo appena rappresentato, consta a questa O.S. che presso alcune sedi sia stata applicata una riduzione del monte ore di lavoro straordinario ben superiore a quello di qualsiasi taglio sinora applicato, ma anche che tale riduzione non sia stata applicata in maniera uniforme visto che addirittura per qualche sede, pure per i ruoli Direttivi di qualche sede, senza che ve ne fosse alcun bisogno come testimoniato dai carichi di lavoro, la riduzione del lavoro straordinario è stata fatta in misura assolutamente inconsistente oppure addirittura non c’è stata affatto così pure in alcuni casi il monte ore del lavoro straordinario è stato aumentato. Da una parte quindi sono stati fatti dei tagli selvaggi, dall'altra incrementi che in alcune situazioni non sono supportati da nessuna particolare esigenza. Si è deciso, in buona sostanza, di effettuare una ridistribuzione del monte ore di lavoro straordinario che non ha proprio tenuto in debita considerazione i reali carichi di lavoro di Uffici e Questure (numero di abitanti, indice di criminalità, ordine pubblico, emergenza immigrazione, ecc.) e, soprattutto, nel contempo si è deciso di fare un vero e proprio abuso, negando al Sindacato il proprio ruolo statuito dall'articolo 16 co. 5 dell'ANQ. Ebbene, preg.mo signor Capo della polizia, la previsione normativa specificata dall'articolo 16 comma 5 dell'ANQ è stata stracciata da un indicibile comportamento del Dipartimento che non può essere tollerato. La preghiamo pertanto, Signor Capo della polizia, di voler intervenire nei confronti dei Suoi collaboratori che hanno disposto quanto sopra, inibendo l'attuazione della sopra accennata volontà di denigrare le prerogative sindacali ed i diritti del personale, nonché di ignorare le reali esigenze degli Uffici di Polizia. La invitiamo inoltre a voler ordinare l'immediata riapertura del tavolo di confronto statuito dall'articolo 16 co. 5, più volte richiamato, dell'ANQ. Con sincera stima. Il Segretario Generale del Co.I.S.P.» –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali immediate iniziative intenda intraprendere per ristabilire l'osservanza delle norme e il dovuto rispetto per le prerogative proprie delle organizzazioni sindacali e in particolare del Co.I.S.P. e del personale della polizia di Stato. (4-11974)
la nota prot. 798/11 S.N. del 14 maggio 2011, indirizzata al «Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza – Prefetto Antonio Manganelli, a firma del Segretario Generale del COISP – Coordinamento per l'indipendenza sindacale delle forze di polizia, Franco Maccari, ha come oggetto “Abusi e tagli selvaggi agli straordinari.”;
nella predetta nota, che gli interroganti ritengono di dover riportare integralmente affinché ne rimanga traccia negli atti parlamentari, si legge: «Preg.mo signor Capo della polizia, l'articolo 16 dell'Accordo Nazionale Quadro, sottoscritto il 31 luglio 2009, statuisce, al comma 5, che “entro il mese di febbraio di ciascun anno presso il Dipartimento della pubblica sicurezza si tiene un incontro con una delegazione composta da un rappresentante per ciascuna delle OO.SS. maggiormente rappresentative e firmatarie del presente Accordo sui criteri di massima concernenti le modalità di ripartizione del monte ore di lavoro straordinario” e che “a partire dal secondo anno, nell'incontro può, altresì, riscontrarsi l'andamento del ricorso alle ore di lavoro straordinario nell'anno precedente, anche con riferimento alle quote utilizzate per lo straordinario programmato”. Giova sottolineare che le previsioni dell'articolo 16 co. 5 nascono, in sede di redazione dell'ANQ, dall'impegno, da parte dell'amministrazione, di avviare una stagione di maggiore trasparenza nella gestione del lavoro straordinario. In conseguenza della norma sopra ricordata, in data 2 febbraio 2011 si è tenuto una prima riunione interlocutoria tra l'Amministrazione e le OO.SS. durante la quale è stato sottolineato da entrambe le parti come l'incontro costituisse l'inizio di un percorso che doveva verificare gli attuali criteri di ripartizione del monte ore straordinario, valutarne gli effetti e l'efficacia ed eventualmente individuare e definire nuovi criteri più rispondenti ed efficaci in un ottica di valorizzazione organizzativa e funzionale degli uffici, del personale e dell'attività di polizia. La riunione è stata quindi aggiornata ad un successivo incontro, non ancora programmato dal Dipartimento nonostante le continue sollecitazioni da parte del COISP, durante il quale dovranno essere forniti i dati necessari ad effettuare una analisi complessiva della situazione prima dell'inizio della discussione nel merito. Ciò premesso, comprenderà di certo, gent.mo signor Capo della polizia, lo sconcerto e l'amarezza di questa O.S. COISP nell'apprendere che in questi giorni, probabilmente approfittando della necessità di dover ridimensionare il monte ore di lavoro straordinario a causa degli scellerati tagli lineari imposti dal Governo, si sia anche provveduto ad una diversa ripartizione dello stesso, adottata unilateralmente, negando il ruolo che normativamente è stato riconosciuto al Sindacato. Ad alcune Questure il monte ore di lavoro straordinario è stato ridotto del 25 per cento ed anche più (un taglio pazzesco mai applicato prima), ad altre in misura minore ma comunque assolutamente consistente e tale da compromettere l'operatività e l'efficienza della Polizia di Stato, vanificando il duro lavoro che i colleghi svolgono quotidianamente. La revisione del limite massimo individuale di lavoro straordinario applicato poi ai Dirigenti e Direttivi in servizio presso gli uffici di polizia sparsi su tutto il territorio, evidenzia una assoluta volontà di mortificare le centinaia di nostri colleghi che per garantire il regolare funzionamento dei vari uffici, dalle Questure alle Specialità, passando per le varie articolazioni del Dipartimento, da un lato sono costretti a sempre maggiore sacrifici e dall'altro vengono umiliati essendo costretti a lavorare obbligatoriamente sempre ben oltre il normale orario di lavoro giornaliero e per di più in gran parte (adesso ancor più) gratis ! Lo straordinario reso dai poliziotti (di tutti i ruoli !) ha sempre costituito uno strumento imprescindibile grazie al quale la polizia di Stato è riuscita a garantire la sicurezza del Paese e dei cittadini. Eppure come abbiamo appena rappresentato, consta a questa O.S. che presso alcune sedi sia stata applicata una riduzione del monte ore di lavoro straordinario ben superiore a quello di qualsiasi taglio sinora applicato, ma anche che tale riduzione non sia stata applicata in maniera uniforme visto che addirittura per qualche sede, pure per i ruoli Direttivi di qualche sede, senza che ve ne fosse alcun bisogno come testimoniato dai carichi di lavoro, la riduzione del lavoro straordinario è stata fatta in misura assolutamente inconsistente oppure addirittura non c’è stata affatto così pure in alcuni casi il monte ore del lavoro straordinario è stato aumentato. Da una parte quindi sono stati fatti dei tagli selvaggi, dall'altra incrementi che in alcune situazioni non sono supportati da nessuna particolare esigenza. Si è deciso, in buona sostanza, di effettuare una ridistribuzione del monte ore di lavoro straordinario che non ha proprio tenuto in debita considerazione i reali carichi di lavoro di Uffici e Questure (numero di abitanti, indice di criminalità, ordine pubblico, emergenza immigrazione, ecc.) e, soprattutto, nel contempo si è deciso di fare un vero e proprio abuso, negando al Sindacato il proprio ruolo statuito dall'articolo 16 co. 5 dell'ANQ. Ebbene, preg.mo signor Capo della polizia, la previsione normativa specificata dall'articolo 16 comma 5 dell'ANQ è stata stracciata da un indicibile comportamento del Dipartimento che non può essere tollerato. La preghiamo pertanto, Signor Capo della polizia, di voler intervenire nei confronti dei Suoi collaboratori che hanno disposto quanto sopra, inibendo l'attuazione della sopra accennata volontà di denigrare le prerogative sindacali ed i diritti del personale, nonché di ignorare le reali esigenze degli Uffici di Polizia. La invitiamo inoltre a voler ordinare l'immediata riapertura del tavolo di confronto statuito dall'articolo 16 co. 5, più volte richiamato, dell'ANQ. Con sincera stima. Il Segretario Generale del Co.I.S.P.» –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali immediate iniziative intenda intraprendere per ristabilire l'osservanza delle norme e il dovuto rispetto per le prerogative proprie delle organizzazioni sindacali e in particolare del Co.I.S.P. e del personale della polizia di Stato. (4-11974)
Risposta. — Le risorse
finanziarie destinate alla remunerazione delle
prestazioni di lavoro straordinario rese dal personale
della polizia di Stato non sono state oggetto di
riduzione, in quanto il totale del monte ore assegnato
per il 2011 è analogo a quello del precedente anno.
Per quanto concerne, poi, la distribuzione dello stesso tra i diversi uffici di polizia ed il conseguente riparto tra gli operatori, si specifica che il 2 febbraio 2011 si è tenuta – ai sensi dell'Accordo Nazionale Quadro – una prima riunione tra l'amministrazione della pubblica sicurezza e le organizzazioni sindacali del personale della polizia di Stato, finalizzata ad un'individuazione condivisa dei criteri di riparto.
Al riguardo, non essendo stati condivisi i parametri proposti per il riparto, si è ricorso a quelli vigenti dal 2010.
Per quanto concerne la problematica dell'entità delle risorse volte a consentire il pagamento del compenso per lavoro straordinario a favore del personale della polizia di Stato, si comunica che nel mese di marzo 2012 – con l'esercizio finanziario 2012/residui 2011 – sono state autorizzate le liquidazioni di tutte le prestazioni rese, anche in esubero al monte ore mensile, nell'anno 2011.
Si soggiunge che, a seguito di incontri con le organizzazioni sindacali, sono stati elaborati criteri guida per la ripartizione dei monte ore e dei limiti individuali di lavoro straordinario per l'anno 2012 agli uffici ed ai reparti della polizia di Stato.
Tali rideterminazioni, entrate in vigore dal 1o aprile 2012, non hanno comportato, in linea di massima, modifiche ai vigenti limiti individuali, né forti scostamenti rispetto alle risorse precedentemente assegnate.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo De Stefano.
Per quanto concerne, poi, la distribuzione dello stesso tra i diversi uffici di polizia ed il conseguente riparto tra gli operatori, si specifica che il 2 febbraio 2011 si è tenuta – ai sensi dell'Accordo Nazionale Quadro – una prima riunione tra l'amministrazione della pubblica sicurezza e le organizzazioni sindacali del personale della polizia di Stato, finalizzata ad un'individuazione condivisa dei criteri di riparto.
Al riguardo, non essendo stati condivisi i parametri proposti per il riparto, si è ricorso a quelli vigenti dal 2010.
Per quanto concerne la problematica dell'entità delle risorse volte a consentire il pagamento del compenso per lavoro straordinario a favore del personale della polizia di Stato, si comunica che nel mese di marzo 2012 – con l'esercizio finanziario 2012/residui 2011 – sono state autorizzate le liquidazioni di tutte le prestazioni rese, anche in esubero al monte ore mensile, nell'anno 2011.
Si soggiunge che, a seguito di incontri con le organizzazioni sindacali, sono stati elaborati criteri guida per la ripartizione dei monte ore e dei limiti individuali di lavoro straordinario per l'anno 2012 agli uffici ed ai reparti della polizia di Stato.
Tali rideterminazioni, entrate in vigore dal 1o aprile 2012, non hanno comportato, in linea di massima, modifiche ai vigenti limiti individuali, né forti scostamenti rispetto alle risorse precedentemente assegnate.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo De Stefano.
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI,
BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro
dell'interno. — Per sapere – premesso che:
un comunicato stampa del 20 maggio 2011 del COISP Coordinamento per l'indipendenza sindacale delle forze di polizia dal titolo «La festa della polizia non è più la festa dei poliziotti. La politica sfila nelle circostanze liete e si defila nella realtà.»;
nel comunicato tra le altre si legge «Chi sabato, nelle piazze delle maggiori città d'Italia, vedrà le celebrazioni per la festa della Polizia, resterà colpito dalla solennità, dal clima di gioia che apparente si respira. Ma è necessario fermarsi e chiedersi, dietro quelle divise e soprattutto passato il momento della festa cosa resterà ? Noi lo sappiamo. Donne e uomini che sacrificano affetti, professionalità pur di svolgere il loro lavoro per l'unico interesse per cui sono chiamati a farlo, il bene e la sicurezza delle comunità e farlo tra le mille difficoltà poste da un Governo che sfila alle feste e si defila nella realtà.»;
secondo Franco Maccari, segretario generale del Coisp, sindacato indipendente di Polizia, al di là delle importanti conquiste che sono state compiute in questi anni, i poliziotti hanno davvero poco da festeggiare in quanto «Le questure, rette tra mille difficoltà dagli stessi responsabili, sono al collasso – mancano risorse umane e strumentali. [...] “Il ministro Maroni ha annunciato assunzioni entro la fine dell'anno ben vengano, ma purtroppo, oltre a non credere alle parole del ministro, ci chiediamo perché non potenziare subito l'esistente ? Perché non rimpinguare le casse così da poter pagare gli straordinari ? Perché non dotare gli uffici del minimo necessario per espletare i servizi necessari ?”. Avremmo voluto che chi finora ha pugnalato alle spalle i Servitori dello Stato, facesse un passo indietro, riconoscesse gli errori commessi e si impegnasse non in maniera demagogica ma reale. Solo allora la Festa della Polizia di Stato diventerà la festa dei poliziotti, dei Servitori dello Stato.» –:
se il Ministro sia a conoscenza del comunicato di cui in premessa e quali immediate azioni intenda avviare per rispondere concretamente alle richieste avanzate dal segretario generale del Coisp. (4-12017)
un comunicato stampa del 20 maggio 2011 del COISP Coordinamento per l'indipendenza sindacale delle forze di polizia dal titolo «La festa della polizia non è più la festa dei poliziotti. La politica sfila nelle circostanze liete e si defila nella realtà.»;
nel comunicato tra le altre si legge «Chi sabato, nelle piazze delle maggiori città d'Italia, vedrà le celebrazioni per la festa della Polizia, resterà colpito dalla solennità, dal clima di gioia che apparente si respira. Ma è necessario fermarsi e chiedersi, dietro quelle divise e soprattutto passato il momento della festa cosa resterà ? Noi lo sappiamo. Donne e uomini che sacrificano affetti, professionalità pur di svolgere il loro lavoro per l'unico interesse per cui sono chiamati a farlo, il bene e la sicurezza delle comunità e farlo tra le mille difficoltà poste da un Governo che sfila alle feste e si defila nella realtà.»;
secondo Franco Maccari, segretario generale del Coisp, sindacato indipendente di Polizia, al di là delle importanti conquiste che sono state compiute in questi anni, i poliziotti hanno davvero poco da festeggiare in quanto «Le questure, rette tra mille difficoltà dagli stessi responsabili, sono al collasso – mancano risorse umane e strumentali. [...] “Il ministro Maroni ha annunciato assunzioni entro la fine dell'anno ben vengano, ma purtroppo, oltre a non credere alle parole del ministro, ci chiediamo perché non potenziare subito l'esistente ? Perché non rimpinguare le casse così da poter pagare gli straordinari ? Perché non dotare gli uffici del minimo necessario per espletare i servizi necessari ?”. Avremmo voluto che chi finora ha pugnalato alle spalle i Servitori dello Stato, facesse un passo indietro, riconoscesse gli errori commessi e si impegnasse non in maniera demagogica ma reale. Solo allora la Festa della Polizia di Stato diventerà la festa dei poliziotti, dei Servitori dello Stato.» –:
se il Ministro sia a conoscenza del comunicato di cui in premessa e quali immediate azioni intenda avviare per rispondere concretamente alle richieste avanzate dal segretario generale del Coisp. (4-12017)
Risposta. — Le risorse
finanziarie destinate alla remunerazione delle
prestazioni del lavoro straordinario rese dal personale
della polizia di Stato per l'anno 2011 non sono state
oggetto di riduzione rispetto al precedente anno.
Nel mese di marzo 2012, con l'esercizio finanziario 2012/residui 2011, sono state autorizzate le liquidazioni di tutte le prestazioni rese, anche in esubero al monte ore mensile nell'anno 2011.
Si soggiunge che, a seguito di incontri con le organizzazioni sindacali, sono stati elaborati criteri guida per la ripartizione del monte ore e dei limiti individuali di lavoro straordinario per l'anno 2012 agli uffici ed ai reparti della polizia dello Stato. Tali rideterminazioni, entrate in vigore dal 1o aprile 2012, non hanno comportato, in linea di massima, modifiche ai vigenti limiti individuali, né forti scostamenti rispetto alle risorse precedentemente assegnate.
Quanto alle esigenze di «pronto reclutamento» di nuove unità di personale, si fa presente che il legislatore ha dettato una disciplina volta a limitare le assunzioni anche per le forze di polizia che pertanto sono soggette al regime di assunzione solo su autorizzazione in deroga al generale divieto, ai sensi del vigente articolo 66, comma 9 bis, del decreto legge n. 112 del 2008, convertito con modifiche, in legge n. 33 del 2008.
Tale normativa ha previsto per le forze di polizia la possibilità di conseguire l'autorizzazione – in deroga al generale divieto – alle assunzioni di un numero comunque equivalente a quello dei cessati nell'anno precedente (turnover al 100 per cento), purché i relativi oneri non superino il risparmio conseguente alle stesse cessazioni.
Inoltre, l'effettiva immissione nei ruoli della polizia di Stato, oltre che condizionata dai tempi tecnici di espletamento delle procedure concorsuali, è, di volta in volta, subordinata all'emanazione del formale decreto di autorizzazione alle assunzioni, previo espletamento di una procedura alquanto complessa, volta a ripartire le aliquote consentite tra le diverse forze di polizia.
Da ultimo ed alla luce di quanto sopra indicato, si riferisce che per l'anno 2012 sono in corso procedure concorsuali per complessive 2097 unità, così specificate: 80 commissari, 12 direttivi medici; 70 direttori tecnici; 7 orchestrali-periti tecnici capo; 3 orchestrali-periti tecnici; 56 vice revisori tecnici-infermieri; 1869 allievi agenti.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo De Stefano.
Nel mese di marzo 2012, con l'esercizio finanziario 2012/residui 2011, sono state autorizzate le liquidazioni di tutte le prestazioni rese, anche in esubero al monte ore mensile nell'anno 2011.
Si soggiunge che, a seguito di incontri con le organizzazioni sindacali, sono stati elaborati criteri guida per la ripartizione del monte ore e dei limiti individuali di lavoro straordinario per l'anno 2012 agli uffici ed ai reparti della polizia dello Stato. Tali rideterminazioni, entrate in vigore dal 1o aprile 2012, non hanno comportato, in linea di massima, modifiche ai vigenti limiti individuali, né forti scostamenti rispetto alle risorse precedentemente assegnate.
Quanto alle esigenze di «pronto reclutamento» di nuove unità di personale, si fa presente che il legislatore ha dettato una disciplina volta a limitare le assunzioni anche per le forze di polizia che pertanto sono soggette al regime di assunzione solo su autorizzazione in deroga al generale divieto, ai sensi del vigente articolo 66, comma 9 bis, del decreto legge n. 112 del 2008, convertito con modifiche, in legge n. 33 del 2008.
Tale normativa ha previsto per le forze di polizia la possibilità di conseguire l'autorizzazione – in deroga al generale divieto – alle assunzioni di un numero comunque equivalente a quello dei cessati nell'anno precedente (turnover al 100 per cento), purché i relativi oneri non superino il risparmio conseguente alle stesse cessazioni.
Inoltre, l'effettiva immissione nei ruoli della polizia di Stato, oltre che condizionata dai tempi tecnici di espletamento delle procedure concorsuali, è, di volta in volta, subordinata all'emanazione del formale decreto di autorizzazione alle assunzioni, previo espletamento di una procedura alquanto complessa, volta a ripartire le aliquote consentite tra le diverse forze di polizia.
Da ultimo ed alla luce di quanto sopra indicato, si riferisce che per l'anno 2012 sono in corso procedure concorsuali per complessive 2097 unità, così specificate: 80 commissari, 12 direttivi medici; 70 direttori tecnici; 7 orchestrali-periti tecnici capo; 3 orchestrali-periti tecnici; 56 vice revisori tecnici-infermieri; 1869 allievi agenti.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo De Stefano.
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