Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-18317
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Interrogazione a risposta scritta 4-18317
FRANCESCO BARBATO
lunedì 29 ottobre 2012, seduta n.710
lunedì 29 ottobre 2012, seduta n.710
BARBATO. -
Al Ministro dell'interno.
- Per sapere - premesso
che: l'articolo 3 della Costituzione italiana sancisce che : «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;
in Italia i rapporti tra la Chiesa cattolica e la Repubblica italiana sono disciplinati dai Patti lateranensi, e dalle successive modifiche introdotte con l'Accordo di villa Madama del 1984 che ha portato al cosiddetto nuovo Concordato;
vi è separazione dei poteri (cfr Compendio della dottrina sociale della Chiesa, numeri 571-572);
il decreto del Presidente della Repubblica 3 aprile 2006, n. 180, regolamento recante disposizioni in materia di prefetture-uffici territoriali del Governo, in attuazione dell'articolo 11 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive modificazioni stabilisce, all'articolo 1, comma 1: «La prefettura-ufficio territoriale del Governo - di seguito denominata: «Prefettura», quale organo di rappresentanza generale del Governo sul territorio, svolge compiti di amministrazione generale e di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica ed è organo periferico del Ministero dell'interno»;
se ne deve dedurre il pieno rispetto dello Stato italiano verso i rappresentanti della Chiesa cattolica italiana nella persona di suoi consacrati e affini;
il 18 ottobre 2012 riferiscono organi di stampa e web, presso la prefettura di Napoli si è tenuto un vertice per fare il punto sulla lotta alla camorra. Oltre al prefetto di Napoli, Andrea De Martino e al prefetto di Caserta, Carmela Pagano, vi erano anche i sindaci di venti comuni locali, vertici delle forze dell'ordine, rappresentanti di regione, provincia, asl e numerosi esponenti di comitati civici; nel corso della riunione, tenutasi con toni pacifici, ha preso umilmente la parola il parroco di Caivano (Napoli), don Maurizio Patriciello, da anni impegnato sul territorio nel contrasto alla camorra ed alla sensibilizzazione alle autorità preposte per il problema dei roghi tossici sui territori;
nella circostanza indicata il sacerdote voleva cogliere l'occasione per denunciare la presenza di amianto sul territorio caivanese;
rivolgendosi al Prefetto di Caserta l'ha chiamata «signora»;
ciò ha provocato la stizza incontrollata del prefetto di Napoli Andrea De Martino che è intervenuto a difesa della collega mortificando penosamente, davanti a tutti i convenuti al dibattito, il prelato che in tutto il tempo ha mantenuto invece calma, decoro, e rispetto delle istituzioni;
l'episodio è stato ripreso da un videotelefonino da parte di un cittadino che lo ha immesso nel web scatenando l'indignazione comprensibile degli italiani;
dall'insediamento del prefetto di Napoli dottor Andrea De Martino non si comprende perché lo stesso, preposto alla vigilanza dei territori, specie quelli più «caldi», non si sia adoperato all'applicazione della misura di rigore di cui all'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000 nei confronti di quelle amministrazioni comunali oggetto di indagini giudiziarie anche in alcuni casi gravissime;
nel corso dei circa tre anni dal suo mandato, il prefetto De Martino avrebbe promosso il solo scioglimento del consiglio comunale di Gragnano (Na) e solo dopo che la magistratura aveva incriminato il sindaco per gravi reati, rilevandosi, quindi, a giudizio dell'interrogante la sterilità delle azioni di prevenzione che il prefetto avrebbe dovuto invece porre in essere;
appaiono all'interrogante «condotte omissive» quelle del prefetto De Martino in relazione ai seguenti comuni:
Acerra. Si riportano alcuni passaggi giornalistici pubblicati in data 27 settembre 2012 dal sito web www.meridianamagazine.org: «i militari dell'Arma dei Carabinieri hanno messo sotto sequestro un edificio residenziale abusivo e fatto scattare delle denunce per i proprietari e per un geometra del comune di Acerra. È quanto riporta in un articolo - inchiesta pubblicato da "Il Mediano", il giornalista Pino Neri. Secondo quanto riportato dalla testata online "la licenza edilizia rilasciata dal comune per il palazzo sequestrato ieri dai carabinieri doveva essere una modesta casa colonica, un edificio da realizzare in un terreno agricolo e di cui avrebbe dovuto usufruire un'azienda agricola". In realtà, al posto della casa contadina si stava costruendo un edificio residenziale e, secondo i carabinieri, la stessa azienda agricola sarebbe stata solo un'impresa fantasma. Ad aggiungere sospetti alla vicenda, le cui indagini sarebbero solo agli inizi, c'è il fatto che l'impresa edilizia che avrebbe realizzato il progetto fasullo, è di proprietà di un consigliere comunale (di cui nell'articolo non viene specificato il nome) recordman di preferenze alle scorse elezioni, ma che al momento non risulterebbe indagato. Altra coincidenza, la variante decisiva per l'ampliamento dei lavori è stata rilasciata proprio in piena campagna elettorale nello scorso mese di aprile. E di opere sospette, tra le altre cose, parlava proprio l'esposto denuncia presentato dal centrodestra acerrano, nella persona del candidato a sindaco del PDL, il colonnello della Guardia di Finanza Antonio Crimaldi, che all'indomani delle elezioni denunciava un ipotetico sistema di inquinamento e condizionamento del voto democratico, citando, tra gli altri, fatti di cronaca di una gravità tale da indurre anche un giornale nazionale (non esattamente vicino alle posizioni del PDL), come la Repubblica, ad inviare un proprio reporter ad Acerra per un'inchiesta. Ma che l'edilizia sia un settore molto rappresentato in città (tra l'altro insieme all'agricoltura è la prima fonte di sostentamento economico e vede tanti imprenditori onesti provare a portare avanti l'attività anche con le difficoltà dell'attuale crisi) nessuno ne fa uno scandalo né un mistero, proprio Repubblica, infatti, in un articolo intitolato "Le 29 liste, i 600 candidati e le minacce di morte di Acerra la città senza alberi", evidenziava come "all'indomani delle elezioni, ecco che il Consiglio comunale sembra subito una catena di montaggio delle costruzioni [...]"»;
Giugliano. In data 8 ottobre 2012 il sindaco Giovanni Pianese (Pdl) ha rassegnato le dimissioni; in data 1o ottobre 2012 si apprende dal sito web: www.teleclubitalia.it: «Al vaglio della commissione (di accesso) della quale fanno parte il prefetto vicario Giovanni Cirillo, il dirigente del commissariato di polizia Giugliano Villaricca, Pasquale De Lorenzo, un rappresentante del provveditorato delle opere pubbliche della Campania, l'ingegner Giuseppe Rocca, ci andranno buona parte degli atti dell'amministrazione che ha governato la città negli ultimi anni. La commissione setaccerà gare d'appalto, affidamenti, atti amministrativi, pratiche burocratiche, condoni edilizi ed anche la vita privata di consiglieri e le loro parentele. Tre mesi per portare alla luce possibili irregolarità e convalidare o negare qualsiasi forma di sospetto». ed ancora: in data 25 settembre 2012 il sito d'informazione web: www.teleclubitalia.it informa che: «Regna confusione circa il blitz della Guardia di Finanza e la Polizia Provinciale al comune ed al cantiere della Senesi Spa, la ditta che gestisce il comparto rifiuti. Su cosa si basi il filone di indagine nessuno lo sa, indagati e politici in testa. Di certo è che ci sono tre persone sotto inchiesta il comandante della Polizia Municipale Antonio Baldi, il funzionario Giuseppe De Stefano e l'amministratore delegato della Senesi Rodolfo Briganti. (..) Conclude Luigi Sequino: "Non vorrei avere fiducia nella magistratura ma nella classe politica. I due indagati del Comune di Giugliano sono vittime della mala politica". LE NOTIZIE DI IERI ore 16.00 Terminato il blitz delle forze dell'ordine al comune di Giugliano. Pare che nel registro degli indagati ci siano finiti il dirigente all'ambiente Antonio Baldi ed il funzionario dei servizi ambientali Giuseppe De Stefano. Ai due è stata contestato l'affidamento dell'appalto per la gestione del servizio rifiuti alla Senesi Spa. Il reato contestato è quello di truffa. Ore 12.00 blitz della Polizia Provinciale e della Guardia di Finanza al comune di Giugliano ed al cantiere della Senesi. I motivi dell'operazione sono legati alla gestione del servizio di nettezza urbana e le condizioni dell'area di sosta e operazione degli autocompattatori, che pare, non sarebbe a norma. Le forze dell'ordine per l'intera mattinata hanno acquisito documenti, interrogato dirigenti responsabili del settore e controllato il cantiere ed i camion della raccolta, in entrata ed in uscita, dipendenti compresi. Due i fronti del blitz quindi: da un lato i disagi all'interno del piazzale di Casacelle, dall'altro i documenti relativi alla gara d'appalto. Al cantiere i dipendenti della Senesi hanno lamentato notevoli disagi circa il pessimo stato di igiene degli autocompattatori. Fiumi di percolato, igiene scarsissima e mezzi disastrati. Pare inoltre, secondo quanto testimoniano gli stessi dipendenti, che al cantiere arriverebbero formulati già timbrati. I formulari sono utili per definire il tipo di rifiuti e di smaltimento e, secondo regola, un dipendente del comune dovrebbe controllare camion per camion. Ed invece, secondo i dipendenti, questo non avverrebbe. Ma, il tutto è da verificare. Al palazzo comunale invece le forze dell'ordine hanno setacciato i documenti relativi alla gara d'appalto che ha affidato il servizio alla Senesi»;
Torre del Greco. Qui, il prefetto avrebbe inviato la commissione di accesso solo poco tempo prima della scadenza naturale della consiliatura;
in data 9 giugno 2012 la testata Metropolis web riporta: «Sette indagati, dodici perquisizioni domiciliari, cinque funzionari e dirigenti del Comune ascoltati come persone informate sui fatti: sono i numeri dell'ennesima bufera giudiziaria su palazzo Baronale. La prima "patata bollente" finita nelle mani del sindaco Gennaro Malinconico - un guaio ereditato dal suo predecessore Ciro Borriello - riguarda tre settori su cui da tempo si erano accesi i fari della procura di Torre Annunziata: la gestione dell'affare rifiuti, il servizio di pulizia degli immobili comunali e l'assegnazione dei buoni pasto ai lavoratori dell'ente. Tre temi caldi - finiti all'attenzione della commissione d'accesso agli atti inviata in Comune dal prefetto di Napoli Andrea Di Martino - su cui il pool di investigatori coordinati da Raffaele Marino avevano puntato l'attenzione già a partire dal 2008. Gravi le ipotesi formulate dal pubblico ministero Silvio Pavia: corruzione e turbativa d'asta. In pratica, secondo il castello accusatorio della procura, ci potrebbe essere stato un giro di mazzette per favorire le ditte o le aziende che avrebbero dovuto vincere le gare promosse dal Comune. Al termine di quattro anni di indagini, sono sette gli indagati tra cui i titolari di alcune società che tra il 2008 e il 2012 hanno lavorato per l'ente di largo Plebiscito. I restanti nomi, al momento, restano top secret. Ma tra i destinatari di avvisi di garanzia ci sarebbero diversi volti noti agli habitué delle stanze dei bottoni di palazzo Baronale. Praticamente pubbliche, invece, le perquisizioni domiciliari eseguite dalla guardia di finanza in casa di dodici persone, tra cui cinque dirigenti e funzionari del comune ritenuti "persone informate sui fatti". Diverse, inoltre, le persone già ascoltate dal capitano delle fiamme gialle Gaetano Capuozzo: pezzi da novanta della macchina comunale e vecchie conoscenze della politica all'ombra del Vesuvio, chiamati a raccontare il funzionamento e spiegare le anomalie registrate durante i quattro anni finiti sotto la lente d'ingrandimento della procura. Particolare attenzione, ovviamente, al tribolato settore dei rifiuti: sotto stretta osservazione sono finite le varie gare promosse sotto la guida di Ciro Borriello, con riferimento al frequente balletto di sostituzioni e ricorsi che hanno portato la "ditta di casa" dei Fratelli Balsamo a gestire - fino all'avvento della Ego Eco di Roma, rappresentata sul territorio da un ex consigliere comunale ai tempi del sindaco Valerio Ciavolino - ininterrottamente il servizio per due anni, attraverso una lunga serie di proroghe. Stessa attenzione per le procedure relative all'appalto per la pulizia degli immobile comunali e gli strani ritardi accumulati dal bando per l'assegnazione dei buoni pasto ai dipendenti comunali. Tre gare d'appalto che potrebbero rappresentare solo la punta dell'iceberg dell'inchiesta condotta dal pm Silvio Pavia e che, a breve, potrebbero scatenare l'ennesimo terromoto giudiziario sul comune»;
Bacoli. In data 10 ottobre 2012 corrispondenze locali riferiscono: «Doppio blitz dei carabinieri tra comune di Bacoli e Flegrea Lavoro: al via le indagini su sospette irregolarità relative allo smaltimento dei rifiuti cittadini. Si è sviluppata questa mattina, ad opera dei Carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile della caserma di Pozzuoli una duplice acquisizione di documenti richiesti sia alla Flegrea Lavoro, società municipalizzata dedita alla raccolta differenziata, che al X Settore, ramo del municipio avente il compito di effettuare materialmente i pagamenti presso le piattaforme di raccolta dei rifiuti. L'operazione, voluta dalla procura di Napoli attraverso apposito mandato di acquisizione d'atti, sembra essere relativa allo smaltimento della spazzatura prodotta in paese. Un'ulteriore azione investigativa da parte della magistratura verso il Comune di Bacoli che, dopo aver investito più e più volte la municipalizzata Centro Ittico Campano, adesso interessa anche l'altra società ad intero capitale pubblico e comunale, la Flegrea Lavoro S.p.a. I tre enti pubblici presenti in città. Comune, Cento Ittico Campano e Flegrea Lavoro, risultano essere quindi al momento (per motivazioni varie già documentate in precedenti articoli) tutte sotto inquiesta della Procura di Napoli. In alcuni casi ad indagare è anche la Direzione Distrettuale Antimafia» (http://freebacoli.blogspot.it/2012/10/comune-sotto-inchiesta-la-procura-bussa.html);
Crispano. In data 14 maggio 2011 informa www.napolimetropoli.it «l'assessore Enzo Cennamo, tra l'altro capogruppo del Pd e figura più rappresentativa della sezione locale dei "democratici", si è dimesso dall'esecutivo. Ha scritto pure una lettera al primo cittadino Carlo Esposito in modo da porre sul tavolo, al centro della discussione politica, la questione morale, etica e legale che ha smantellato il centrosinistra. Ufficialmente la rottura tra il capogruppo e assessore del Pd Enzo Cennamo ed il primo cittadino è maturata durante una riunione dove si è discusso della famigerata delibera 17. Un atto approvato durante la passata consiliatura ma con riflessi attualissimi visto il rinvio a giudizio del dirigente. Franco Arbolino, già condannato in sede penale e contabile per un appalto sospetto affidato ai tempi dello scioglimento per camorra degli organi elettivi. Carlo Esposito, durante la riunione, ha sfidato i suoi assessori. Lo ha ripetuto a chiare lettere: "Chi ha votato la delibera 17 si dovrebbe dimettere". Puntuale la reazione di Enzo Cennamo, il quale si è presentato al protocollo ed ha aperto ufficialmente la crisi di governo. Eppure, proprio Enzo Cennamo, ai tempi della delibera 17, fu quasi aggredito nel partito, proprio nel Pd, il cui segretario era Carlo Esposito, perché non voleva votarla. L'entourage dei "democratici", da Carlo Esposito al dirigente dell'Ente e del Pd Franco Arbolino, imposero la scelta. (...). E ancora: se chi ha votato la delibera 17, così come dice il sindaco, deve dimettersi dalla giunta, perché continua a difendere Franco Arbolino, dirigente dell'Ente locale, tra i protagonisti dello scioglimento per camorra, come detto condannato in sede contabile ed in sede penale (seppur in primo grado, ndr), il quale ha spinto, ha proposto ed ha scritto, da dirigente del Municipio, la delibera dell'Ente? Carlo Esposito ha perso la bussola. Due pesi e due misure che dimostrano il suo reale obiettivo, due pesi e due misure che dimostrano la sua morale. È rimasto solo ed isolato. Ha fallito dopo pochi mesi di amministrazione e la sua giunta si è distinta solo per gli scandali che si sono succeduti e che rischiano di far rivivere gli anni bui del 2005, culminati, come ricordato, con lo scioglimento anticipato degli organi elettivi per infiltrazioni della criminalità organizzata. Il sindaco era sempre Carlo Esposito. Stessi dirigenti, stessa maggioranza, stessi consiglieri. Tranne qualche nuovo innesto che è meglio non citare. Ha ulteriormente aggravato il quadro indiziario del 2005»;
Ottaviano. In data 12 luglio 2012 si legge da organi di stampa: «Tre vigili urbani indagati. Riflettori puntati sul comando della Polizia Municipale: indagini sull'operato dei caschi bianchi ottavianesi. Giorni di interrogatori, consultazione di atti e documenti, ricostruzione di posizioni. Il fascicolo arrivato presso la procura di Nola, dopo mesi di indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Ottaviano, parla chiaro. Le oltre duecento pagine che compongono il dossier, descrivono nel dettaglio la "cattiva abitudine" che alcuni agenti dello stesso comando mettevano in campo puntualmente, riducendo il costo delle contravvenzioni che venivano effettuate da altri colleghi. Lo facevano per gli amici, ma soprattutto per dipendenti comunali o loro parenti. Oltre 437 le persone che avrebbero beneficiato dello "sconto" e che ora hanno dovuto semplicemente reintegrare la quota, ma dove a pagarne le amare spese saranno i tre agenti del comando. L'indagine, partita circa tre mesi fa, era stata portata alla luce proprio dallo stesso comando. Alcune anomalie che puntualmente venivano riscontrate, avevano portato anche il comandante a vederci chiaro. Divieti di sosta, mancata assicurazione, alla guida senza cintura di sicurezza, o a telefono mentre si transitava. Queste le causali delle centinaia di contravvenzioni che i vigili, tenendo conto del rispetto del codice della strada, avevano ovviamente effettuato. Sanzioni che variavano dai 78 euro sino ai 300 euro. (...) Sembra infatti che proprio nei giorni scorsi, un nuovo blitz, sia stato effettuato nella sede di via Lucci e poi negli uffici comunali. Gli inquirenti avrebbero portato via altra documentazione, nel dettaglio tre fascicoli, ma questa volta i vigili coinvolti sarebbero altri e con loro anche due dipendenti comunali più un privato»; (Metropolis);
in data 17 settembre 2012 il Roma.net quotidiano riporta: «Indagini sul clan Cuccaro: "Hanno invaso Ponticelli" Non solo Barra, ma anche Ponticelli, Cercala e una parte di San Sebastiano al Vesuvio. Secondo gli investigatori il clan Cuccaro (nella foto), nonostante il colpo subito ad agosto scorso, avrebbe esteso la propria influenza all'altro quartiere orientale di Napoli e alle due cittadine confinanti. Un'escalation compiuta sostanzialmente senza spargimento di sangue, tranne qualche eccezione. E questa la sintesi di una nuova relazione arrivata in procura da esperti investigatori»;
Quarto (Na), in data 9 luglio 2012 fonti stampa riferiscono: «Sono in corso una serie di perquisizioni nel comune di Quarto, vicino Napoli, da parte dei Carabinieri, nell'ambito dell'inchiesta relativa ad alcune infiltrazioni del clan camorristico Polverino all'interno della politica locale. Le indagini, coordinate dai pm Ardituro, Ribero e Del Gaudio, riguardano le presunte pressioni del clan su cittadini e politici della zona, in riferimento ad alcune scelte urbanistiche. Perquisita, in mattinata, allo scopo di verificare le presunte collusioni tra camorra e politica, l'abitazione e l'ufficio del sindaco, coinvolto nelle indagini insieme ad altre quattro persone: due imprenditori del luogo, un consigliere comunale e il Dirigente dell'ufficio tecnico del comune»;
Afragola. In data 29 giugno 2012 su Afragola (Na) La Repubblica ed. Napoli informa: «RICICLAGGIO. Si profila un nuovo processo - il terzo - per il senatore del Pdl Vincenzo Nespoli, nonché sindaco di Afragola, uomo simbolo del doppio incarico, a dispetto di inchieste, scandali e arresto sfiorato. I pm Mariella Di Mauro, Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock hanno chiuso il secondo filone dell'inchiesta. Dopo la bancarotta dell' istituto di vigilanza "La Gazzella", di cui autentico titolare, per l'accusa, era il sindaco-senatore che aveva aperto alle assunzioni clientelari in cambio di quasi un milione di euro, ecco la nuova contestazione: finte compravendite degli immobili della società "Sean", e quindi versamento di denaro di dubbia provenienza, forse tangenti, da introdurre nelle casse di famiglia. Il vertice ufficiale di "Sean" era, infatti, la moglie di Nespoli, ma per i pm guidava sempre lui. Si va dunque verso il rinvio a giudizio, con altri sei complici. E l'infinita Afragola story, sullo sfondo la corruzione elettorale (prescritta). Nel 2010, fu il Senato a respingere per lui l'ordinanza di custodia ai domiciliari. Per il caso "Gazzella", Nespoli è ora imputato nel processo che si celebra a Napoli. Stesso copione di dieci anni fa: per altre assunzioni che impose negli investimenti di Ipercoop, Nespoli fu condannato in primo grado per concussione; nel 2007 l'assoluzione, poi annullata dalla Cassazione che nel 2009 ha ordinato il nuovo processo.»;
su Brusciano (Na) in www.ilfattoquotidiano.it si legge: «Il sindaco, Romano Angelo Antonio (Udc), viene condannato in primo grado a 4 anni di carcere e l'ex presidente del Consiglio comunale, oggi consigliere di maggioranza, Salvatore Papaccio, condannato a tre anni. Per entrambi è prevista l'interdizione da pubblici uffici per cinque anni, il reato è di tentata concussione. È la severa condanna emessa il 4 marzo 2011 dal Tribunale di Nola per i due uomini accusati di aver più volte chiesto, nel 2004, una tangente di 500 mila euro ad un noto imprenditore del luogo, per concedergli una licenza edilizia che gli avrebbe consentito di costruire circa 70 appartamenti in una lottizzazione a Brusciano. Il costruttore Angelo Perrotta però, decise di non sottostare ai ricatti dei due politici e denunciò tutto ai Carabinieri»;
su alcuni di questi comuni napoletani vi è stata anche l'attenzione di alcuni importanti programmi di carattere nazionale come «Report» di Rai3;
la condotta del prefetto De Martino è stata, a parere dell'interrogante, inconciliabile con quello di rappresentate di Governo in una provincia come quella di Napoli che, peraltro, nel corso degli ultimi due anni ha registrato una recrudescenza del fenomeno delle infiltrazioni camorristiche negli enti locali, che ha richiesto l'intervento repressivo, dell'autorità giudiziaria in assenza delle misure di prevenzione di cui all'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000 demandante al prefetto;
in data 3 ottobre 2012 il quotidiano Corriere del Mezzogiorno in un articolo a firma di Fabrizio Geremicca viene data notizia che: «L'impresa che da luglio sta ristrutturando i locali della prefettura di Napoli, dove si riunirà il gruppo di controllo sulle infiltrazioni malavitose negli appalti, è essa stessa a rischio di condizionamenti malavitosi secondo l'ufficio antimafia del Palazzo di Governo, coordinato dalla funzionaria Mariolina Goglia. L'azienda infatti ha ricevuto un informativa atipica, in conseguenza della quale il Provveditorato alle opere pubbliche della Campania e del Molise l'ente appaltatore, ha rescisso il contratto. È un caso clamoroso quello che coinvolge "Scoglio spa" sede a Sant'Antimo che fa capo all'imprenditore Michele Ferone. (...) Importo: 136.667 euro. Fondi pubblici ricavati sul programma operativo nazionale "Sicurezza per lo sviluppo". Scoglio spa si è aggiudicata la gara in virtù di un ribasso d'asta del 34,16 per cento. Dice l'avvocato Ciro Arino, che patrocina l'imprenditore Ferone: "Ho subito presentato istanza di riesame al prefetto. Non ho avuto ad oggi la possibilità di verificare i contenuti della informativa atipica. Suppongo che sia legata ad una indagine per turbativa d'asta ed associazione a delinquere che ha coinvolto il mio cliente nel 2009. Si è conclusa pero, a maggio 2012, con la richiesta di archiviazione formulata dal pm Maurizio Giordano ed accolta dal gip Stefania Amodeo. Aggiunge Perone: "La mia azienda lavora da 15 anni con la prefettura, ho presentato denunce per i tentativi di estorsione perpetrati ai miei danni. Altro che condizionamenti malavitosi"» -:
alla luce dei fatti esposti, a parere dell'interrogante gravissimi, se il Ministro intenda assumere le iniziative di competenza in relazione ai comuni citati facendo sì che, casi come quello di don Maurizio Patriciello non abbiano più a ripetersi in quanto indeboliscono la lotta locale alla camorra incutendo timore nella cittadinanza e sfiducia verso le istituzioni che di conseguenza appaiono «lontane» e non più meritevoli di fiducia;
quali iniziative intenda assumere subito il Ministro interrogato in merito ai fatti esposti che non restituiscono decoro allo Stato ne nel suo rapporto con i cittadini né verso la Chiesa cattolica apostolica romana.(4-18317)
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