Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-01550
presentato daInterrogazione a risposta scritta 4-01550
LOMBARDI Roberta
testo di
Giovedì 1 agosto 2013, seduta n. 63
il consiglio di amministrazione della Polizia di Stato nella seduta del 28 giugno 2013 ha provveduto ad effettuare lo scrutinio per merito comparativo per la promozione a dirigente superiore e per l'ammissione al corso di formazione dirigenziale per la nomina a primo dirigente (tra i quali il dottor Maurizio Improta e il dottor Lamberto Giannini, i responsabili degli uffici che hanno partecipato alla rendition di Alma Shalabayeva e della figlia di anni sei). Con il sistema normativo e regolamentare specifico si sta provvedendo, già da diversi anni, alla selezione della classe dirigente della Polizia di Stato. Da un esame attento della normativa e soprattutto dei «criteri di massima», adottati con il consenso delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, si evince con estrema chiarezza che è il consiglio di amministrazione stesso, che approvando l'operato della commissione (di avanzamento) all'uopo preposta composta da alti dirigenti della Polizia di Stato, che in definitiva decide discrezionalmente, quali candidati debbano essere promossi. Infatti, il punteggio discrezionale (oltre il 60 per cento), molto elevato, a disposizione del consiglio di amministrazione finisce per creare potenziali possibilità di stravolgimento delle graduatorie di merito e rendere vani tutti i titoli oggettivi in possesso dei candidati, con grave nocumento per i principi della meritocrazia reale;
tra gli altri, si segnala la situazione del dottor Maurizio Improta che, se pure sembrerebbe aver svolto, «sulla carta», il corso di formazione per vice commissari, risulta in un solo anno aver compiuto «un balzo» di cinquantadue posizioni, dalla settantatreesima alla ventunesima, nella graduatoria che consente di accedere al corso di questore;
molti dei funzionari promossi nell'ultimo consiglio di amministrazione (ma anche in precedenti) appartengono ad uffici centrali (spesso con funzioni di segreteria dei prefetti e/o direttori centrali), e alcuni di loro con pochissima esperienza di territorio (ovvero questure);
l'articolo 1 (Assunzione di personale nei ruoli della Polizia di Stato) del decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1983, n. 903, prevede che: «... l'accesso ai ruoli del personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di polizia avviene mediante pubblico concorso per esami...»;
l'articolo 28 (Nomina) del decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1983, n. 903, prevede che «... i vincitori del concorso sono nominati vice commissari in prova del ruolo dei commissari della Polizia di Stato e sono inviati a frequentare il corso di formazione di cui all'articolo 56 della legge 1o aprile 1981, n. 121...»;
l'articolo 56 (Corsi per la nomina a commissario di polizia) della legge n. 121 del 1981, prevede che «... ottenuta la nomina, i commissari in prova frequentano un corso di formazione teorico-pratico della durata di nove mesi presso l'apposita sezione dell'Istituto superiore di polizia, di cui all'articolo 58 (legge n. 121 del 1981);
l'articolo 57, lettera d), (Dimissioni dal corso per la nomina a commissario di polizia) della legge n. 121 del 1981 prevede che «... sono dimessi dal corso i commissari in prova che: .... omissis... d) sono stati per qualsiasi motivo assenti dal corso per più di trenta giorni, anche se non consecutivi, e di novanta giorni per infermità contratta durante il corso, salvo che essa sia stata contratta a causa delle esercitazioni pratiche, nel qual caso il commissario in prova è ammesso a partecipare al primo corso successivo al riconoscimento della sua idoneità psico-fisica...» –:
quali verifiche urgenti il Ministro dell'interno intenda adottare in relazione a casi quali quelli del dottor Maurizio Improta, nonché più in generale quali iniziative intenda assumere per definire – una volta per tutte – criteri oggettivi che assicurino il merito reale (così come prevedrebbero le norme vigenti), riducendo a «zero» (nella griglia di valutazione per gli avanzamenti dei dipendenti della Polizia di Stato) la discrezionalità in modo tale da cominciare, da un lato, a ridefinire una classe dirigente realmente meritevole e più competente e, dall'altro, a scongiurare una sempre più tangibile e pericolosa «demotivazione» di quei poliziotti che non hanno la fortuna di appartenere alle cosiddette «cordate vincenti». (4-01550)
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