Atto Camera
Interpellanza 2-00923
presentato daInterpellanza 2-00923
MELILLA Gianni
testo di
Giovedì 9 aprile 2015, seduta n. 405
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della salute, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
accade spesso da diversi anni, e anche nei fine settimana scorsi, che immigrati malati, scovati dalla polizia austriaca (ma anche di altri Stati dell'Unione europea), vengano rifiutati e riaccompagnati in Italia (dove erano sbarcati o giunti in altra precaria maniera) al commissariato del Brennero;
come è noto, l'Italia è il crocevia dell'immigrazione oramai da molti anni, carovane di disperati sbarcano sulle spiagge italiane per, almeno nei loro pensieri, poi dirigersi verso le altre nazioni, come l'Austria, la Germania, la Francia, e altre;
capita spesso che, dopo viaggi improbabili e pericolosi, in situazioni insalubri e non dignitose, i migranti arrivino a destinazione deceduti durante il viaggio e che molti sbarchino (o scendano da camion dove hanno viaggiato chiusi nei bagagliai o – addirittura – appesi sotto il mezzo, o nascosti sugli aerei nel vano bagagli o altro) gravemente malati, in Italia che è oramai la frontiera del resto d'Europa;
spesso gli immigrati vengono rimandati nel nostro Paese, al commissariato del Brennero, perché malati e senza specificare quale sia il loro problema di salute. Si è venuti così a contatto con persone afflitte da scabbia non riconosciuta subito e quindi curata in ritardo e contagiosi per gli operatori stessi. Capitano, come il caso di alcuni giorni fa, ma ce ne sono molti, giovani con convulsioni scoperte solo dopo una crisi epilettica, dopo essere stati rifiutati da altre nazioni, come caso ultimo di una persona rimandata indietro dall'Austria;
i sindacati di polizia, lamentano la noncuranza nella quale si svolge il tutto. Costringendo gli addetti e i volontari a lavorare al «buio» senza sapere quale situazione si trovano a dover affrontare volta per volta, e questo in contrasto con qualsiasi protocollo di intesa, di accordo o di sicurezza proclamata nelle visite ufficiali;
questo comporta rischi per gli immigrati a cui vengono tardate le cure per non conoscenza del fatto, rischi per gli operatori della polizia stessi, e rischi per i cittadini con i quali gli immigrati malati stessi vengono a contatto dopo essere usciti dai commissariati;
oltre ai tanti protocolli e accordi internazionali tutto questo disattende anche molti dei punti anche della risoluzione del Parlamento europeo sulla «relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013 e sulla politica dell'UE in materia», del 20 febbraio 2015, che sottolinea al punto al punto 66 (su: Il sostegno dell'UE ai diritti umani universali e alle organizzazioni multilaterali per i diritti umani) l'importanza delle decisioni pronunciate dalla Corte europea dei diritti umani e della Idro attuazione da parte dei Paesi interessati, in merito al rispetto e al consolidamento dei diritti umani quali valori e principi basilari. Nei punti successivi (in: L'azione dell'UE in materia di migrazione e profughi), al punto 183, si denuncia il numero di morti in mare nel Mediterraneo, stimato dall'organizzazione internazionale per le migrazioni, nel suo rapporto «Fatal Journeys» (Viaggi fatali), in 3000 persone nel 2013, il che rende questo mare la regione più letale al mondo per la migrazione irregolare; si esprime la preoccupazione per le informazioni sugli abusi dei diritti umani dei migranti e dei richiedenti asilo durante il loro viaggio verso l'Unione europea e si invita quest'ultima a introdurre un sistema europeo comune di asilo e garantire norme comuni efficaci per le procedure di accoglienza in tutta l'Unione, al fine di proteggere i minori non accompagnati e i più vulnerabili;
si invita il VP/AR, il commissario europeo per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza e il SEAE a intensificare la cooperazione e l'equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri, compresi l'accoglienza e il reinsediamento dei rifugiati, e a contribuire ai servizi di ricerca e salvataggio per assistere i migranti in situazioni di emergenza in mare, mentre tentano di raggiungere le coste dell'Unione europea; si rammenta a tale proposito la necessità di rispettare il principio di non respingimento in acque europee e internazionali, come confermato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo; al punto 186, il Parlamento invita l'Unione europea a garantire che la negoziazione e l'attuazione di tutti gli accordi di cooperazione in tema di migrazione e di riammissione con gli Stati non aderenti all'Unione europea siano conformi al diritto internazionale dei diritti umani, al diritto internazionale dei rifugiati e al diritto internazionale marittimo e chiede di essere consultato prima della loro conclusione; infine, al punto 190, si condanna la crescente criminalizzazione della migrazione irregolare all'interno dell'Unione europea a spese dei diritti umani delle persone interessate; si esorta a provvedere senza indugio alla creazione delle necessarie tutele dei diritti umani, nonché di meccanismi di responsabilizzazione e applicazione –:
come i Ministri interpellati ritengano di adoperarsi affinché siano garantiti sicurezza ed efficienza alle forze di polizia, mettendole in condizione di operare non al «buio», ma con la consapevolezza della situazione sanitaria della persona che si trovano a trattare;
se, non si ritenga di dover assumere le opportune iniziative nei confronti delle autorità degli altri Paesi d'Europa, rammentando sia la carta dei diritti dell'uomo, sia tutti i protocolli finora stabiliti e non ultima la relazione annuale al Parlamento europeo del 20 febbraio 2015 «sui diritti umani e la democrazia nel mondo», di cui sopra, affinché non vengano meno al rispetto di quel diritto d'asilo, di cura e di solidarietà che spetta ai rifugiati in base ai trattati internazionali e al dovere umano di cura verso chiunque ne abbia bisogno ma, in particolare, in questo caso, nei confronti dei richiedenti asilo evitando deresponsabilizzazioni e non rigettando tutto l'onere del caso sull'Italia e sul nostro volontariato e sulle, forze dell'ordine italiane, che, proprio data la dimensione della questione immigrazione, non sono in condizione di poter operare al meglio.
(2-00923) «Melilla».
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