Si studia ibernazione astronauti come nella fantascienza (ANSA) - ROMA, 21 GIU - Come nel film cult Odissea nello spazio, sarà probabilmente l'ibernazione, e in particolare il sonno profondo, la soluzione più pratica per far viaggiare gli astronauti nelle lunghe missioni, a partire da Marte, e riuscire a ottenerla è una delle principali sfide future della medicina spaziale, insieme alle ricerche per contrastare gli effetti del volo spaziale sulla salute, che sono simili a quelli dell' invecchiamento. "Ai congressi sentiamo spesso gli esperti di medicina spaziale parlare dell''ibernazione', è una cosa che esiste in natura, negli animali che d'inverno vanno nel torpore profondo e rallentano il metabolismo. Per l'uomo si tratterà di cercare di ottenere una sorta di sonno profondo, perché un equipaggio che dorme non mangia, non produce rifiuti e non si creano conflitti causati dallo stare insieme in ambienti confinati", ha detto all'ANSA, Debora Angeloni, che insegna biologia molecolare alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, dove è anche responsabile scientifica del primo corso di Biologia spaziale mai organizzato in Italia. "Il sonno profondo - ha spiegato - sarebbe una soluzione molto pratica, ma la fisiologia umana è ancora largamente di 'intralcio' e gli studi sono ancora in fase iniziale". Le altre sfide riguardano soprattutto capire come proteggere gli astronauti dall'effetto della microgravità su massa ossea e muscolare, su colonna vertebrale e circolazione. In quest'ambito la Angeloni è l'ideatrice di un esperimento che ha portato 5 milioni di cellule umane, che rivestono i vasi sanguigni, sulla Stazione Spaziale, per studiarne la risposta alle condizioni del volo spaziale. "Abbiamo visto che nello spazio queste cellule - ha spiegato la biologa - cambiano nella forma e di conseguenza sono meno performanti". (ANSA). Y75-GU 2019-06-21 15:39
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