Legislatura 16 - Risposta all'interrogazione n. 4-00385
Risposta all'interrogazione n. 4-00385
Fascicolo n.13
Risposta. - La razza canina «Lupo italiano», la cui tutela è affidata all’Ente per la tutela del lupo italiano – ETLI – è stata selezionata a partire dagli anni ’70 dal professor Mario Messi, fondatore dell’ente medesimo.
Tale tipo genetico, risultato di un incrocio tra cane domestico (Canis familiaris) e lupo (Canis lupus) e successivi incroci, anche per il suo apprezzato impiego ai fini di utilità sociale (ricerca persone scomparse e proficua collaborazione con Corpo forestale e Polizia di Stato) è stato riconosciuto dalla scrivente amministrazione, che, sulla base di un parere positivo espresso dall’allora Consiglio superiore dell’agricoltura, con decreto ministeriale 20 aprile 1994 approvò l’istituzione del Registro anagrafico ed il testo del relativo disciplinare.
Il citato parere è stato redatto sulla base della relazione predisposta dai professori universitari Lucifero, Montemurro e Rognoni, con la collaborazione del professor Cavalchini.
Successivamente, a seguito di osservazioni formulate da alcuni docenti dell’Università di Perugia e dall’Istituto nazionale della fauna selvatica, si è richiesto ed ottenuto, nel 1996, un parere da parte del professor Bosticco dell’Università di Torino il quale, dichiarando che il lupo italiano è una razza canina, ha escluso l’esistenza di argomentazioni tali da essere prese in considerazione.
In merito, poi, alla ricerca scientifica sul DNA di detto animale, presentata alla Regione Piemonte e citata nell’interrogazione, si è provveduto a richiedere chiarimenti alla stessa Regione che, peraltro, risulta in passato aver frequentemente concesso contributi all’ETLI. In ogni caso, a tutt’oggi, non si è a conoscenza di studi e ricerche al riguardo, sia in un senso che nell’altro.
Questo Ministero negli ultimi quindici anni ha ripetutamente finanziato l’ETLI attraverso la stipula di apposite convenzioni, nonché nel 1989 mediante concessione di contributi per l’adeguamento delle strutture del centro di Cumiana.
Tuttavia l’esperienza scaturita dalla gestione delle ultime convenzioni ha dimostrato la scarsa capacità, da parte dell’ente, di concludere le attività nei tempi e modi stabiliti, soprattutto per quanto concerne la puntuale documentazione delle spese sostenute, in assenza di procedure di gestione contabile.
Relativamente all’ultima convenzione stipulata in data 22 dicembre 2004, la liquidazione finale è stata istruita nel 2007, ma il relativo importo non è stato erogato a causa della presenza di un accertamento dell’INPS (n. 543 isp.272/2006) per inadempienze contributive nel periodo 2002-2005.
Dal punto di vista tecnico, a seguito di sopralluogo effettuato nell’agosto 2007, si evidenzia che il centro di allevamento di Cumiana, già in uno stato di pessima conservazione, ospitava allora due soli soggetti, contro una disponibilità di un centinaio di recinti.
La sottoutilizzazione della struttura e la mancanza di mezzi finanziari per il mantenimento degli animali rappresentano un chiaro segnale dell’incapacità gestionale dell’ente, mentre l’assenza di una programmazione della riproduzione delle diverse linee del tipo genetico in questione dimostra che la funzionalità tecnica dell’ente in questione è strettamente dipendente dal suo fondatore professor Messi.
Non esiste una banca dati informatizzata delle genealogie, degli affidatari (storico), delle linee di sangue capostipite utilizzate per la creazione del tipo «Lupo italiano», della conoscenza dei principali eventi (nascite, morti, riproduzioni eccetera): all’interno dell’ultima convenzione era stata prevista l’informatizzazione dei citati dati, ma tale attività non risulta sia poi stata realizzata.
Premesso che, ai sensi di statuto, gli animali prodotti dal centro di allevamento non possono essere posti in vendita, ma solo affidati a persone fisiche o enti che rispettino l’apposito protocollo (che, tra l’altro, non permette l’accoppiamento degli animali stessi senza l’espresso consenso dell’ETLI), alcuni di tali affidatari, in rappresentanza dell’Associazione affidatari del lupo italiano (AALI) hanno evidenziato, in un incontro avvenuto il 15 febbraio 2008, presso gli Uffici della scrivente amministrazione, profondi timori e preoccupazioni sul futuro della razza canina in questione.
In particolare, le precarie condizioni di salute dell’anziano professor Messi già da tempo impediscono la prosecuzione del lavoro portato avanti finora ed hanno causato l’attuale coinvolgimento di un direttore che, dopo essere entrato in possesso delle informazioni genealogiche, ha recentemente affermato di aver avuto contatti con gli uffici di questa amministrazione per la soluzione di tutti i problemi dell’ente. In realtà la persona in questione ha solo conferito con i funzionari recatisi a Cumiana, sede del centro di allevamento, per il sopracitato sopralluogo.
Invero, l’ETLI non svolge più da tempo alcuna attività e gli animali sono mantenuti dagli affidatari, soci privilegiati senza alcun peso nella struttura statutaria dell’ETLI stesso, i cui soci effettivi e con poteri decisionali sono invece rappresentati dai possessori di azioni dell’«Immobiliare Soli», a suo tempo controllata dalla famiglia del professor Messi ed attualmente, dopo anni di inattività, in liquidazione in quanto l’unico cespite posseduto è costituito dal centro di allevamento di Cumiana che è stato messo in vendita. Non viene più portata avanti alcuna attività di allevamento ed addestramento dei lupi, né vengono impartite istruzioni agli affidatari circa gli accoppiamenti.
Sembrerebbero sussistere debiti sia dell’ETLI che della immobiliare Soli, tali da far escludere una evoluzione positiva dell’ente che consenta il raggiungimento degli scopi istituzionali.
La predetta associazione di affidatari, cui aderiscono circa 100 persone che si occupano di una popolazione di circa 400 animali (alcuni hanno in affido più animali), anche per evitare qualsiasi rischio legato alla possibile vendita per scopo di lucro degli animali e ad una riproduzione incontrollata, intenderebbe trasformarsi dall’attuale ONLUS in Associazione non profit con personalità giuridica, come tale in grado di gestire il registro ufficiale, ottenendo anche la collaborazione dell’Università di Torino e del Corpo forestale per il supporto tecnico-scientifico.
Relativamente, poi, ai citati disegni di legge di finanziamento all’ETLI, presentati nelle passate Legislature, gli stessi non sono mai diventati legge e con riferimento al disegno di legge presentato dal senatore Asciutti, nella presente Legislatura, che prevede una spesa di euro 1.500.000,00 per il funzionamento dell’ETLI, la scrivente amministrazione ha espresso al riguardo parere assolutamente negativo, sia perché contributi di funzionamento vengono di norma concessi solo ad enti pubblici, sia perché, oltre a considerare eccessivo l’importo del finanziamento, si ritiene comunque indispensabile collegare benefici del genere all’approvazione di un programma di attività con apposito preventivo economico-finanziario.
Tutto ciò premesso si forniscono le seguenti risposte ai quesiti espressamente posti nell’interrogazione in parola. Premesso che esistono dati genealogici relativi agli animali iscritti nel Registro anagrafico, sia pure sotto forma di sola documentazione cartacea, risalente all’operato del professor Messi, occorre assicurare la conservazione dei dati genealogici, attraverso la realizzazione di un archivio informatico, a partire dalla documentazione cartacea già acquisita da questo Ministero, nonché la prosecuzione dell’attività di salvaguardia dell’integrità e della complessità genetica del lupo italiano attraverso programmazione dell’attività, fissazione dei caratteri del tipo genetico «lupo italiano», controllo della consanguineità, controllo delle linee genetiche dei riproduttori.
Detta attività di informatizzazione potrebbe essere realizzata fin d’ora attraverso l’aiuto di una associazione di allevatori presente sul territorio (es. Associazione nazionale allevatori bovina razza piemontese).
La ripresa di un programma tecnico di salvaguardia e miglioramento genetico del lupo italiano potrebbe essere assicurata dall’Università di Torino che già in passato, su richiesta dell’amministrazione, se ne è occupata, come supporto scientifico dell’ETLI.
Non risultano agli atti né nuovi finanziamenti, né progetti di finanziamento a favore dell’ETLI per le motivazioni espresse sia in precedenza che successivamente.
Con la perdita del centro di allevamento di Cumiana, l’assenza di mezzi finanziari per operare, l’indebitamento di cui non si conoscono le dimensioni (secondo Equitalia l’ETLI risulta soggetto inadempiente), nonché l’esistenza di uno statuto sociale poco democratico e contrastante sia con il decreto legislativo n. 460/97 (normativa enti non profit) che con il decreto legislativo n. 529/92 (attuazione direttiva 91/174/CEE su commercializzazione animali di razza) e il presumibile scioglimento della immobiliare Soli, le cui quote identificano i soci aventi diritto al voto, l’attuale ETLI non appare assolutamente in grado di continuare alcuna attività. Al riguardo, anzi, dovrebbe essergli revocato il riconoscimento della personalità giuridica da parte della competente Prefettura e questa amministrazione dovrebbe a sua volta revocare l’approvazione alla tenuta e gestione del registro anagrafico che andrebbe affidato ad altra associazione. Quest’ultima potrebbe essere l’ENCI, vista la materia, ma considerati i passati conflittuali rapporti, tale soluzione non si ritiene affatto opportuna. Altre scelte potrebbero essere quella dell’affidamento ad una associazione allevatori operante in Piemonte, in attesa che si costituisca la già menzionata associazione di affidatari o altra similare che, teoricamente, potrebbe essere lo stesso ETLI ricostituito con un diverso statuto, una diversa gestione ed una differente organizzazione tecnica, in linea con i requisiti previsti dal decreto ministeriale 26 luglio 1994 per le associazioni allevatori che intendono gestire libri genealogici e registri anagrafici sia per le specie e razze regolamentate dalla legge n. 30/91, che per quelle diverse disciplinate dal già menzionato decreto legislativo n. 529/92.
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali
ZAIA
ZAIA
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