Le dimissioni del colonnello Rapetto,
pubblicizzate dai media e da numerose interrogazioni parlamentari, stanno
colpendo molto l’immaginario del popolo Gdf e nel forum del sito internet della
nostra associazione si moltiplicano i messaggi di critica e di
sconcerto.
Rapetto, d’altra parte, è certamente
il volto più noto delle Fiamme gialle ed è stato in questi ultimi venti anni
la risorsa di punta del Corpo nella lotta al crimine informatico. Un ufficiale
geniale, carismatico, che ha saputo entusiasmare i collaboratori, guadagnare la
stima dei magistrati e portare a casa
risultati di davvero eccezionale rilievo. E che per di più non nasconde il suo
fortissimo legame con il Corpo e con le stellette, visto che ha frequentato la
Nunziatella, è sempre comparso in divisa, si presenta in uniforme perfino sul
suo sito internet e sulla sua pagina Facebook. Insomma, un finanziere e un
militare in cui identificarsi: capace, convinto e (cosa che non guasta) senza
peli sulla lingua.
Certo, come tutte le persone
estroverse e di genio, Rapetto non è una risorsa facile da
gestire.
Ricordo, anni fa, di aver assistito a una telefonata ricevuta dall’allora Capo di stato maggiore con la quale un altissimo dirigente pubblico rappresentava tutta la sua indignazione perché l’allora maggiore Rapetto, a una presentazione ufficiale e alla presenza di diverse autorità aveva proiettato un’immagine completamente bianca commentandola con queste parole: “Ecco lo stato di informatizzazione della vostra amministrazione”. Era vero, ma nel pubblico, a quei tempi come oggi, imperava la regola del “si sa ma non si dice”.
Ricordo, anni fa, di aver assistito a una telefonata ricevuta dall’allora Capo di stato maggiore con la quale un altissimo dirigente pubblico rappresentava tutta la sua indignazione perché l’allora maggiore Rapetto, a una presentazione ufficiale e alla presenza di diverse autorità aveva proiettato un’immagine completamente bianca commentandola con queste parole: “Ecco lo stato di informatizzazione della vostra amministrazione”. Era vero, ma nel pubblico, a quei tempi come oggi, imperava la regola del “si sa ma non si dice”.
Nonostante ciò, le dimissioni di
Umberto sorprendono e preoccupano.
Sorprendono perché ci aspettavamo
dalla Gdf la medesima intelligente flessibilità dimostrata con un altro
dirigente capace di raggiungere non troppi anni fa i vertici nazionali
dell’atletica leggera e che si è riusciti a mantenere nel Corpo fino al termine
naturale del suo servizio.
Si poteva fare anche in questo caso
qualcosa di simile? Noi crediamo proprio di sì, visto che il Corpo dispone oggi
di molti più generali di brigata di allora e che quindi le soluzioni
organizzative non sarebbero di certo mancate.
Perché allora rinunciare al “simbolo” Rapetto? Perché privarsi del volto istituzionale che più di ogni altro si è dimostrato capace di portare risultati e consenso all’esterno e, quel che più conta, coesione, orgoglio e senso di appartenenza all’interno del Corpo?
Il timore che aleggia, da questo e da
altri segnali, è che con il comandante generale proveniente dall'interno
l’istituzione stia perdendo flessibilità e capacità di ascolto. Ciò che bisogna
evitare è l’impressione di un palazzo freddo e formale che si allontana dalle
realtà del territorio e dalle esigenze del personale e tenda ad enfatizzare
sempre meno le reali professionalità e sempre di più il mero conformismo, se
non la piaggeria.
Crediamo che il prossimo comandante
generale, come anche i nuovi Consigli della rappresentanza militare, dovranno
dedicare grande attenzione e impegno per dimostrare l’erroneità di tali
impressioni e recuperare, con i fatti e i comportamenti, credibilità e
entusiasmo.
GIUSEPPE
FORTUNA
Condirettore del sito www.ficiesse.it
g.fortuna@ficiesse.it
1 commento:
perche' farlo diventare simbolo ...
Se non sbaglio anche il colonnello Giardina, che non e' l'ultimo dei fessi, e' stato mandato a fare un corso, e non ha fiatato, almeno ufficialmente
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