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martedì 16 ottobre 2012

Scienza/Ricercatori Ingv scoprono nuovo batterio magnetotattico


Scienza/Ricercatori Ingv scoprono nuovo batterio magnetotattico
E' stato battezzato con il nome di: "Magnetobrivio blakemorei"

Roma, 16 ott. (TMNews) - Un gruppo di ricercatori dell'Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), in collaborazione
con l'Istituto Oceanografico dell'Università di San Paolo,
l'Università di Nevada e l'Università di Rio de Janeiro, ha
identificato, per la prima volta, in prossimità della foce del
fiume Neponset (Massachussetts, USA), un nuovo batterio
magnetotattico.

L'analisi al microscopio elettronico ha messo in luce la presenza
di una struttura a catena di cristalli di magnetite pura,
ciascuno della dimensione di 20-50 nm (per confronto, la doppia
elica del DNA ha un diametro di circa 2 nm).

Il batterio Magnetobrivio blakemorei, oggetto di questa ricerca,
è stato isolato e messo in coltivazione presso i laboratori
dell'Istituto di Microbiologia, dell'Università di Rio de Janeiro
in Brasile. Proprio per le sue caratteristiche magnetiche, la
coltura di Magnetobrivio blakemorei è stata poi trasferita presso
il laboratorio di paleomagnetismo dell'Istituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia (INGV) dove è stato sviluppato un
protocollo di analisi "magnetiche" con strumentazione
all'avanguardia su questo microorganismo vivo.
I primi risultati ottenuti da questa ricerca (in stampa su
Environmental Microbiology) hanno permesso di definire, in
maniera univoca, l'impronta magnetica di questo microorganismo
che ne permette il riconoscimento.

Caratterizzare al meglio questi microorganismi è molto importante
per le loro molteplici applicazioni anche nel campo della
medicina.

Il batterio è stato analizzato sia al microscopio elettronico a
trasmissione (TEM) per avere una "visione" dei cristalli di
magnetite che con tecniche magnetiche che servono a studiare le
proprietà magnetiche dei cristalli sintetizzati. Queste ultime
tecniche sono all'avanguardia (first order reversal curves, FORC;
ferromagnetic resonance, FMR; e decomposition of saturation
remanent magnetization, DAM) attraverso le quali, applicando
opportuni valori di campo magnetico, è possibile avere una stima
della interazione magnetica tra i diversi cristalli e capire la
dimensione degli stessi.

Nes

161100 ott 12

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