MARTEDÌ 23 LUGLIO 2019 08.06.23
NEWS PSICOLOGIA. Carcere, in 20 anni oltre 140 agenti suicidi
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NEWS PSICOLOGIA. Carcere, in 20 anni oltre 140 agenti suicidi
Sinappe: Servono punti di ascolto psicologico
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 23 lug. - In
carcere ci si suicida oltre 18 volte in piu' rispetto a quanto
avviene tra la popolazione libera. Gli ultimi dati disponibili
del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria riferiscono
di 61 suicidi tra i detenuti nel 2018 (67 secondo Ristretti
Orizzonti), 504 dal 2009 al 2018 (564 secondo Ristretti
Orizzonti). Il suicidio non riguarda solo i detenuti ma anche gli
agenti di Polizia penitenziaria che, con i primi, condividono la
vita all'interno del carcere.
Tra il 1997 e il 2018 sono 143 gli agenti che si sono tolti la
vita (dati Ristretti Orizzonti), gia' sette i casi registrati nel
2019. L'ultimo il 10 luglio: un agente in servizio alla Casa
circondariale di Bologna si e' ucciso nella sua casa in Abruzzo,
aveva 35 anni. Ad aprile un altro, sempre a Bologna. A giugno un
agente originario di Sassari che, da anni, lavorava a Vigevano si
era ucciso mentre era in ferie in Sardegna. "Il carcere e' un
contenitore di disagio sociale e noi siamo dall'altra parte,
disarmati, senza strumenti per affrontarlo", dice Nicola D'Amore,
delegato del Sinappe, il Sindacato nazionale autonomo di Polizia
penitenziaria, di stanza alla Casal circondariale di Bologna.
Da tempo, il Sinappe chiede l'attivazione di punti di ascolto
psicologico presso le strutture detentive per prevenire e
fronteggiare eventuali problemi di stress lavorativo e di burnout
tra gli operatori. Rivendicazione ribadita dal segretario
regionale dell'Emilia-Romagna, Gianluca Giliberti, a poche ore
dalla notizia del suicidio dell'agente in Abruzzo. "Non possiamo
accettare un ennesimo suicidio, proviamo rabbia e dolore - ha
detto Giliberti - Il carcere e' una macchina articolata, con
molteplici difficolta' e precarieta' che vanno fronteggiate
quotidianamente, spesso con scarse risorse e strumenti utili.
Auspichiamo che l'Amministrazione penitenziaria prenda in carico
seriamente questa piaga, con giusti interventi da porre in loco,
e non con un mero numero verde nazionale, a tutela del sacrosanto
diritto alla vita dei lavoratori". Giliberti ha anche annunciato
una fiaccolata di solidarieta' per sensibilizzare le autorita'
locali.
La sindrome da burnout nella Polizia penitenziaria e' un tema che
e' stato affrontato anche dall'Amministrazione comunale di
Bologna in un'udienza conoscitiva del settembre 2018 proposta
dalla presidente della Commissione Sanita', Politiche sociali,
Sport, Politiche abitative, Maria Caterina Manca. E dei punti di
ascolto psicologico il Sinappe ha parlato con i garanti dei
detenuti, regionale e comunale. Ma la questione e' complicata e
richiede un "cambiamento culturale", secondo D'Amore. "Chi si
trova in questa situazione difficilmente parlera' del proprio
disagio, la paura e' quella di venire etichettati, di essere
guardati in maniera diversa dai colleghi - dice - Ma quando un
agente trova un detenuto impiccato nella sua cella, dovrebbe
essere il protocollo a prevedere un sostegno di tipo psicologico,
purtroppo non e' cosi'. Con il risultato che quello che vivi
dentro poi te lo porti a casa, e non tutti sono abbastanza forti
da sopportarlo". Dello stesso parere anche Giuseppe Merola,
segretario regionale del Sinappe per la giustizia minorile: "Il
carcere e' per gli specialisti del trattamento, noi non abbiamo
quella preparazione".
Altro problema e' quello degli organici, fortemente
sottodimensionati. In Italia secondo gli ultimi dati sono oltre
37 mila gli agenti di Polizia penitenziaria, di cui solo 31 mila
presenti: una carenza del 16%, con punte superiori al 20% in
Marche, Emilia-Romagna, Calabria e Sardegna (dati Antigone). Gli
educatori effettivamente presenti sono 925 (dovrebbero essere
circa mille) con un rapporto medio detenuti/educatori di 1 a 78
con variazioni molto evidenti da carcere a carcere. Alla Dozza,
ad esempio, sono 5 invece di 12 (a cui si aggiunge un capo area
che pero' non ha in carico nessun detenuto) quindi 1 ogni 117
(definitivi). Stabile invece il numero di volontari: oltre 16
mila. "I volontari danno un grandissimo contributo, rendono meno
gravoso il lavoro della Polizia", spiega D'Amore. In calo il
numero dei mediatori culturali. E poi mancano direttori e
vicedirettori. "Al minorile di Bologna dovremmo avere un
funzionario, tre sovrintendenti, due ispettori e 43 agenti mentre
abbiamo un funzionario pro tempore che finisce l'incarico il 16
luglio, un viceispettore e 40 agenti di cui otto distaccati
presso altre strutture - spiega Merola - Con 23 ragazzi su una
capienza di 22, di cui 11 maggiorenni. E si prospetta un
raddoppio delle presenze con l'apertura di un secondo piano, a
cui noi ci opponiamo". Sulla situazione del minorile il deputatao
del Partito democratico Gianluca Benamati ha presentato
un'interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia.
(Wel/ Dire)
08:05 23-07-19
NNNN
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