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venerdì 30 agosto 2019

SCHEDA = Ora in Ue si parla di flessibilita', per anni tabu' =

VENERDÌ 30 AGOSTO 2019 17.58.31 


= SCHEDA = Ora in Ue si parla di flessibilita', per anni tabu' = 

(AGI) - Roma, 30 ago. - Potrebbe essere un 'assist' decisivo, qualora confermato, il nuovo orientamento di Bruxelles in materia di flessibilita': un documento intitolato 'SGP 2.1' di 108 pagine, come riporta il Financial Times, prevederebbe un allentamento e una semplificazione delle regole del debito. Un'inversione di rotta, rispetto al passato (anche recente), che rappresenterebbe anche un punto di svolta sul quale costruire le fondamenta del futuro governo M5s-Pd. La priorita', come ha sottolineato il premier, Giuseppe Conte, e' la manovra economica che, stando ai dati dell'ufficio parlamentare di bilancio, parte gia' da 27,6 miliardi. Servono circa 23 miliardi nel 2020 per lo stop all'aumento dell'Iva, tra i 2 e i 3 miliardi per le spese indifferibili e investimenti gia' previsti. Occorrerebbe poi aggiungere 4-5 miliardi per alcuni interventi espansivi, uno su tutti quello del taglio del cuneo fiscale. E questo al netto della correzione da apportare il prossimo anno per tenere i conti pubblici in linea con i parametri europei. Il conto e' presto fatto, ci si dovrebbe attestare attorno ai 30-35 miliardi. L'Italia insomma potrebbe contare su una maggiore flessibilita' che si aggira attorno a 0,4-0,5 punti di Pil che si andrebbero ad aggiungere allo 0,18% concesso in via preliminare all'Italia per "eventi inconsueti" connessi al crollo del ponte Morandi e ai rischi idrogeologici. Gia' nel suo primo anno di mandato Ursula von der Leyen potrebbe portare a compimento quanto affermato nel suo discorso al Parlamento Europeo e cioe' che Bruxelles "utilizzera' tutta la flessibilita' consentita dalle regole" per promuovere crescita e investimenti. Un netto cambio di paradigma, specialmente se confrontato con l'atteggiamento, non certo morbido, della Commissione Ue nei confronti del governo italiano. (AGI) Tri (Segue) 301757 AGO 19 NNNNVENERDÌ 30 AGOSTO 2019 17.58.37 


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(AGI) - Roma, 30 ago. - COS'E' LA FLESSIBILITA' Come tutti i Paesi Ue, l'Italia e' tenuta a rispettare una serie di norme comunitarie il cui obiettivo e' garantire la stabilita' finanziaria dell'Ue (il cosiddetto Patto di stabilita' e crescita). E' fissato per ogni membro dell'Ue un obiettivo di medio termine (Omt) per il saldo di bilancio strutturale e chi non rispetta questo paletto deve ridurre il proprio disavanzo (o deficit) strutturale di 0,5 punti percentuali l'anno. I paesi possono deviare dal percorso stabilito ottenendo dei margini di flessibilita' che vengono riconosciuti per l'adozione di riforme strutturali, per gli investimenti pubblici, per costi legati a eventi imprevisti, come l'emergenza migranti o i disastri naturali. - LA POSIZIONE DELLA UE NEI CONFRONTI DELL'ITALIA "L'Italia e' il Paese che piu' di tutti ha beneficiato della flessibilita'", ha sempre ripetuto Jean-Claude Juncker. "Negli ultimi tre anni - ricordava nel 2018 - l'Italia ha potuto spendere 30 miliardi grazie alla flessibilita'". Vediamo come e' andata: - LA FLESSIBILITA' IN EUROPA, I PRECEDENTI La linea dell'austerity ha caratterizzato l'Europa dal 2008 fino al 2014, ma da quell'anno, con l'arrivo di Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione europea e con la politica espansionista di Mario Draghi alla guida della Bce, l'Italia ha avuto piu' margini di flessibilita'. Da ricordare che proprio quel momento ha coinciso con il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Ue (dal 1 luglio al 31 dicembre 2014). Il 13 gennaio 2015, a semestre italiano appena concluso, la Commissione concede che non vengano usati ai fini del calcolo del debito e del deficit i contributi nazionali al fondo Feis per gli investimenti strategici, cosi' come non contribuiranno all'apertura di procedure per deficit eccessivo o per squilibri macro-economici le spese di co-finanziamento nazionale dei programmi pagati dai fondi strutturali europei. Ancora, via dallo stesso calcolo le spese nazionali per le opere infrastrutturali previste dai programmi europei per le grandi reti (trasporti, telecomunicazioni ed energia) e il fondo che li finanzia (Cef). Queste concessioni hanno tuttavia durata e portata limitata. In questo modo, l'Italia ha potuto ridurre lo sforzo di correzione strutturale del proprio deficit per un valore complessivo dello 0,28% del Pil (circa 4,6 miliardi di euro). (AGI) Tri (Segue) 301757 AGO 19 NNNNVENERDÌ 30 AGOSTO 2019 17.58.37 


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(AGI) - Roma, 30 ago. - Nel 2016, la Commissione decide di non infierire sull'Italia del post referendum, alle prese con la crisi politica del governo Renzi. La percentuale di correzione strutturale del deficit sale allo 0,83% (circa 13,9 miliardi di euro, l'Ue chiede in cambio impegni sul 2017). A giugno 2017 il governo vara la manovra-bis, la cosiddetta 'Finanziaria di primavera'. La correzione dei conti strutturali pari allo 0,2% del Pil richiesta dalla Commissione europea vale 3,4 miliardi. L'impatto in termini di deficit nominale e' invece di 3,1 miliardi. L'impatto della correzione strutturale del deficit, nel 2017, scende allo 0,34% (circa 5,8 miliardi di euro). - LA PROCEDURA DI INFRAZIONE EVITATA IN EXTREMIS Nel dicembre 2018 e nel luglio 2019 il governo italiano evita in extremis la procedura di infrazione per debito eccessivo dopo una difficile trattativa con la Commissione europea per la definizione degli obiettivi della manovra. Nello specifico, la correzione dei conti per il 2019, decretata congelando i risparmi derivanti da quota 100 e reddito di cittadinanza, il miglioramento dei saldi raggiunge un importo di 7,6 miliardi (0,42% del Pil nominale), portano Bruxelles ad affermare che "si prevede che il disavanzo nominale dell'Italia raggiungera' il 2,04% del Pil nel 2019 (rispetto al 2,5 % nelle previsioni di primavera 2019 della Commissione), obiettivo sancito nel bilancio 2019 adottato dal Parlamento italiano. In termini strutturali, la correzione e' ancora superiore (8,2 miliardi di Pil perche' non si considerano le entrate una tantum dal condono fiscale che hanno deluso le attese per 0,6 miliardi) leggermente superiore, pari a 8,2 miliardi "che porta a un miglioramento del saldo strutturale di circa lo 0,2% del Pil (rispetto a un deterioramento dello 0,2 % nelle previsioni di primavera 2019 della Commissione)". E quindi, "la procedura per debito non e' piu' giustificata".(AGI) Tri 301757 AGO 19 NNNN

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