Atto Camera
Interrogazione a risposta in commissione 5-06717
presentato da
DA VILLA Marco
testo di
Martedì 20 ottobre 2015, seduta n. 506
DA VILLA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
nei mesi di luglio e agosto 2015, la stampa locale ha riportato numerosi gravi episodi che hanno interessato la casa circondariale maschile di Santa Maria Maggiore, Venezia, o che hanno coinvolto, presso altre strutture, cittadini in essa detenuti o agenti di polizia penitenziaria a essa assegnati; ci si riferisce, in particolare, a una tentata evasione dall'ospedale civile da parte di un detenuto marocchino, già autore di un'aggressione a due agenti nel carcere e poi ricoverato per accertamenti nel reparto di psichiatria, impedita dagli agenti della polizia penitenziaria a prezzo del ferimento di due di essi (La Nuova Venezia, 2 agosto 2015, p. 16, e Il Gazzettino, 1 agosto 2015, p.5, e, precedentemente, La Nuova Venezia, 31 luglio 2015, p. 18 e Il Gazzettino, 30 luglio 2015, p. 4); al tentato suicidio da parte di un detenuto straniero, mediante l'innesco di un incendio prontamente sventato da tre guardie a costo di un'intossicazione (La Nuova Venezia, 15 luglio 2015, p. 20); al ferimento di un agente, violentemente colpito alla mano nel tentativo di sedare una rissa (sempre La Nuova Venezia, 31 luglio 2015, p. 18); e infine all'aggressione da parte di un detenuto veneziano a un agente della penitenziaria, culminata nell'amputazione a morsi della falange del suo dito indice (Corriere del Veneto, 30 luglio 2015, p. 11; La Nuova Venezia, 30 luglio 2015, p. 17; Il Gazzettino, 30 luglio 2015, p.10);
l'apprendere i fatti sopra indicati indusse l'interrogante a effettuare, il 6 agosto 2015, una visita ispettiva presso il carcere maschile veneziano;
già nella sua relazione sulle attività svolte nel 2014, rilasciata il 31 dicembre 2014, il Garante dei diritti delle persone private o limitate nella libertà personale del comune di Venezia, dottor Steffenoni, in merito alla Casa circondariale di Santa Maria Maggiore, evidenziava criticità importanti quali: la necessità per gli agenti di polizia penitenziaria che accompagnano i detenuti ai colloqui, o svolgono altre funzioni ai piani, di un continuo andirivieni a piedi per i tre piani di scale, a causa sia dello spostamento della loro posizione dall'interno delle varie sezioni a un ufficio al piano terra, sia del fatto che le due rotonde che danno accesso alle sezioni del secondo e terzo piano non sono mai state rese agibili nelle ristrutturazioni dell'immobile; le difficoltà, che riguarderebbero in modo particolare Venezia e non altrettanto spesso le carceri di altre sedi, a permettere ai detenuti stranieri di poter effettuare telefonate ai familiari, anche solo straordinarie, difficoltà che deriverebbero da indisponibilità a collaborare delle rispettive ambasciate e consolati; le lunghe attese (almeno otto mesi) per poter fruire di accessi al lavoro, spesso per un solo mese; la inutilizzabilità del giardino per i colloqui, per il ripristino del quale le numerose candidature di detenuti a prestare 7 proprio lavoro gratuitamente, sono state respinte dalla direzione per asseriti problemi d copertura assicurativa; la consuetudine di affidare al carcere, e non come previsto ad apposite celle di sicurezza presso le caserme, la custodia di persone arrestate in flagranza di reato e destinate al processo per direttissima; il numero non irrilevante di celle inutilizzate in quanto inagibili per irrisori problemi di manutenzione; la condizione di sostanziale autogestione dei detenuti per gran parte della giornata, a causa delle carenze nella sorveglianza dinamica e dell'affidamento pressoché esclusivo a quella con telecamere; una insufficiente illuminazione diurna;
nel seguito, la stampa locale, oltre a ribadire le gravi carenze di organico e il sovraffollamento di detenuti, ha portato alla luce svariate situazioni critiche: la carenza di asciugamani per l'igiene personale (Gente Veneta, 28 agosto 2015, p. 11); lo stato di agitazione del personale in atto dal primo agosto; l'usura delle strutture, quali i camminamenti senza sufficienti protezioni, interrotti o inaccessibili per il pericolo di crolli; un rapporto, per piano, di uno a sessanta tra agenti di polizia penitenziaria e detenuti, la cui libera circolazione sui piani si traduce, anche per il quasi totale blocco delle attività diurne (formazione, computer, lavoro: vedasi La Nuova Venezia, 17 settembre 2015, p. 19), in un mero bighellonare che crea infinite occasioni di tensione, minacce e aggressioni a danno degli agenti (Il Gazzettino, 12 settembre 2015, p. 6 e La Nuova Venezia, 12 settembre 2015, p. 19); la rivolta dei detenuti del 12 settembre 2015, con rogo di lenzuola, lanci di generi alimentari e imbrattamento dei locali, vetrate infrante, danneggiamento dei cancelli delle celle, allagamento di alcune zone, perforazione delle bombole di gas in dotazione alle celle per il caffè (con perdite potenzialmente rischiose) e infine il dodicesimo ferimento (per intossicazione, prognosi di cinque giorni) di un agente in poco più di due mesi; il mancato funzionamento di impianti di videosorveglianza efficienti, dovuto alla carenza di manutenzione; l'inesistenza di impianti di automazione nelle sezioni, che sarebbero utili a mettere in sicurezza l'opera degli agenti (Corriere del Veneto, 13 settembre 2015, p. 15 e Il Gazzettino, 13 settembre 2015, p.6); lo sciopero della fame dei detenuti, che avrebbe coinvolto ben 120 di essi (Corriere del Veneto, 17 settembre 2015, p. 11); la protesta dei detenuti del braccio sinistro, che hanno impedito agli agenti di riportarli nelle celle a conclusione della giornata di libertà nel reparto, avanzando poi una serie di rivendicazioni che riflettono alcune delle criticità più volte lamentate a proposito della gestione del carcere, come la richiesta di poter eleggere i propri rappresentanti nella commissione cultura (l'unica sede in cui potrebbero discutere le loro esigenze), lo sblocco dei permessi per il lavoro e dei permessi agli stranieri per telefonare ai familiari all'estero (ci sono detenuti da tre anni agli arresti che ancora non sono riusciti a farlo), e una maggiore facilità a ottenere colloqui nel parlatorio (La Nuova Venezia, 17 settembre 2015, p. 19); alle proteste dei detenuti, che vanno a sommarsi ai forti disagi ed agitazione del personale, non risulta agli interroganti che la direzione abbia risposto con qualche concessione, ma limitandosi a trasferire i venti detenuti individuati come gli ispiratori della protesta, destando negli osservatori l'impressione di una possibile rappresaglia (La Nuova Venezia, 26 settembre 2015, p. 18); infine, l'ennesimo ferimento (per percosse: cinque giorni di prognosi) di un agente della Penitenziaria a opera di un detenuto, che l'agente aveva appena salvato da un tentativo di suicidio (Il Gazzettino, 3 ottobre 2015, p.7);
da più parti politiche della città, tra le quali la consigliera comunale del MoVimento 5 Stelle Elena La Rocca (La Nuova Venezia 8 agosto 2015, p. 21), è stato sollecitato lo spostamento del carcere, data l'inadeguatezza della sede costruita nel 1926 e mai da allora significativamente rinnovata, e si è richiesto che la città metropolitana definisca da subito l'area per il nuovo carcere e si adoperi per reperire i finanziamenti, ricavando una parte dei fondi da una diversa destinazione d'uso dell'edificio dell'attuale casa circondariale (La Nuova Venezia, 13 settembre 2015 p. 22);
la visita ispettiva di agosto ha consentito all'interrogante di rilevare – oltre a elementi già ricordati sopra e che, quindi, non occorre ribadire – alcune situazioni delicate: il ristoro per gli agenti è chiuso; il servizio di mensa è ritenuto inadeguato; mancano presidi di sicurezza come le maschere antigas, importantissime per prevenire le intossicazioni che possono derivare da principi di incendio, più o meno dolosi; non esiste un sistema di protocollo informatico; il monitor della portineria è guasto, così come risultano non funzionanti diversi monitor della sala regia, per l'allestimento della quale sono state sostenute ingenti spese, senza però che sia stato nemmeno previsto un bando per la sua manutenzione (come conferma Il Gazzettino, 12 settembre 2015, p. 6); la seconda scala è chiusa; il secondo cancello accusa un malfunzionamento che impedisce di chiuderlo;
un capitolo a parte merita la situazione di carenza dell'organico abbinata al sovraffollamento di detenuti, come appurata dall'interrogante e denunciata da svariati articoli di stampa: senza scendere nei dettagli, anche in omaggio al riserbo che è opportuno mantenere in proposito, la situazione rappresentata dagli organi di stampa (tra i tanti, Corriere del Veneto, 13 settembre 2015, p. 15), di circa 260 detenuti a fronte di una capienza per 160, e circa 100/120 unità di personale, in luogo di circa 180, consta all'interrogante essere molto vicina al vero; per coprire questa situazione, è necessario imporre turni di 8 ore anziché 6, con il conseguente aggravio per un personale già messo fortemente sotto pressione dalle condizioni sopra descritte; fatalmente, alcuni servizi rimangono sguarniti (in particolare, i servizi in cui sarebbero previsti due operatori, come la sala regia);
da ultimo, risultano quanto meno controverse alcune scelte della direzione della casa circondariale maschile di Santa Maria Maggiore, in particolar modo quella, apertamente contestata dal Coordinamento nazionale polizia penitenziaria di Venezia, di affidare il comando dell'istituto penitenziario a un sovrintendente) nonostante fossero disponibili in servizio tre persone appartenenti al grado superiore di ispettore, ruolo per il quale lo stesso regolamento prevede la possibilità che possano sostituire il direttore in caso di sua assenza (La Nuova Venezia, 4 settembre 2015, p. 20) –:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa, e in particolare dei problemi di personale e organizzativi, e delle criticità conseguenti allo stato delle strutture della Casa Circondariale maschile di Santa Maria Maggiore;
se e quali provvedimenti intenda assumere il Ministro, alla luce di quanto esposto in premessa per ripristinare le congrue condizioni di ordine e salvaguardia di chi lavora nel carcere maschile del capoluogo veneto, e di dignitosa permanenza in sicurezza per i detenuti;
quali iniziative intenda eventualmente assumere con urgenza per:
a) ripristinare l'agibilità delle celle attualmente inagibili per irrisori problemi di manutenzione;
b) garantire il funzionamento degli impianti di videosorveglianza e dei monitor, assicurandone la corretta manutenzione;
c) ridurre i tempi per l'autorizzazione degli accessi al lavoro per i detenuti, e aumentarne la durata;
d) fare in modo che non gravi sul carcere in questione la custodia di persone arrestate in flagranza di reato e destinate al processo per direttissima, e che esse siano assegnate ad apposite celle di sicurezza presso le caserme;
e) rendere agibili le due rotonde che danno accesso alle sezioni del secondo e terzo piano. (5-06717)
Nessun commento:
Posta un commento