SABATO 28 SETTEMBRE 2019 15.11.50
Tumore al pancreas, studio itaiano indica la via da seguire
Tumore al pancreas, studio itaiano indica la via da seguire Giscad e Istituto nazionale tumori fondazione Pascale di Napoli
Roma, 28 set. (askanews) - In cinque anni, in Italia, i nuovi
casi di tumore del pancreas sono aumentati del 6%: erano 12.700
nel 2014, ne sono stimati 13.500 nel 2019. È una neoplasia in
costante crescita e particolarmente aggressiva, che nel 40% dei
casi viene diagnosticata in fase metastatica, trattata con
chemioterapia come standard di cura. Invece, nel 30% dei
pazienti, la malattia è individuata in fase localmente avanzata,
senza metastasi e non operabile. A oggi, tutte le opzioni di
trattamento proposte per questi malati hanno prodotto risultati
modesti e non soddisfacenti. Per la prima volta, uno studio
italiano (GAP), presentato oggi al congresso della Società
Europea di Oncologia Medica (ESMO, European Society for Medical
Oncology) in corso a Barcellona, indica la via da seguire, cioè
il regime chemioterapico costituito dalla combinazione di
nab-paclitaxel (paclitaxel legato all'albumina formulato in
nanoparticelle) e gemcitabina (chemioterapia). "Lo studio -
spiega il prof. Stefano Cascinu, Ordinario di Oncologia Medica
all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano - confronta la
combinazione con la sola chemioterapia a base di gemcitabina. La
combinazione riduce il rischio di metastasi del 25%. È un dato
importante, perché una parte di questi pazienti, in seguito, può
essere trattata con la radioterapia che contribuisce al controllo
generale della malattia. La combinazione, inoltre, aumenta il
tasso di risposte obiettive che raggiunge il 28%, determinando
una riduzione del tumore primitivo. E circa il 6% dei pazienti,
che non era resecabile, può affrontare l'intervento chirurgico.
Non solo. La combinazione aumenta il tempo alla progressione
della malattia e migliora la sopravvivenza: la riduzione del
rischio di morte è pari al 35%".
Lo studio ha coinvolto 124 persone ed è stato condotto da GISCAD
(Gruppo Italiano per lo Studio dei Carcinomi dell'Apparato
Digerente) e dall'Istituto Nazionale Tumori Fondazione "Pascale"
di Napoli. In particolare hanno svolto un ruolo di primo piano
Francesco Perrone (Responsabile Struttura Complessa
Sperimentazioni Cliniche del 'Pascale'), Roberto Labianca
(Presidente GISCAD) e Luciano Frontini (Segretario GISCAD).
"Alla luce dei risultati di questo studio, la combinazione
nab-paclitaxel e gemcitabina potrebbe diventare lo standard di
cura dei pazienti con carcinoma del pancreas avanzato non
resecabile, che finora erano lasciati in una 'terra di nessuno'
dal punto di vista delle indicazioni terapeutiche - continua il
prof. Cascinu -. Nab-paclitaxel presenta un meccanismo di
trasporto innovativo che sfrutta le nanotecnologie. La molecola,
grazie all'albumina, una proteina già presente nell'organismo
umano, riesce a superare la barriera stromale del cancro
arrivando fino alla radice del tumore: rallenta la proliferazione
della malattia e, a volte, può fermarne la crescita".
"Nonostante i progressi della terapia, risultati ancora più
importanti possono derivare dalla prevenzione primaria (no al
fumo, dieta corretta e attività fisica costante): gli stili di
vita sani svolgono infatti un ruolo fondamentale - conclude il
prof. Cascinu -. Il fumo di sigaretta è il fattore di rischio in
assoluto più associato alla probabilità di sviluppare un
carcinoma pancreatico. I fumatori presentano un rischio di
incidenza da doppio a triplo rispetto ai non tabagisti. In
particolare alle sigarette è riconducibile il 20-30% delle
diagnosi fra gli uomini e il 10% fra le donne. Anche l'obesità,
la scarsa attività fisica, l'alto consumo di grassi saturi e la
scarsa assunzione di verdure e frutta fresca sono correlati a un
più alto rischio di sviluppare la malattia".
Cro 20190928T151150Z
Nessun commento:
Posta un commento