GIOVEDÌ 24 OTTOBRE 2019 13.59.00
Caselli: tante cose non vanno in sentenza su ergastolo ostativo
Caselli: tante cose non vanno in sentenza su ergastolo ostativo Pronunciata ieri dalla Corte Costituzionale Roma, 24 ott. (askanews) - La sentenza della Corte Costituzionale sull'ergastolo ostativo "ha tante, tantissime cose che vanno, purtroppo". Lo ha detto Gian Carlo Caselli, ex Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, in un'intervista a Circo Massimo, su Radio Capital. "È vero che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato, è un principio sancito nella Costituzione, ma questo principio ha senso solo quando si tratta di condannati ergastolani che mostrano di volersi reinserire, o quanto meno fanno sperare che prima o poi ci penseranno. E non è il caso dei mafiosi irriducibili e non pentiti", ha sottolineato. "Non è ontologicamente, culturalmente, strutturalmente possibile pensare per i mafiosi irriducibili a una prospettiva, anche solo a una possibilità, di reinserimento", ha aggiunto Caselli, "Chiunque abbia studiato la cosiddetta identità mafiosa lo sa bene. E la Corte Costituzionale sembra ignorarlo. Quando si parla di mafiosi, bisogna tenere conto di due fatti incontestabili e imprescindibili: i mafiosi giurano fedeltà perpetua all'associazione e chi non si pente conserva lo status di uomo d'onore fino alla morte. Questa è una realtà assolutamente incompatibile con ogni prospettiva di recupero, a parte in caso di pentimento di mafioso. Per qualcuno pensarla in questo modo significa essere fascisti, forcaioli e manettari, ma non è così, sono riflessioni basate su una previsione purtroppo facile: se ai mafiosi irriducibili si consente di usufruire di benefici, ecco che si aprono loro spazi di libertà dei quali molti di loro finirebbero per approfittare per ricominciare a delinquere. È un lusso che non ci possiamo permettere", ha detto ancora. Red/Cro/Bla 20191024T135855ZGIOVEDÌ 24 OTTOBRE 2019 14.00.39
Caselli: tante cose non vanno in sentenza su ergastolo... -2-
Caselli: tante cose non vanno in sentenza su ergastolo... -2- Roma, 24 ott. (askanews) - "È vero, la Corte dice che c'è sempre la necessità che un giudice di sorveglianza intervenga e stabilisca se ci sono le condizioni per concedere il permesso. Ma senza il pentimento, al giudice mancherà qualunque segno esteriore di una certa concretezza per poter valutare le possibilità di un effettivo distacco dal clan, con conseguenti prospettive di recupero. Soltanto Alice nel paese delle meraviglie potrebbe fidarsi del mafioso che rivendica come titolo valutativo quello di essere stato un detenuto modello. Il rispetto formale dei regolamenti carcerari è una regola che il mafioso doc si impone di rispettare, perché appartiene al suo codice. Le decisioni dei magistrati di sorveglianza finiranno per essere una sorta di scommessa, di azzardo surreale", ha aggiunto Caselli, "con fortissimi rischi di sovraesposizione personale. Perché se la Consulta dice che si può dare il permesso e il giudice di sorveglianza non lo dà, il mafioso non è contento, e se non è contento può reagire come sappiamo". Red/Cro/Bla 20191024T140028Z
Caselli: tante cose non vanno in sentenza su ergastolo ostativo
Caselli: tante cose non vanno in sentenza su ergastolo ostativo Pronunciata ieri dalla Corte Costituzionale Roma, 24 ott. (askanews) - La sentenza della Corte Costituzionale sull'ergastolo ostativo "ha tante, tantissime cose che vanno, purtroppo". Lo ha detto Gian Carlo Caselli, ex Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, in un'intervista a Circo Massimo, su Radio Capital. "È vero che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato, è un principio sancito nella Costituzione, ma questo principio ha senso solo quando si tratta di condannati ergastolani che mostrano di volersi reinserire, o quanto meno fanno sperare che prima o poi ci penseranno. E non è il caso dei mafiosi irriducibili e non pentiti", ha sottolineato. "Non è ontologicamente, culturalmente, strutturalmente possibile pensare per i mafiosi irriducibili a una prospettiva, anche solo a una possibilità, di reinserimento", ha aggiunto Caselli, "Chiunque abbia studiato la cosiddetta identità mafiosa lo sa bene. E la Corte Costituzionale sembra ignorarlo. Quando si parla di mafiosi, bisogna tenere conto di due fatti incontestabili e imprescindibili: i mafiosi giurano fedeltà perpetua all'associazione e chi non si pente conserva lo status di uomo d'onore fino alla morte. Questa è una realtà assolutamente incompatibile con ogni prospettiva di recupero, a parte in caso di pentimento di mafioso. Per qualcuno pensarla in questo modo significa essere fascisti, forcaioli e manettari, ma non è così, sono riflessioni basate su una previsione purtroppo facile: se ai mafiosi irriducibili si consente di usufruire di benefici, ecco che si aprono loro spazi di libertà dei quali molti di loro finirebbero per approfittare per ricominciare a delinquere. È un lusso che non ci possiamo permettere", ha detto ancora. Red/Cro/Bla 20191024T135855ZGIOVEDÌ 24 OTTOBRE 2019 14.00.39
Caselli: tante cose non vanno in sentenza su ergastolo... -2-
Caselli: tante cose non vanno in sentenza su ergastolo... -2- Roma, 24 ott. (askanews) - "È vero, la Corte dice che c'è sempre la necessità che un giudice di sorveglianza intervenga e stabilisca se ci sono le condizioni per concedere il permesso. Ma senza il pentimento, al giudice mancherà qualunque segno esteriore di una certa concretezza per poter valutare le possibilità di un effettivo distacco dal clan, con conseguenti prospettive di recupero. Soltanto Alice nel paese delle meraviglie potrebbe fidarsi del mafioso che rivendica come titolo valutativo quello di essere stato un detenuto modello. Il rispetto formale dei regolamenti carcerari è una regola che il mafioso doc si impone di rispettare, perché appartiene al suo codice. Le decisioni dei magistrati di sorveglianza finiranno per essere una sorta di scommessa, di azzardo surreale", ha aggiunto Caselli, "con fortissimi rischi di sovraesposizione personale. Perché se la Consulta dice che si può dare il permesso e il giudice di sorveglianza non lo dà, il mafioso non è contento, e se non è contento può reagire come sappiamo". Red/Cro/Bla 20191024T140028Z