Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-15473
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Interrogazione a risposta scritta 4-15473
MAURIZIO TURCO
lunedì 26 marzo 2012, seduta n.611
lunedì 26 marzo 2012, seduta n.611
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della difesa.
- Per sapere - premesso
che: il consiglio di base di rappresentanza della legione carabinieri «Friuli Venezia Giulia», con la delibera n. 130, allegata al verbale n. 121 del 21 marzo 2012 ha approvato, all'unanimità un comunicato in cui si legge «a tutti i colleghi di ogni ordine e grado per far conoscere lo sdegno nei confronti di chi, abusando della propria posizione, si permette di parlare in nome e per conto dei Carabinieri (di cui non conosce neanche il pensiero) di questioni che per altri "poveri mortali" sono state causa di guai personali. VERGOGNA! Questo organismo, unico ad avere formalmente sondato il personale per individuarne le aspettative e farsene democratico portavoce, dice NO a chi la "spara grossa" (per chissà quali fini personali), e stigmatizza la ormai conclamata delegittimazione di una rappresentanza che a livello centrale non è neanche in grado di "suonare la stessa musica"... figurarsi se è credibilmente in grado di perseguire fini che non siano quelli individuali di ogni delegato che parla solo per se stesso e si permette pure di chiedere la smilitarizzazione. Urge una riforma che spazzi via le scorie di un vecchio sistema più simile a un regime clientelare consolidatosi di proroga in proroga che non a una Rappresentanza che si possa definire tale: BASTA con i sepolcri imbiancati! Invitiamo l'Autorità a cui il Co.Ce.R. è affiancato a farci visita nuovamente, questa volta non per sincerarsi se in Friuli ci sentiamo "Carabinieri" e per non ammettere il nostro dissenso, ma per dirci se ha guardato negli occhi quella gente da Lui tanto elogiata dicendogli che chi è contro la militarità e il suo pensiero è fuori dalla famiglia (...) o forse anche Lui non la pensa più così? E allora ditelo!!! RITENIAMO ancora una volta di appartenere alla parte sana dell'Arma (che rischia di apparire ingiustamente, per colpa di alcuni, una nave da crociera alla deriva con i fumaioli gialli) e rivendichiamo con forza la necessità di dotare la Rappresentanza di rinnovati strumenti per tutelare chi ancora ci crede, che si chiamino SINDACATO o in qualsiasi altro modo, ma nel rispetto soprattutto dei rappresentati e della nostra identità istituzionale.»;
la delibera del Consiglio di base è chiaramente rivolta contro le recenti dichiarazioni che il Cocer dei carabinieri ha voluto diffondere in merito alla smilitarizzazione dell'Arma;
i recenti comunicati stampa del Cocer dei carabinieri hanno evidenziato ancora una volta il travalicamento delle competenze proprie dell'istituto assumendo quindi il carattere di un pericoloso atto di arroganza di fronte al quale secondo gli interroganti né il Ministro interrogato né i vertici dell'Arma dei carabinieri hanno saputo reagire con decisione per tutelare il diritto e i diritti di più di 100.000 carabinieri di essere rappresentati in modo credibile e concreto e non invece da delegati che sembrano essere sempre più avezzi all'interesse personale, come ampiamente illustrato nelle decine di interrogazioni che attendono ancora risposte;
la richiesta di «smilitarizzazione» dell'Arma dei carabinieri non può essere l'oggetto di una contrattazione «al ribasso» come vorrebbe il Cocer dei carabinieri per ottenere una nuova proroga del proprio mandato. Quello stesso Cocer che in virtù di una legge - e non di una scelta - rappresenta agli occhi del cittadino comune i carabinieri e quindi l'intera Istituzione;
invero la smilitarizzazzione dell'Arma, così come quella del Corpo della guardia di finanza, è una questione seria e di estrema importanza che trova i suoi fondamenti in ragioni ben più ampie e concrete che fanno tornare attuale l'appello che il 7 gennaio 1991 il leader radicale Marco Pannella lanciò ai gruppi democratici per la presentazione di un progetto di legge per la smilitarizzazione e la professionalizzazione dei carabinieri e dei finanzieri, sia per il funzionamento dello Stato, sia per salvare i componenti delle due Armi dal duplice assalto della criminalità mafiosa e di quella «politico-militarista». Quell'appello, che da poco ha compiuto i suoi venti anni, sembra essere quanto mai attuale: «(...) Tenere legati non alla deontologia ed alla capacità professionale di tutori dell'ordine e degli interessi dello Stato e dei cittadini carabinieri e finanzieri, ma costringerli istituzionalmente all'obbedienza militare, contro o al di fuori dell'obbedienza alla giustizia ed alle leggi, premiare i peggiori e colpire i migliori, attrezzarle come esercito, e non come polizia e come amministrazione, è quanto si ottiene e si vuole ottenere rifiutando questa Riforma (...)»
anche il comportamento del Cocer dei carabinieri, così come evidenziato anche dal Consiglio di base della legione carabinieri «Friuli Venezia Giulia», può essere interpretato come un sintomo di quanto occorra intervenire perché carabinieri non si trovino a dover combattere sotto il duplice attacco della malavita e dell'aberrante sistema istituzionale nel quale sono costretti, e da vittime, ad operare;
non è la prima volta che gli interroganti offrono all'attenzione del Governo le dure critiche che gli organismi di base e intermedi della rappresentanza militare hanno rivolto nei confronti del Cocer dei carabinieri. Eppure sembra agli interroganti che il grido di sofferenza che si è chiaramente potuto leggere nelle accorate delibere oggetto di altre interrogazioni sia indifferente alle Istituzioni che null'altro hanno saputo fare che imporre al personale dell'Arma dei carabinieri (come del resto a quello delle Forze armate e del Corpo della guardia di finanza) l'onta di dover essere rappresentati da militari al centro di indagini penali e finanche da chi è già stato condannato per aver usato violenza nei confronti di un inferiore di grado;
in occasione della recente discussione per la conversione in legge del decreto-legge cosiddetto milleproroghe il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/4865-B/5 impegnandosi «a ritenere la data del 15 luglio 2012 il termine perentorio entro il quale devono concludersi i procedimenti di rinnovo dei Consigli della rappresentanza militare» nonché «a dare completa attuazione all'articolo 4, comma 98, della legge 12 novembre 2011, n. 183» -:
quali immediati provvedimenti intenda assumere nei confronti dei delegati del Cocer dei carabinieri al fine di tutelare concretamente il personale dell'Arma per difenderlo da un sistema che, come risulta da quanto dichiarato dal consiglio di base di rappresentanza della legione carabinieri Friuli Venezia Giulia appare «più simile a un regime clientelare consolidatosi di proroga in proroga che non a una Rappresentanza che si possa definire tale»;
alla luce dei fatti narrati nei molteplici e analoghi atti di sindacato ispettivo che attendono parimenti adeguate risposte quali siano le ragioni di quello che ad avviso degli interroganti appare un elevato livello di tolleranza nei confronti dei comportamenti e delle dichiarazioni dei delegati del Cocer dei carabinieri. (4-15473)
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