R. STAMPA / REFERENDUM, ONIDA: SI RISCHIA CAPO STATO ELETTO DA MINORANZA
9CO731430 4 POL ITA R01
R. STAMPA / REFERENDUM, ONIDA: SI RISCHIA CAPO STATO ELETTO DA MINORANZA
(9Colonne) Roma, 29 nov - Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, uno dei saggi nominati nel 2013 dall'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e successivamente membro della commissione per le riforme istituzionali voluta dall'allora presidente del Consiglio Enrico Letta, ritiene la riforma costituzionale, come spiega in una intervista al Sole 24 Ore, "confusa e demagogica" e sostiene che l'innalzamento del quorum ai 3/5, rispetto alla maggioranza assoluta prevista per l'elezione del capo dello Stato, "lascia aperta la possibilità che si arrivi all'elezione del Capo dello Stato anche col voto di meno della metà dei componenti del Parlamento". E quindi il rischio di un presidente della Repubblica eletto da una minoranza "è un'ipotesi tutt'altro che infondata e non si dica che è inverosimile che gruppi di minoranza non partecipino al voto. Infatti si possono dare accordi sotto banco o anche espliciti con gruppi di minoranza, che non partecipano al voto, a seguito dei quali comunque il Presidente potrebbe essere eletto col voto di meno della metà dei parlamentari, ciò che oggi è impossibile. Per di più l'attuale legge elettorale, col premio di maggioranza, già consente a una minoranza di ottenere alla Camera più di metà dei seggi. Se a questo sommiamo poi il divario tra il numero dei deputati, che rimangono 630, e quello dei senatori ridotti a 100, e l'assenza dei delegati regionali nel nuovo plenum, l'elezione del Capo dello Stato potrebbe diventare appannaggio di una sola parte politica che non rappresenta la maggioranza del Paese: un vulnus anche da un punto di vista simbolico".
(red)
290922 NOV 16
R. STAMPA / REFERENDUM, ONIDA: SI RISCHIA CAPO STATO ELETTO DA MINORANZA
(9Colonne) Roma, 29 nov - Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, uno dei saggi nominati nel 2013 dall'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e successivamente membro della commissione per le riforme istituzionali voluta dall'allora presidente del Consiglio Enrico Letta, ritiene la riforma costituzionale, come spiega in una intervista al Sole 24 Ore, "confusa e demagogica" e sostiene che l'innalzamento del quorum ai 3/5, rispetto alla maggioranza assoluta prevista per l'elezione del capo dello Stato, "lascia aperta la possibilità che si arrivi all'elezione del Capo dello Stato anche col voto di meno della metà dei componenti del Parlamento". E quindi il rischio di un presidente della Repubblica eletto da una minoranza "è un'ipotesi tutt'altro che infondata e non si dica che è inverosimile che gruppi di minoranza non partecipino al voto. Infatti si possono dare accordi sotto banco o anche espliciti con gruppi di minoranza, che non partecipano al voto, a seguito dei quali comunque il Presidente potrebbe essere eletto col voto di meno della metà dei parlamentari, ciò che oggi è impossibile. Per di più l'attuale legge elettorale, col premio di maggioranza, già consente a una minoranza di ottenere alla Camera più di metà dei seggi. Se a questo sommiamo poi il divario tra il numero dei deputati, che rimangono 630, e quello dei senatori ridotti a 100, e l'assenza dei delegati regionali nel nuovo plenum, l'elezione del Capo dello Stato potrebbe diventare appannaggio di una sola parte politica che non rappresenta la maggioranza del Paese: un vulnus anche da un punto di vista simbolico".
(red)
290922 NOV 16
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