ANSA/ Attacco campus Ohio, somalo aveva minacciato Usa su Fb
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>>>ANSA/ Attacco campus Ohio, somalo aveva minacciato Usa su Fb
"Basta uccidere e torturare musulmani". Non escluso terrorismo
(di Claudio Salvalaggio)
(ANSA) - WASHINGTON, 29 NOV - Era arrabbiato per come sono
trattati i musulmani, e aveva lanciato una minaccia via Facebook
all'America poco prima del suo attacco, Abdul Razak Ali Artan,
lo studente somalo di 18 anni che ieri ha ferito undici persone
nel campus dell'universita' di Columbus (Ohio) investendole con
la sua auto e colpendole con un coltello da macellaio prima di
essere ucciso da un poliziotto.
Un'azione senza ancora alcuna rivendicazione ma l'Fbi non
esclude l'ipotesi terroristica, anche se finora non sono emersi
legami o contatti con gruppi estremisti. Potrebbe trattarsi
pero' dell'ennesimo lupo solitario, radicalizzatosi grazie alla
propaganda online dell'Isis, che continua a incoraggiare
attacchi con auto, coltelli o qualsiasi altra arma. E' il caso
di Ahmad Rahami, 28 anni, il cittadino americano di origini
afghane sospettato per le bombe in New Jersey e a New York (31
feriti nella zona di Chelsea) esplose il 17 settembre scorso. O
di Dahir Adan, 22 anni, un americano di origine somala che lo
stesso giorno ha accoltellato nove persone in un centro
commerciale di St.Cloud, Minnesota, invocando Allah prima di
essere ucciso da un agente fuori servizio. Ma potrebbe essere
anche un gesto dettato da una reazione piu' personale, da un
disagio alimentato dalla crescente ostilita' verso il mondo
musulmano. Come conferma anche la recente lettera di minacce
recapitata a sei moschee americane, con Donald Trump additato
come la persona che 'ripulira' gli Stati Uniti', facendo 'cio' che
Hitler fece con gli ebrei'. E come sembra suggerire una
intervista dello stesso Artan al giornale studentesco
dell'universita', lo scorso agosto: "sono un musulmano, ma non
sono quello che i media dipingono. Se la gente mi guarda, un
musulmano che prega, non so cosa pensa, cosa succede. Ma non do
la colpa a loro, sono i media che mettono questa immagine nella
loro testa", aveva confidato, lamentandosi anche per l'assenza
di una sala di preghiera per i seguaci di Maometto.
Nella sua pagina Facebook pero' aveva dato sfogo a tutte le
sue preoccupazioni e frustrazioni, sino al sinistro messaggio
prima dell'attacco, dove si era detto "stanco" di vedere i
fratelli musulmani "uccisi e torturati" e dell'"interferenza"
Usa nei Paesi con comunita' islamiche. "Se l'America vuole che i
musulmani finiscano gli attacchi dei lupi solitari, allora
facciano la pace con dawla in al sham (un termine per indicare
l'Isis, secondo gli investigatori). "Per Allah, non ti lasceremo
riposare finche' non darai pace ai musulmani", e' il monito
finale. Gli investigatori hanno chiuso il suo account e stanno
esaminando tutti i post e i contatti, perquisendo anche la sua
abitazione. Prima del blitz, Artan non era un nome noto all'Fbi.
Negli Usa, dove era residente permanente, era arrivato due anni
fa come figlio di rifugiati, dopo aver vissuto in Pakistan dal
2007 al 2014. I vicini lo descrivono come un ragazzo sempre
gentile che frequentava quotidianamente la moschea locale per la
preghiera. Dalle immagini delle telecamere, sembra aver agito da
solo, ferendo gran parte delle sue vittime con l'auto (solo due
accoltellate), ma la polizia sta ancora verificando l'eventuale
esistenza di complici. Oggi intanto all'universita' sono riprese
le lezioni, tra il nervosismo e le preoccupazioni degli
studenti, molti dei quali hanno deciso di prendere alcune
precauzioni, come ad esempio non camminare da soli.(ANSA).
SAV
29-NOV-16 19:26 NNNN
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