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domenica 9 giugno 2024

Andrea Zhok Intorno alla, chiamiamola "gaffe", dello "sbarco in Lombardia" si è puntato lo sguardo, giustamente, sulla spettacolare ignoranza che rivela intorno a chi si occupa professionalmente della pubblica informazione ai massimi livelli. Si è forse un po' sottovalutato il fatto che la stessa scemenza sia stata ripetuta pari pari su Rai 1, La7, Italia 1 e Rete 4.

 


Andrea Zhok
Intorno alla, chiamiamola "gaffe", dello "sbarco in Lombardia" si è puntato lo sguardo, giustamente, sulla spettacolare ignoranza che rivela intorno a chi si occupa professionalmente della pubblica informazione ai massimi livelli.
Si è forse un po' sottovalutato il fatto che la stessa scemenza sia stata ripetuta pari pari su Rai 1, La7, Italia 1 e Rete 4.

Ecco, questo punto va rammentato in quanto ancora esistono talune anime belle che si agitano, sbambando di "pluralità dell'informazione" come garanzia, se non proprio dell'obiettività, almeno di un limite alla falsificazione.

La stessa genia che ha santificato Draghi, quella che ha mentito come se non ci fosse un domani sul Covid, quella che ci ha spiegato come Putin fosse un pazzo morente che voleva arrivare a Lisbona, è la stessa che oggi ci prepara psicologicamente ad ARMIR 2, la Vendetta (e qui lo sbarco in Lombardia suona forse più come una profezia che come un lapsus).

Non vanno immaginati proprio come individui. Sono piuttosto come una mente collettiva - oddio, "mente"..., diciamo come membri di un formicaio, la cui regina sta a Washington. Non è colpa loro, è che li disegnano così.

C'è poi chi dice che non bisogna fare di tutta l'erba un fascio, che i giornalisti critici e/o con la schiena diritta, ci sono. Ci saranno pure, ma probabilmente li tengono a fare fotocopie.
Ma siccome è giusto ogni tanto fare anche nomi e cognomi, a livello di testate di portata nazionale credo che negli ultimi 4 anni solo due, cartacee, abbiano mostrato qualche margine di autonomia: il "Fatto Quotidiano" e "La Verità".
Non, naturalmente, che non abbiano mostrato ampi tratti di conformismo di comodo su certi temi, ma almeno hanno mostrato di lasciare spazio effettivo a più voci, senza abbracciare in blocco una narrativa calata dall'alto. Insomma hanno fatto giornalismo, in forme ampiamente migliorabili, ma lo hanno fatto.

Il resto - quantomeno nei limiti di una fallibilissima percezione personale - si è distinto per la lettura di veline e le performance letterarie di propaganda.

E per come funziona una democrazia moderna, non c'è strato sociale che porti maggiore responsabilità per tutti i danni subiti dal paese e per gli avventurismi autolesionisti cui viene sospinto.

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