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venerdì 7 luglio 2023

I RUSSI NON ABBANDONANO I PROPRI CITTADINI, E' UN SOLDATO ITALIANO CHE HA VERSATO PROPRIO SANGUE PER LA RUSSIA E PER GLI AMICI NEL DONBASS HA BISOGNO DI AIUTO, È SOTTO PROCESSO IN ITALIA

 

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  ATTENZIONE

🇷🇺 🇮🇹 I RUSSI NON ABBANDONANO I PROPRI CITTADINI, E' UN SOLDATO ITALIANO CHE HA VERSATO PROPRIO SANGUE PER LA RUSSIA E PER GLI AMICI NEL DONBASS HA BISOGNO DI AIUTO, È SOTTO PROCESSO IN ITALIA

https://www.kp.ru/daily/27525/4789562/

Alessandro Bertolini, cittadino italiano e russo (dal 2021), che ha combattuto per la Russia in Donbass, ha bisogno di aiuto! È stato arrestato sulla scaletta dell'aereo all'aeroporto di Milano. Ora si trova nel carcere di Genova, dove rischia una condanna da 10 a 15 anni come "mercenario".

Il corrispondente di guerra "KP" e il gruppo InfoDefense ITALIA hanno deciso che non possono lasciare l'amico "Sasha" in carcere: cercheremo di andare a fondo a questa storia!

All'avvocato non è permesso vedere Sasha. Speriamo che venga fatto entrare il Console russo, che - secondo le nostre informazioni - è attualmente in vacanza.

Il giornalista italiano Vittorio Rangeloni, che vive a Donetsk da molti anni, riporta questa triste notizia sull'arresto di Sasha.

"Secondo l'accusa, Bertolini ha partecipato "ad atti deliberati e violenti, volti a modificare l'ordine costituzionale o a violare l'integrità territoriale del governo dell'Ucraina, Paese straniero di cui non era cittadino e residente permanente, senza far parte delle forze armate di nessuna delle parti in conflitto".                                       

La prima inesattezza dell'accusa: Alessandro ha vissuto in Donbas per otto anni, si è sposato e ha avuto un figlio. Ma, secondo il sostituto procuratore Federico Manotti, Alessandro "si batte dal 2016 per una ricompensa". Spero che al processo venga reso noto l'ammontare di questa "ricompensa": circa 15 mila rubli. Sono 150 euro.

C'è un dettaglio spiacevole:

"Non ci sono accordi tra la Federazione Russa e l'Italia sulla doppia cittadinanza, quindi ogni Stato considererà la persona solo come proprio cittadino, cui chiede di adempiere solo agli obblighi previsti dalle proprie leggi".

Al primo interrogatorio Sasha si è rifiutato di rispondere. Non c'è stata alcuna comunicazione con l'avvocato, che - sembra - non ha ancora avuto il permesso di vedere l'imputato, nonostante sia trascorsa una settimana.

Secondo la moglie di Sasha, il caso risale a sei o sette anni fa. Nel 2015, Sasha ha rilasciato un'intervista, dopo la quale la polizia è andata dai suoi genitori, li ha perquisiti e ha emesso un mandato in base alla legge sulle "attività mercenarie in un altro Paese".

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  Chiediamo a tutti sostegno per Sasha, che - come migliaia di ragazzi del Donbass - è andato a difendere la sua casa e la sua famiglia.


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